[apr 1] Omelia – Messa Crismale

01-04-2021

Faenza, cattedrale 1 aprile 2021.

Cari presbiteri, diaconi, religiose e religiosi, ministranti, christifideles laici, quest’anno celebriamo la Messa crismale che l’anno scorso abbiamo soppressa per motivi di sicurezza, a causa del Covid-19.

Nella Messa del Crisma ricordiamo anzitutto la missionedi Gesù Cristo. Come ci narra il Vangelo di Luca, riportando le stesse parole lette da Gesù nel rotolo del profeta Isaia: il Figlio di Dio è stato consacrato con l’unzione dallo Spirito del Signore. È stato «mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e a proclamare l’anno di grazie del Signore» (Lc 4, 16-21).

È stato consacrato… Fermiamoci su questo aspetto. Come Gesù Cristo, anche noi del presbiterio siamo stati consacrati. Cosa vuol dire? Siamo stati dati in proprietà a Dio: siamo diventati totalmente suoi, posti nell’atmosfera di Dio. Non apparteniamo più a noi stessi. Siamo stati consegnati, consacrati a Lui per «rappresentare» gli altri, per servire la comunità. E, quindi, a partire da Dio, dobbiamo essere disponibili per tutti. Il presbiterio è consacrato dallo Spirito del Signore come un pro-essere a servizio della convivialità eucaristica, della celebrazione dei sacramenti, del servizio alla carità. È chiamato a sacrificarsi per i credenti, per la comunità. Detto altrimenti, è sollecitato a rendere sacra, gradita,la propria vita per i propri fratelli.

Cari fratelli presbiteri, siamo chiamati a vivere la nostra esistenza come un sacrificio. Il nostro essere consacrati a Dio come sacerdoti ricalca il sommo sacerdozio di Cristo, finalizzato a metterci in comunione con la vita trinitaria di Dio. In tal modo, questo presbiterio, come tutti i presbitèri del mondo, deve mostrarsi testimonianza della vita trinitaria nella comunione e nella condivisione. Ogni presbiterio è costituito non solo quale immagine dell’amore trinitario, bensì come generatore e comunicatore di un tale amore. La Chiesa, fondata da Cristo stesso e dal suo Spirito, trova nel presbiterio il soggetto che prolunga nel mondo la partecipazione del Figlio all’Amore del Padre e dello Spirito.

La Chiesa celebra e testimonia il nostro innesto nel mistero trinitario. Mentre celebra questo si configura come un convenire e un procedere insieme, ossia come una comunità sinodale. L’essere sinodale della Chiesa, delle nostre comunità viene attinto, in modo particolare, grazie al ministero presbiterale, dalla liturgia eucaristica: da essa sgorga la sorgente della comunionee della missionedi chi cammina insieme corresponsabilmente. Scendendo dai massimi vertici dell’origine trinitaria della sinodalità, sino alla vita quotidiana delle nostre comunità, troviamo che il muoversi insieme nella sinodalità e nella corresponsabilità si esprime, lo sappiamo, in vari luoghi di partecipazione: nella chiesa universale (sinodo dei vescovi, conferenze episcopali nazionali e regionali), nella chiesa locale (consigli presbiterali, pastorali), nella parrocchia (consiglio pastorale parrocchiale e consiglio per gli affari economici). Questi sono momenti ove la sinodalità è chiamata a dare concretezza alla essenza trinitaria della Chiesa. Con riferimento a tali luoghi, dopo un periodo di entusiasmo, oggi si riscontra affanno e poco slancio nella partecipazione. Oggi nelle nostre parrocchie si trovano poche persone disposte a passare il proprio tempo entro un consiglio pastorale o per gli affari economici. Ciò avviene per varie ragioni: perché la partecipazione è venuta meno anche nella società; perché, forse, si ritiene la partecipazione non tanto come un metodo per il confronto e per raggiungere una sintesi condivisa nella fede, quanto piuttosto come una strada per far prevalere a tutti i costi il proprio punto di vista; perché spesso si dimentica che nel confronto degli organismi partecipativi nella comunità ecclesiale non ci si deve limitare a valutare e a confrontare le proprie opinioni fra di loro sulla base della sola ragione, bensì bisognerebbe misurarle con il punto di vista di Gesù Cristo, con il suo Vangelo, con la comunione che deve crescere in Cristo, nel suo Corpo. Quando la partecipazione sia intesa in maniera simile a quella di un parlamento, non cresce la sinodalità ecclesiale, non cresce un laicato maturo. La pratica sinodale di una comunità ha lo scopo di concretizzare e di sviluppare la grammatica comune dell’annuncio del vangelo nel mondo attuale. Un tale grammatica si diffonde di più quanto più si ascolta lo Spirito di verità e di amore. Come a dire che l’esercizio della sinodalità non consiste anzitutto nel diritto di parlare, ma nel dovere di ascoltare. Quanto più lo Spirito è presente e agisce in ogni battezzato, è il popolo di Dio che bisogna ascoltare per sapere ciò che lo Spirito dice alla Chiesa. È a partire dall’ascolto dello Spirito, che è donato ai credenti, che si può discernere meglio e decidere. Quando il Popolo di Dio è senza ascolto della Parola e dello Spirito, diventa afasico e ripiegato sulle proprie opinioni umane. Gli incontri nei vari consigli rischiano di diventare uno scambio di prospettive senza visione profonda, racchiuse entro orizzonti piuttosto umani ed immanenti, chiusi alla trascendenza.

Solo quando nella chiesa e nelle sue strutture di partecipazione si abbia una presa di coscienza comunitaria e volontà condivisa di camminare insieme tra tutte le componenti del Popolo di Dio per realizzare nella storia obiettivi missionari di evangelizzazione, il livello ecclesiale si alza e si approfondiscono le motivazioni della propria presenza nei vari organismi ecclesiali. Se non è chiaro l’essere comunionale e missionario della Chiesa diventa difficile scorgere le ragioni della propria presenza negli organismi partecipativi della Chiesa. Saremo, pertanto, più in grado di reperire candidati convinti a partecipare ad essi se saremo in grado di sviluppare una pastorale degli adulti più sistematica e più seria, più sinodale.[1]

Nella segnaletica del nostro camminare sinodale dobbiamo riconoscere come una seria sperimentazione di esso sia il tentativo di coltivare i gruppi ministeriali sia la riforma della Curia diocesana articolata in aree pastorali configurate in modo tale da formare un raccordo naturalmente sinodale tra di esse.

In questa messa crismale mettiamoci a disposizione dello Spirito di verità e di amore affinché ci unga e ci consacri come appartenenti ad un comune camminare insieme in vista della crescita del Regno di Dio. Lo Spirito santo ci dia l’unzione della sinodalità. Impegniamoci nella prassi pastorale a realizzare quel dinamismo comunionale che promana dalla dinamica trinitaria e dalla eucaristia, per la grazia dello Spirito santo.

In questa celebrazione vogliamo gioire con i confratelli che hanno ricordato e ricordano date significative della loro ordinazione: nel 2020 i 65 anni di don Tommaso Dalle Fabbriche, don Anselmo Fabbri, mons. Vasco Graziani, don Bruno Malavolti, don Paolo Suardi, don Attilio Venieri, i 50 anni di don Dante Albonetti e di don Alfiero Nannini, i 25 anni di don Marco Ferrini e di don Pier Paolo Nava; nel 2021 i 70 anni di mons. Pietro Magnanini, i 60 anni di don Domenico Buldrini e di mons. Mario Piazza, i 50 anni di don Tarcisio Dalle Fabbriche, i 25 anni di don Marco Corradini e di don Massimo Monti.

Oltre agli anniversari di ordinazione ricordiamo anche coloro che sono morti nel Signore Gesù: don Leonardo Poggiolini, don Domenico Monti, don Antonio Savorani (appartenente al Clero di Imola che ha svolto il suo ministero come amministratore parrocchiale di Biancanigo), mons. Vittorio Santandrea, don Giacomo Minelli.

Desidero, infine, formulare gli auguri pasquali a tutto il presbiterio e a ciascuno di voi. Profitto per comunicare che le prossime due ordinazioni presbiterali, quelledi don Emanuele Casadio e P. Michel Arsène Bom dell’Opera Santa Maria della Luce avverranno il prossimo 4 settembre. Mentre, due mesi prima, il 4 luglio, saranno ordinati diaconi transeunti Marco Fusini e fratel Jean Romain NGOA dell’Opera Santa Maria della Luce.

 

+ Mario Toso, Vescovo

[1]Su questo siamo invitati dal pontefice, in vista del prossimo Sinodo della Chiesa italiana, a confrontarci con il volume di Armando Matteo, Pastorale 4.0, Àncora, Milano 2020.