Temi per il discernimento – III° anno

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Si avvicinò e camminava con loro.

TEMI DI DISCERNIMENTO

DIOCESI DI FAENZA – MODIGLIANA

FASE SAPIENZIALE

2023-2024

 

 

Domanda fondamentale per elaborare le proposte

Quali spazi nuovi, tempi, modalità e stili lo Spirito ci chiede di intraprendere per trovare ciò che permetta al Vangelo di arrivare al mondo e raggiungere tutti?

Ovvero:

Quali sono, sul tema scelto, i “ponti” percorribili che collegano i sogni condivisi di una Chiesa più evangelica con la loro praticabilità? Quali resistenze bloccano l’apertura di questi cammini? Quali sono le scelte concrete e possibili che accompagnano i passaggi dalla prassi pastorale attuale a quella desiderata?

 

I

MISSIONE E PROSSIMITÀ

La relazione tra noi e con la realtà, come coordinate fondamentali per la testimonianza del Vangelo: prima dei contenuti uno stile.

RELAZIONI

Emerge il desiderio di una Chiesa aperta alle relazioni, che cerca le persone, le ascolta, non le giudica, non esclude. La fede non si vive da soli, occorre fare esperienza dell’unità e della comunità, anche in senso fattivo. Le comunità possono diventare spazi di prossimità, dove ciascuno sperimenta accoglienza, ascolto, compagnia; in uno stile di ospitalità occorre favorire l’incontro con tutti. Sinodalità è andare a cercare le persone, prendere l’iniziativa ed interessarsi a loro, vederle, incontrarle, ascoltarle: la relazione personale è la dimensione fondamentale per essere in cammino coi fratelli. Rendere permanente lo stile sinodale, cercando nuove forme di incontro e ascolto.

FRAMMENTAZIONE E FATICA

Si rileva come però la dimensione della fede venga vissuta tuttalpiù in senso individuale, quasi in solitudine e la comunità cristiana non riesca ad assicurare una presenza visibile nei luoghi di lavoro. La mancanza di coinvolgimento e di partecipazione condivisa rendono la comunità ecclesiale frammentata e questo genera fatica e sconforto, oltre al fatto che responsabilità e servizi sono delegati sempre alle stesse poche persone. Per sentirsi parte di un unico cammino è importante uscire dalla propria autoreferenzialità (individuale, di gruppo, di parrocchia, …) e aprirsi all’incontro con l’altro. Giovani, ammalati, disabili, anziani, persone con qualche fragilità avvertono spesso una Chiesa distante e disattenta, poco disponibile a prendersi cura di loro.

ANNUNCIO

Al centro del nostro essere Chiesa stanno l’incontro e il rapporto con Gesù, radice, base, centro, bussola. È essenziale tornare alla sorgente, Gesù Cristo, con la Sua Parola, per impregnare di Vangelo i gesti, le fatiche, la vita di ogni giorno, e così riscoprire la straordinarietà del quotidiano. La Chiesa cresce per attrazione, non per proselitismo, ma non è facile annunciare la bellezza e la gioia dell’incontro con Cristo oggi. Si segnala l’importanza di adottare uno stile di prossimità e non di conquista, per arrivare anche a chi si sente ai margini dell’esperienza della comunione ecclesiale, e di elaborare nuove forme di inculturazione.

  • Come rendere le nostre comunità più accoglienti, più attente alla relazione e all’incontro senza pregiudizi verso gli altri? In che modo la Chiesa può facilitare uno stile di prossimità verso tutti e verso le persone distanti dalla fede?
  • In che modo ci prendiamo cura di chi si trova ai margini della comunione ecclesiale, o perché non partecipa più o perché si trova in situazioni esistenziali particolari? Possiamo immaginare di cambiare forme, modalità e spazi per poterci “mettere accanto” e far sentire ciascuno accolto?
  • Se è vero che “la Chiesa cresce per attrazione, non per proselitismo” come ci poniamo nell’ambiente di lavoro, in famiglia, nel tempo libero? Siamo testimoni di una fede che rende “straordinario il quotidiano”? Sentiamo l’esigenza di aiutarci suquesto?
  • È necessario dare più centralità nella pastorale delle parrocchie e della Diocesi alle questioni che in questo momento storico interpellano maggiormente la società? In che modo? Quale può essere l’apporto specifico di laici, associazioni e movimenti?
  • Da alcuni anni sono state avviate anche nella nostra Diocesi esperienze di unità pastorali. In che modo esse sono significative nella vita di tutta la Chiesa locale? Quali difficoltà e punti di forza vanno emergendo?•…?

 

II

LINGUAGGIO E LITURGIA

Scrittura e pane spezzato: le forme e i linguaggi della relazione con Dio

LINGUAGGIO

Emerge il bisogno di rinnovare il linguaggio ecclesiale, utilizzare parole che tocchino il cuore e interpellino i bisogni più profondi dell’uomo di oggi, che trasmettano vita e gioia, con una attenzione specifica al destinatario. Si desidera un linguaggio che incroci i vissuti e la ricerca di senso delle persone, del quale la parola parlata non sia l’unico veicolo, per una comunicazione che nasca dall’esperienza.

SCRITTURA E LITURGIA

Va riscoperta la liturgia, per valorizzare la bellezza e colmare il divario con la vita, in particolar modo nella celebrazionedell’Eucaristia, fonte e centro della vita cristiana. Se la Liturgia è lo specchio della comunità e l’Eucaristia domenicale ne è il culmine, è importante aggiornare forme e tempi:linguaggio, orari, stili celebrativi, un’omelia declinata sull’esperienza concreta. È importante una cura dei vari aspetti, con una attenzione al coinvolgimento dei laici e delle famiglie. Va incrementata l’attenzione ai destinatari (bambini, giovani, adulti) per favorirne la partecipazione.

 

  • Il linguaggio liturgico, la liturgia, è sentita distante dalla vita. Questa distanza è problematica? In che modo Gesù conserva e rinnova la distanza con Dio? La celebrazione sarebbe possibile con il linguaggio della quotidianità? È la liturgia che è distante dalla vita, o la vita è distante dalla liturgia?
  • In che modo l’Eucaristia domenicale è specchio della comunità? La domenica è il giorno della comunità o il giorno del Risorto? Chi è il soggetto della liturgia? Qual è lo scopo della celebrazione domenicale? Come rendere la domenica il centro della pastorale e della vita cristiana?
  • Cosa non ci permette di approfondire l’aspetto liturgico che sentiamo come culmine della nostra vita di fede? Come cercare di entrare nel linguaggio simbolico che ci consegna la Chiesa? Possiamo rinunciarvi? Che tipo di formazione alla liturgia – tempi, luoghi, modi – dovrebbe essere sviluppato?
  • Cosa vuol dire partecipare attivamente alla liturgia? Tutti devono fare qualcosa? Tutti devono essere in grado di cantare, suonare, portare qualche segno, leggere…? Perché certi stili celebrativi per bambini, ragazzi e giovani non stanno funzionando?
  • Che ruolo ha l’omelia all’interno della celebrazione? Che rapporto ha con la Parola del Signore appena proclamata? In che modo questa parte della Messa determina tutto il resto?•…?

 

III

FORMAZIONE E VITA

Snodi dell’incontro tra Vangelo e mondo: sfide non rimandabili

FORMAZIONE E CATECHESI

Si intuisce la necessità di un coraggioso e nuovo slancio nel compito educativo della formazione della persona, per rigenerare le forme ereditate dal passato.
Si propone di puntare a una formazione alla vita cristiana curata in ogni età, superando il modello scolastico e l’infantilizzazione, ridando centralità alla Parola di Dio e valorizzando gli ambienti di vita (associazioni, movimenti, oratori, scuole, università, …).

Si ritiene utile una formazione specifica per chi nella Chiesa ha un esplicito compito educativo, in primis i sacerdoti, per un incremento delle loro competenze di relazione e di accompagnamento.

Per quanto riguarda la catechesi, si chiede che avvenga il passaggio dalla dottrina alla vita, dalla teoria alla testimonianza e all’attività; che cambino i percorsi di iniziazione cristiana con l’eventuale coinvolgimento di famiglie e delle varie generazioni; che gli educatori siano formati e diventino credibili nel loro servizio alla crescita spirituale dei più piccoli.

Anche la catechesi per i giovani e per gli adulti potrebbe essere ripensata, con itinerari che aiutino a crescere nella vita spirituale e a essere testimoni nella società. Per un dialogo e confronto con le realtà sociali e culturali del nostro tempo è infatti necessario formarsi.

ADULTI E GIOVANI

Si sottolinea che nella Chiesa i giovani non si sentono rappresentati. Perché non prevalga la frattura generazionale oggi imperante, pare essenziale offrire loro particolare attenzione e coinvolgerli nella vita della comunità attraverso esperienze belle e significative, all’interno di spazi fisici curati e di impatto, accompagnati da educatori giovani che prendano sul serio le loro domande.

Per recuperare il rapporto con le giovani generazioni c’è bisogno non di stratagemmi mediali, ma di favorire l’incontro con Gesù.

QUOTIDIANITÀ

La complessità del reale e le nuove sfide nel campo della morale richiedono una maturazione umana e comunitaria alla quale può contribuire il cammino di formazione: spirito critico, capacità di valutare e di attribuire senso ne saranno i frutti.

Famiglia e lavoro sono due ambiti fondamentali per l’evangelizzazione, come pure la vita sociale e politica.
Il contributo e la testimonianza dei laici sono considerati essenziali per un impegno attivo in alcuni ambiti cruciali (pace, ambiente, inclusione…). La Chiesa potrebbe fornire un apporto decisivo incoraggiando la ricerca spirituale di ciascuno, invitando alla riflessione e alla preghiera, coltivando le domande di senso.

  • Che cosa manca alle nostre proposte affinché diventino occasione di crescita per tutti (bambini, giovani, adulti, anziani)? Come gli adulti possono riscoprire il loro ruolo educativo verso le altre generazioni, dando una testimonianza autentica?
  • In che modo nelle nostre comunità possiamo passare da una catechesi scandita sul modello “scolastico” a percorsi più vicini alle persone, attenti a tutte le età e condizioni di vita? Come superare l’abitudine e le divisioni generazionali? Quali esperienze concrete vogliamo proporre, sviluppare, condividere? Che formazione, quali competenze, è necessario far maturare per chi ha un ruolo educativo?
  • Nelle nostre azioni formative, come nutrirci ed affidarci maggiormente alla Parola? Come proporre agli adulti cammini formativi che rispondano a bisogni reali, che siano di sostegno per la vita di tutti i giorni, che incidano nelle azioni quotidiane? Che cosa possiamo valorizzare dei cammini che ci sono già? Quali modalità, tempi, luoghi deve assumere una catechesi che aiuti a vivere con fede la quotidianità? Come porre attenzione anche alla formazione teologica, economica, culturale, ecologica, sociale?
  • Quali nodi rimangono da affrontare? Quali errori non vorremmo più commettere? Che tipo di orientamenti nazionali potrebbero essere auspicabili su questo tema?
  • In che modo possiamo concretizzare l’alleanza educativa tra le risorse presenti nella comunità ecclesiale (educatori, associazioni, famiglie, parrocchie, oratori, scuole, servizi educativi, università) e il territorio? Come far crescere negli ambienti ecclesiali la cura di relazioni sane, sicure e liberanti, capaci di prevenire, riconoscere e contrastare ogni forma di abuso?•…?

 

 

IV

CORRESPONSABILITÀ E MINISTERI

Partecipazione e corresponsabilità come riappropriazione battesimale

MINISTERI

Emerge il desiderio di riscoprire la vocazione battesimale che rende tutti ministri al servizio del Regno di Dio. Ogni battezzato ha carismi che sono un dono per la comunità: andrebbero riconosciuti e tradotti in ministeri, servizi, in funzione missionaria. Sarebbe bello riscoprire in radice il contributo femminile all’interno della Chiesa per una piena valorizzazione nella corresponsabilità. Gli spazi e gli strumenti per l’esercizio della corresponsabilità andrebberopotenziati in senso sinodale. Realizzare il cammino sinodale non è progettare un percorso parallelo a quello ecclesiale in cui già siamo inseriti, ma camminare lì dove siamo in modo nuovo, “facendo nuove” le attività che già viviamo.

PRETI E GUIDE

Anche i sacerdoti vanno curati con una formazione permanente più attenta al piano umano, relazionale, spirituale, alleggerendo il carico amministrativo che si trovano a gestire con fatica, condividendolo con i laici. Occorrono guide sicure, riferimenti chiari, testimoni e padri spirituali (anche in appoggio ai presbiteri) per poter riscoprire la vocazione di ciascuno alla profezia.

 

  • Come valorizzare il dono dei diversi carismi e vocazioni perché siano presenti alla vita ecclesiale e arricchiscano la comunità?
  • Come riscoprire concretamente il dono del Battesimo per la nostra vita di fede?
  • La comunità cristiana si crea a partire dalla partecipazione di tutti, dove tutti sono rispettati nella loro identità e nella loro diversità. Nel passato era la donna a dedicarsi all’educazione cristiana dei figli nelle famiglie: oggi quale attenzione e quale contributo possono dare le donne all’accompagnamento delle comunità? Comericonoscere l’apporto qualificato e generoso delle consacrate nella vita ordinaria della comunità e nei contesti più problematici?
  • Come i Consigli pastorali e per gli Affari economici, a livello parrocchiale e diocesano, possono diventare sempre di più uno spazio di autentico discernimento ecclesiale nella dinamica della sinodalità? Quale integrazione tra piano consultivo e piano deliberativo per riorganizzare l’attività pastorale in senso sempre più condiviso? Come vivere l’esercizio dell’autorità nella comunità ecclesiale che è al tempo stesso sinodale e gerarchica?
  • Quali aspetti del ministero e della vita dei presbiteri vanno approfonditi e rinnovati per sostenere e facilitare la loro formazione permanente? Quali passi occorre compiere per attuare una formazione ministeriale che parta della vita? Quali cambiamenti attuare per accrescere la formazione comune tra presbiteri, religiosi e laici?•…?

 

 

 

A cura dell’Equipe sinodale