OMELIA per la MESSA CRISMALE 2007

Faenza, Basilica Cattedrale, 5 aprile 2007
05-04-2007

La concelebrazione della Messa Crismale è presentata dalla liturgia come il segno più alto della comunione del presbiterio diocesano con il Vescovo. Collocata al termine della quaresima e in prossimità del Triduo santo, si trova ad essere come un anello che collega il percorso penitenziale appena concluso al Mistero pasquale. E’ la Chiesa che cammina nel tempo, che trova qui la sua identità più vera, per portare il popolo di Dio, al quale tutti apparteniamo, dentro il mistero della Pasqua di morte e di risurrezione.
Come presbiteri siamo consapevoli di avere la responsabilità della gestione dei sacramenti della salvezza, e quindi di avere un grande potere spirituale; sappiamo pure che il ministero che ci è affidato coinvolge anche la santità della nostra vita, che si svolge immersa nelle vicende gioiose e faticose delle nostre comunità.
I giorni che stiamo vivendo sono resi difficili, oltre che dal progressivo allontanamento della nostra gente dalla vita cristiana, anche da una aggressione crescente contro la Chiesa, orchestrata in modo non casuale tra i poteri forti e le lobby dell’informazione. In queste settimane ho pensato spesso al disagio in cui i parroci potevano trovarsi, passando per la benedizione alle famiglie, nell’ascoltare le rimostranze o il rammarico della loro gente. Avrei voluto esservi vicino per sostenervi non solo con la parola dell’apostolo Giovanni: ‘Non meravigliatevi se il mondo vi odia’ (1Gv 3,13), ma anche per dirvi che è proprio quando c’è grande confusione in ordine ai valori vitali, che la Chiesa deve esporsi per il bene dell’uomo. In fondo se il mondo cerca di tirare la Chiesa dalla sua parte, è segno che le riconosce una grande autorità morale.
Questo ci rende ancora più responsabili di un messaggio che non è nostro, e che dobbiamo custodire e offrire per il bene della nostra gente e delle generazioni future. Nell’udienza che il Papa concesse alle Chiese della Romagna il 7 ottobre dello scorso anno ci disse: ‘Cristo, il perennemente giovane, sia vostro sostegno e guida oggi, domani, sempre. Testimoniare la gioia di essere cristiani: sia questo il vostro corale impegno’. Gioia di essere cristiani, e a maggior ragione, gioia di essere preti. Non lasciatevi ingannare dall’accusa ormai noiosa dell’ingerenza della Chiesa nella politica. Se ingerenza c’è, è ingerenza umanitaria, in difesa del bene di tutti, facendo supplenza al posto di chi non fa la parte del suo dovere. Pensate che è rimasta solo la Chiesa a difendere il valore del matrimonio civile! E in ogni caso la Chiesa ha il diritto e il dovere di rivolgersi sempre ai suoi figli non solo per le rubriche liturgiche, ma anche per la salvezza di tutto l’uomo. Non vi pare un po’ paradossale che proprio coloro che sono pronti ad accusare la Chiesa di essere disincarnata, le rivolgano il rimprovero di incarnarsi nelle questioni cruciali del nostro tempo? Perché alla Chiesa sta a cuore non solo la pace, la giustizia e l’ecologia, ma anche la vita umana, la dignità della persona e la famiglia.
Cari sacerdoti, non lasciatevi intimidire; non abbiate timore di stare con la Chiesa, madre e maestra; se vogliamo stare accanto alla nostra gente, scegliamo di aiutare i semplici, coloro che sono frastornati dalla confusione che viene introdotta ad arte su concetti fondamentali, come la morale naturale, la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Ormai le vere novità di oggi, sono le verità di sempre, e ci troviamo a dover dimostrare delle verità evidenti.
La nostra Chiesa ricorda in questo anno la figura di S. Pier Damiani a mille anni dalla sua nascita. Vissuto in tempi non meno facili degli attuali, ha saputo fare le scelte giuste, contro le consuetudini che compromettevano la vita della Chiesa, la sua libertà dal potere politico, la santità della vita del clero. In comunione con il papa, pagando di persona, si è speso con forza, intelligenza e sacrificio. Allora come adesso vi erano i punti di vista che non sempre convergevano nelle varie questioni. E S. Pier Damiani ha saputo trovare la sua linea sempre in intesa con il Papa, sapendo aspettare il momento opportuno per il suo intervento, senza rompere la comunione, affidandosi alla preghiera e alla penitenza.
Abbiamo voluto ricordare il nostro Santo patrono, non solo per non dimenticare la nostra storia, ma per ascoltare ciò che i santi hanno da dirci per i nostri giorni. Anche oggi abbiamo bisogno di rimanere liberi dai poteri forti, che non saranno più né il sacro romano impero, né i signorotti delle nostre terre, ma i potentati economici, politici e dell’informazione.
Anche oggi il rinnovamento della Chiesa passa attraverso la santità del clero. Giustamente ci preoccupiamo del numero dei sacerdoti: in proporzione analoga preoccupiamoci della santità della loro vita, incominciando noi preti a tenere fisso lo sguardo su Gesù, e chiedendo ai fedeli che si ricordino di pregare sempre per i loro sacerdoti. Non dobbiamo poi dimenticare il dono grande che ha la nostra Chiesa a questo riguardo, con la presenza ormai da cinquant’anni del monastero dell’Ara crucis, e delle monache che pregano per la santità dei sacerdoti e che anche in questo giovedì santo ci hanno assicurato la loro preghiera. Le ricordiamo con gratitudine, in questo anno dell’ottavo centenario della fondazione domenicana.
San Pier Damiani poi ha voluto la riforma della vita eremitica per indicare la praticabilità della misura alta della vita cristiana, che trova nell’eremo il suo apice, ma suggerisce anche a coloro che vivono nel mondo una fede esigente, che mette la croce del Salvatore al centro della vita.
Ci siamo lasciati guidare in questa liturgia da un momento bello della nostra Chiesa, che nel ricordo di San Pier Damiani ci riporta alla Pasqua vittoriosa di Cristo, che anche quest’anno vogliamo vivere con speranza autentica, fondata non sulle nostre forze, ma sull’amore di Dio e la protezione dei Santi.
Poco prima di questa Pasqua abbiamo avuto il dono dell’esortazione apostolica ‘Sacramentum caritatis’, che vogliamo meditare nella preghiera. L’Eucaristia è un mistero da credere, celebrare, vivere, in una progressione intrinsecamente collegata. La celebrazione liturgica è il punto di arrivo della fede e il punto di partenza della vita, e tutto si sostiene a vicenda in momenti distinti ma in una unica realtà frutto dello Spirito Santo. Noi abbiamo in mano l’Eucaristia per la vita del popolo cristiano; siamo i figli e i servi dell’Eucaristia, nati come presbiteri nello stesso momento nel Cenacolo dall’amore perenne di Cristo. Facciamo tesoro delle numerose opportunità che in questi anni ci vengono offerte dalla Chiesa per accostarci a questo mistero con rinnovate motivazioni.
E nell’amore all’Eucaristia coinvolgiamo quanti ci sono accanto durante la celebrazione, in particolare i ministranti. Il loro servizio può rendere più dignitoso il rito, più vero il segno e più ricca la partecipazione dei fedeli.
Infine vogliamo fare un ricordo affettuoso per i nostri sacerdoti che quest’anno ringraziano il Signore per 50, 60 e 70 anni di Messa. Ci siamo intrattenuti durante questa Eucaristia in una conversazione dai toni familiari; siamo tuttavia consapevoli del momento solenne della benedizione e consacrazione degli oli santi per i sacramenti della Chiesa. Viviamo ora questo momento singolare con la gratitudine al Signore che ci ha chiamato, rinnovando la fedeltà ai nostri impegni sacerdotali, per essere segni di speranza nella Chiesa, per il popolo a noi affidato.