Il vescovo Mario dona libro in russo “Per una nuova democrazia” all’ong Memorial, premio Nobel per la pace 2022

La ricerca della verità, a ogni costo. L’andare controcorrente mettendo al centro le vite di persone dimenticate nelle atrocità dei gulag sovietici. In tutto finora è stato dato un volto, un nome e una storia a oltre tre milioni di persone, e ancora tante restano nell’oblio. Giorno dopo giorno si riporta alla luce una storia che, ancora oggi, si vuole nascondere e che ha tanto da insegnarci. Sono stati diversi gli spunti emersi dall’incontro di sabato scorso, a Faenza, con Elena Zhemkova, presidente dell’ong Memorial, associazione russa premiata con il Nobel per la pace 2022.

L’incontro organizzato dal Centro di solidarietà di Faenza, che ha avuto il patrocinio della Diocesi e del Comune, ha permesso di conoscere più da vicino l’attività dell’organizzazione Memorial, che da anni è impegnata per ricostruire e custodire la memoria delle atrocità di massa compiute per ragioni politiche dal regime sovietico all’inizio del ‘900 e per difendere i diritti umani, ovunque essi siano minacciati. Come nel caso della Russia odierna. Qui il presidente Putin, in un contesto di propaganda, ha fatto diventare reato associare la parola ‘guerra’ all’invasione Ucraina. E in questo contesto in cui la verità viene messa a tacere, anche Memorial è diventata fuorilegge, tanto che Zhemkova oggi vive in esilio a Berlino, dove porta avanti con coraggio le attività dell’ong.

La ricerca della verità. Sempre

E proprio per gettare tasselli per costruire la pace, all’incontro ha partecipato anche il vicario generale della Diocesi don Michele Morandi, che ha donato a Zhemkova il libro del vescovo monsignor Mario Toso “Per una nuova democrazia” (edito dalla Libreria editrice vaticana) tradotto in lingua russa. Nel racconto di Zemkhova, ha colpito come la ricerca sui crimini sovietici sia partita solo negli anni Ottanta, con la glasnost di Gorbaciov «Si è trattato di una liberazione – ha detto l’attivista russa – ma da allora mi sono chiesta: non ho mai saputo queste cose perché nessuno me le ha dette o perché mi andava bene la propaganda del regime e una vita tranquilla?» . Da questo interrogativo spietato, è partita la ricerca di Zehmkova. «L’esperienza progetto Memorial – spiega Alberto Billi del Centro solidarietà di Faenza – ha posto a tutti noi tante domande e interrogativi sulla nostra responsabilità su temi come la ricerca della verità. Ci ha colpito come Zhemkova abbia deciso di abbandonare i suoi progetti di vita per seguire un unico obiettivo: capire la verità, anche a costo di subire una vita scomoda e non poter tornare più in Russia».
All’incontro, moderato dal giornalista Elio Pezzi, ha partecipato anche il professor Adriano Dall’Asta, vicepresidente della Fondazione Russia Cristiana, che ha sottolineato come questa tematica alberghi nel cuore di ciascuno di noi. “Un proverbio russo – ha detto – recita: dal bene al male c’è solo un passo”.
Il vicario don Michele Morandi all’incontro al salone del Podestà di Faenza.
«Anche la mostra Uomini nonostante tutto che verrà allestita dall’11 al 19 febbraio al salone delle Bandiere di Faenza – prosegue Billi – si inserisce in questo contesto e vuole lanciare tante domande ai suoi visitatori. Ci basta una vita tranquilla e agiata, o abbiamo il dovere di aspirare a qualcosa di più e lottare per la ricerca della verità? I grandi cambiamenti della storia non vengono fatti dai capi di stato, ma dalla consapevolezza che una comunità si costruisce attorno a questi temi».

Il libro

Questo saggio edito nel 2016 è lo sviluppo di un precedente volume, rivisto ed ampliato, intitolato “Riappropriarsi della democrazia”. Con riferimento all’attualità si sottolinea l’importanza di reagire all’individualismo libertario imperante che smantella lo Stato di diritto ed erode, con il bene comune inclusivo di tutti, la