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Servizio civile: 6 posti retribuiti alla Caritas diocesana. Scadenza il 23 luglio

E’ aperto il bando per il Servizio Civile Regionale e nella Provincia di Ravenna sono disponibili 15 posti, di cui 6 presso la Caritas di Faenza.

Possono partecipare alla selezione i giovani cittadini italiani o provenienti da altri Paesi, in regola con la vigente normativa per il soggiorno, residenti o domiciliati in Italia, di età compresa tra i 18 e i 29 anni (compiuti), senza distinzione di sesso o di appartenenza culturale o religiosa, di ceto, di residenza o di cittadinanza. In particolare, in Caritas sei giovani hanno l’occasione per partecipare ad UN’ALTRA CHANCE!”, un progetto per offrire “un’altra occasione” sia alle persone che alle cose, con un’attenzione sia solidaristica che ecologica.

Due giovani verranno coinvolti nei progetti della Farsi Prossimo ODV mentre gli altri quattro saranno impegnati nel supporto a famiglie in condizioni di disagio socio-economico

Due giovani verranno coinvolti in attività di supporto ai progetti di economia sociale della Farsi Prossimo ODV: “Dress Again” e “Terra Condivisa”. Il primo prevede il riciclo e la vendita di abiti usati e il secondo, invece, la produzione e distribuzione di ortaggi, ma in entrambi sono fondamentali gli obiettivi di reinserimento socio-lavorativo di persone in condizione di svantaggio, insieme all’attenzione alla sostenibilità ambientale. Oltre che in attività pratiche a sostegno dei progetti, i volontari in servizio civile sono coinvolti nell’organizzazione di incontri rivolti ai giovani ed eventi per la cittadinanza, nell’aggiornamento dei siti e dei profili social, etc. per promuovere sempre più stili di vita attenti all’ambiente e alle persone. Quattro giovani parteciperanno alle attività di aiuto e supporto a persone e famiglie in condizione di disagio socio-economico e nel loro accompagnamento in percorsi per l’acquisizione di una piena autonomia ed inclusione sociale. I volontari in servizio civile collaborano nella realizzazione dei servizi del Centro di Ascolto diocesano (mensa, servizio docce, corso di italiano, distribuzione di viveri e vestiario, etc.), gestito dalla Fondazione Pro Solidarietate. Inoltre, sono coinvolti nelle azioni volte alla stesura del Report Annuale, di raccordo interno all’equipe o con altre realtà del territorio, etc. Uno dei quattro posti è riservato a un giovane residente o domiciliato nelle aree montane o interne. Entrambe le sedi si trovano in via d’Azzo Ubaldini, in centro a Faenza. Il progetto ha durata di 11 mesi, a partire dal 1° settembre 2023, e prevede un impegno settimanale di 25 ore, su 5 giorni alla settimana. È previsto un rimborso spese di 444,30 euro al mese. Per tutti i giovani interessati ai progetti della Caritas è consigliata una visita presso la sede ed un colloquio di orientamento. Per concordare l’appuntamento, ricevere informazioni ed un supporto nella compilazione della domanda, si può contattare Erica Squarotti: 3897986824, e-mail: serviziocivile@caritasfaenza.it.

Come presentare la candidatura, entro il 23 luglio. Le selezioni si terranno il 24 luglio. Per informazioni previsto un incontro martedì 18 luglio al Mens Sana

È possibile presentare una sola domanda di partecipazione per una sola sede ed un unico progetto, pena l’esclusione dal bando. La domanda di partecipazione deve pervenire entro il 23/7/2023 (non oltre le ore 23:59) all’indirizzo di posta elettronica: serviziocivile@caritasfaenza.it. Sul sito www.caritasfaenza.it si trovano il modello della domanda di partecipazione, da compilare, e tutte le altre informazioni. Le selezioni sono previste per lunedì 24 luglio 2023 presso il Seminario diocesano, in viale Stradone 30, a Faenza, alle ore 10. Per informarsi ulteriormente domani, martedì 18 luglio, dalle 19 alle 20, presso il Mens Sana a Faenza, alcuni giovani volontari sono disponibili per una chiacchierata informale, vis-à-vis, con altri coetanei interessati al servizio civile.

Don Matteo e don Luca Ghirotti ordinati presbiteri dal vescovo Mario: “Siate voce del popolo di Dio”

Una grande gioia per tutta la comunità diocesana. Sabato 1° luglio in Cattedrale a Faenza il vescovo monsignor Mario Toso ha presieduto la celebrazione per l’ordinazione presbiterale di don Matteo Babini don Luca Ghirotti. Di seguito riportiamo l’omelia pronunciata dal vescovo Mario.

L’omelia del vescovo monsignor Mario Toso

don luca ghirotti don babini

Viviamo qui riuniti questa sera la gioia di essere di Cristo. È lui che ci costituisce popolo di Dio, comunità che esulta perché amata. Siamo compaginati come un «noi per gli altri», come persone non ripiegate, bensì aperte ed inviate in missione. Uniti ed immedesimati al Figlio di Dio, come Lui siamo mandati dal Padre ad annunciare la vita di Amore dalla quale proveniamo e alla quale siamo destinati.

In questo contesto, cari fratelli e sorelle, cari genitori, celebriamo l’ordinazione presbiterale di Matteo Babini e di Luca Ghirotti. Questi nostri fratelli saranno posti al servizio di Cristo maestrosacerdote e pastore, missionario, samaritano. Uniti al sacerdozio del vescovo, saranno corresponsabili nell’edificazione del Corpo di Cristo, che è la Chiesa. Predicatori del Vangelo, pastori del popolo di Dio, lo aiuteranno a compaginarsi come tempio santo dello Spirito, come comunione di persone strutturate a «tu» in una casa d’amore.

Cari Luca e Matteo, sarete resi partecipi della missione di Cristounico maestroCelebrerete il mistero della sua morte e della sua risurrezione che redime ogni persona in tutte le sue dimensioni costitutive: soggettività, relazionalità, apertura alla trascendenza. Continuerete la sua opera santificatrice, affinché i credenti la possano espandere in sé stessi e in tutti gli ambienti di vita. Mediante il vostro ministero, il sacrificio spirituale dei fedeli sarà reso più perfetto mediante una spiritualità incarnata: spiritualità di immersione negli spazi umani ovvero negli spazi-tempi-esperienze nei quali si costruisce e si esprime l’autentica umanità degli uomini e delle donne. Con il sacramento della penitenza o riconciliazione rimetterete i peccati. Celebrando i sacri riti e innalzando nelle varie ore del giorno la preghiera di lode e di supplica, vi farete voce del popolo di Dio e dell’umanità intera. Siate intenti a piacere a Dio più che a voi stessi e agli uomini. Non dimenticate che solo una contemplazione amorosa e adorante di Gesù Cristo potrà farvi giungere all’intensità di vita di san Paolo, il quale scrisse che per lui «vivere è Cristo». Solo l’adesione al Signore Gesù, al Risorto, vi solleciterà ad insegnare ai credenti ad essere servi di Cristo, che si incarna per redimere e trasfigurare tutte le realtà, le relazioni, le istituzioni, il creato intero. Ciò richiederà l’evangelizzazione della cultura oggi dominante, piuttosto indifferente nei confronti di Cristo, se non apertamente contraria alla trascendenza. L’annuncio di Cristo non è facile da diffondere e da accogliere, perché la gente è portata a vivere come meglio crede. Difficilmente accoglie il Vangelo che propone una libertà che si lega alla verità: solo la verità, dice Gesù, rende liberi. Non sempre riconosce l’assoluto che è Dio ma pone, piuttosto, l’«io» al suo posto. Preferisce narrare l’amore non come una vita che si dona totalmente agli altri e a Dio Padre, bensì come un dono da trattenere per sé. Dimentica spesso la legge morale che Dio ha scritto nella coscienza di ogni persona: fa il bene ed evita il male; fa agli altri quello che vuoi sia fatto a te.

ordinazione don babini don ghirotti 2

A fronte di tutto questo, cari ordinandi, – ma ciò è un monito anche per tutti noi battezzati e presbiteri -, occorre essere rivestiti della forza e della parresia che dona lo Spirito d’amore e di verità. Nell’annuncio di Cristo e nell’educazione alla fede non si deve porre tra parentesi ciò che contrasta la cultura neoindividualista e neoutilitarista, immanentista. Occorre, piuttosto, essere testimoni credibili, capaci di rendere ragione della propria fede e della propria speranza, con argomenti persuasivi, con la testimonianza della vita. Detto altrimenti, non bisogna perdere l’abitudine di contemplare e di pensare, come anche di studiare e di aggiornarsi in continuazione. Poiché il numero degli apostoli diminuisce c’è la tendenza ad accrescere le attività, trascurando la preghiera, il pensiero pensante, pensiero sapienziale. Ma per rendere l’annuncio di Cristo capace di permeare le mentalità e gli stili di vita odierni, siamo chiamati a non perdere l’habitus del pensare la fede, di possedere una fede «pensata». Non possiamo dimenticare che non esiste fede vera che non sia fede anche «pensata». Non si tratta solo di avere il pensiero di Cristo, ma occorre essere in grado di tradurre il pensiero di Cristo in lievito che germina e fermenta una nuova cultura. Per giungere a questo dobbiamo essere soprattutto pastori innamorati di Cristo, come ci hanno insegnato ad esserlo Pietro e Paolo. Il loro cuore ardeva di amore per Gesù, al punto che non potevano trattenere il fuoco che avevano nel petto e li sospingeva a prendere il largo, a lanciarsi in opere missionarie, in terre vicine e lontane. Di un tale fuoco missionario debbono essere dotate le associazioni professionali, le aggregazioni e i movimenti laicali che hanno come proprio il fine dell’animazione cristiana delle realtà temporali e che dovranno essere da voi accompagnate. Sia, allora, vostro il proposito di vivere la missione sacerdotale a voi affidata nel «sì» del Figlio di Dio (cf 2Cor 1, 18-22) e nell’«eccomi» di Maria sua Madre, definitasi «serva del Signore». Confermate, dunque, la Chiesa nella verità e nella pace, come fecero sant’Ireneo di Lione, «doctor unitatis», e tanti altri santi, martiri e pastori. Solo così potrà svolgere la sua funzione pubblica: di civilizzazione, di indicazione della sorgente del vero e del bene di cui la società ha estremo bisogno per sussistere e per tenere viva la sua unità morale e civile. La Chiesa di origine divina non è chiamata a soffrire un complesso di inferiorità culturale. Semmai è vero il contrario. Che Dio Padre, Figlio e Spirito santo vi benedica. Vivete e gioite in Lui.

                                                  + Mario Toso


Sabato 1 luglio don Matteo Babini e don Luca Ghirotti saranno ordinati presbiteri in Cattedrale a Faenza

Una grande gioia per tutta la comunità diocesana. Sabato 1° luglio alle 19 in Cattedrale a Faenza il vescovo monsignor Mario Toso presiederà la celebrazione per l’ordinazione presbiterale di don Matteo Babini e don Luca Ghirotti.

Matteo Babini

Matteo Babini è nato il 17 settembre 1993 ed è cresciuto nella parrocchia di Russi. Dopo la maturità al liceo linguistico ha conseguito, nel 2015, la laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche. Nel 2014 è entrato nella Comunità Propedeutica della Romagna e dopo tre anni di discernimento ha iniziato il percorso di formazione presso il Pontificio Seminario Regionale di Bologna. Nel 2022 ha conseguito il Baccalaureato in Sacra Teologia. Il 4 settembre del medesimo anno è stato ordinato diacono.

Luca Ghirotti

Luca Ghirotti è nato nel ’93, originario di Pieve Corleto. Ha fatto studi tecnici: Itis elettronica e Ingegneria dell’Energia Elettrica. Entrato in Propedeutica nel settembre del 2014, e al Seminario Regionale nel settembre del 2017, è poi stato ordinato diacono il 4 settembre 2022 dal vescovo Mario. In diocesi fa parte dei gruppi di Pastorale Vocazionale e di Pastorale Sociale. Ora è in servizio nella parrocchia dei Ss. Agostino e Margherita, dove segue il gruppo dei catechisti e dell’oratorio. Segue inoltre la Fraternità dei giovani che vivono in Seminario a Faenza.


Sul pilastrino della Madonna ritrovato in via Lapi e posto in Cattedrale: la nota della Diocesi

Il pomeriggio dello scorso 19 maggio in via Lapi, in una delle zone di Faenza maggiormente colpite dall’alluvione, alcune persone – in servizio a ripulire case e strade – hanno risollevato il pilastrino della Madonna che era lì installato. Con loro era presente anche don Mattia Gallegati, incaricato alla Pastorale vocazionale.

La colonna del pilastrino si era spaccata a metà e la parte superiore, che conteneva la statua (di circa 50 centimetri di altezza) era capovolta ma integra, con l’apertura della nicchia rivolta in giù, verso l’asfalto. “Il pezzo che stavamo sollevando – ricorda don Mattia – era veramente pesante, oltretutto era scivoloso e rischiavamo che ci cadesse sui piedi. L’istinto ci ha suggerito di rimettere la parte crollata al suo posto poiché era rimasto eretto e intatto il piano che ospita la nicchia e anche la base della nicchia stessa. Ma riuscivamo a malapena a sollevarlo, impossibile riuscire addirittura a rimetterla in posizione verticale sulla base, la quale è a circa un metro e mezzo di altezza”.

Una persona del gruppo ha estratto la statua della Madonna dalla sua nicchia. La statua era pressoché integra, rimasta protetta dalla robusta struttura di mattoni e dal vetro sulla parte frontale. Per qualche istante si è pensato di ricollocarla su quanto rimaneva del pilastrino ma sarebbe stata esposta a qualche urto fortuito e allora la persona che aveva estratto la Madonna la prese momentaneamente in custodia. Successivamente, la stessa persona che aveva in custodia la statua della B.V. Addolorata l’ha consegnata al parroco di San Terenzio in Cattedrale che a sua volta l’ha collocata provvisoriamente sull’altare della Madonna delle Grazie.

La protezione della Vergine Maria non è mai venuta meno e il Suo indicarci continuamente Gesù Cristo come Via, Verità e Vita è oggi più forte che mai. Anche in questo momento Ella mostra la Sua maternità anche attraverso la Chiesa che la riconosce come madre e modello.


Lettera a tutta la popolazione

Lettera del Vescovo Mario e del presbiterio a tutta la popolazione

 

Le grandi acque non possono spegnere l’amore né i fiumi travolgerlo (Ct 8,7)

 

La tragedia che stiamo vivendo non lascia spazio a molti commenti. Sentiamo che le parole non rendono giustizia e non riescono a descrivere quello che stiamo vivendo in queste ore. Il tragico numero di vittime, che speriamo si arresti, domanda una fraterna preghiera di suffragio.

Una devastazione inaspettata, la scoperta di un’impotenza disarmante, un senso di rabbia e di angoscia. Oggetti, beni, ricordi, luoghi che erano “casa” sono stati violati, come per la venuta di un ladro di notte, e le nostre sicurezze si sono sgretolate.

La scoperta della forza di questa terra che per tanto tempo abbiamo pensato di dominare, ci ha posto davanti ancora una volta alla nostra piccolezza. Allo stesso tempo ci sta mostrando il volto della vera fraternità, del dono di sé stessi per gli altri, per chi si trova nel bisogno.

Abbiamo negli occhi forze dell’ordine, pompieri, protezione civile, volontari e cittadini che coperti di fango, dalla testa ai piedi, si danno da fare con ogni mezzo per aiutare gli altri. Non dimentichiamo anche quanti non vediamo, in particolare alle Amministrazioni comunali, alla Soprintendenza e ai coordinatori della Protezione civile. A tutti il nostro grazie sincero.  È commovente pensare che quel fango che tanto ci sta creando problemi è la cosa che più di ogni altra rende visibile il nostro essere comunità.

Io per primo sono stato aiutato dai volontari della Caritas diocesana perché come tanti di voi sono stato raggiunto dall’acqua così come diversi presbiteri e diaconi con le loro famiglie.

 

Condividendo con voi questa situazione vorremmo far presente alcune sollecitudini che riteniamo importate evidenziare in queste ore.

 

– Ai volontari, che ringraziamo nuovamente per l’impegno e la generosità, raccomandiamo di avere una attenzione particolare per le persone sole, coloro che solitamente sono ai margini dei nostri centri, lontani dall’attenzione dei grandi gruppi, distanti dalle chat e dai social perché semplicemente ne sono estranee o perché non hanno parenti e amici vicini.

Pensiamo ai bambini che hanno vissuto momenti e visto immagini di una gravità spropositata; agli anziani che più di tutti sono condizionati dalla fragilità davanti a questi eventi; ai migrantie ai profughi dell’Ucraina. La paura e i traumi di queste notti devono essere affrontati con una vicinanza e un’empatia calorosa e traboccante.

 

– Il nostro essere comunità unita dipende dal pulire fango e dal lavoro assiduo, ma anche dalla semplice capacità di ascoltare chi ci sta davanti. Questa fraternità è generata da gesti, parole e anche da silenzi e sguardi.

Dobbiamo comprendere e accettare che tra quel tutto che è stato perso, le cose che più piangiamo non sono cose puramente materiali, ma sono i piccoli ricordi degli affetti di una vita. Quanti anziani dicono: “ho perso tutti i miei ricordi”.

 

– Esortiamo tutti coloro che in questo momento e nei mesi a venire avranno a disposizione ciò che è necessario per ripartire, mezzi e materiali, a non speculare bensì a favorire approvvigionamenti comuni e a prezzi calmierati.

 

– Allo stesso tempo chiediamo con forza ai proprietari di sollevare dalle spese di affitto le persone e le famiglie che vivono in case alluvionate e ad accogliere gratuitamente o applicando canoni il più possibile ribassati, quanti sono stati costretti a lasciare tutto e adesso cercano una necessaria stabilità abitativa.

 

Infine, un abbraccio colmo di affetto a chi con discrezione, nel nascondimento e costanza, come lievito in mezzo all’impasto (Lc 13, 21), sta vivendo con fede questa emergenza e in maniera discreta e semplice sta testimoniando che le nostre ferite e sofferenze hanno senso solo nelle ferite eternamente vive del Risorto. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28, 20), ascoltiamo nel Vangelo in questa domenica: verso Gesù Cristo, asceso nella gloria, sia orientato il nostro sguardo, verso i fratelli le nostre mani e il nostro cuore, perché grazie a Lui e in Lui ogni parte di noi, anche le nostre ferite, hanno spazio nel cuore di Dio, Padre che mai ci abbandona.

 

20 maggio 2023

 

Il Vescovo e il presbiterio

di Faenza-Modigliana

 


Messa di Pentecoste

Carissimi,

il lavoro di questi giorni, la risposta generosa di tante persone, la concretezza dimostrata nell’aiuto fraterno è il segno di una comunità unita.

Per nutrire questa unità sentiamo il bisogno di spazi per fermarci ed ascoltare, di tempo per domandare e chiedere, di occasioni per condividere ciò che abbiamo con chi ne manca. E abbiamo bisogno che tutto questo sia fatto nel nome del Signore, per ricordarci e per celebrare che Gesù Cristo è il fondamento del nostro amore per gli altri e delle nostre azioni verso chi è nel bisogno.

Per questo, tra i tanti eventi che subiranno annullamenti o riprogrammazioni, ritengo prioritario confermare e invitarvi ad un momento diocesano di preghiera nel giorno di Pentecoste. Perciò, al posto della Veglia che era stata programmata alle 20.30, vi invito a celebrare con me la Messa di Pentecoste alle 18.00 in Cattedrale a Faenza.

Inoltre, confermo che ogni offerta raccolta nelle parrocchie nel giorno di Pentecoste deve essere versata alla Diocesi (Colletta obbligatoria per l’alluvione) perché possa far fronte alle prime esigenze delle persone più bisognose.

Desidero invitare tutti, in particolare i volontari e quanti colpiti più duramente dall’emergenza, perché questo evento possa essere un’occasione per ascoltare la parola consolante del Vangelo, per chiedere il dono dello Spirito Santo, per raccogliere una Colletta per i più bisognosi, per pregare insieme nella condivisione delle difficoltà di questi giorni.

Che la mia benedizione possa raggiungere ogni persona

+ Mario Toso

22 maggio 2023


GESTIONE EMERGENZA

indicazioni ufficiali e link utili

pagina aggiornata 14 giugno

 

→ DONAZIONE SICURA

 

 

→ OFFERTA DI AIUTO:

 

– GESTIONE VOLONTARI

 

– DONAZIONE ELETTRODOMESTICI E ARREDI

– cosa stiamo raccogliendo al momento

 

– MESSA A DISPOSIZIONE APPARTAMENTI

 

 

→ RICHIESTA SUPPORTO:

 

– RICHIESTA VOLONTARI

 

– RICHIESTA ELETTRODOMESTICI E ARREDI

 

– RICHIESTA APPARTAMENTI

 

Le priorità nella gestione delle risorse:

→ La lettera a tutta la popolazione

→ sito della Caritas Diocesana

→ Scarica la foto per condividerla

 

 


Lettera ai presbiteri e diaconi

Carissimi,

vi raggiungo con queste poche righe per ringraziarvi di quanto state facendo nelle vostre comunità. Vi assicuro il mio pieno sostegno e tramite il Vicario generale sono in costante aggiornamento sulle varie criticità.

La vostra opera di vicinanza alla popolazione si riflette bene nell’incipit della Costituzione Gaudium et spes: attraverso i vostri volti accoglienti, le vostre parole di consolazione e le vostre mani operose la Chiesa è davvero partecipe delle tristezze e delle angosce di tutti gli uomini. E io vi ringrazio per tutto questo.

Vi chiedo in questa domenica, solennità dell’Ascensione, di leggere al termine dell’Eucarestia questa lettera del Vescovo nel quale vorrei parlare a nome di tutto il presbiterio e di diffonderla il più possibile alla popolazione anche tramite i social e i post che verranno pubblicati sul sito e nelle pagine ufficiali della Diocesi.

Insieme alle tristezze e alle angosce abbiamo anche una gioia e una speranza da annunciare: Gesù Cristo, unica salvezza dell’uomo che davvero è con noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28, 20).

Possa giungere ad ognuno di voi la mia benedizione.

20 maggio 2023

 
 


Messaggio del Vescovo Mario

Carissimi,

anche in occasione della seconda alluvione, nell’arco di poco tempo, desidero esprimervi la mia vicinanza e assicurarvi il ricordo alla Beata Vergine delle Grazie, che abbiamo appena celebrato, e al Signore Gesù. Oltre agli ingenti danni a persone, famiglie, imprese, comunità civili, colline, colture, frutteti, vie di comunicazione, al momento nella nostra Diocesi contiamo due vittime a Russi e una a Faenza a cui vanno le nostre preghiere. In questo scenario drammatico, anche questa volta, con l’efficace protezione della nostra Patrona, c’è stata anche una mobilitazione corale e coesa della popolazione, della Protezione civile, delle Forze dell’Ordine, degli Amministratori, di gruppi di volontari.

Non è mancata la solidarietà civile e cristiana, che fa ben sperare in una pronta ripresa in ogni settore della società e delle istituzioni. In tutto questo anche le comunità cristiane si sono rese disponibili nonostante le ferite subite per l’accoglienza di persone e gruppi di sfollati. Il Seminario, già cittadella di solidarietà, in questa drammatica occasione ha aperto ancora di più le sue porte e le sue braccia nell’accoglienza: suore clarisse di Montepaolo, 22 ragazzi minorenni, alcune famiglie di sfollati. La Caritas diocesana è pienamente mobilitata ma le urgenze sono molte.

Amiamoci gli uni gli altri, incoraggiandoci e sostenendoci reciprocamente. Operiamo con intelligenza e con il cuore aperto al dono. Non tralasciamo la preghiera e l’Eucaristia. Uniamo i nostri monasteri, le parrocchie, le famiglie, le associazioni in un cammino di più intensa condivisione nei beni spirituali e materiali. Lo spirito di Verità ci aiuti a vedere meglio gli obiettivi fondamentali e la fragilità delle nostre vite. La Beata Vergine delle Grazie accompagni le nostre comunità. Aiutiamo i nostri giovani, specie quelli che si accingono a partecipare alla prossima Giornata mondiale della gioventù. Penso che coinvolgerli nel movimento di solidarietà che la Diocesi e la società stanno vivendo a favore degli alluvionati sia un ottimo tirocinio nel vivere concretamente la propria vita come dono. Vi benedico nel Signore Gesù.

+ Vescovo Mario

18 maggio 2023

 

 

L’intervista del Vescovo sul quotidiano Avvenire:

https://www.avvenire.it/attualita/pagine/un-altro-colpo-durissimo-da-affrontare-ma-la-popolazione-solidale-si-ria

19 maggio 2023

«Le chiese inondate sono San Francesco e Santa Margherita a Faenza, quelle di Gaiano, Casanola, Solarolo, Sant’Agata sul Santerno. Tutti i comuni della diocesi sono stati colpiti. Tredozio, Modigliana, Marradi, Brisighella, Castel Bolognese, Faenza, Bagnacavallo, Fusignano, Russi, Alfonsine, Cotignola ». Il vescovo di Faenza-Modigliana, Mario Toso, ci legge i messaggi ricevuti su Whatsapp dal vicario generale, don Michele Morandi. Un elenco che assomiglia alla conta dei danni dopo un sisma. Con annessa una lista di sacerdoti e religiosi che risultano isolati per le frane o bisognosi di un tetto.

Eccellenza, vedo che sono state toccate anche delle suore di clausura, le clarisse di Montepaolo.
Hanno lasciato il convento su sollecitazione della Protezione civile perché la strada per raggiungerle risulta interrotta in quattro punti. Staranno per un po’ negli ambienti del Seminario.

La lista dei preti in difficoltà si sta assottigliando?
Per ora di un nome, don Renzo Tarlazzi, che è stato accolto nella Casa del Clero di Faenza. Dal parroco di Zattaglia, don Alfiero Nannini, e dal parroco di Tredozio, don Massimo Monti, non abbiamo ancora ricevuto risposta. Speriamo in buone notizie nelle prossime ore. La Valle Acerrata mercoledì risultava completamente isolata. Per fortuna non sono state riscontrate emergenze sanitarie.

La Cattedrale è stata danneggiata?
Ci ha salvato essere leggermente sopraelevati. In episcopio è entrata l’acqua dal giardino sul retro, ha invaso una cantina, un deposito di libri, ha fatto qualche danno ma non come nelle abitazioni che sono 20 metri più in basso e hanno avuto anche tre metri d’acqua. Io ho passato la notte al piano superiore, come ci avevano detto di fare. Qui c’è ancora la luce, al piano terra no.

C’è chi dice che le mura in città abbiano creato un effetto catino.
No, le mura sono ridotte a poco. È piuttosto il cedimento in diversi punti degli argini del fiume che ha causato il dilagare dell’acqua.

Com’è l’umore della gente e anche del clero?
I sacerdoti mi sembrano sereni e la popolazione attiva, come al solito, molto solidale. La ripartenza sarà difficile e ci vorrà del tempo. Abbiamo avuto due alluvioni, una dopo l’altra. Già la prima aveva fatto danni ingenti, danni alle colture, ai frutteti. Con la seconda l’acqua ha invaso gran parte della città, un duro colpo. Però questa è gente che si dà molto da fare e si rialzerà.

La solidarietà non sembra mancare anche da fuori.

Certamente. Nella precedente alluvione abbiamo ricevuto aiuti dalla Caritas di Senigallia ma anche dalla Caritas ambrosiana. La Cei, in particolare il presidente, il cardinale Zuppi, e il segretario generale, l’arcivescovo Baturi, hanno assicurato vicinanza e aiuto concreto.

Cosa cambierà questo disastro nella consapevolezza della popolazione?
Viviamo in un contesto geologico che ha delle evidenti fragilità. Le frane che si sono verificate nella parte collinare sono avvenute in punti già soggetti, in passato, a smottamenti. Abbiamo la “vena del gesso” nella parte appenninica. A Brisighella (paese che diede i natali al cardinale Achille Silvestrini, ndr) stavamo ristrutturando la chiesa arcipetrale che si stava sventrando. C’è bisogno di cura. Si può spremere il fiume Lamone fino all’ultima goccia, ma se poi il greto non viene pulito e curato succedono dei guai.

Il lavoro materiale lo metteranno la gente e le istituzioni. L’impegno della preghiera spetta però alla Chiesa.
L’aiuto materiale c’è anche da parte nostra, con la Caritas, con l’ospitalità nelle canoniche. Per quanto riguarda la preghiera, è appena terminata la festa della patrona, la Beata Vergine delle Grazie, c’era qui anche il cardinale Bassetti. Abbiamo pregato perché la Madonna ci assistesse.

L’assistenza servirà forse ancora di più nella fase che inizia ora.
Già. Intanto l’acqua inizia a ritirarsi.