OMELIA per la SOLENNITA’ del CORPUS DOMINI

Faenza, Chiesa di S.Maria Maddalena 11 giugno 2009
12-06-2009


È sempre con grande emozione che all’inizio dell’estate la nostra Chiesa si accinge a celebrare la solennità del Corpo e Sangue di Cristo, dopo aver concluso le grandi celebrazioni liturgiche pasquali nella solennità della Pentecoste. Sembra quasi che la Chiesa voglia dirci: ‘Ora andate avanti con la domenica, pasqua settimanale, e stringetevi attorno all’Eucaristia per camminare in compagnia del Dio che è rimasto con voi nel Sacrificio dell’altare e nei tabernacoli delle vostre chiese’. Il nostro peregrinare di anno in anno ci ha portato in questa parrocchia per la celebrazione del Corpus Domini cittadino, con la Messa portata in mezzo alle nostre case, a indicare quanto Cristo si è fatto vicino alle nostre famiglie, ai luoghi di lavoro, a quanti faticano e soffrono, ai nostri giovani che lo cercano nel loro desiderio di felicità.


 


La processione eucaristica che prolungherà la celebrazione di questa Messa vuole essere il segno visibile di Dio che cammina con noi lungo le nostre strade e passando benedice, incoraggia, diffonde speranza e fiducia nella vita vera.


 


Nel vangelo di Marco abbiamo sentito il racconto dell’ultima cena di Gesù con i suoi discepoli. ‘Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: ‘Prendete, questo è il mio corpo’. Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: ‘Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti’. 


 


Quando queste parole vengono narrate dal sacerdote durante la Messa, ridonano a noi il mistero del sacrificio eucaristico e rendono presente a noi il Signore Gesù morto e risorto.


 


Alla vigilia ormai dell’anno sacerdotale indetto dal Papa, che si aprirà il 19 giugno prossimo, solennità del Sacro Cuore di Gesù, vogliamo riflettere brevemente sul sacerdote e l’Eucaristia.


 


Il sacerdote ha la sua ragion d’essere nell’Eucaristia, che non potrebbe esserci senza il suo misterioso intervento ‘in persona Christi‘. Mentre narra con le parole di Gesù i fatti dell’ultima cena, il sacerdote è sacramento di Cristo stesso e ne continua l’efficacia. Per opera dello Spirito santo quelle parole hanno la stessa forza che ebbero sulle labbra di Gesù, quella cioè di trasformare il pane e il vino nel corpo e nel sangue di Cristo. Questo mistero tradizionalmente viene indicato con la parola transustanziazione: il pane e il vino diventano il corpo e il sangue di Cristo.


 


Anche detto così resta un mistero per la nostra mente. Non serve allora cercare di capire, mentre è importante accettare quanto Gesù ha fatto e ha detto, sapendo che a Lui niente è impossibile.


 


Noi sappiamo per fede che Cristo risorto è vivo, che il suo corpo glorioso non è limitato né dal tempo né dallo spazio, e il suo modo di essere per noi è del tutto misterioso. Tutto questo non impedisce che il Cristo glorioso in questo suo stato sia realmente presente nel pane consacrato nella nostra Messa come in tutte le Messe del mondo, e sia vivente nella gloria del cielo. Per darci un segno di amore infinito e rimanere con noi rispettando il nostro bisogno di concretezza, Gesù è realmente nell’Eucaristia, così che noi possiamo dire che Gesù è davvero qui su questo altare.


 


Il dono dell’Eucaristia che Gesù ha lasciato alla sua Chiesa ha unito indissolubilmente l’offerta del suo sacrificio al ministero del sacerdote. Il sacerdote ogni volta che celebra sa di avere tra le mani Cristo realmente presente, e lo riconosce nella sua opera di mediatore tra il Padre e gli uomini, sia mentre offre la sua vita per la nostra salvezza, sia quando ottiene per noi il dono della vita divina.  È durante la Messa che il sacerdote può affidare alla misericordia di Cristo ciò che ha vissuto, le gioie e i dolori del suo ministero. E anche coloro che partecipano alla Messa possono offrire al Padre la loro vita, le preghiere, le gioie e le pene quotidiane, insieme all’unico sacrificio di Cristo per la salvezza del mondo.


 


Quando il sacerdote tiene tra le mani il calice del Sangue di Cristo, sa di avere presente tutta la sofferenza umana che è unita a quella di Cristo nel mistero della croce. E nello stesso tempo in quel calice c’è il sangue che ha lavato tutta la miseria del peccato dell’uomo. Nel sangue della nuova Alleanza il mistero della croce è unito al mistero della misericordia divina.


 


La lettera agli Ebrei ci ha ricordato che Cristo una volta per sempre, con il proprio sangue ha offerto se stesso a Dio per purificare la nostra coscienza dalle opere di morte, perché serviamo al Dio vivente.


 


La grazie dell’Eucaristia celebrata accompagna il sacerdote nel suo ministero, che deve diventare Eucaristia vissuta. La comunità cristiana, attraverso il ministero del sacerdote cresce come Corpo di Cristo. Il presbitero infatti è ministro dell’unità nella comunità cristiana, per continuare con la sua opera in modo visibile quello che l’Eucaristia ha operato in profondità nel cuore dei fedeli. Se la comunione eucaristica vissuta nella Messa è vera, si deve vedere nella vita e nelle opere dei fedeli e delle comunità.


 


Il presbitero è un fratello scelto tra i fratelli mediante l’imposizione delle mani e reso partecipe del ministero di salvezza di Cristo. La sua missione è quella di rinnovare il sacrificio eucaristico e far crescere il popolo cristiano con la parola di Dio e i sacramenti perché viva nell’unità affinché il mondo creda.


 


Di conseguenza, il sacerdote donando la vita per Cristo e per i fratelli, deve sforzarsi di conformarsi all’immagine del Signore Gesù, nella fedeltà alla sua Chiesa. È a questo scopo che il Papa ha proposto un anno nel quale tutti siamo invitati a pregare per i sacerdoti, perché la santità della loro vita renda più fecondo il ministero. Questo dovrà essere un obiettivo per tutti i cristiani, sia per mostrare la riconoscenza per quello che i presbiteri fanno per tutti e per ciascuno, sia perché non venga mai meno in loro la generosità della carità pastorale.


 


Lasciate che ricordi in questa parrocchia di S. Maria Maddalena la figura di don Veraldo Fiorini. Pensando a lui sapete cosa ha voluto dire il sacerdote per i giovani e le famiglie, per i poveri e per gli anziani. Il suo ricordo e il suo esempio ci devono sostenere nel chiedere al Signore santi sacerdoti, che siano modelli per il gregge loro affidato, mentre lo nutrono con la Parola e il Pane della vita.


 

Chiediamo infine al Signore che non ci faccia mai mancare il ministero di santi sacerdoti, perché non venga mai meno il dono dell’Eucaristia, mistero di amore per la vita del mondo