[feb 11] Omelia – Messa conclusiva Visita Unità Pastorale di Reda

11-02-2024

Messa conclusiva Visita pastorale UP Reda

Cari fratelli e sorelle, in questa domenica il vescovo conclude la visita pastorale nell’Unità pastorale di Reda. Sono stato in mezzo a voi. Vi ho incontrati. Ho ascoltato le vostre riflessioni. Ho cercato di rispondere alle vostre domande. È stata una gioia vedere i vostri volti. Nell’incontro con i nonni, con i consigli pastorali e per gli affari economici, con i catechisti, i giovani delle scuole superiori, con il mondo del lavoro e gli esponenti delle associazioni e dei circoli ho ammirato il vostro impegno di vivere la fede e di incontrare Gesù, la Luce. Sta crescendo tra voi il convincimento che solo facendo comunione con il suo Amore può aumentare l’unità tra le diverse comunità in cui vivete. Da tempo ormai state imparando a condividere spazi, luoghi di incontro e di formazione. È senz’altro notevole l’impegno nell’autofinanziamento mediante varie iniziative sociali e culturali. Più si avanza nel tempo, più mutano le condizioni demografiche, più diminuiscono le vocazioni presbiterali e laicali, tanto più diventano impellenti il coordinamento e la corresponsabilità nell’annuncio del Vangelo, nell’educazione alla fede.  Il Vangelo odierno ci presenta Gesù che tocca e guarisce il lebbroso. Questo episodio è molto significativo per ciascuno di noi e per le nostre comunità. Se vogliamo essere guariti nell’anima e nel corpo, se desideriamo vivere un’esistenza piena di passione nell’evangelizzazione – come singoli, come famiglie, come associazioni -, dobbiamo incontrare Gesù, essere toccati e guariti da Lui, dalla sua vita, dalla sua forza di essere per gli altri e per Dio. Ma dove è che noi siamo raggiunti e toccati da Cristo, dove siamo cambiati, trasfigurati in tutto il nostro essere, se non nell’Eucaristia domenicale, nella comunione con il suo corpo dato e il suo sangue versato? Come possiamo rinnovare e rinvigorire la nostra capacità missionaria se non nella comunione con Gesù Cristo, il grande missionario, Colui che toglie i peccati e riconcilia con il Padre e con i fratelli? Partecipare tutti all’Eucaristia, alla sua perenne Pasqua in atto, ai sacramenti, ci rende maggiormente popolo capace di annuncio e di testimonianza. Non dimentichiamolo. L’Eucaristia è origine della nostra missione. Cibarci del suo corpo dato e del suo sangue versato ci riempie il cuore dell’Amore di Gesù missionario. Ci rende capaci di essere martiri, apostoli, catechisti che infiammano il cuore dei ragazzi e dei giovani di amore per Gesù Cristo. Scriveva bene santa Teresa del Bambino Gesù che è l’Amore di Cristo che rende capaci di essere martiri, apostoli, educatori alla fede, testimoni. Senza l’Amore di e per Gesù difficilmente ci saranno nuove generazioni di credenti, nuovi apostoli, capaci di irradiare la sua vita nuova, come è avvenuto nei primi secoli del cristianesimo anche in questo territorio segnato da pievi. È l’Eucaristia, condivisa da tutti noi, che ci rende membra dello stesso Corpo di Cristo, che ci fa Chiesa, che ci costituisce popolo di Dio e ci fa vivere Cristo risorto.

L’Evangelista Marco, in definitiva, mediante la presentazione del lebbroso guarito, ci vuole far capire che, se noi ci lasciamo incontrare da Gesù che ci guarisce e ci trasforma, «il regno di Dio è vicino», diventa tangibile agli uomini. Lo scopo delle nostre comunità non è di vivere per sé stesse, di conservarsi semplicemente. È, anzitutto, quello di vivere per Cristo, di prolungare nei giorni della storia la sua presenza unica e redentrice. È quello di realizzare in Cristo una nuova creazione, suscitare una nuova cultura, una nuova evangelizzazione.

Le nostre comunità, la nostra Unità pastorale, non solo devono annunciare a ogni persona la vicinanza di Cristo. Devono renderla presente, attuale, celebrandola, vivendola nella Liturgia, nell’Eucaristia, nella Carità, grazie alla presenza dei presbiteri e dei diaconi, alla testimonianza feconda degli sposi, all’amore per gli ammalati e gli anziani sofferenti e soli, grazie alla gioia dei bambini amati, all’esuberanza dei giovani che non esitano ad essere e a dirsi cristiani, in questo meraviglioso lembo della Romagna, lavorato e custodito come un giardino che già si prepara all’incanto di una nuova primavera. La stagione metereologica della primavera va accompagnata da una nuova stagione nell’evangelizzazione e nella educazione alla fede.

Per noi cristiani nulla di ciò che è umano è estraneo a Cristo, alla Chiesa, perché viviamo dell’amore di Cristo. In Lui siamo, esistiamo e operiamo. A Lui orientiamo ogni nostra azione. Nella celebrazione Eucaristica, al momento della lode alla TrinitàPer Cristo, con Cristo e in Cristo – tutti insieme acclamiamo dicendo Amen. In Lui ci impegniamo a far nuove tutte le cose, costruendo il suo Regno, rendendo così migliore lo stesso mondo che ci accoglie e ci fa vivere dei doni della terra e del lavoro degli uomini e delle donne. Se Dio è in noi nulla ci separerà dal suo amore.

La stessa assistenza al povero e al bisognoso, l’attenzione ai piccoli, ai nonni, ai più fragili, diventano amore per Gesù Cristo. Se insieme ad un aiuto materiale non portiamo Gesù Cristo ai nostri fratelli, daremo a loro troppo poco. A loro spetta di più del pane materiale. A loro spetta soprattutto il pane vero, quello disceso dal cielo, Gesù Cristo, il suo Amore. Non dimentichiamo che Gesù ci ha detto che l’uomo non vive di solo pane, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Come cristiani, oltre al pane materiale, siamo chiamati a portare ai nostri fratelli e sorelle Gesù Cristo, pane vivo disceso dal cielo. «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane – disse Gesù alla folla che lo circondava – vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6, 51-58). Solo lui ci salva.

Ricordiamoci che celebrazione eucaristica, annuncio e carità sono tre grandi azioni, che non possiamo dividere o considerare isolatamente. Sono strettamente unite tra loro. Una dipende dall’altra.

Spalanchiamo le porte di casa nostra a Cristo. Con Lui tutto ci è donato. Con Lui possiamo per davvero moltiplicare i pani per tutti i poveri e i bisognosi del mondo. Lui ci insegna e ci sollecita ad essere buoni samaritani, costruttori di un mondo più fraterno, giusto e pacifico. La nostra fede non ci estrania dal mondo e dai bisogni dei nostri fratelli e sorelle. Al contrario, ci rende più attenti, più solleciti e creativi nel trovare soluzioni per andare incontro a loro.

Preghiamo perché nelle nostre comunità crescano adulti nella fede, ossia credenti non solo a parole ma con i fatti. La nostra fede deve essere una fede che si incarna nella vita, in tutte le attività che svolgiamo. Ma preghiamo anche perché il Signore mandi operai nella sua vigna, perché ci siano sacerdoti santi, che coltivano le comunità cristiane e le facciano crescere, assieme ai laici, nella comunione con Gesù Cristo e tra di loro.

 

                                              + Mario Toso