[ago 27] Omelia – Messa in suffragio dei parroci defunti di Brisighella e del cardinale Achille Silvestrini

27-08-2022

Brisighella, Chiesa dell’Osservanza 27 agosto 2022.

Cari fratelli e sorelle, in questa santa Messa prefestiva desideriamo ricordare i parroci defunti della parrocchia di Brisighella ma anche il cardinale Achille Silvestrini, morto il 29 agosto del 2019. La parola di Dio di questa domenica, attraverso il vangelo di Luca, ci parla ancora una volta del Regno di Dio. Nella domenica scorsa, il Regno di Dio, impiantato su questa terra da Gesù Cristo, ci è stato raffigurato come un banchetto a cui non sono invitati solo i figli di Israele ma tutti i popoli della terra. La salvezza non è destinata a pochi. Il Regno di Dio è per tutti. Coloro che ne fanno parte sono accesi da un fuoco d’amore per Dio e per l’umanità. Sono chiamati ad annunciare a tutti gli uomini la bellezza e la gioia di vivere con Lui, di stare alla sua mensa. Il Regno di Dio, pur incipiente, non è destinato a rimanere piccolo. Al contrario. Nella mente di Dio è destinato a ingrandirsi, a non essere costituito da un «piccolo gregge». Lo spirito missionario di coloro che lo compongono è uno spirito non ripiegato sulla propria comunità, sul proprio gruppo e basta. È uno spirito aperto a tutti, che invita tutti i popoli a far parte della famiglia di Dio, a partecipare alla gioia della sua comunione e della sua vita. A tale convito si accede passando per la porta stretta che è Cristo stesso, impegnando la propria vita nell’amore, nel servizio e nel dono di sé come ha fatto Lui, che è passato per la porta stretta della croce. Per entrare nel Regno di Dio siamo chiamati a restringere lo spazio dell’egoismo, a ridurre la presunzione dell’autosufficienza, ad abbassare le vette della superbia e dell’orgoglio. In questa domenica, l’evangelista Luca ci ripropone ancora l’immagine del banchetto come immagine perfetta del Regno dei cieli, come rappresentazione festosa del nuovo vivere su questa terra. Nel Regno di Dio ciò che deve caratterizzare gli invitati non è la ricerca del primo posto. Essi devono, piuttosto, cercare l’ultimo posto, come ha fatto Gesù Cristo, il quale è venuto non per essere servito, ma per servire (cf Lc 14,1.7-14). Chi serve vive di un amore che rende beati, in quanto è un amore che è per l’amore in sé stesso. Non attende il contraccambio. È un amore che vive la gratuità del dono di Cristo sulla croce, secondo la logica di Dio. Gesù dice ai suoi apostoli che erano in discussione per il primo posto: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. Voi però non fate così: ma chi tra voi è più grande diventi come il più piccolo, e chi governa come colui che serve» (Lc 22, 25-26). Chi fa parte del Regno di Dio e partecipa al banchetto della vita è chiamato a dare per primo, senza calcolare, generosamente; a scendere, come il buon samaritano dalla sua cavalcatura, come l’invitato che si va a porre all’ultimo posto; a servire, prendendosi cura della vita in tutte le sue forme.

Il Regno di Dio, piccolo germe destinato a diventare sempre più grande, è costituito anzitutto da Cristo, che con la sua incarnazione, morte e risurrezione, è venuto ad iniziare una «nuova creazione». Tale Regno è, altresì, costituito da tutti coloro che credendo in Lui, vivendo Lui, principe della pace, partecipano alla rigenerazione del mondo, alla costruzione di un mondo più fraterno, giusto e pacifico. In questo tempo, in cui viviamo molteplici crisi (climatica, pandemica, economica, ecologica, migratoria, bellica) sentiamo il bisogno di onorare e di imitare tutti coloro che hanno vissuto la loro esistenza sull’esempio di Cristo, scendendo dentro la storia dell’umanità, arricchendola di un principio nuovo di vita, amando senza misure, senza calcoli, senza attendere il contraccambio, costruendo strutture di amore.

A fronte dei gravi problemi che stanno tragicamente manifestandosi oggi – basti pensare alla guerra in Ucraina – non basta per i credenti sostenere un pacifismo di testimonianza, che da solo non sarebbe in grado di far avanzare la causa della pace. Il pacifismo di semplice testimonianza rischia di coltivare il sogno di eliminare la guerra dal mondo senza distruggere il mondo della guerra. Occorre, invece, decisamente impegnarsi sulla via di una non violenza pacifica, attiva e creatrice. Ossia una via che non solo condanna la guerra, ma che costruisce alacremente la pace. È la via di un nuovo pacifismo, il cui slogan potrebbe essere espresso così: se vuoi la pace, prepara istituzioni di pace. La guerra va sconfitta predisponendo, a livello spirituale, sociale, economico, politico ed istituzionale, tutto ciò che la previene o la rimuove. Tra coloro che hanno lavorato a preparare nuove istituzioni di pace vi è stato senz’altro il Cardinale Achille Silvestrini, che ricordiamo in questa Eucaristia. Basti qui rammentare il suo impegno, a fianco e alla scuola del grande cardinale Casaroli, nelle molteplici trattative in vista della Conferenza di Helsinki del 1975, voluta dagli Stati del patto di Varsavia. A Helsinki e a Ginevra fu Silvestrini a condurre le complicate trattative con le delegazioni degli Stati del Patto di Varsavia. Egli fu Capo-delegazione della Santa Sede alla Conferenza dell’ONU sull’uso dell’energia atomica del 1971 e alla Conferenza sul Trattato di non proliferazione delle armi atomiche del 1975. Come ebbe a scrivere lo stesso Silvestrini, la presenza della Santa Sede ad Helsinki rappresentò un segno della concezione della pace tra le nazioni come valore morale prima ancora che come questione politica. Il ruolo di Silvestrini nella stesura dell’Atto finale di Helsinki è stato rilevante. Con esso ha contribuito ad aprire le porte ad una nuova storia nei rapporti tra le nazioni, tra popoli e religioni, in vista della pace nel mondo. In questa Eucaristia, che ci vuole protagonisti e costruttori del Regno di Dio, assieme a Gesù Cristo, preghiamo, oltre che per i parroci defunti di Brisighella, per il cardinale Achille Silvestrini. Rinvigoriti dall’energia dell’amore di Gesù, che muore e risorge per noi, impegniamoci ad essere costruttori di pace mediante l’educazione ma anche mediante la creazione di istituzioni di pace.[1] Più che di manifestazioni, pure importanti, abbiamo bisogno di costruttori di istituzioni di pace. Mentre celebriamo questa Eucaristia ricordiamo Maria, Madre di Dio, e il suo Figlio, entrambi, su piani diversi, vere e proprie istituzioni di pace.

                                                     + Mario Toso

                                     Vescovo di Faenza-Modigliana

[1] Su questo si legga: M. TOSO, Se vuoi la pace, prepara istituzioni di pace. Il caso Ucraina. Riflessioni per il discernimento, Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa, Roma 2022.