[gen 27] Conclusione Visita Pastorale a Russi

27-01-2024

Cari fratelli e sorelle,

a conclusione della Visita pastorale in questa comunità parrocchiale di Russi, intendo ringraziarvi per quanto è stato preparato e per quanto abbiamo vissuto insieme. Sono stato in mezzo a voi, ho ascoltato le persone, ho potuto vedere diverse realtà di questa comunità molto attiva e molto presente in tanti contesti del territorio.

La conclusione di questa visita coincide con la festa di san Giovanni Bosco, al quale è dedicato il vostro Oratorio. Il libro del Deuteronomio, ci ha detto che Dio suscita in mezzo a noi profeti, soprattutto il grande profeta che è Gesù Cristo. Abbiamo sentito: «Io susciterò loro un Profeta […] e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò» (Dt 18, 15-20). Credo che don Bosco sia stato suscitato in mezzo al popolo cristiano perché fosse «profeta» per i giovani con i giovani.

Come ho avuto modo di dire ai Consigli parrocchiali riuniti insieme la prima sera di questa Visita, sono venuto in mezzo a voi non tanto per una questione formale, meramente canonica, ma per confermarvi nella fede in Gesù Cristo, che è la “grande luce” venuta a rischiare ogni tenebra. Uso questa espressione, “grande luce”, perché è la stessa che adopera la liturgia nell’acclamazione al Vangelo, per farci entrare nel cuore del Vangelo che abbiamo appena ascoltato: capiamo le azioni di Gesù, il suo potere sanante, la sua autorità anche di scacciare i demoni, solo se per fede crediamo in Lui, nella sua Incarnazione e nella sua Pasqua di risurrezione. Dio è Amore che si dona gratuitamente, incessantemente. È luce capace di illuminare ogni buio. È il Santo di Dio, la salvezza di quanti pensano di essere perduti e senza speranza. Dio è Amore sommo. Questa è la fede della Chiesa che riconosce Cristo come suo Signore e a Lui orienta ogni azione, ogni progetto, ogni desiderio.

La carità di Cristo è ciò che a vostro nome ho chiesto nella Colletta:

Signore Dio nostro, concedi a noi tuoi fedeli di adorarti con tutta l’anima e di amare tutti gli uomini con la carità di Cristo.

Sono poche parole ma importanti: possiamo amare compiutamente il Padre e tutti gli uomini solo con la carità di Cristo. Solo per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo, siamo costituiti Chiesa che ama il Padre, che è comunione missionaria, innamorata di Cristo, capace di portarlo a tutti. L’azione della Chiesa, della Parrocchia, in ogni ambito, sia esso l’annuncio, la liturgia o la carità verso i più piccoli, è partecipazione all’amore di Cristo. Tutto ciò che compie la Chiesa lo pone in atto vivendo Cristo, il suo amore.

Radunati attorno a questo altare, non possiamo che riconoscere questa priorità, questa dimensione del nostro essere cristiani: nel pane che sarà spezzato, nel vino che sarà versato, o riconosciamo Colui il cui Corpo è spezzato e il Sangue è versato, o continueremo a vivere le nostre Messe solo come atti rituali, che non cambiano il nostro cuore e non lo fanno ardere di amore. Dobbiamo lasciare che Cristo ci incontri nei segni sacramentali, accettando di convertirci a Lui, consegnandoci a Lui, donandoci a Lui, per diventare come Lui. È Lui il centro della nostra comunità, la luce che dobbiamo diffondere nel mondo. Lui è Colui che per primo ci ha amati perché lo possiamo amare veramente negli altri. L’Eucaristia ci trasforma in discepoli missionari, innamorati di Cristo, dal cuore ardente, spingendoci fuori dai nostri recinti istituzionali, per essere lievito che feconda e trasfigura ogni attività umana, ogni situazione della vita. Le nostre azioni e i nostri progetti educativi e caritativi o trovano in Cristo il loro senso ultimo o, altrimenti, sono semplice filantropia che ha poco a che fare con la missione che la Chiesa è chiamata a vivere e a promuovere nel mondo.

Così, la formazione nei campi estivi, l’educazione alla fede nella catechesi o sono in Cristo, con Lui, per Lui o saranno un ennesimo aggiornamento nozionistico su Gesù che non accresce la nostra Chiesa, non suscita discepoli missionari, innamorati dell’unico Maestro.

 

Sono consapevole che questi sono criteri esigenti, che richiedono un lavoro educativo non improvvisato o superficiale, ma profondo, che offre le motivazioni dell’impegno missionario e educativo.

Per questo, vi incoraggio a proseguire nelle scelte e negli orientamenti che insieme al vostro parroco avete già evidenziato e dei quali avete dato prova di essere consapevoli.

Il primato della liturgia come azione del Risorto che ci convoca; la natura relazionale e comunionale della comunità prima ancora della sua efficienza operativa; l’importanza di un radicamento e di un dialogo fecondo con il territorio nel quale questa parrocchia è peraltro ben inserita; il bisogno di riconoscersi in una realtà più grande, che è la Diocesi con le sue proposte e gli orientamenti del suo pastore; e, infine, l’urgenza di una ricca e approfondita formazione degli adulti: ecco alcuni degli obbiettivi da tenere presenti nella pastorale quotidiana.

Per la formazione degli adulti ho anche avuto modo di indicare qualche criterio pratico. Richiamo qui soprattutto la necessità di vivere tutte queste dimensioni – la liturgia, le relazioni, il territorio, la Diocesi, la formazione – in Cristo, e a partire dall’esperienza viva della sua presenza in mezzo a noi. La preghiera, l’ascolto della Parola, il silenzio, la direzione spirituale, la liturgia in modo particolare, non sono modi di vivere e di credere formali, mere pratiche da compiere senza coinvolgere la nostra anima. Siamo chiamati a viverli non come atti esteriori, ma come occasione di incessante conversione interiore a Cristo, di crescita nella sua pienezza umana e divina.

Oltre a questo orientamento fondamentale ritengo prioritario continuare a dare forma a cammini ecclesiali di accompagnamento e di iniziazione. È un investimento non sulla riuscita a breve termine di una iniziativa, sull’emotività del momento o sui numeri che rispondono alle nostre aspettative, ma sulla fede che solo l’azione dello Spirito Santo vivifica. Abbiamo bisogno di sviluppare un accompagnamento costante, prolungato, amorevole, competente, di tutti i fedeli della Chiesa. Senza adulti ben preparati non ci possono essere famiglie capaci di educare, di portare a Gesù Cristo. Nella seminagione della Parola si gioca la maternità della Chiesa. Con la evangelizzazione del sociale si sviluppa nei lavoratori, nei professionisti, negli imprenditori, negli educatori la capacità di vivere le loro attività partecipando alla ricapitolazione di tutte le cose in Cristo.

 

Abbiamo, dunque, bisogno di investire non tanto sulla quantità e sull’emotività che suscita un momentaneo entusiasmo, ma sulla qualità che comporta attesa, impegno, formazione, capacità di discernimento per valutare e per cambiare la cultura individualista e fluida del mondo odierno. Una formazione seria, che sappia rispondere alle domande di senso, ricomponendo in unità le varie conoscenze, alla luce del Vangelo e di Cristo, Via Verità e Vita dell’uomo.

 

Sono aspetti fondamentali per i quali vi incoraggio ad operare. Una parrocchia consapevole, intenzionata ed impegnata ad investire pastoralmente su di essi, rappresenta un dono per tutta la nostra Chiesa diocesana, per credenti e non credenti.

Ciò che mi ha confortato nella mia visita è stato incontrare pastori, il diacono Donati, laici e laiche, mamme, catechisti, educatrici, insegnanti, volontari della Caritas, imprenditori, lavoratori, responsabili di comunità per anziani e di case-famiglia, persone impegnate a vivere la dignità e la fatica del lavoro sociale, tutti dediti alla realizzazione della loro missione con il massimo del dono di sé. Sono convinto che da questo intenso servire i più piccoli, le famiglie e la società nasceranno nuove vocazioni sacerdotali, religiose, laicali. Il Signore benedica la vostra operosità e il vostro apostolato. Ringraziate Dio di aver avuto tra voi santi sacerdoti. Ringraziate Margherita e Gentile beate di Russi che con la loro spiritualità restano per tutti un esempio luminoso di fede.

 

                                                 + Mario Toso