OMELIA per il XXV dell’AMI

Faenza, Basilica Cattedrale - 4 gennaio 2015
04-01-2015
Nella domenica che precede l’Epifania la liturgia ci ripropone il mistero del Natale con il vangelo di Giovanni e con l’inizio della lettera agli Efesini; il prologo del vangelo di Giovanni ci richiama la vita del Verbo nel mistero della Ss.ma Trinità, mentre S. Paolo riflette sul nostro rapporto con lo stesso Verbo incarnato. Il fatto centrale di queste letture è la presenza di Dio tra noi, ricordata anche nel brano del Siracide: Il Creatore ha posto la sua tenda in Giacobbe.
S. Giovanni contempla la realtà di Dio nella prospettiva dell’incarnazione del Verbo: “In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio”. Non si doveva dubitare sulla vera realtà del Figlio di Dio fatto uomo, come qualche eresia cominciava ad affermare. L’infinità di Dio è capace di introdursi nella nostra finitezza senza perdere nulla della sua grandezza. Il disegno di amore di Dio non chiede di rinunciare a nulla né al Figlio di Dio che viene tra noi, né a noi che Lo dobbiamo accogliere. Il mondo, che è stato fatto per mezzo di Lui, era già capace di accoglierlo, anche se la libertà dell’uomo ha sempre la possibilità di non accettarlo. È la triste considerazione del vangelo di Giovanni: “Venne tra i suoi e i suoi non lo hanno accolto”. Gesù è venuto per tutti, anche se non tutti lo hanno conosciuto. Ma questo non deve far pensare ad un fallimento del progetto di Dio, perché invece introduce il tema della necessità dell’evangelizzazione e della missione.
 Il brano di S. Paolo agli Efesini avvia la sua riflessione dalla fortuna di coloro che hanno conosciuto Cristo: “Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale dei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità”. Ormai il prodigio dell’incarnazione del Verbo è avvenuto e ci rivela il grande progetto di amore che Dio da sempre ha avuto; anche la creazione del mondo appartiene a questo disegno, di preparare l’accoglienza del Figlio di Dio e di tutti gli uomini figli nel Figlio. San Paolo però aggiunge le conseguenze operative che riguardano tutti coloro che accolgono Cristo: essere santi e immacolati nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi. E in questa affermazione dei figli adottivi, si collega al vangelo di Giovanni che dice: “A quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio”. A coloro poi che sono diventati figli di Dio, incombe l’impegno di far conoscere tale progetto a tutti gli uomini che ancora non lo conoscono: è l’impegno missionario.
In questa domenica, che precede di poco la solennità dell’Epifania,  la nostra Chiesa diocesana ringrazia il Signore per la realtà dell’AMI, l’Associazione missionaria internazionale che ha raggiunto i 25 anni di vita. Nell’Epifania di 25 anni fa ci fu il primo gesto significativo nel quale si riconosce l’inizio di un cammino.
L’Ami è una presenza significativa non solo nella nostra diocesi, ma anche in altre diocesi italiane e soprattutto in India, in Eritrea e in Tanzania. Questa celebrazione avviene a poco meno di due mesi dalla scomparsa di Maria Pia Reggi, che è all’origine di questa associazione insieme a Mons. Mario Babini. Maria Pia è considerata la fondatrice, che ha accompagnato l’inizio e lo sviluppo dell’Ami, seguendo la formazione delle persone e delle varie comunità. Oltre a tutta la sua vita ella ha donato la sofferenza degli ultimi anni consapevole dell’avanzare del male e abbandonandosi al Padre celeste.
 La presenza dell’Ami è una grazia per la nostra comunità ecclesiale, sia per l’apertura missionaria diffusa nella nostra Chiesa, sia per l’impegno di santificazione dei laici dove il Signore li ha chiamati a vivere e operare. La presenza di membri provenienti da diverse nazioni ha portato la ricchezza della collaborazione internazionale.
 L’accoglienza è la prima caratteristica che qualifica la vita dell’associazione. “E’ un mistero di reciprocità. Accolti dal Padre si diventa capaci di essere accoglienti per i fratelli. Accogliendo i fratelli, si diventa per loro provvidenza, tenerezza e misericordia. L’accoglienza diventa abituale disposizione all’ospitalità e all’attenzione preferenziale per i poveri.
 Un’altra connotazione è la missione, per testimoniare il vangelo ai più poveri sia nelle società sviluppate, sia in quelle in via di sviluppo. C’è l’impegno ad essere innanzitutto testimoni ed educatori della fede nella famiglia e nell’ambiente in cui si vive. Ma è la dimensione missionaria che dona alla vita dell’associazione il suo tono e il suo stile, e specifica un compito particolare nella Chiesa.
Infine l’Ami è nata internazionale, con i primi membri provenienti da tre continenti. La testimonianza di vita fraterna nella diversità di popoli, lingue, culture è un segno forte nei paesi che sono lacerati da contrapposizioni di etnia o di casta, di religione o di confessione. L’internazionalità è una scuola esigente e quotidiana di dialogo e accoglienza, per arrivare a costruire insieme una famiglia in cui le diversità formino un progetto in cui tutti si possano riconoscere.
La storia e l’opera delle missionarie consacrate, delle famiglie impegnate nell’apostolato, dei giovani che si formano allo spirito missionario ci fanno dire, con S. Paolo: “rendiamo grazie per voi, ricordandovi nelle preghiere,  affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui”. Celebrando una tappa importante come quella dei 25 anni di vita, è giusto pensare di avere ancora da lavorare con il Signore e per il Signore, facendo tesoro della sapienza e dell’esperienza del percorso fatto, e aprendosi ad una profonda conoscenza dei disegni che Dio ha su tutti e su ciascuno.
Ognuno si renda conto di quanto ha ricevuto attraverso l’Ami e le persone che l’hanno fatta crescere, per dire in modo consapevole un grazie al Signore, perché, diremo con S. Giovanni: “Dalla sua pienezza abbiamo ricevuto grazia su grazia”.
Questa Eucaristia sia per tutti lo strumento adeguato per ringraziare il Padre del cielo, per affidare alla sua misericordia coloro che ha già chiamato a sé e per invocare la protezione di Dio sull’Ami, e sulle Chiese dove è presente. Accompagni la preghiera e i propositi Maria di Nazareth, Madre della speranza