OMELIA per l’APERTURA dell’ANNO SACERDOTALE

Faenza, Basilica Cattedrale, 19 giugno 2009
20-06-2009


L’insistenza con cui S. Giovanni ci ha presentato il cuore trafitto di Cristo sta a indicare l’importanza che egli ha dato a questo fatto: è diventato il punto focale nel mistero di morte e di risurrezione del Signore, che ci rivela l’amore salvifico di Cristo per il Padre, amore con il quale Gesù ha meritato la nostra salvezza. Il cuore dal quale escono sangue e acqua, è stato visto dai Padri della Chiesa come l’amore di Cristo che dona al mondo la Chiesa, e in particolare i sacramenti dell’Eucaristia e del Battesimo.


È chiaro che vengono messi in risalto aspetti simbolici, per significare che dal Mistero pasquale è sorta la Chiesa, comunità di salvezza.


E ancora: ‘Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto’. Ancora si mette in risalto la trafittura del cuore, verso il quale si chiede un atto di fede. Così era stato nel deserto quando lo sguardo di fede verso il serpente che Mosè aveva posto in alto, otteneva la salvezza.


Cristo che dalla croce apre il suo cuore è al centro pure della celebrazione della solennità del sacratissimo Cuore di Gesù in questo anno particolare, che il Papa ha voluto donarci. Infatti i doni che il Signore ha fatto alla Chiesa e attraverso la Chiesa a tutti gli uomini mediante il sacerdozio ministeriale, sono al centro della nostra attenzione fin da questa giornata. S.Paolo ci ha detto di essere stato mandato per ‘annunciare alle genti le impenetrabili ricchezze di Cristo’. Troviamo quindi l’importanza dell’annuncio della parola di Dio, soprattutto perché manifesta l’amore che il Padre ha mostrato in Cristo per tutti gli uomini, cosicché possiamo ‘conoscere l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza’.


Si tratta quindi di riconoscere l’azione di Cristo che ci salva con un atto infinito di amore. Il cuore visto come sede ideale dell’amore umano e divino di Cristo, diventa il simbolo di questo amore che continua nei sacramenti della Chiesa, che vediamo realizzati soprattutto  per il carisma presbiterale. Non vogliamo per questo trascurare tutto quello che c’è nella Chiesa, ma, data la circostanza, mi pare che sia bello mettere in risalto come attraverso l’opera del sacerdote arriva a noi l’amore concreto, reale e personalizzato del Signore Gesù.


È così fin dal sacramento del Battesimo, con il quale siamo chiamati nella Chiesa (anche se il Battesimo può essere dato da chiunque); pensiamo poi al sacramento del perdono, che il Papa nella sua lettera mette in risalto in modo particolare; pensiamo all’Eucaristia, che è il sacramento dell’amore del Signore Gesù; e così tutta la grazia che viene attraverso il ministero del presbitero.


Questo anno il Papa ce lo dona perché noi poniamo attenzione alla preghiera per la santificazione dei sacerdoti. Ricorda il Papa che il ministero è efficace per la grazia di Cristo; però è anche vero che c’è una efficacia soggettiva legata alla santità personale: come dire che siamo interessati tutti in prima persona ad avere dei sacerdoti santi. Ecco allora l’importanza della preghiera per la santificazione dei nostri sacerdoti.


Un anno questo per conoscere la preziosità del servizio dei saacerdoti; un servizio che è sempre meno considerato dal mondo, che viene screditato, che non sempre è capito; i valori sui quali si fonda non sempre sono condivisi. Ricuperare, almeno da parte del popolo cristiano, la preziosità della presenza del sacerdote in una comunità, per il suo ministero, per il servizio all’unità della comunità stessa, per farla vivere nella carità verso Dio e verso il prossimo, per dare valore ad una vita spesa nella Chiesa per il bene degli uomini.


Un anno sacerdotale per saper discernere i ruoli diversi che ci sono nella Chiesa e trovare la collaborazione. Possiamo ricordare la collaborazione tra presbiteri, diaconi, laici battezzati e cresimati, perché la comunità nella sua varietà sia arricchita di tutti i doni.


Infine un anno per mostrare la gratitudine ai nostri sacerdoti per aver donato la vita al Signore, per poter servire il popolo santo di Dio.


Nelle notizie che vengono date alla gente in questi giorni, non manca l’attenzione alle mancanze, alle miserie che ci sono anche in questi uomini che hanno donato la vita al Signore. Anche nella sua lettera il Papa vi fa un accenno garbatissimo, delicato, che del resto era difficile tacere, ma per dire: ringraziamo allora tutti quelli, e sono la stragrandissima maggioranza, che sono fedeli, che si spendono per il proprio popolo in modo pieno e generoso. Ma siamo anche addolorati e preoccupati per le infedeltà, non per dire che alla fine dei conti anche i preti sono uguali agli altri, conclusione alla quale vuole arrivare il nostro mondo, ma per dire: preghiamo per la loro fedeltà, perché non vengano meno lungo il cammino. Facciamoci carico anche della fatica che si può trovare in un mondo che rema contro.


È un anno da spendere con la grazia del Signore, perché ci sia una ricarica, una ripresa, un accrescimento nel considerare importante la santità dei nostri sacerdoti, senza dei quali non ci sarebbe la Chiesa; ci mancherebbero i sacramenti, la parola di Dio e l’opera della salvezza.


L’amore che veneriamo e adoriamo nel Sacro Cuore di Gesù quest’oggi, ci dia la grazia per vivere un anno intero, affinché l’amore di Cristo trovi dei servitori, che lo portino, con il suo aiuto, a tutti gli uomini.