Mercoledì 27 marzo la Via crucis cittadina “una povertà che arricchisce”

Una via Crucis che unirà povertà e sofferenze legate all’alluvione quella che si terrà mercoledì sera in città. Punto di partenza sarà infatti alle 20.30 alla chiesa di San Francesco, uno dei luoghi simbolo della storia faentina, ma anche dell’alluvione nel centro città. Qui trovano infatti spazio la Caritas parrocchiale, le sedi del gruppo scout Faenza 1, le aule del catechismo, il circolo Anspi: tanti luoghi di incontro sommersi un anno fa da una vera e propria fiumana. Acqua e fango hanno inondato la chiesa, il convento, il refettorio, le aule per i giovani, le stanze di catechismo, scout e Caritas, senza contare il chiostro che si era trasformato in una palude di fango e detriti. I danni non hanno riguardato la struttura, ma sono andati persi paramenti liturgici, libri, tutti gli armadi della sagrestia che ancora oggi porta i segni del disastro.

Molto è stato fatto in questo anno, ma restano i danni al coro ligneo della chiesa, difficilmente recuperabile e a una pala.
La Via Crucis cittadina che quest’anno sarà particolarmente densa di significati, si snoderà lungo le quattordici stazioni concludendosi, come di consueto, in Cattedrale. L’organizzazione è stata curata dai parroci e dal vicariato urbano di cui monsignor Mariano Faccani Pignatelli è il priore. «Abbiamo scelto come simbolo della via Crucis cittadina – spiega monsignor Pignatelli – un busto di Cristo del ceramista castellano Angelo Biancini. La scultura è particolarmente significativa per la sua espressività: al solo guardarla si desume il carico di sofferenza umana del Cristo, traslata però in termini contemporanei».

Tema della Via Crucis di quest’anno “Una povertà che arricchisce” con tanti messaggi di Papa Francesco. «La povertà di Cristo che ci arricchisce – ha ribadito più volte il pontefice– è il suo farsi carne e prendere su di sé le nostre debolezze e i peccati, comunicandoci la misericordia infinita di Dio. La povertà di Cristo è la sua più grande ricchezza: Gesù è ricco della sua sconfinata fiducia in Dio Padre, dell’affidarsi a Lui in ogni momento, cercando sempre e solo la sua volontà e la sua gloria. È ricco come lo è un bambino che si sente amato , ama i suoi genitori e non dubita del loro amore e della loro tenerezza. Lo scopo del farsi povero di Gesù – si legge ancora nei messaggi del papa – non è la povertà in sè stessa, ma come dice san Paolo “perchè voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà”. È una sintesi della logica di Dio, dell’amore, dell’Incarnazione e della croce. Dio non ha fatto cadere su di noi la salvezza dall’alto, come l’elemosina di chi dà parte del proprio pietismo filantropico»». Papa Francesco ha sempre cercato di mettere al centro del suo pontificato i poveri, gli ultimi e le situazioni di estrema indigenza di tanti paesi del mondo. «Nel contesto mondiale dove ci sono decine di conflitti e situazioni di crisi che rischiano di trasformarsi in guerre – spiega monsignor Pignatelli – ci è sembrato importante porre l’attenzione su questo argomento, in contrasto con la logica del mondo e la corsa alla ricchezza a danno dei più poveri”.

Alcuni testi della Via Crucis parlano infatti della miseria declinata in tre forme: la miseria materiale, quella morale e la miseria spirituale e di come sopruso e potere distorto siano all’origine della povertà che attanaglia il pianeta. «Il nostro impegno – si legge in uno dei messaggi di Papa Francesco – si orienta anche a fare in modo che cessino nel mondo le violazioni della dignità umana, le discriminazioni e i soprusi. Quando il potere, il lusso e il denaro diventano idoli, si antepongono all’esigenza di una equa distribuzione delle ricchezze». Riguardo alla miseria morale definita dallo stesso pontefice «suicidio incipiente» essa consiste nel «diventare schiavi del vizio e del peccato. Quante famiglie – si legge nel testo della Via Crucis – sono nell’angoscia perché qualcuno dei membri è soggiogato da alcol, droga o pornografia. Quante persone sono costrette a questa miseria da condizioni sociali ingiuste o dalla mancanza di lavoro». Il cammino di preghiera della Via Crucis toccherà poi il tema della miseria spirituale «che ci colpisce quando ci allontaniamo da Dio e rifiutiamo il suo amore – si legge nel testo – Se riteniamo di non aver bisogno di Dio, che in Cristo ci tende la mano, perché pensiamo di bastare a noi stessi, ci incamminiamo su una via di fallimento. Dio è l’unico che veramente salva e libera».
Il rimedio per questo male è il Vangelo, secondo il messaggio del Papa «il vero antidoto contro la miseria spirituale: il cristiano è chiamato a portare in ogni ambiente l’annuncio liberante che esiste il perdono del male commesso, che Dio è più grande del nostro peccato e ci ama gratuitamente. Siamo fatti per la comunione eterna e il Signore ci invita ad essere annunciatori gioiosi di questo messaggio di misericordia e speranza».

Chiave dell’intera Via Crucis sarà un messaggio di speranza: «essere uniti nell’amore e nella solidarietà, continuando a prendersi per mano, perché le ferite dell’alluvione sono ancora aperte – ha sottolineato Monsignor Pignatelli – molti non sono ancora potuti rientrare nelle loro case. Ci vorrà ancora tempo prima di poter tornare alla normalità. Tanti edifici attendono un iter ancora lungo prima di poter tornare al loro originario splendore». La solidarietà da sola, però, non basta. Secondo monsignor Pignatelli «solo rinnovando il nostro cuore con Cristo possiamo pensare di fare del bene agli altri e al mondo. Se restiamo uniti a Lui possiamo aprire con coraggio strade nuove di evangelizzazione. Si tratta infatti – ha aggiunto – di seguire e imitare Gesù, che è andato verso i poveri e i peccatori e ci è andato pieno d’amore»..