OMELIA per la FESTA DI S. CHIARA

Faenza - Monastero Santa Chiara, 11 agosto 2012
11-08-2012


‘Rimanete in me’ rimanete nel mio amore’: è l’invito che abbiamo raccolto con più insistenza nel vangelo di oggi. È compito di ogni discepolo di Cristo la fedeltà al suo amore. Ma c’è anche il rischio frequente di lasciarci attrarre dalle tante alternative mondane. La Chiesa, sua sposa, non può risultare infedele. Ecco allora che per manifestare la fedeltà della Sposa al suo Sposo ed essere segno di questa bella realtà alcune persone si consacrano in modo esclusivo al Signore.


Sia ben chiaro che il vincolo sponsale tra Cristo e la Chiesa è nella realtà del mistero del Corpo mistico e del popolo adunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito santo. Tuttavia, come dice il Concilio all’inizio del decreto Perfectae caritatis: ‘Per disegno divino si sviluppò una meravigliosa varietà di comunità religiose, che molto ha contribuito a far sì che la Chiesa non solo sia ben attrezzata per ogni opera buona e preparata al suo ministero per l’edificazione del Corpo di Cristo, ma attraverso la varietà dei doni dei suoi figli, appaia altresì come una sposa adornata per il suo sposo…’.


In questo mistero di fedeltà risplende nella Chiesa la verginità consacrata, e in essa in particolare quella che nella clausura trova un segno ancora più esclusivo dell’appartenenza a Cristo.


Celebrare quest’anno la solennità di S. Chiara significa ricordare l’ottavo centenario della sua ‘conversione e consacrazione’. Per questa occasione il Santo Padre ha indirizzato una lettera al vescovo di Assisi e attraverso di lui ai francescani e alle clarisse del mondo, che riprendiamo nella nostra riflessione. ‘Tale evento, dice il Papa, completava, per così dire, ‘al femminile’ la grazia che aveva raggiunto pochi anni prima la comunità di Assisi con la conversione del figlio di Pietro di Bernardone’.


Già questo aspetto è molto significativo per rilevare l’importanza della donna nella vita della Chiesa, vista nella realtà del suo mistero più profondo, al di là dell’aspetto sociale, che pure è importante.


La lettera del Papa mette in evidenza alcuni aspetti di quella ‘conversione’, come Chiara chiama la sua consacrazione, che ancora molto hanno da dire ai cristiani di oggi.


Il Papa riprende il racconto dalla biografia di S. Chiara: «Era prossimo il giorno solenne delle Palme, quando la giovane si recò dall’uomo di Dio per chiedergli della sua conversione, quando e in che modo dovesse agire. Il padre Francesco ordina che nel giorno della festa, elegante e ornata, si rechi alle Palme in mezzo alla folla del popolo, e poi la notte seguente, uscendo fuori dalla città, converta la gioia mondana nel lutto della domenica di Passione. Giunto dunque il giorno di domenica, in mezzo alle altre dame, la giovane, splendente di luce festiva, entra con le altre in chiesa. Qui, con degno presagio, avvenne che, mentre gli altri correvano a ricevere le palme, Chiara, per verecondia, rimase immobile e allora il Vescovo, scendendo i gradini, giunse fino a lei e pose la palma nelle sue mani».


La conversione di Francesco aveva sconcertato la città di Assisi, e anche la giovane Chiara fu toccata da quella testimonianza. «Il padre Francesco la esortava al disprezzo del mondo, dimostrandole, con una parola viva, che la speranza in questo mondo è arida e porta delusione, e le instillava alle orecchie il dolce connubio di Cristo».


La scelta di Chiara fu segnata da molte difficoltà, come spesso avviene ancora oggi per chi intende consacrarsi al Signore. ‘Se alcuni familiari non tardarono a comprenderla, e addirittura la madre Ortolana e due sorelle la seguirono nella sua scelta di vita, altri reagirono violentemente. La sua fuga da casa, nella notte tra la Domenica delle Palme e il Lunedì santo, ebbe dell’avventuroso. Nei giorni seguenti fu inseguita nei luoghi in cui Francesco le aveva preparato un rifugio e invano si tentò, anche con la forza, di farla recedere dal suo proposito’.


Il Papa sottolinea alcune caratteristiche del carisma di Francesco e di Chiara , che tornano anche nell’esperienza di oggi come dono e profezia, per la fecondità del carisma francescano e clariano.


Anzitutto ‘la vicenda di Chiara, come quella di Francesco, mostra un particolare tratto ecclesiale. In essa si incontrano un Pastore illuminato e due figli della Chiesa che si affidano al suo discernimento. Istituzione e carisma interagiscono stupendamente. L’amore e l’obbedienza alla Chiesa, tanto rimarcati nella spiritualità francescano-clariana, affondano le radici in questa bella esperienza della comunità cristiana di Assisi, che non solo generò alla fede Francesco e la sua «pianticella», ma anche li accompagnò per mano sulla via della santità’.


Una scelta vitale così decisiva prende luce e forza dalla liturgia che trasforma la vita. Afferma il Papa: ‘Tutta la vita cristiana, e dunque anche la vita di speciale consacrazione, sono un frutto del Mistero pasquale e una partecipazione alla morte e alla risurrezione di Cristo. Nella liturgia della Domenica delle Palme dolore e gloria si intrecciano, come un tema che si andrà poi sviluppando nei giorni successivi attraverso il buio della Passione fino alla luce della Pasqua. Chiara, con la sua scelta, rivive questo mistero’. Da notare che questa integrazione della liturgia nella vita fu intenzionale nelle indicazioni di Francesco.


Poi il Papa illustra come la conversione di Chiara, nel suo significato profondo, sia una conversione all’amore, di Dio e del prossimo, mettendo in risalto tre aspetti.


‘La scuola di Gesù Eucaristia contemplato con affetto sponsale’ sarà il paradigma per la vita monacale nel piccolo spazio del monastero di S. Damiano.


La vita quotidiana sarà caratterizzata da ‘una fraternità regolata dall’amore a Dio e dalla preghiera, dalla premura e dal servizio’.


Infine, ‘è in questo contesto di fede profonda e di grande umanità’ che Chiara implora e ottiene il ‘privilegio della povertà’.


Nella parte finale della lettera il Papa afferma l’attualità dell’ideale clariano.


‘Come non proporre Chiara, al pari di Francesco, all’attenzione dei giovani d’oggi? Il tempo che ci separa dalla vicenda di questi due Santi non ha sminuito il loro fascino. Al contrario, se ne può vedere l’attualità al confronto con le illusioni e le delusioni che spesso segnano l’odierna condizione giovanile.


Mai un tempo ha fatto sognare tanto i giovani, con le mille attrattive di una vita in cui tutto sembra possibile e lecito. Eppure, quanta insoddisfazione è presente, quante volte la ricerca di felicità, di realizzazione finisce per imboccare strade che portano a paradisi artificiali, come quelli della droga e della sensualità sfrenata! Anche la situazione attuale con la difficoltà di trovare un lavoro dignitoso e di formare una famiglia unita e felice, aggiunge nubi all’orizzonte.


Non mancano però giovani che, anche ai nostri giorni, raccolgono l’invito ad affidarsi a Cristo e ad affrontare con coraggio, responsabilità e speranza il cammino della vita, anche operando la scelta di lasciare tutto per seguirlo nel totale servizio a Lui e ai fratelli. La storia di Chiara, insieme a quella di Francesco, è un invito a riflettere sul senso dell’esistenza e a cercare in Dio il segreto della vera gioia. E’ una prova concreta che chi compie la volontà del Signore e confida in Lui non solo non perde nulla, ma trova il vero tesoro capace di dare senso a tutto’.


‘Rimanete nel mio amore’. Con l’esempio di S. Chiara e la sua intercessione possiamo rispondere con gioia all’invito di Gesù.