OMELIA per l’ORDINAZIONE DIACONALE dell’accolito CLAUDIO PLATANI

Faenza - Cattedrale, 24 ottobre 2015
24-10-2015

Caro Claudio, l’intera Chiesa oggi rende grazie a Dio e prega per te, riponendo tanta fiducia e speranza nel tuo impegno ministeriale ed apostolico. La Chiesa conta su di te perché il cuore di ogni persona, di ogni giovane, anela, come il cieco di Gerico, Bartimèo, all’incontro con Gesù Cristo, che riaccende la vita. Grazie all’incontro con Lui un’altra esistenza è possibile, non confinata nel buio, ai margini della società. Caro Claudio, sentiti, allora, per tanti della tua gente, anzitutto un Gesù che passa e che riaccende speranza perché si accorge di chi soffre e grida di dolore per la sua vita perduta, spesso rinserrata nel buio della non verità. Sentiti servo di Cristo Gesù. Annuncia la Parola di Dio. Fai innamorare le persone del Salvatore, perché ricevano da Lui, una vita nuova ed eterna, vera libertà e gioia piena.

Il diacono è il «servo», colui che è interamante dedito al servizio. Tutti i ministeri nella Chiesa possono essere definiti «diaconie». Ma se c’è un ministero in cui la parola diacono, cioè servo, indica una funzione specifica, in una maniera più accentuata, è proprio quella che assumerai questa sera, dopo esserci pervenuto con una scelta lucida e matura.

Ciò non significa che si tratta di un servizio migliore o più importante, ma piuttosto di un servizio in un senso più stretto, implicante diversi aspetti: l’operare per gli altri, la subordinazione (e, quindi, l’obbedienza e l’umiltà), la carità.

Se è vero, dunque, che tutti i ministeri sono «servizi», in quanto sono un «operare per gli altri», che deve essere esercitato con umiltà, carità e disinteresse, nel diacono viene accentuato l’aspetto della «subordinazione», che lo costituisce «servo» in senso stretto.

Il servizio del diacono è «partecipazione» alla «diaconia» del vescovo. Come risulta dagli scritti di sant’Ignazio e di Ippolito, i diaconi ricevono dal Vescovo l’incarico di vivere l’aspetto diaconale del suo ministero. Il vescovo deve vivere la diaconia di Gesù Cristo. Partecipando alla diaconia del vescovo, il diacono diventa, a sua volta, segno sacramentale di Cristo servo.

I diaconi, in ultima analisi, sono chiamati a vivere, nella modalità della dipendenza dal vescovo, come Gesù Cristo che si è fatto diacono (servo) di tutti.

Secondo la tradizione, i diaconi compiono il loro ministero soprattutto verso i sofferenti nel corpo e nello spirito, porta a porta, animando altri fratelli a fare altrettanto. Mentre servono i fratelli e le sorelle bisognosi, evangelizzano in maniera capillare; e, inoltre, svolgono il servizio liturgico per il culto di Dio, specie nell’Eucaristia.

Caro Claudio, ecco alcune dimensioni del tuo futuro ministero. Tale diaconia non verrà meno nel prossimo ministero sacerdotale. In questo tratto di tempo, prima di essere ordinato sacerdote, immedesimati a Gesù Cristo, servo di tutti, specie dei più piccoli, dei più indifesi, dei più poveri. Vivi con Lui lo svuotamento di te stesso, perché l’essere-per-gli-altri, che struttura ogni esistenza, si attui in te secondo la misura di Cristo, ossia in pienezza, al fine di costruire un popolo che accoglie, celebra, annuncia e testimonia la vita d’amore della Trinità.

Sii, dunque, diacono di Cristo per edificare il suo corpo, la Chiesa, per testimoniare l’Amore di Dio.

A ben riflettere, la tua diaconia di Cristo si tradurrà necessariamente in diaconia a Cristo.

Sei ordinato diacono in una Chiesa chiamata ad uscire per abbracciare tutte le genti, per superare le frontiere di razza, di classe, delle nazioni, per essere cattolica. Sei inviato perché la Pentecoste sia universalizzata, in un contesto socio-culturale in cui i popoli si mescolano. Sei chiamato ad una nuova evangelizzazione che aiuta a vivere più autenticamente la dimensione sociale della fede.

Sei ordinato diacono di Cristo, per Cristo, all’inizio di questo terzo millennio che vede la chiesa europea con i tratti di una nonna che invecchia e non sembra dotata di tutte le forze della giovinezza. La passione per Gesù Cristo, l’essere innamorato di Lui ti consentirà di penetrare più a fondo nella sapienza del Vangelo e di forgiare nuovi modi di «dire Dio» in una società multireligiosa, multietnica, spesso indifferente rispetto alla fede, sempre più emarginata nel privato. Potrai servire meglio Cristo se non cesserai di studiare, di aggiornarti, ma soprattutto di vivere in un’empatia costante con Lui, mediante la preghiera, in un cuore a cuore incessante. Solo se ti lascerai amare da Gesù comprenderai la necessità di rendere ragione della speranza che abita in te e di aiutare tutti a rendere santa la propria vita unendola al sacrificio di Cristo.

Ricordati anche che sei ordinato diacono in un periodo della Chiesa in cui le vocazioni sacerdotali, religiose e laicali hanno bisogno di particolari cure e di un accompagnamento indefesso

Imita Gesù che ha chiamato a sé ed inviato apostoli. Potrai essere gestore di importanti opere, ma se in esse non sarà percepibile un progetto educativo animato dall’amore a Dio come Sommo Bene, sarai solo manager o operatore culturale e sociale come ve ne sono tanti. È necessario il colloquio personale coi giovani, la presenza in mezzo a loro. In particolare, è importante l’accompagnamento spirituale delle persone. La forma più convincente di pastorale vocazionale si ha quando dei giovani incontrano sacerdoti che irradiano lo splendore e l’intima bellezza del loro appartenere totalmente e gioiosamente a Cristo.

La grazia del diaconato che tra poco ti sarà donata ti collegherà intimamente all’Eucaristia. Diventerai più familiare dei sentimenti di Cristo che ama sino alla fine. Rivestiti di Cristo che si è fatto servo.

Alla cura per la celebrazione eucaristica si accompagni l’impegno per una vita eucaristizzata, vissuta cioè come un dono totale per Cristo, per le vocazioni. È un grande servizio che farai alla tua chiesa. Così sia.

+ Mario Toso, SDB