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Come essere una Chiesa sinodale in missione? Il 4 marzo a Faenza incontro in Seminario

Il Cammino Sinodale sta proseguendo. Dopo i primi due anni di ascolto (fase narrativa), in questo anno della fase sapienziale, in Diocesi ci viene chiesto di operare un vero e proprio discernimento comunitario per indicare passi possibili rispetto alle questioni emerse nei due anni precedenti (fase narrativa del Sinodo). Per aiutare i gruppi sinodali (parrocchiali e non) in questa fase, è stato preparato un documento Temi per il discernimento che è stato presentato a moderatori e segretari a novembre scorso, al termine del percorso di preparazione di tre incontri. Il documento (reperibile anche sul sito diocesano, nell’apposita sezione), vuole aiutare il lavoro dei gruppi di questo anno: una volta individuato un tema sul quale si vuole fare discernimento, si dovranno elaborare proposte.

I 4 temi emersi dalla Diocesi di Faenza-Modigliana

I temi sono quelli emersi dall’ascolto della nostra Diocesi dai primi due anni e sono quattro:

I Missione e prossimità,
II Linguaggio e liturgia,
III Formazioni vita,
IV Corresponsabilità e ministeri
.

Questo anno, riuniti nei gruppi, illuminati dalla Parola e dalla preghiera, si sta tuttora lavorando per mettere a fuoco proposte concrete, da inviare entro il 15 marzo all’équipe sinodale diocesana (sinodo@diocesifaenza.it): abbiamo ancora un mese scarso per raccogliere proposte e confidiamo che tanti gruppi stiano cogliendo tuttora questa preziosa opportunità!

Una serata aperta a tutti

Per dare ulteriore occasione di discernimento, proponiamo una serata di incontro, per aiutarci nella riflessione e attraverso il discernimento elaborare insieme proposte rispetto ai diversi temi: lunedì 4 marzo alle 20.30 in Seminario a Faenza (via degli Insorti 56, Sala “don Bosco”). La serata è aperta a tutti: moderatori, segretari, persone interessate e specie a chi non avrà occasione di portare il proprio contributo di questa fase all’interno di altri gruppi.

È necessaria l’iscrizione a questo link in cui andrà indicato anche il tema prescelto, in modo da fornire materiale su cui prepararsi e poter organizzare i diversi gruppi di discernimento della serata. Siamo grati del percorso fatto insieme fino a qui e ringraziamo quanti stanno impegnandosi sul cammino della Chiesa. Come essere Chiesa sinodale in missione? È il tempo del discernimento: aspettiamo le vostre proposte!

 


Temi per il discernimento – III° anno

→ clicca per scaricare il pdf 

 

Si avvicinò e camminava con loro.

TEMI DI DISCERNIMENTO

DIOCESI DI FAENZA – MODIGLIANA

FASE SAPIENZIALE

2023-2024

 

 

Domanda fondamentale per elaborare le proposte

Quali spazi nuovi, tempi, modalità e stili lo Spirito ci chiede di intraprendere per trovare ciò che permetta al Vangelo di arrivare al mondo e raggiungere tutti?

Ovvero:

Quali sono, sul tema scelto, i “ponti” percorribili che collegano i sogni condivisi di una Chiesa più evangelica con la loro praticabilità? Quali resistenze bloccano l’apertura di questi cammini? Quali sono le scelte concrete e possibili che accompagnano i passaggi dalla prassi pastorale attuale a quella desiderata?

 

I

MISSIONE E PROSSIMITÀ

La relazione tra noi e con la realtà, come coordinate fondamentali per la testimonianza del Vangelo: prima dei contenuti uno stile.

RELAZIONI

Emerge il desiderio di una Chiesa aperta alle relazioni, che cerca le persone, le ascolta, non le giudica, non esclude. La fede non si vive da soli, occorre fare esperienza dell’unità e della comunità, anche in senso fattivo. Le comunità possono diventare spazi di prossimità, dove ciascuno sperimenta accoglienza, ascolto, compagnia; in uno stile di ospitalità occorre favorire l’incontro con tutti. Sinodalità è andare a cercare le persone, prendere l’iniziativa ed interessarsi a loro, vederle, incontrarle, ascoltarle: la relazione personale è la dimensione fondamentale per essere in cammino coi fratelli. Rendere permanente lo stile sinodale, cercando nuove forme di incontro e ascolto.

FRAMMENTAZIONE E FATICA

Si rileva come però la dimensione della fede venga vissuta tuttalpiù in senso individuale, quasi in solitudine e la comunità cristiana non riesca ad assicurare una presenza visibile nei luoghi di lavoro. La mancanza di coinvolgimento e di partecipazione condivisa rendono la comunità ecclesiale frammentata e questo genera fatica e sconforto, oltre al fatto che responsabilità e servizi sono delegati sempre alle stesse poche persone. Per sentirsi parte di un unico cammino è importante uscire dalla propria autoreferenzialità (individuale, di gruppo, di parrocchia, …) e aprirsi all’incontro con l’altro. Giovani, ammalati, disabili, anziani, persone con qualche fragilità avvertono spesso una Chiesa distante e disattenta, poco disponibile a prendersi cura di loro.

ANNUNCIO

Al centro del nostro essere Chiesa stanno l’incontro e il rapporto con Gesù, radice, base, centro, bussola. È essenziale tornare alla sorgente, Gesù Cristo, con la Sua Parola, per impregnare di Vangelo i gesti, le fatiche, la vita di ogni giorno, e così riscoprire la straordinarietà del quotidiano. La Chiesa cresce per attrazione, non per proselitismo, ma non è facile annunciare la bellezza e la gioia dell’incontro con Cristo oggi. Si segnala l’importanza di adottare uno stile di prossimità e non di conquista, per arrivare anche a chi si sente ai margini dell’esperienza della comunione ecclesiale, e di elaborare nuove forme di inculturazione.

  • Come rendere le nostre comunità più accoglienti, più attente alla relazione e all’incontro senza pregiudizi verso gli altri? In che modo la Chiesa può facilitare uno stile di prossimità verso tutti e verso le persone distanti dalla fede?
  • In che modo ci prendiamo cura di chi si trova ai margini della comunione ecclesiale, o perché non partecipa più o perché si trova in situazioni esistenziali particolari? Possiamo immaginare di cambiare forme, modalità e spazi per poterci “mettere accanto” e far sentire ciascuno accolto?
  • Se è vero che “la Chiesa cresce per attrazione, non per proselitismo” come ci poniamo nell’ambiente di lavoro, in famiglia, nel tempo libero? Siamo testimoni di una fede che rende “straordinario il quotidiano”? Sentiamo l’esigenza di aiutarci suquesto?
  • È necessario dare più centralità nella pastorale delle parrocchie e della Diocesi alle questioni che in questo momento storico interpellano maggiormente la società? In che modo? Quale può essere l’apporto specifico di laici, associazioni e movimenti?
  • Da alcuni anni sono state avviate anche nella nostra Diocesi esperienze di unità pastorali. In che modo esse sono significative nella vita di tutta la Chiesa locale? Quali difficoltà e punti di forza vanno emergendo?•…?

 

II

LINGUAGGIO E LITURGIA

Scrittura e pane spezzato: le forme e i linguaggi della relazione con Dio

LINGUAGGIO

Emerge il bisogno di rinnovare il linguaggio ecclesiale, utilizzare parole che tocchino il cuore e interpellino i bisogni più profondi dell’uomo di oggi, che trasmettano vita e gioia, con una attenzione specifica al destinatario. Si desidera un linguaggio che incroci i vissuti e la ricerca di senso delle persone, del quale la parola parlata non sia l’unico veicolo, per una comunicazione che nasca dall’esperienza.

SCRITTURA E LITURGIA

Va riscoperta la liturgia, per valorizzare la bellezza e colmare il divario con la vita, in particolar modo nella celebrazionedell’Eucaristia, fonte e centro della vita cristiana. Se la Liturgia è lo specchio della comunità e l’Eucaristia domenicale ne è il culmine, è importante aggiornare forme e tempi:linguaggio, orari, stili celebrativi, un’omelia declinata sull’esperienza concreta. È importante una cura dei vari aspetti, con una attenzione al coinvolgimento dei laici e delle famiglie. Va incrementata l’attenzione ai destinatari (bambini, giovani, adulti) per favorirne la partecipazione.

 

  • Il linguaggio liturgico, la liturgia, è sentita distante dalla vita. Questa distanza è problematica? In che modo Gesù conserva e rinnova la distanza con Dio? La celebrazione sarebbe possibile con il linguaggio della quotidianità? È la liturgia che è distante dalla vita, o la vita è distante dalla liturgia?
  • In che modo l’Eucaristia domenicale è specchio della comunità? La domenica è il giorno della comunità o il giorno del Risorto? Chi è il soggetto della liturgia? Qual è lo scopo della celebrazione domenicale? Come rendere la domenica il centro della pastorale e della vita cristiana?
  • Cosa non ci permette di approfondire l’aspetto liturgico che sentiamo come culmine della nostra vita di fede? Come cercare di entrare nel linguaggio simbolico che ci consegna la Chiesa? Possiamo rinunciarvi? Che tipo di formazione alla liturgia – tempi, luoghi, modi – dovrebbe essere sviluppato?
  • Cosa vuol dire partecipare attivamente alla liturgia? Tutti devono fare qualcosa? Tutti devono essere in grado di cantare, suonare, portare qualche segno, leggere…? Perché certi stili celebrativi per bambini, ragazzi e giovani non stanno funzionando?
  • Che ruolo ha l’omelia all’interno della celebrazione? Che rapporto ha con la Parola del Signore appena proclamata? In che modo questa parte della Messa determina tutto il resto?•…?

 

III

FORMAZIONE E VITA

Snodi dell’incontro tra Vangelo e mondo: sfide non rimandabili

FORMAZIONE E CATECHESI

Si intuisce la necessità di un coraggioso e nuovo slancio nel compito educativo della formazione della persona, per rigenerare le forme ereditate dal passato.
Si propone di puntare a una formazione alla vita cristiana curata in ogni età, superando il modello scolastico e l’infantilizzazione, ridando centralità alla Parola di Dio e valorizzando gli ambienti di vita (associazioni, movimenti, oratori, scuole, università, …).

Si ritiene utile una formazione specifica per chi nella Chiesa ha un esplicito compito educativo, in primis i sacerdoti, per un incremento delle loro competenze di relazione e di accompagnamento.

Per quanto riguarda la catechesi, si chiede che avvenga il passaggio dalla dottrina alla vita, dalla teoria alla testimonianza e all’attività; che cambino i percorsi di iniziazione cristiana con l’eventuale coinvolgimento di famiglie e delle varie generazioni; che gli educatori siano formati e diventino credibili nel loro servizio alla crescita spirituale dei più piccoli.

Anche la catechesi per i giovani e per gli adulti potrebbe essere ripensata, con itinerari che aiutino a crescere nella vita spirituale e a essere testimoni nella società. Per un dialogo e confronto con le realtà sociali e culturali del nostro tempo è infatti necessario formarsi.

ADULTI E GIOVANI

Si sottolinea che nella Chiesa i giovani non si sentono rappresentati. Perché non prevalga la frattura generazionale oggi imperante, pare essenziale offrire loro particolare attenzione e coinvolgerli nella vita della comunità attraverso esperienze belle e significative, all’interno di spazi fisici curati e di impatto, accompagnati da educatori giovani che prendano sul serio le loro domande.

Per recuperare il rapporto con le giovani generazioni c’è bisogno non di stratagemmi mediali, ma di favorire l’incontro con Gesù.

QUOTIDIANITÀ

La complessità del reale e le nuove sfide nel campo della morale richiedono una maturazione umana e comunitaria alla quale può contribuire il cammino di formazione: spirito critico, capacità di valutare e di attribuire senso ne saranno i frutti.

Famiglia e lavoro sono due ambiti fondamentali per l’evangelizzazione, come pure la vita sociale e politica.
Il contributo e la testimonianza dei laici sono considerati essenziali per un impegno attivo in alcuni ambiti cruciali (pace, ambiente, inclusione…). La Chiesa potrebbe fornire un apporto decisivo incoraggiando la ricerca spirituale di ciascuno, invitando alla riflessione e alla preghiera, coltivando le domande di senso.

  • Che cosa manca alle nostre proposte affinché diventino occasione di crescita per tutti (bambini, giovani, adulti, anziani)? Come gli adulti possono riscoprire il loro ruolo educativo verso le altre generazioni, dando una testimonianza autentica?
  • In che modo nelle nostre comunità possiamo passare da una catechesi scandita sul modello “scolastico” a percorsi più vicini alle persone, attenti a tutte le età e condizioni di vita? Come superare l’abitudine e le divisioni generazionali? Quali esperienze concrete vogliamo proporre, sviluppare, condividere? Che formazione, quali competenze, è necessario far maturare per chi ha un ruolo educativo?
  • Nelle nostre azioni formative, come nutrirci ed affidarci maggiormente alla Parola? Come proporre agli adulti cammini formativi che rispondano a bisogni reali, che siano di sostegno per la vita di tutti i giorni, che incidano nelle azioni quotidiane? Che cosa possiamo valorizzare dei cammini che ci sono già? Quali modalità, tempi, luoghi deve assumere una catechesi che aiuti a vivere con fede la quotidianità? Come porre attenzione anche alla formazione teologica, economica, culturale, ecologica, sociale?
  • Quali nodi rimangono da affrontare? Quali errori non vorremmo più commettere? Che tipo di orientamenti nazionali potrebbero essere auspicabili su questo tema?
  • In che modo possiamo concretizzare l’alleanza educativa tra le risorse presenti nella comunità ecclesiale (educatori, associazioni, famiglie, parrocchie, oratori, scuole, servizi educativi, università) e il territorio? Come far crescere negli ambienti ecclesiali la cura di relazioni sane, sicure e liberanti, capaci di prevenire, riconoscere e contrastare ogni forma di abuso?•…?

 

 

IV

CORRESPONSABILITÀ E MINISTERI

Partecipazione e corresponsabilità come riappropriazione battesimale

MINISTERI

Emerge il desiderio di riscoprire la vocazione battesimale che rende tutti ministri al servizio del Regno di Dio. Ogni battezzato ha carismi che sono un dono per la comunità: andrebbero riconosciuti e tradotti in ministeri, servizi, in funzione missionaria. Sarebbe bello riscoprire in radice il contributo femminile all’interno della Chiesa per una piena valorizzazione nella corresponsabilità. Gli spazi e gli strumenti per l’esercizio della corresponsabilità andrebberopotenziati in senso sinodale. Realizzare il cammino sinodale non è progettare un percorso parallelo a quello ecclesiale in cui già siamo inseriti, ma camminare lì dove siamo in modo nuovo, “facendo nuove” le attività che già viviamo.

PRETI E GUIDE

Anche i sacerdoti vanno curati con una formazione permanente più attenta al piano umano, relazionale, spirituale, alleggerendo il carico amministrativo che si trovano a gestire con fatica, condividendolo con i laici. Occorrono guide sicure, riferimenti chiari, testimoni e padri spirituali (anche in appoggio ai presbiteri) per poter riscoprire la vocazione di ciascuno alla profezia.

 

  • Come valorizzare il dono dei diversi carismi e vocazioni perché siano presenti alla vita ecclesiale e arricchiscano la comunità?
  • Come riscoprire concretamente il dono del Battesimo per la nostra vita di fede?
  • La comunità cristiana si crea a partire dalla partecipazione di tutti, dove tutti sono rispettati nella loro identità e nella loro diversità. Nel passato era la donna a dedicarsi all’educazione cristiana dei figli nelle famiglie: oggi quale attenzione e quale contributo possono dare le donne all’accompagnamento delle comunità? Comericonoscere l’apporto qualificato e generoso delle consacrate nella vita ordinaria della comunità e nei contesti più problematici?
  • Come i Consigli pastorali e per gli Affari economici, a livello parrocchiale e diocesano, possono diventare sempre di più uno spazio di autentico discernimento ecclesiale nella dinamica della sinodalità? Quale integrazione tra piano consultivo e piano deliberativo per riorganizzare l’attività pastorale in senso sempre più condiviso? Come vivere l’esercizio dell’autorità nella comunità ecclesiale che è al tempo stesso sinodale e gerarchica?
  • Quali aspetti del ministero e della vita dei presbiteri vanno approfonditi e rinnovati per sostenere e facilitare la loro formazione permanente? Quali passi occorre compiere per attuare una formazione ministeriale che parta della vita? Quali cambiamenti attuare per accrescere la formazione comune tra presbiteri, religiosi e laici?•…?

 

 

 

A cura dell’Equipe sinodale

 

 


Cammino sinodale: la fase sapienziale

Quello che ci apprestiamo a vivere, nella fase sapienziale del nostro Cammino sinodale, è proprio il discernimento comunitario “realistico”, cioè operativo, orientato all’individuazione dei mezzi per costruire una Chiesa più aderente al Vangelo. Non è questione di nuovi contenuti, ma di un nuovo stile: sinodale, cioè capace di ascoltare la voce dello Spirito e di ascoltarsi reciprocamente, di camminare insieme, di attendersi con pazienza, di spronarsi con audacia“. (Orientamenti metodologici della CEI)

Nei due anni della fase narrativa, l’impegno e la partecipazione di tutti hanno permesso di realizzare l’ASCOLTO della nostra Diocesi. Ora desideriamo ripartire per continuare a camminare insieme, incoraggiandoci e sostenendoci in stile sinodale.

Questo invito è rivolto a TUTTI, soprattutto  ai moderatori e segretari: anche a quelli che sono riusciti a “lavorare” solo nel primo anno e che poi nel secondo anno hanno dovuto sospendere; anche a quelli che non hanno più un gruppo perché si è sciolto o non è più interessato a proseguire; anche a chi non ha partecipato a gruppi sinodali fino ad oggi, ma è interessato.

Desideriamo riunirci per fare il punto della situazione:
– per dare uno sguardo alla Sintesi del secondo anno e per la condivisione dei vostri contributi;
– per avviare il nuovo anno con il lancio della fase sapienziale, che desideriamo ricca come le precedenti.

12 ottobre 2023

Incontro di condivisione e presentazione Fase Sapienziale (anno 2023-2024).

Seminario diocesano, Viale Stradone 30, Faenza, ore 20.45.
Conferma la tua presenza a questo link: https://forms.gle/TvoMAEGVdiAusebDA

 

 

26 ottobre 2023

Incontro di formazione con don Giuliano Zanchi, membro del Comitato nazionale del Cammino sinodale, teologo, direttore della Rivista del Clero:

Il discernimento

Seminario diocesano, Viale Stradone 30, Faenza, ore 20.45.

 

 

9 novembre 2023

Incontro di approfondimento sui contenuti oggetti di discernimento.

Seminario diocesano, Viale Stradone 30, Faenza, ore 20.45.

 

→ Cammino sinodale in Diocesi

Sintesi II° anno

 

→ Sintesi II° anno in formato pdf

 

 

1 – Rilettura di questi due anni

 

La Chiesa di Faenza – Modigliana ha intrapreso il cammino sinodale seguendo in questi due anni gli orientamenti nazionali, declinati a livello locale. Ne sono stati segni visibili gli incontri formativi, le assemblee, le celebrazioni e i gruppi sinodali coinvolti nel biennio.

Al termine del primo anno i gruppi hanno chiesto che l’ascolto sinodale diventasse lo stile del nostro stare insieme. Hanno sentito la bellezza di una Chiesa che “mi viene a cercare, che vuole ascoltarmi”: una Chiesa che mette al centro le relazioni, perché “da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Gv 13, 35).

Dai gruppi sono emerse 11 tematiche principali che hanno costituito la sintesi del primo anno: relazioni, frammentazione, Gesù, liturgia, ferialità, catechesi, linguaggio, giovani, preti, formazione, guide. A queste si è aggiunta una dodicesima tematica, quella dell’annuncio, inserita dall’equipe perché la sua assenza nei riscontri offerti dai gruppi è stata considerata “eloquente”.

Nel secondo anno, in sintonia con la proposta nazionale, le 12 tematiche sono confluite nei quattro “cantieri”:

– il cantiere della strada e del villaggio che ha raccolto il tema dell’annuncio;

– il cantiere della casa e dell’ospitalità che ha raccolto il tema delle relazioni;

– il cantiere dei ministeri;

– il cantiere liturgia proposto dalla Diocesi.

Il primo anno il coinvolgimento è stato ampio e ha raggiunto persone oltre la cerchia di quelle che frequentano la comunità. Il secondo anno è stato caratterizzato dal desiderio dell’approfondimento di quanto emerso nel primo anno e dell’allargamento del numero delle persone coinvolte.

Per questo scopo sono stati elaborati:

– uno “Strumento” pensato per i gruppi di ascolto già costituiti nel primo anno;

– le “cartoline” diffuse in ambienti di ritrovo e di passaggio delle persone (mense, banche, biblioteche, ambulatori, …);

– un questionario online, raggiungibile attraverso il sito diocesano.

Cartoline e questionario online avevano l’obiettivo di ampliare il raggio di consultazione per offrire a chiunque la possibilità di esprimersi.

Il lancio di questo secondo anno del cammino sinodale è avvenuto contemporaneamente alla ripresa di tante iniziative dopo il lungo periodo di limitazioni causato dal Covid e quindi mentre le persone erano già molto impegnate nel sostenere la ripartenza delle normali attività di vita e pastorali. Si è perciò subito colta una certa fatica poiché risultava difficile progettare le esperienze specifiche dei “cantieri” in una quotidianità già piena. Molte realtà erano preoccupate dei “compiti” che il percorso sinodale aggiungeva piuttosto che interessate alla possibilità di incontro e di ascolto dello Spirito che la proposta offriva.

Nel dialogo intrapreso per riavviare il lavoro dei gruppi, l’equipe diocesana ha presentato il cammino sinodale non come ulteriore carico di cose da fare, ma come l’opportunità di riflettere su cosa è importante ed essenziale, nella riscoperta del bello che già esiste lì dove siamo.

Un’occasione significativa è stata l’Assemblea Diocesana del 12 marzo 2023 in cui abbiamo messo al centro la celebrazione della Parola e ascoltato l’intervento del Card. Zuppi che ha rilanciato la fase di ascolto e incoraggiato tutti a vivere come popolo il cammino sinodale.

A differenza delle aspettative iniziali, sono stati numerosi i gruppi che hanno lavorato utilizzando lo “Strumento” per approfondire l’ascolto in uno dei quattro “cantieri”. Sono arrivate più di 40 sintesi: oltre una decina di gruppi hanno scelto il cantiere dell’annuncio e altrettanti quello delle relazioni, 4 il cantiere liturgia e 3 il cantiere ministeri; alcuni gruppi invece non hanno affrontato un cantiere specifico. In merito al tentativo di allargamento dell’ascolto, invece, la risposta alle cartoline e al questionario online non è stata numerosa.

Il termine per consegnare il materiale dei gruppi era stato fissato al 13 maggio. Solo tre giorni dopo, il 16 maggio 2023, l’alluvione ha segnato in modo indelebile tutto il territorio della Diocesi. È stato colpito un gran numero di persone che durante la notte ha perso la propria casa, le proprie cose, le proprie sicurezze, il proprio lavoro. L’alluvione ha lasciato le nostre città ricoperte di fango, ha riempito le strade di cumuli di mobili, elettrodomestici e rifiuti, con i mezzi dell’esercito e della protezione civile impegnati in tante richieste di soccorso. Le comunità della collina sono state isolate; frane e smottamenti hanno reso irraggiungibili alcune frazioni; un territorio ampissimo ha cambiato morfologia e risulta irriconoscibile. Anche le coltivazioni agricole e molte attività imprenditoriali ed economiche sono state duramente colpite, mettendo in crisi un’intera filiera produttiva. In questa situazione sono molte le persone senza una sistemazione stabile e una prospettiva di sicurezza per il futuro.

Ma insieme a tutto questo, subito dopo l’alluvione, le persone distrutte e smarrite hanno mantenuto una ferma dignità ed hanno saputo reagire con solidarietà: le forze dell’ordine e numerosissimi volontari hanno iniziato subito ad aiutare mettendosi al fianco delle persone più colpite.

La Diocesi stessa è diventata un grande “cantiere”!

Come equipe non possiamo non ascoltare ciò che è successo, che ha cambiato radicalmente e in profondità la vita di migliaia di persone.

Avevamo programmato un lavoro sinodale con i moderatori e i segretari dei gruppi, per elaborare insieme questa sintesi ma, date le circostanze legate all’emergenza, questo non è stato possibile.

 

2 – Temi approfonditi

 

RELAZIONI, GIUDIZI, ABITUDINE, OBIETTIVO

In questi due anni, rimane dominante il tema delle relazioni e il desiderio che la Chiesa sia aperta e casa accogliente. Le persone vorrebbero una Chiesa che ascolta, non indaffarata e presa da altre cose. Nel nostro essere parte della Chiesa ci aspettiamo che siano gli altri ad invitarci quando invece dovremmo essere noi stessi ad aprirci a Dio e andare incontro ai fratelli.

Spesso si percepisce una Chiesa che giudica, che esclude le persone ed emette giudizi (non vengono accettate le prese di posizione rispetto alle questioni più dibattute).

Si vive la fede da soli, si vive con abitudine e autoreferenzialità il far parte della Chiesa. In particolare, i giovani non si sentono rappresentati.

Dove però si è provato ad uscire dal proprio gruppo sinodale, dalla propria parrocchia e Chiesa, si è sperimentata l’unità con altri, ed è stata una bella testimonianza. Legato a questo tema, più voci chiedono la formulazione di un obiettivo comune, un punto di incontro condiviso, verso il quale orientare le forze e le azioni, come modalità per sviluppare un’azione comunitaria.

Riscoprire quei gesti di attenzione che sono alla base della relazione, per aprirci all’altro, per fare spazio, entrare in dialogo e per divenire davvero popolo e comunità. Forse la pastorale potrebbe ripartire da ciascuno di noi, nel nostro servizio, e incontrando i vicini di casa, quelli che sono soli, addolorati e bisognosi, può costruire/consolidare le relazioni umane.

Gentile, benevolo, sorridente: è il volto della Chiesa, il volto che desideriamo avere tutti noi.

Diventare Chiesa / Parrocchia accogliente: attenta a chi è fuori e lontano, che ascolta e consola le persone anziane, sole ed emarginate, i più deboli, gli ultimi per sentirsi tutti a casa, sentirsi famiglia (essere come il buon samaritano).

Unità pastorali e Consigli Pastorali esprimano davvero quel cuore aperto che cerca l’unione e la comunione, che rappresenta tutta la comunità, che si prende cura di tutti e degli ultimi.

Senza relazione non c’è annuncio del Dio misericordioso.

 

GESÙ, PAROLA, RISCOPERTA

Emerge il desiderio di una Chiesa che sia esperienza di Gesù Cristo. Serve tornare alla sorgente per riprendere vita, ritrovare il silenzio nel quale incontrarLo. Anche nel frullatore delle nostre giornate così frenetiche, dobbiamo riconoscere che “di una cosa sola c’è bisogno”: desideriamo che al centro della nostra vita ci sia anzitutto l’esperienza profonda dell’incontro con Cristo e in Lui la cosciente percezione della misericordia del Padre, che attraverso di noi e in noi realizza qualcosa di grande e di bello. Molti esprimono il desiderio che il punto di partenza del nostro essere Chiesa e del nostro stare insieme sia la Parola.

Raccogliamo la pesantezza del mantenere impegni nell’esperienza ecclesiale: siamo assorbiti dalle cose da fare (servizi, appuntamenti, iniziative, parole, …), mentre il cambiamento si innesca anzitutto nella coscienza che lo Spirito vive in noi. Se ci lasciamo condurre da Lui possiamo riscoprire che ciò che facciamo può diventare la manifestazione e il segno di Dio. Non si tratta di aggiungere ma di riscoprire l’esperienza quotidiana come straordinaria: impregnare di vangelo i gesti, le fatiche, la vita di ogni giorno e trasformare così l’ordinario in un sentiero di fede.

Percepiamo che realizzare il “cammino sinodale” non è progettare un cammino parallelo o una strada diversa, ma camminare lì dove già siamo in modo “nuovo”: quindi non tanto proporre iniziative nuove, ma “fare nuove” le attività che già viviamo, così che diventino occasioni per incontrare il Signore, sostenuti dalla Parola e aperti all’ascolto nell’incontro con l’altro.

Partendo dall’esperienza spirituale, anche la fatica è superata dalla gioia di poterla condividere. Questi anni diventano il tempo nel quale sperimentare la bellezza dell’incontro con il Signore, la gioia nel riscoprirci discepoli per aver camminato insieme a Lui.

Rispondere al desiderio di ciascuno di ripartire dalla Parola. Ogni gruppo in ciascuna occasione e circostanza di ritrovo fra le persone e in parrocchia, può trovare la modalità in cui mettersi anzitutto in ascolto della Parola di Dio: potranno essere l’ascolto della Scrittura, momenti di silenzio, adorazione eucaristica, lectio divina, ritiri spirituali, sacramento della penitenza, tempi, esperienze, eventi forti di spiritualità, nei quali alimentare il nostro servizio.

Adottare la conversazione spirituale per aiutarci, laici e preti, nel parlare, trasmettere, condividere, camminare insieme…

 

COMPRENSIONE, DOMENICA, OMELIA

Emerge la richiesta di una maggiore comprensione e una maggiore formazione alla liturgia. La domenica come celebrazione dell’Eucarestia è la forma più evidente e più semplice del nostro stare insieme.

Si chiedono cambiamenti molto concreti (omelia, preghiera dei fedeli) e si desidera familiarizzare con la grammatica del rito e dei simboli. Abbiamo perso la capacità di decifrare questo linguaggio particolare, per cui il rito rimane qualcosa di distante da noi. L’omelia è la questione che genera più interrogativi e sul quale si concentra l’attenzione maggiore: la si vorrebbe declinata sulla vita concreta e reale. Si riconosce che è prioritario curare la celebrazione dell’Eucarestia anche se è frequentata da pochi. La Liturgia delle Ore è poco conosciuta.

    

Evitare di affidarsi solo alle intenzioni di Preghiera dei Fedeli del foglietto proponendo di formularle con la partecipazione di tutti, curare il canto, omelia adatta all’assemblea, sono alcuni esempi…

Una proposta è di vivere veramente la domenica come Giorno del Signore, invitando la comunità e le famiglie a vivere momenti di fraternità (servizio dell’accoglienza, raccolta intenzioni di preghiera, preparazione all’ascolto della Parola e alla Messa, pranzo condiviso…), cammini di formazione e catechesi, con al centro la celebrazione dell’Eucarestia.

 

 

ADULTI, CATECHESI, FORMAZIONE, MINISTERI

Il tema che in questo secondo anno è emerso in modo distinto è quello degli adulti, fotografati spesso come testimoni di fede poco credibili nei confronti dei giovani, disinteressati verso le fragilità, incapaci di vivere spiritualmente l’ordinario.

Se da un lato è difficile suscitare il desiderio di formazione, dall’altro c’è richiesta di itinerari di catechesi pensati proprio per loro, adeguati alla vita reale, che aiutino a crescere nella vita spirituale e a essere testimoni nella società.

Adulti e famiglie riconoscono la fatica di trasmettere la fede ed emerge che la catechesi stessa potrebbe essere ripensata a partire dal loro coinvolgimento nei percorsi dei ragazzi.

È necessario anche riscoprire il sacramento del Battesimo che realmente rende tutti re, sacerdoti e profeti, per vivere con gratuità e generosità il proprio ministero a servizio del regno di Dio, ciascuno secondo la propria vocazione (condizione, professione, età, stato di vita, servizio, capacità, passione…).

Serve puntare su percorsi intergenerazionali per aiutare a crescere nella fede. Catechesi non per età ma per progetti.

Formazione: modalità nuove, esperienze forti, momenti di aggregazione, uscite, testimonianze, incontri informali, approfondimenti su temi di frontiera, pastorale sociale, non fermandosi alle questioni che creano scandalo. Formazione alla ministerialità (non per creare nuovi ministeri ma vivere appieno la propria vocazione). Percorsi stabili, consistenti, riconosciuti, in cui si dia spessore (teologico, biblico, comunicativo, psicologico e spirituale) al percorso personale di formazione.

Catechesi, partendo da coloro che sono impegnati in un servizio per arrivare ai genitori dei bambini del catechismo.

    

 

CIASCUNO DONO PER TUTTI

«C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?» (Gv 6,9)

Questa domanda dell’apostolo Andrea al Signore è l’interrogativo che sintetizza il percorso della Chiesa di Faenza-Modigliana in questi due anni di ascolto del popolo di Dio.

C’è una grande folla che ha fame, un bisogno fondamentale che non può essere ignorato e i mezzi a disposizione sembrano insignificanti. Sentiamo la consapevolezza di essere una Chiesa fragile, appesantita da tante realtà, chiamata a sollevarsi affidandosi totalmente al Signore che non ci abbandona.

A partire dall’ascolto di tante persone e avendo negli occhi la testimonianza di quanto sperimentato in questi giorni difficili (la dignità degli alluvionati, i numerosi volontari, la premura di essere accanto a chi è nel bisogno, la vicinanza nella preghiera, etc…), possiamo affermare che se ci apriamo davvero, se mettiamo tutto quel poco che siamo e abbiamo nelle mani amorevoli di Dio, allora Lui saprà donare quanto basta affinché tutti siano saziati e “perché nulla vada perduto” (Gv 6, 12).

Solo Lui può dare pienezza alla vita dell’uomo.

Non possiamo aspettare che siano gli altri a dover cambiare: la Parola ci interpella in prima persona. È quanto emerso dall’Assemblea diocesana: finché ciascuno di noi non risponde offrendo con slancio i propri pani e pesci, non si realizza la Chiesa in cammino, promessa di comunione e di vita nuova per il mondo intero.

 

 

20 giugno 2023

 

 


Dopo l’assemblea diocesana, il punto sui 4 Cantieri del Cammino sinodale

cammino sinodale gruppo

Ci si rimette in viaggio. Insieme. A seguito dell’assemblea diocesana convocata dal vescovo monsignor Mario Toso dedicata al Cammino sinodale del 12 marzo scorso in Cattedrale a Faenza con il cardinale Matteo Zuppi, l’équipe sinodale coglie l’occasione per fare il punto sui quattro cantieri su cui stanno lavorando i gruppi sinodali in questo secondo anno di ascolto.

I cantieri dell’Annuncio e delle Relazioni: “Non riduciamo la Chiesa a un gruppo Whatsapp”

«Ritessere le relazioni è un tema bellissimo. Le nostre comunità devono essere comunità. Noi dobbiamo chiederci, le nostre comunità sono comunità? Qualche volta ci ignoriamo. ]Spero che le nostre comunità non diventino un gruppo WhatsApp, ma una famiglia». Con queste parole il cardinale Zuppi ha affrontato la tematica dell’annuncio e delle relazioni che sono due cantieri fondamentali del cammino sinodale. Come stiamo annunciando il Risorto? Come possiamo ritessere le relazioni fra le nostre comunità e all’interno di esse? «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13, 35). Possiamo dire che questo è il grande tema emerso con forza dal primo anno di ascolto: una comunità che vive relazioni vere, gioiose, accoglienti, profonde è una comunità che annuncia e manifesta il Risorto e il suo amore per ogni uomo.

La relazione fra i discepoli, e fra i discepoli e ogni uomo, non è qualcosa di aggiunto al nostro essere cristiani, ma è la forma più vera, autentica e concreta della fede in Gesù. Il rischio che le nostre iniziative o il nostro stare insieme sia un freddo gruppo whatsapp deve spaventarci: le comunità appiattite nel “funzionalismo” oppure nell’organizzare eventi, ma non aperte alla condivisione delle fatiche e delle gioie, non attente alla ricerca dei lontani, sono realtà non feconde, destinate magari a coinvolgere tante persone, ma non portando a nessuna di esse la forza vitale del Vangelo. Il Vangelo, l’annuncio dell’amore di Dio per ogni uomo che è la morte e risurrezione di Gesù Cristo, non può che essere il cuore di ogni relazione dentro e fuori la Chiesa.

A partire da queste intuizioni con il quale il cardinale ha rilanciato l’impegno dei gruppi sinodali, nell’oggi siamo chiamati a confrontarci con la questione dei linguaggi, dei giovani, della ferialità (la quotidianità), con la frammentazione delle nostre realtà e con la catechesi. Queste non sono tematiche scelte a caso, ma sono le questioni emerse con più intensità e frequenza rispetto all’annuncio e alla relazione: sono parole che esprimono un desiderio di concretezza e di scelte coraggiose che è necessario progettare insieme. I cantieri non hanno scadenza: non si tratta di completare un compitino, di progettare un’iniziativa in più, da aggiungere alle altre. Il cammino intrapreso di ascolto, di discernimento e di progettazione deve essere radicato nell’ordinarietà del nostro essere Chiesa. La sinodalità non è qualcosa che si aggiunge, ma uno stile con il quale dobbiamo riscoprire il nostro essere comunità, il nostro essere discepoli del Risorto.

Il cantiere della Liturgia: andare in profondità, oltre i giudizi superficiali

La liturgia è sentita come il culmine e la fonte della vita della comunità. È anche la manifestazione concreta del radunarsi insieme delle persone. Eppure, attorno a essa ci sono tensioni: una liturgia distante dalla vita, che non parla più alle persone, con riti rigidi. E allo stesso tempo, il Papa sta scrivendo molto sul tema, indicando quale deve essere l’orientamento della Chiesa. Ne sono un esempio la lettera Desiderio desideravi e il motu proprio Traditiones custodes. Se volessimo riassumere tutti questi spunti in poche parole: la riforma del Concilio è lontana dall’essere compiuta.

Ancora oggi abbiamo bisogno di riprendere in mano il Concilio (la costituzione Sacrosantum Concilium sulla liturgia) e andare in profondità, non accontentarci di giudizi superficiali. Riprendere in mano, approfondire, sviluppare azioni concrete. Il Papa ci dà alcune coordinate: al rito non possiamo rinunciare (DD 44). Se non possiamo rinunciarvi, dobbiamo entrarci dentro, più in profondità. Con questa e altre provocazioni, il cantiere della liturgia nei prossimi mesi proporrà alcuni incontri nel quale essere formati dalla liturgia mediante la stessa celebrazione. Un esempio è la proposta della Pastorale vocazionale e dell’équipe del Cammino sinodale che organizzerà per le domeniche di Pasqua la celebrazione dei Vespri in Seminario con una piccola rilettura e riflessione sul senso della Liturgia delle Ore.

Il cantiere dei Ministeri: la corresponsabilità

Come il nostro essere battezzati si esprime in un servizio che è ministero, istituito o di fatto? Davanti al desiderio di avere guide e orientamenti chiari, come vivere l’autorità nella comunità? Come vivere la corresponsabilità con i preti? Come sviluppare una formazione che aiuti a crescere come membra vive della comunità? Il cantiere dei ministeri finora è il cantiere diocesano con meno adesioni da parte di gruppi sinodali. Può essere invece l’occasione per riflettere su alcune domande chiave per il futuro della nostra Chiesa, come quella legata alla ’corresponsabilità’, emersa anche dall’incontro con il cardinale Zuppi.


Oltre 700 persone in Cattedrale per l’assemblea diocesana con il cardinale Matteo Maria Zuppi

La Chiesa come comunità accogliente e capace di scendere “in strada” sull’esempio di Gesù. L’essere Fratelli tutti nella carità, andando oltre l’assistenzialismo verso chi è nel momento del bisogno. Il cristiano come “artigiano di Pace”. Sono questi alcuni degli spunti emersi dall’assemblea diocesana di Faenza-Modigliana in dialogo con il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei. L’assemblea è stata convocata dal vescovo, monsignor Mario Toso, per approfondire il secondo anno di Cammino sinodale in Diocesi, che entra ora nel vivo. Oltre 700 persone di ogni età – non sono mancati anche tanti giovani – hanno riempito la Cattedrale. Prima la liturgia della Parola, poi il dialogo con il cardinale, moderato dal vicario generale don Michele Morandi, a cui sono state poste le domande sul Sinodo arrivate nelle scorse settimane alla segreteria.

La Chiesa si rimette in viaggio e scende in strada, nei luoghi della sofferenza

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Prima del suo intervento, il cardinale Zuppi ha ricordato con affetto il cardinale Silvestrini e i cardinali Laghi e Monduzzi e monsignor Liverzani, tutti provenienti dalla nostra Diocesi. Si è poi entrati nel vivo del dialogo. «Il Cammino sinodale è vivere come Chiesa una responsabilità comune – ha detto il porporato -. Molti gruppi sinodali sono stati occasioni di coinvolgimento e confronto fraterno. È una grande sfida che ci ha lanciato papa Francesco, riprendendo papa Benedetto. La Chiesa deve rimettersi in viaggio. Cammino sinodale significa accordarci e comporre, oggi, la melodia che il Signore ci ha affidato. Tutti assieme». Un cammino che, invita Zuppi, deve seguire l’esempio dei dieci anni di pontificato di papa Francesco. «Il suo primo viaggio come Pontefice fu a Lampedusa.  E ancora oggi il Papa continua a portarci nei luoghi della sofferenza, le periferie. Per capire chi siamo dobbiamo andare là».

Zuppi: “La nostra Chiesa non deve ridursi a un gruppo WhatsApp”

Una domanda posta recita: A volte il nostro servizio ai poveri e agli ammalati viene inteso come un’assistenza. Come possiamo riscoprire che la vicinanza agli ultimi, agli anziani, ai poveri, ai malati, è annuncio e incontro con il Signore Risorto? «Si parte dall’essere fratelli tutti – ha detto il cardinale -. Saremmo forse assistenziali verso un nostro fratello o una nostra sorella? Direi proprio di no. Non ci limiteremmo all’assistenza. Faremmo di tutto perché possa avere un lavoro, essere felice, sentirsi amate e sentire che Dio lo ama. Questo è l’Annuncio che dobbiamo dare». Il cardinale Zuppi ha affrontato anche la tematica dell’annuncio e delle relazioni che sono due cantieri fondamentali del cammino sinodale. «Ritessere le relazioni è un tema bellissimo. Le nostre comunità devono essere comunità. Noi dobbiamo chiederci, le nostre comunità sono comunità? Qualche volta ci ignoriamo. Spero che le nostre comunità non diventino un gruppo WhatsApp, ma una famiglia».

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Tanti gli altri spunti lanciati: «La liturgia che non ha bisogno di orpelli, ma deve essere autentica e vissuta»; «il linguaggio deve sintonizzarsi all’uomo di oggi senza snaturarsi» e la nostra Chiesa non deve «avere un videocitofono per selezionare all’ingresso chi bussa alla porta». Spunti arrivati al cuore delle persone e che saranno materia di riflessioni da affrontare. Insieme.

Il video


Assemblea diocesana – 12 marzo

Nel contesto del Cammino sinodale, domenica 12 marzo 2023, alle 20.30, in Cattedrale a Faenza si terrà un’Assemblea diocesana con la presenza del cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei.

Ci sarà una Liturgia della Parola e a seguire un dialogo con il cardinale.

Ecco il libretto della celebrazione: preghiera assemblea diocesana.

 


Cammino sinodale: il 12 marzo a Faenza Assemblea diocesana con il cardinale Zuppi

Nel contesto del Cammino sinodale che sta vivendo la Chiesa italianadomenica 12 marzo, alle 20.30, in Cattedrale a Faenza si terrà un’Assemblea diocesana convocata dal vescovo monsignor Mario Toso. È Stato invitato il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei per un momento aperto a tutta la Diocesi e a tutte le persone, sia quelle coinvolte più da vicino sia a chi non conosce il Cammino sinodale.

L’Assemblea prevede un primo momento dedicato alla preghiera e a seguire un dialogo diretto con il cardinale, al quale verranno poste le domande arrivate dalle comunità cristiane e dai singoli nelle scorse settimane alla segreteria diocesana. “L’appuntamento di domenica è per noi davvero molto importante – spiegano i referenti diocesani del Sinodo, il vicario generale don Michele Morandi e Cristina Dalmonte -. È un’occasione per rilanciare, attraverso le parole e la testimonianza del cardinale Zuppi i percorsi di ascolto, di approfondimento e di allargamento che stiamo sperimentando”.

Cammino sinodale: coinvolti nella Diocesi più di 100 gruppi

Con la convocazione del Cammino sinodale, papa Francesco ha invitato tutto il popolo di Dio a interrogarsi sulla sinodalità: un tema decisivo per la vita e la missione della Chiesa. Partito nel 2021, il Cammino proseguirà fino al 2025 attraverso varie fasi. Nel primo anno dedicato all’ascolto la risposta del territorio diocesano è stata sorprendente sia per quantità e soprattutto per qualità. Sono state ascoltate più di 2.300 persone di ogni età, genere, condizione sociale e ambito di vita. Da gennaio ad aprile 2022 si sono formati più di 100 gruppi sinodali che hanno prodotto un documento di sintesi inviato alla Cei.

Il secondo anno del Cammino sinodale è chiamato ad approfondire e ampliare i temi emersi nell’anno precedente, proseguendo il lavoro dei gruppi sinodali attraverso quattro Cantieri (Annuncio, Relazioni, Ministeri, Liturgia). Il dialogo con il cardinale Zuppi darà nuovi spunti di riflessione proprio su questo ambito.

Per approfondire

Intervista ai referenti diocesani don Michele Morandi e Cristina Dalmonte sul Piccolo

Libretto di preghiera dell’Assemblea diocesana

 


Parte il 2° anno di Cammino sinodale. Ecco i 4 cantieri

Il 28 novembre scorso si sono ritrovati in Seminario a Faenza un’ottantina di persone tra moderatori e segretari che l’anno scorso hanno coordinato il servizio di ascolto dei gruppi sinodali. Serata ricca di spunti a partire dalla riflessione di apertura di monsignor Mario Toso che ha delineato i due grandi assi di questo secondo anno di ascolto: approfondimento e allargamento. Approfondimento di quanto emerso nel primo anno. Allargamento, quale tentativo di coinvolgimento di nuove persone e gruppi.

La referente diocesana Cristina Dalmonte ha ampliato la riflessione facendo riferimento al Concilio Vaticano II e mostrando come il cammino sia un lungo percorso che ci precede e del quale vediamo solo a distanza di anni i primi frutti. La parte centrale della serata è stata la presentazione di Alessandra Scalini dello Strumento diocesano elaborato dalla squadra sinodale, in cui si declinano i cantieri scelti a livello nazionale con il frutto ‘locale’ dell’ascolto del primo anno. Questa scelta è frutto del discernimento dell’équipe e costituisce un punto di riferimento significativo che rende concreto e accessibile la domanda del Sinodo per il nostro territorio.

Il cantiere dell’Annuncio

L’approfondimento di quest’anno sarà sulle parole, sulla voce del Popolo di Dio della Chiesa di Faenza-Modigliana. Nel primo anno è emersa con forza la tematica dell’annuncio, il problema dei linguaggi con cui la Chiesa cerca di mettere in collegamento il Vangelo con il mondo, il tema dei giovani come soggetto con cui camminare e con i quali stare al passo, la ferialità come luogo quotidiano della presenza silenziosa dello Spirito: ecco il primo cantiere dell’annuncio, dell’attenzione ai vari ambiti in cui portare la buona notizia di un Dio che è Amore.

Il cantiere delle Relazioni

Nel primo anno abbiamo ascoltato il desiderio di relazione, e quindi il problema della frammentazione che caratterizza la nostra Chiesa, la sfida della catechesi come cammino di accompagnamento nella crescita della fede: ecco il secondo cantiere, quello delle relazioni. Di come viviamo le strutture e il nostro modo di esser Chiesa.

Il cantiere dei Ministeri

Poi vorremmo approfondire il tema dei ministeri, ovvero dei servizi e del servizio di guida all’interno della Chiesa, il tema dei preti come servitori particolari della Chiesa, e della formazione orientata all’ascolto del Maestro. Ecco il terzo cantiere dei ministeri.

Il cantiere della Liturgia

Infine, la nostra Diocesi ha scelto di approfondire il cantiere della liturgia, ovvero della celebrazione della messa, dei sacramenti e della Liturgia delle Ore: la grande domanda sulla spiritualità e sui riti è riconosciuta come un elemento fondamentale e imprescindibile del nostro essere Chiesa.

Quindi saremo chiamati ad approfondire il cantiere dell’annuncio, il cantiere delle relazioni, il cantiere dei ministeri e il cantiere della liturgia. In queste quattro tematiche vediamo il desiderio delle persone di un coinvolgimento e di un rinnovato modo di partecipazione.

Si riprende il cammino: ogni gruppo è chiamato ad approfondire uno dei 4 cantieri

E proprio la nostra Chiesa è chiamata a confrontarsi con queste quattro tematiche che non vogliono essere solo parole, ma vogliono fin da subito trovare una realizzazione concreta in iniziative, laboratori, eventi, momenti di preghiera. La Cei ha scelto il nome di cantieri proprio per evidenziare la progressività del lavoro e la sua concretezza in questo secondo anno. In parallelo sono stati pensati alcuni ambiti considerati ‘lontani’ in cui allargare l’ascolto. Ospedali, mercati, cooperative agricole, aziende, biblioteca, web… sono tutti luoghi nei quali la nostra Chiesa vuole essere presente e ampliare la sua capacità di accoglienza e di ascolto.

Fatti sentire. La Chiesa ti vuole ascoltare.

In questa direzione va anche il potenziamento della sezione del sito dedicata al cammino sinodale che si arricchisce di nuovi spunti e che vuole essere un luogo di condivisione delle varie esperienze sperimentate sul territorio. Entro fine anno ciascun gruppo è chiamato a delimitare la tematica, o meglio il cantiere, da approfondire. Nei primi mesi del 2023, poi, si provvederà a calendarizzare gli appuntamenti dei vari gruppi. In aprile inizieranno lavori di sintesi su ciascun cantiere per riuscire a raccogliere i frutti più significativi.

Il sito diocesano: la sezione dedicata al Cammino sinodale

Fra gli ambiti in cui la Chiesa vuole allargare l’ascolto c’è il web. Il sito diocesano è stato aggiornato con una nuova sezione rivolta a un target ampio: la Chiesa vuole ascoltare più persone possibili per migliorare la propria missione. Nuove pagine, nuovi strumenti scaricabili, un maggior numero di informazioni per tutti. Il tentativo è di vivere questo ambiente digitale come luogo di incontro e di condivisione di esperienze.

L’invito è quello di mandare a sinodo@diocesifaenza.it le iniziative che possono essere utili per altri gruppi che stanno affrontando lo stesso cantiere per mettere in circolo idee e buone pratiche. In questo vogliamo rendere concreto quanto emerso dall’ascolto: i cantieri ci chiedono azioni concrete.

Vai a dare subito un’occhiata cliccando qui.


Il saluto del vescovo Mario ai moderatori e segretari del Cammino sinodale: parte il 2° anno di ascolto

Di seguito viene riportato il saluto del vescovo Mario ai moderatori e segretari del Cammino sinodale in Diocesi. Il 28 novembre in Seminario è stato infatti presentato dall’équipe il secondo anno di Ascolto. 

Carissimi,

sono contento di vedervi così numerosi anche in questo secondo anno del cammino sinodale.

La nostra Chiesa diocesana, grazie a voi, ha fatto sentire la sua voce e ora vi chiede di approfondire e di allargare quanto è stato fatto.

Mentre dico questo potrebbero sorgere due obiezioni: “Ancora? Non abbiamo già ascoltato? Cosa dobbiamo ascoltare di nuovo?”; si potrebbe, cioè, avere la paura di ripetere qualcosa di già fatto. E, poi, ci si potrebbe anche chiedere: “Ma con tutte le cose che dobbiamo fare, come facciamo ad aggiungere anche questa? Non ci viene chiesto troppo?”.

 

L’incontro di questa sera intende rispondere alle due domande-obiezioni:

  • non dobbiamo fare un doppione dell’anno scorso: siamo chiamati, piuttosto, ad approfondire e ad allargare su tematiche specifiche che chiamiamo cantieri (e che questa sera verranno presentati a partire dal Vademecum diocesano Di una cosa sola c’è bisogno, che è stato preparato con cura e che vi sarà distribuito). I cantieri sono quattro: l’annuncio, le relazioni, i ministeri e la liturgia;
  • non dobbiamo fare lo sforzo di aggiungere tante cose, quanto di trasformare le realtà in cui viviamo e operiamo – pensiamo anche solo alle nostre aggregazioni, associazioni, ai nostri movimenti) in strumenti o luoghi di sinodalità, di ascolto, di annuncio, di servizio.

 

Su questo aspetto, il terzo cantiere sui ministeri ci può dare una mano a riscoprire nell’ascolto della Parola, nella vita spirituale, nella preghiera la fonte e l’alimento di ogni servizio nella e per la Chiesa.

Vi ringrazio per quanto avete fatto e state facendo. Ugualmente vi inviterei a continuare in questo servizio con cuore e mente aperti allo Spirito. La nostra Chiesa di Faenza-Modigliana ha bisogno di voi, della vostra capacità di ascoltare e di raccogliere quanto emerge dal santo Popolo di Dio dei nostri territori: voi siete il volto concreto di una Chiesa che annuncia, che accoglie, che ascolta la voce dello Spirito d’amore e di verità.

Senza di voi questo cammino rimarrebbe solo sulla carta, in tante parole: grazie a voi esso potrà, invece, incarnarsi nelle pieghe della società, a contatto con la realtà e gli uomini di oggi, per un annuncio nuovo. Dobbiamo pensare che l’obiettivo di tutto il nostro lavoro è quello di porre oggi le condizioni perché un domani, in questo territorio, possa continuare l’annuncio del Signore Gesù, che con la sua incarnazione, morte e risurrezione è venuto a salvare le persone, a far nuove tutte le cose.

Ci alziamo in piedi e iniziamo questa serata con il segno della croce e la preghiera allo Spirito Santo perché venga a prendere casa nei nostri cuori.

 

La preghiera del Sinodo

Siamo davanti a Te, Spirito Santo,

mentre ci riuniamo nel Tuo nome.

Con Te solo a guidarci,
vieni e prendi casa nei nostri cuori;

insegnaci la via da seguire
e come dobbiamo percorrerla.

Siamo deboli e peccatori,
non lasciare che promuoviamo il disordine.

Non lasciare che l’ignoranza
ci porti sulla strada sbagliata
né che la parzialità influenzi le nostre azioni.

Fa’ che troviamo in Te la nostra unità
affinché possiamo camminare insieme verso la vita eterna

e non ci allontaniamo dalla via della verità

e da ciò che è giusto.

Tutto questo chiediamo a te,
che sei all’opera in ogni luogo e in ogni tempo,

nella comunione del Padre e del Figlio,
nei secoli dei secoli.

Amen.