[ott 25] Omelia – Ordinazione diaconale di Emanuele Casadio e Michel Bom

25-10-2020

Cari fratelli e sorelle, con l’ordinazione diaconale di Emanuele Casadio e di Michel Bom, che viene incardinato nella diocesi di Bertoua (Cameroun) e che fa parte dell’Opera santa Maria della Luce presente a Cotignola, siamo invitati a considerare la nostra vocazione come segno efficace dell’Amore di Dio nei confronti dei nostri fratelli. L’amore del prossimo non può essere separato dall’amore per Dio, e viceversa. Ecco il messaggio di questa domenica. Innanzitutto, chi molesta ed opprime il forestiero, chi maltratta la vedova o l’orfano, chi si comporta da usuraio nei confronti dell’indigente, chi prende in pegno il mantello del proprio prossimo e non glielo restituisce prima del tramonto del sole, ci ricorda il Libro dell’Esodo (cf Es 22, 20-26), offende e disprezza l’amore del Padre. Dio Padre si muove a compassione per i propri figli più deboli ed indigenti, discriminati dai fratelli che non mostrano viscere di misericordia nei loro confronti. Quando i figli più sfortunati sono calpestati e sfruttati, lo stesso cuore del Padre subisce un’ingiustizia, un’offesa. Chi non ama e non aiuta il proprio fratello povero non ama il Padre, non lo rispetta. E ciò perché è da Lui, ultimamente, che provengono la vita di noi suoi figli, la fraternità di tutti. Chi dice di credere in Dio e di fatto odia il proprio prossimo non è credente ma è praticamente un ateo. Non crede nella paternità di Dio e nella fraternità tra noi.

Cari Emanuele e Michel, la Parola di Dio dell’Esodo già prelude sia a quel servizio a cui il diacono è chiamato nei confronti dell’Eucaristia e dei più poveri, sia a quell’unico precetto, in cui Gesù unisce il comandamento dell’amore di Dio con quello dell’amore del prossimo (cf Mt 22, 34-40), superando il trabocchetto che gli è stato teso «per metterlo alla prova» (v. 35).Il più importante precetto, che deve guidare il vostro e il nostro servizio alla Chiesa e ai poveri, si struttura in un duplice amore: amore di Dio e amore del prossimo, collegati inscindibilmente. Entrambi si implicano così strettamente che l’affermazione dell’amore di Dio diventa una menzogna, se l’uomo si chiude al prossimo o addirittura lo odia. Non si può amare Dio con verità se non si ama il proprio prossimo. Non si ama quest’ultimo se non si ama sinceramente Dio, attingendo dalla relazione con Lui. Soltanto avendo una relazione di affetto, di comunione con Dio si può amare pienamente il prossimo.Vi è un primato tra i due amori? Esiste il primato di Dio fonte dell’amore, che l’origina nella nostra vita. Dio che ci ama per primo ci sollecita ad amare come ama Lui. Papa Benedetto XVI nell’enciclica Deus caritas est afferma proprio questo: siccome Dio ci ha amati per primo (cf 1 Gv 4, 10), l’amore al Padre e al prossimo hanno entrambi un’unica origine. Non sono tanto comandamenti, ma sono, prima di tutto, (la) rispostaal dono dell’amore ricevuto gratuitamente, col quale Dio ci viene incontro (cf BENEDETTO XVI, Deus Caritas Est [2005]). Per questo, per noi la volontà di Dio non è più una volontà estranea, che i comandamenti ci impongono dall’esterno. In base all’esperienza della comunione con Dio, per cui Egli è più intimo a me di quanto lo sia io stesso, come ci ha anche insegnato sant’Agostino, io amo in Dio e con Dio, con la sua capacità, non solo con le mie semplici forze umane, fragili, ferite dall’egoismo. Imparo a guardare all’altra persona non più soltanto con i miei occhi e con i miei sentimenti, ma secondo la prospettiva di Dio e di Gesù Cristo, che ci desiderano partecipi del loro amore. Il loro amico, allora, diventa nostro amico. Il figlio di mio Padre è mio fratello. Al di là dell’apparenza esteriore dell’altro scorgo, in particolare, la sua interiore attesa di un gesto di amore, di attenzione, che io non faccio arrivare a lui soltanto attraverso le organizzazioni a ciò deputate, accettandolo magari come una necessità politica. Io vedo con gli occhi di Dio e di Cristo e posso dare all’altro ben più che le cose decise dall’autorità politica: posso donargli lo sguardo di amore di cui egli ha bisogno e di cui la politica non dispone. Posso donargli Cristo stesso, del quale egli ha diritto perché creato ad immagine del Figlio e redento da Lui. Dobbiamo tenere presente, allora, che se la contemplazione, il contatto e la comunione con Dio mancano del tutto nella mia vita, posso vedere nell’altro sempre soltanto l’altro, ma non riesco a riconoscere in lui l’immagine divina, il figlio di Dio, il fratello.

Tantomeno percepisco l’urgenza dell’evangelizzazione, come ciò che mi sollecita ad essere donatore dell’amore più grande, quello di Cristo, ai miei fratelli in umanità. Non possiamo, poi, dimenticare che solo la mia disponibilità ad andare incontro al prossimo, a mostrargli amore, mi rende sensibile anche di fronte a Dio. Solo il servizio al prossimo apre i miei occhi su quello che Dio fa per me e su come Egli mi ama. I santi — pensiamo ad esempio a santa Teresa di Calcutta — hanno attinto la loro capacità di amare il prossimo, in modo sempre nuovo, dal loro incontro col Signore eucaristico.

L’amore di Dio e l’amore del prossimo sono inseparabili, si è detto. Entrambi, come ci ha insegnato Benedetto XVI, vivono dell’amore preveniente di Dio che ci ha amati per primo. Accogliendo un tale amore viviamo un’esperienza d’amore che, per sua natura, richiede di essere partecipata ad altri nella missionarietà (cf 1 Ts1, 5c-10). I cristiani di Tessalonica, come attesta san Paolo, diffusero la loro fede in Dio dappertutto.

Cari Michel ed Emanuele, venite ordinati diaconi perché avete risposto di sì all’amore di Dio. Un tale amore vi invia a esserne testimoni nella Chiesa e nel mondo. Vi guidi e vi accompagni, in particolare, l’enciclica Fratelli tutti di papa Francesco. Essa vi e ci sollecita a pensare e a generare un mondo aperto, più fraterno, più fondato sull’amicizia. Fatene un impegno programmatico anche per il vostro servizio diaconale, a partire dalla vostra vocazione umana e cristiana. Faccia, poi, parte del vostro ministero diaconale una più intensa dedizione educativa, propostaci sempre da papa Francesco, che ci chiede di essere disponibili per un patto educativo globale. Bisogna che formiamo sempre più giovani e adulti disponibili al servizio della Chiesa e della società civile. La preghiera di adorazione dell’Eucaristia e il servizio ad essa connesso vi faranno sperimentare che c’è più gioia nel dare che nel ricevere (cf Atti degli Apostoli 20,35). Siate, pertanto, diaconi gioiosi di Cristo Risorto, del dono del suo Amore e del servizio alla fraternità.

                                            + Mario Toso