[feb 11] Omelia – S. Messa per la Giornata mondiale del malato

11-02-2021

Faenza, ospedale civile 11 febbraio 2021.

Cari fratelli e sorelle, oggi celebriamo la XXIX Giornata mondiale del malato che ricorre nello stesso giorno della memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes. Il contesto in cui celebriamo la Giornata del malato è quello della pandemia. In essa abbiamo assistito a momenti crudi e tragici, le cui immagini sono ancora impresse nella nostra mente: colonne di camion militari che trasportano bare destinate alla cremazione lontano da casa. Persone colpite dal virus hanno terminato i loro giorni in luoghi di isolamento per contenere il contagio, con il divieto di visite, specie nella prima ondata, da parte dei parenti. La presenza dei parenti, ma anche dei sacerdoti è stata vietata, talora anche nei reparti non Covid. Per fortuna, col tempo, in alcuni reparti non Covid e nelle Residenze, nei mesi estivi, le presenze dei parenti sono state ammesse, ance se per breve tempo e a determinate condizioni. Questa situazione, che in non pochi hanno segnalato come ingiusta e disumana, ha trovato però anche tanta rassegnazione. Ci si è, poi, posta la domanda: come mai, dopo tanti anni di riflessioni sul ruolo delle relazioni per la salute delle persone, sulla salute non solo come assenza di malattia, ma come equilibrio fra le tante dimensioni della persona, si è giunti a questo punto? Forse ci siamo rassegnati troppo facilmente ad una mentalità di basso profilo, incapace di vedere nella persona il punto focale della medicina e della sanità. Ciò che ci ha particolarmente colpiti sono state le tante inadeguatezze dei sistemi sanitari, che fino a poco prima erano stati lodati per la loro modernità ed efficienza nell’assistenza alle persone malate. In cima a tutto, però, ci ha sconvolti il fatto che gli anziani, i più deboli e vulnerabili, non hanno sempre avuto accesso alle cure. Ci siamo così trovati di fronte ad una «sanità selettiva», che ha considerato e considera residuale la vita degli anziani. Ma chiediamoci: la loro maggiore vulnerabilità, le possibili altre patologie di cui sono portatori, possono giustificare un’opzione in favore dei più giovani e dei più sani? Queste prospettive e questi esiti sarebbero vera civiltà? O non sarebbero, piuttosto, un’altra tragica espressione della «cultura dello scarto» di cui parla con insistenza papa Francesco? Da un punto di vista umano, oltre che cristiano, occorre ribadire con forza i principi della parità di trattamento e del diritto universale alle cure. Il valore della vita è uguale per tutti.

Ciò che in tanto buio di degrado umano e di insufficienza strutturale, per non parlare di quella istituzionale, di fronte ad un male sconosciuto e pericoloso è per fortuna emerso l’impegno strenuo di tanti medici, operatori sanitari e volontari, di sacerdoti, religiosi e religiose, che hanno lottato e lottano con amore e generosità, con senso di responsabilità nei confronti del prossimo bisognoso di cura. Come sottolinea bene il Messaggio per la giornata mondiale del malato, una schiera silenziosa di uomini e di donne hanno lavorato fino allo stremo delle forze, hanno consolato i malati, hanno guardato i loro volti con tenerezza, sono stati, come ha insegnato Gesù Cristo, buoni samaritani. La Giornata del malato ci ricorda la visione cristiana della sofferenza e della morte, ci insegna la prossimità a tutti coloro che hanno bisogno di terapie mediche, ma soprattutto di vicinanza fraterna per essere confortati, sorretti in un momento difficile della vita. La persona malata va accompagnata e sostenuta principalmente dal punto di vista spirituale, va illuminata sul senso da dare alla propria condizione di paziente provato dalla fragilità, per non disperare dell’aiuto dei fratelli e del Signore Gesù. Dal mistero della morte e risurrezione di Cristo scaturisce quell’amore di dono e di offerta di sé che sorregge anche quando si è crocifissi dal male. Il Signore Gesù aiuta a portare la propria croce con amore, a vivere la malattia come momento di partecipazione all’impegno di redenzione di sé stessi e del mondo.

A fianco dei nostri fratelli e sorelle ammalati inginocchiamoci, specie con il nostro spirito, per meglio essere vicini a loro con una relazione fraterna, che si prende cura della loro persona intera, come un tutto da amare e sostenere nei momenti più cruciali. Partecipando all’Eucaristia, ove celebriamo il mistero della morte e risurrezione di Cristo, poniamo le fondamenta di una società più umana, la quale è tale quanto più sa prendersi cura dei suoi membri fragili e sofferenti. La Giornata del malato vissuta in comunione con il Buon Samaritano ci aiuti a non sospendere la parabola che la narra, ossia a non vanificarla. Siamo chiamati a realizzarla in pieno facendoci prossimo nei confronti dei malati da Covid, sostenendoli dal punto di vista spirituale e corporeo, accompagnando i famigliari, cercando e suscitando modalità nuove di presenza, dialogando con le istituzioni, che hanno bisogno non solo di cittadini obbedienti, ma anche propositivi, collaboranti nella ricerca del bene comune. La Beata Vergine di Lourdes ci sostenga nella cura dei nostri fratelli e sorelle malati.

                                      + Mario Toso