[ott 23] Omelia – 70° anniversario del Seminario di Faenza

23-10-2023

Faenza, Seminario Pio XII, 23 ottobre 2023.

 

Eccellenza Reverendissima Mons. Stagni, Rettori dei seminari a vario livello a partire dal Seminario regionale, cari Presbiteri, cari Frati Cappuccini e Conventuali, cari membri dell’Opera Maria della Luce, Sig. Vicesindaco Andrea Fabbri, cari Seminaristi e Propedeuti, cari fratelli e sorelle. Benvenuti.

Inizio questo momento citando una breve riflessione di Sua Eccellenza Mons. Giuseppe Battaglia, che volle questo Seminario:

«Per un Vescovo il Seminario è tutto. Quello che è la pietra fondamentale per un edifico, è il Seminario per la Diocesi: dirò meglio, è il cuore della Diocesi. Come dal cuore fluisce il sangue che va ad alimentare tutte le membra e l’intero organismo, così il Seminario è l’organo per la formazione dei sacerdoti, che a loro volta presiedono le parrocchie, plasmano le anime, educano la gioventù, istruiscono i fedeli e conservano negli animi il lievito del Vangelo, unica garanzia di civiltà… Senza il Seminario una Diocesi muore».[1]

Queste parole, forti e sapienti, furono pronunciate da S. Ecc. Mons. Giuseppe Battaglia il 23 maggio 1949, giorno della posa della prima pietra di questo Seminario.

Il Vescovo Battaglia, nominato Coadiutore con diritto di successione nel 1943, arriva a Faenza nell’ottobre dello stesso anno e non essendoci spazio nell’Episcopio andrà ad abitare nell’appartamento del Rettore presso il seminario di Piazza XI Febbraio. Lui stesso, in questa permanenza, descriverà gli ambienti non idonei ad ospitare i seminaristi: ambienti poco luminosi, freddi e non dotati di spazi esterni per i giovani. Fu durante questa permanenza che il vescovo si convinse della necessità di una sede più accogliente. Il 7 dicembre del 1944, durante i bombardamenti, muore il Vescovo Scarante e gli succede immediatamente Battaglia. Il primo segno di ripartenza, in una Faenza appena liberata, fu quello della riapertura del Seminario, quale nuova scaturigine di vita spirituale, ecclesiale e morale.

La mattina del 21 ottobre 1948 durante il Sinodo Diocesano viene annunciata la costruzione del nuovo Seminario. Il 2 maggio 1949 il Vescovo riceve una lettera dal Sostituto della Segreteria di Stato, S. Ecc. Mons. Giovan Battista Montini, futuro Paolo VI, nella quale si comunica la concessione da parte del Papa Pio XII di intitolarlo al suo nome.

La ricerca dei fondi e l’aiuto di tantissimi benefattori, tra i quali i pontefici e i Cardinali Cicognani, portarono in breve tempo a edificare quanto si vede più o meno ora. Il preventivo delle spese era passato da 250 a 370 milioni di lire. Venne coinvolta tutta la Diocesi attraverso l’acquisto di singoli mattoni al prezzo simbolico di lire 100, così come furono coinvolti anche i bambini attraverso le associazioni cattoliche: vennero dotati di un salvadanaio per i risparmi da devolvere al Seminario. Furono tanti anche i benefattori anonimi, idealmente ringraziati attraverso l’affresco che raffigura S. Agostino nella seconda cappella alla mia sinistra, in memoria di uno sconosciuto benefattore americano che si faceva chiamare “Agostino”.

Uomo di cultura, anche artistica, colto ed appassionato dell’educazione e della formazione, il Vescovo Battaglia era ben conscio che non bastavano contenuti e idee, ma che fosse anche necessario un ambiente idoneo per lo sviluppo integrale della persona. Volle così, attraverso quest’opera, dare l’idea della cura, del decoro e della solidità.

In tempi record il Seminario, su progetto dell’architetto Fornoni di Bergamo, fu costruito dalla ditta Bentini. Il 19 ottobre del ’53 i seminaristi si trasferirono nella nuova sede. Il 24 ottobre il vescovo consacrò la chiesa. Il giorno seguente si aprì il Seminario a tutti, dopo una processione con il Santissimo che partì dalla vecchia Sede. I giornali dell’epoca parlarono di 10.000 persone. I testimoni ricordano l’interminabile corteo, e i più “vicini” a noi nel tempo ricordano la trepidazione del vescovo e dei progettisti per la tenuta della struttura che era stata letteralmente invasa in tutti gli angoli da fedeli e da curiosi.

La comunità che vi si trasferì, tra educatori, professori, seminaristi, personale e suore era composta da circa 200 persone. Davvero altri tempi, oggi inimmaginabili.

Tante cose sono cambiate. È cambiato il mondo. È mutata la stessa Chiesa, per la quale però l’unico Signore, che noi tutti desideriamo amare, seguire ed annunciare, è sempre lo stesso ieri, oggi, domani.

Dal 1978 il Seminario di Faenza non ospita più la comunità del Seminario Maggiore che in quell’anno era composta da 5 seminaristi (3 di Faenza e 2 di Modigliana). Da allora i seminaristi vengono inviati e formati nella comunità del Seminario Regionale di Bologna. Colgo l’opportunità per ringraziare il Rettore don Andrea Turchini qui presente.

È bene ricordare in questa occasione che, dopo un rapido svuotamento del Seminario, dopo circa un quarantennio di esistenza senza più un corpo di professori e una vera e propria comunità di studenti, si è coraggiosamente tentato di rivitalizzare questa imponente struttura seminariale per una azione pastorale che fosse formativa. La ripresa di un «progetto» rinnovato di Seminario da parte dei miei predecessori è stata fondamentale, sebbene rallentata da non poche difficoltà. È avvenuta passo dopo passo, ma con ferma determinazione. S. Ecc. Mons. Castellani vi contribuì con il restauro della parte ove ora ha sede la propedeutica interdiocesana. S. Ecc. Mons. Claudio Stagni vi concorse concretamente con il prevedere la comunità propedeutica qui a Faenza. Sia il primo che il secondo vescovo hanno permesso di poter avviare un’opera che, anche per mia chiara ed esplicita volontà, ha via via preso una nuova configurazione. Questo luogo ora ospita la Propedeutica Interdiocesana, la Fraternità dei giovani, frutto del Sinodo a loro dedicato, la Biblioteca “Card. Cicognani” messa a norma e dotata di aule studio, la Scuola Media “Europa” restaurata completamente secondo le vigenti norme di sicurezza, la Curia diocesana, la Scuola di teologia “S. Pier Damiani” e ambienti per l’accoglienza di attività formative di parrocchie, associazioni, movimenti e settori pastorali.

L’obiettivo del Seminario rinnovato è quello di offrire una proposta formativa attraverso molteplici attività pastorali, culturali e spirituali, ma anche di prima evangelizzazione.

Dobbiamo ringraziare Dio per il dono delle vocazioni presbiterali negli ultimi 20 anni, ma non possiamo addormentarci.

Non dobbiamo essere come quell’uomo ricco, di cui ci ha parlato il Vangelo odierno, che, impigrito dall’agiatezza, ingrandisce i granai e si dà alla bella vita. Sarebbe insensato.

La pastorale delle vocazioni, unitamente alla pastorale giovanile, rappresenta una priorità e, nello stesso tempo, un’emergenza. La pastorale delle vocazioni e la pastorale giovanile vanno pensate ed attuate, lo abbiamo imparato dalla solidarietà nei confronti dell’alluvione, su due assi cartesiani: subito e tutti.

Tutti i nostri giovani cercano Dio. Cercano di sentirlo e di percepirlo. Travolti come sono da tante voci e da infiniti stimoli, ascoltano solo le voci e le presenze calde, empatiche e stabili.

I giovani non sono attratti da una Chiesa in caduta libera. Non lo sono nemmeno da un turbinio di attività senza sosta. Sono in ascolto serio di testimoni autentici che stiano con loro, in mezzo a loro! Alla fine, non apprezzano gli incontri a spizzichi e bocconi, seppure possano accendere domande importanti. Non li smuovono nemmeno gli incontri di massa, benché possano far nascere relazioni nuove. Sono le relazioni autentiche e pazienti ad offrire a loro un annuncio efficace. Ossia relazioni che danno tempo per un cammino di crescita, relazioni nelle quali gli adulti sono chiamati ad un duro ed affascinante lavoro di paternità e di maternità nella fede. Non basta un incontro, non basta un corso, non è decisivo un campo-scuola, non sono incisive azioni di carità estemporanee. Sono necessarie comunità, anche piccole, ma significative e creative, ove le persone vivono innamorate del Signore Gesù, perché i giovani vogliono toccare Dio. È questione di esserci e di esserci a lungo, con affetto, pazienza, senza annacquamenti del Vangelo. È questione anche di iniziare nuovamente i giovani a toccare Dio nella Sua Chiesa e nei suoi sacramenti.

Il Signore chiama. È fuori discussione. Ma noi adulti dobbiamo decodificare, aiutare i giovani discernere questa chiamata con cura e pazienza.

Grazie Signore, per questo Seminario, per la varietà e la complementarità delle proposte. Ti chiediamo che sia casa per la formazione cristiana. Chi vi entra, senta la bellezza, la solidità e l’attrazione a seguirti come Maestro, Via e Verità.

                                      + Mario Toso

 

[1] G. BATTAGLIA, Il discorso di Mons. Vescovo, «Bollettino Diocesano di Faenza» 5 (1949), p.65.