‘Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso’. La solennità del Corpo e del Sangue di Cristo è una perfetta esperienza di Chiesa, nella fedeltà a quanto Cristo ha consegnato ai suoi apostoli perché fosse perpetuato nei secoli in sua memoria. Anche questo fa parte della realtà dell’Eucaristia, mistero dell’amore di Cristo e della sua presenza, cuore e fonte della vita della comunità dei fedeli sino alla fine del mondo.
Anche noi questa sera stiamo celebrando quello che abbiamo ricevuto dal Signore attraverso la consegna da Lui fatta agli apostoli, perché lo celebrassimo in sua memoria: memoria del sacrificio al Padre per la nuova ed eterna alleanza.
Mediante l’Eucaristia per noi è possibile entrare in comunione con il Padre celeste, attraverso il contatto che stabiliamo con la realtà misteriosa di Cristo nel sacramento. Per noi poteva essere già molto sapere che Dio ci amava, sapere che il suo Figlio era morto e risorto per noi perché potessimo vivere da figli di Dio; ma per Lui tutto questo non è bastato: ha voluto servirsi del nostro modo di conoscere attraverso i sensi, affinché potessimo vedere e gustare quanto è buono il Signore. Con gli occhi ci è dato di vedere il segno del Pane e del Vino consacrati, che sono il Corpo e il Sangue di Cristo, e con il gusto ci è dato di assaporare quella presenza dentro noi stessi. È vero che non vediamo ancora Gesù come lo vedremo un giorno quando saremo nella gloria del suo Regno, ma sappiamo che nel Pane e nel Vino dell’Eucaristia la sua presenza è reale e la sua vicinanza con noi è la più stretta possibile su questa terra.
La celebrazione della solennità del Corpus Domini ci invita anche a mostrare pubblicamente la nostra fede nel Cristo risorto e vivo, con il segno della processione eucaristica lungo le vie della nostra città. È un modo concreto per dire a noi, più che alla gente di fuori, che
Per riflettere un momento sull’ampiezza dell’efficacia della Messa, mi piace ricordare alcune delle parole che cinquant’anni fa il Card. Giacomo Lercaro pronunciò nell’omelia della Messa per la mia Ordinazione presbiterale nella Metropolitana di Bologna.
‘Come dovete essere riconoscenti al Signore, figlioli miei, che vi ha posto nelle mani questo tesoro! E non per voi soli, che pur potrete goderne senza misura e non ne godrete mai abbastanza e non darete mai a fondo a questo tesoro!
Ma ve l’ha posto nelle mani anche per i vostri fratelli, per
Nel Vangelo abbiamo sentito che la folla andava da Gesù per essere guarita, e Gesù risponde dando un pane che sazia una fame più profonda di quella del pane terreno, alla quale pure egli intende rimediare. È evidente infatti il significato eucaristico del gesto compiuto: ‘Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero alla folla’.
Quella volontà di Cristo raggiunge pure noi sia nel donarci il Pane eucaristico, sia nell’invito: ‘Voi stessi date loro da mangiare’. Un invito che riguarda sia il dovere di rimediare alla fame causata dalla carestia e dalla cattiva distribuzione delle risorse, sia alla fame di Dio, esigenza a volte inespressa, che tuttavia non deve mai restare delusa.
Anche in questa celebrazione verranno istituiti alcuni Ministri straordinari per la distribuzione della Comunione, i quali, oltre ad essere di aiuto nelle proprie comunità in particolare per portare l’Eucaristia ai fratelli ammalati, sapranno testimoniare la carità della comunità verso i fratelli sofferenti, come frutto vivo dell’Eucaristia celebrata.
L’Eucaristia dunque è davvero la carne di Cristo per la vita del mondo, messa nelle nostre mani. Preghiamo anche noi, in questa chiesa dedicata a S. Domenico, con le parole di S. Tommaso: ‘Tu che tutto sai e puoi, che ci nutri sulla terra, conduci i tuoi fratelli alla tavola del Cielo nella gioia dei tuoi santi. Amen’.