OMELIA per la DONAZIONE DEI CERI 2013

Basilica Cattedrale di Faenza, 11 maggio 2013
11-05-2013


La celebrazione di questa S. Messa si pone come cerniera tra la festa liturgica della B.V. delle Grazie di questa mattina e le celebrazio-ni di domani, solennità dell’ascensione del Signore, ma che popolarmente è vissuta come la festa della Madonna. In questa duplice prospettiva dunque viviamo questa Eucaristia.


Il mistero dell’ascensione del Signore è ancora nel cuore delle celebrazioni pasquali, appartiene cioè al mistero della gloria che Cristo ha meritato dopo la sua passione e morte, secondo quanto afferma S. Paolo nella lettera ai Filippesi: ‘Cristo non ritenne un privilegio l’essere come Dio,’ ma umiliò se stesso… fino alla morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché’ ogni lingua proclami : Gesù Cristo è Signore, a gloria di Dio Padre’.


La glorificazione di  Cristo presso il Padre non riguarda solo Lui, ma interessa anche tutti noi, perché ci ha preceduto in Paradiso e ha detto: ‘Vado a prepararvi un posto’ (Gv 14,2). Questo ci fa capire la dignità che noi abbiamo davanti a Dio come figli suoi e come sia infelice invece considerare la vita racchiusa in un breve spazio di tempo senza prospettiva dell’eternità


Abbiamo sentito nella prima lettura che ci ha raccontato come gli apostoli hanno vissuto il momento dell’ascensione del Signore, che Gesù ha detto: ‘Riceverete la forza dello Spirito Santo che scenderà su di voi e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra’. L’impegno della missione quindi più che una fatica diventa il bisogno di far conoscere ciò che noi abbiamo saputo, anzitutto la nostra realtà di figli di Dio e la nostra destinazione eterna: se noi siamo destinati a questo, dobbiamo vivere di conseguenza. 


Capiamo subito allora come siano in contrasto con questo progetto divino tutte le cattiverie e i soprusi frutto della malvagità umana, che riempiono l’universo, difronte ai quali occorre proprio la forza dello Spirito Santo sia per vincere il male nel cuore dell’uomo, sia per unire gli uomini nella lotta contro le ingiustizie, le violenze, la fame e tutto ciò che degrada la dignità umana.  Con quale coraggio diversamente ci presenteremo davanti a Dio, quando ci chiederà conto di che cosa abbiamo fatto di nostro fratello? Cristo è morto ed è risorto per sradicare il peccato dal cuore dell’uomo e aiutarci a vivere da fratelli.


Attraverso l’Eucaristia noi veniamo in contatto in modo misterioso, ma reale, con il Cristo glorioso, al quale affidiamo le nostre speranze e le nostre difficoltà. Tutto questo supera la nostra ragione, ma non è in contrasto con essa, dal momento che Dio stesso ha voluto rimanere con noi in questo modo. L’unico sacrificio di Cristo, offerto una volta per sempre, viene da noi incontrato nell’offerta del suo Corpo e del suo Sangue, alla quale uniamo  l’offerta della nostra vita, delle gioie e dei dolori di ogni giorno. Sapere che nulla va perduto di ciò che accettiamo dalla volontà di Dio e offriamo a Lui, ci dona la forza di continuare a lottare contro il male in noi e attorno a noi; non ci riusciremo mai in pienezza, ma almeno facciamo capire da che parte stiamo, che cosa ci sta a cuore e per che cosa doniamo la nostra vita.


In questa impresa non siamo soli: oltre alla forza dello Spirito Santo abbiamo l’esempio e la protezione della Vergine Maria. La sua mediazione materna è da noi sentita più vicina alle nostre necessità e ci consente di accostarci alla grazia di Dio più facilmente.


Tra i vari aspetti della devozione alla Madonna, quello che è prevalso nei secoli nella nostra Città e Diocesi è la protezione dal male; le frecce spezzate in mano alla Vergine stanno ad indicare l’intervento a proteggere i suoi figli dalle insidie del diavolo, dalle tentazioni al peccato e dalle sciagure di ogni genere. La Chiesa prega: dal fulmine e dalla tempesta, dal flagello del terremoto, dalla peste, dalla fame e dalla guerra, liberaci Signore. Il male ci può aggredire da tutte le direzioni, e può essere un male morale e materiale. Può essere qualcosa che ci mette contro Dio o ci allontana da Lui, che ci fa perdere la fede e la speranza, che ci ostacola nella carità: da tutto questo liberaci, o Signore.


A questo scopo chiediamo l’intercessione della Vergine Madre, sapendo che Lei è stata preservata da ogni macchia di peccato, che è stata fedele a suo Figlio fin sotto la croce, che anche ora, assunta in Cielo nella gloria non abbandona i suoi figli ancora sulla terra.


Nei tempi passati la nostra gente è ricorsa costantemente alla protezione della Beata Vergine delle Grazie e si è affidata a Lei nei momenti difficili, manifestando la sua devozione con vari gesti anche pubblici, fino ad eleggerla a patrona della Città e della Diocesi.


Siamo quindi molto lieti che per manifestare questa fedeltà la Città di Faenza anche quest’anno compia un omaggio alla propria Patrona con il dono dei ceri da parte dei Rioni della Città; un gesto simbolico che rivela affetto e devozione. Anche in questo modo intendiamo affidarci all’aiuto della Madonna delle Grazie per la nostra comunità e per tutte le famiglie, nelle difficoltà del nostro tempo, sicuri della sua protezione materna.