[mar 07] Intervento – Dimensione sociale della fede (II edizione)

07-03-2022

Roma, Università Pontificia Salesiana 7 marzo 2022.

Premessa

Per presentare la seconda edizione del volume Dimensione sociale della fede [1] è bene sottolineare come si stia vivendo un momento cruciale per la Dottrina sociale della Chiesa (=DSC), ma anche per la evangelizzazione del sociale e la sua connessione con la Pastorale sociale. Con il tempo, anziché divenire più prezioso il contributo della DSC nell’animazione e nella costruzione di una nuova società secondo il primato del Vangelo è, al contrario, cresciuto l’infeudamento  dei valori cristiani alle scelte di scuderia dei partiti. Sembra, in sostanza, che sia venuta meno la consapevolezza nella valenza critica e rinnovatrice della DSC rispetto al prevalere di un sapere unico, di una cultura immanentista, priva di trascendenza. Diventa, pertanto, necessario indicare le ragioni fondamentali della capacità della DSC di superare la crisi della ragione,  sia speculativa sia pratica; di offrire le basi di un umanesimo trascendente, come anche un sapere sapienziale, all’altezza delle sfide odierne, senza alcun «complesso d’inferiorità». In vista di ciò, ecco alcune brevi considerazioni.

  1. Un segreto ben conservato?

La DSC, come ebbe a dire un professore australiano, continua ad essere nella Chiesa a secret well kept, un segreto bene conservato. E ciò nonostante non pochi pensino di conoscerlo in maniera profonda. In realtà, il più delle volte lo si scambia per una mera  disanima della realtà sociale, ma nulla di più. La DSC, invece, è ben di più di un  semplice sapere teorico, astratto. Come afferma la Sollicitudo rei socialis (=SRS), l’Insegnamento Sociale della Chiesa, cominciando dal validissimo apporto di Leone XIII, arricchito dai successivi contributi magisteriali, si è costituito in «un aggiornato corpus dottrinale». Si è articolato man mano che la Chiesa, nella pienezza della Parola rivelata da Cristo Gesù, e con l’assistenza dello Spirito Santo (cf Gv 14,16;16,13), è andata leggendo gli avvenimenti mentre si svolgevano nel corso della storia. Con un tale corpus, la Chiesa «ha cercato così di guidare gli uomini a rispondere, anche con l’ausilio della riflessione razionale e delle scienze umane, alla loro vocazione di costruttori responsabili della società terrena».[2]

In sintesi, la DSC è un sapere teorico-pratico, avente cioè una dimensione teologico-pastorale e prassica, elaborato in ordine alla costruzione della società.

  1. Sapere teorico-pratico dalla formalità teologico-morale

Per focalizzare meglio la natura della DSC va preso in considerazione in particolare il n. 41 della SRS. In esso si legge che la Chiesa non ha soluzioni tecniche da offrire ai molteplici problemi sociali. Essa, infatti, non propone sistemi o programmi economici e politici, né manifesta preferenze per gli uni o per gli altri, purché la dignità dell’uomo sia debitamente rispettata e promossa ed a lei stessa sia lasciato lo spazio necessario per esercitare il suo ministero nel mondo. La Chiesa è «esperta in umanità». Ciò la spinge a estendere necessariamente la sua missione religiosa ai diversi campi in cui uomini e donne dispiegano le loro attività, in cerca della felicità, pur sempre relativa, che è possibile in questo mondo, in linea con la loro dignità di persone. Ecco perché la Chiesa ha una parola da dire oggi, come anni fa, ed anche in futuro, intorno alla natura, alle condizioni, esigenze e finalità dell’autentico sviluppo ed agli ostacoli, altresì, che vi si oppongono. Così facendo, la Chiesa adempie la missione di evangelizzare, poiché dà il suo primo contributo alla soluzione dell’urgente problema dello sviluppo, quando proclama la verità su Cristo, su se stessa e sull’uomo, applicandola a una situazione concreta.

«Quale strumento per raggiungere lo scopo, la Chiesa adopera la sua dottrina sociale. Nell’odierna difficile congiuntura, per favorire sia la corretta impostazione dei problemi che la loro migliore soluzione, potrà essere di grande aiuto una conoscenza più esatta e una diffusione più ampia dell’«insieme dei principi di riflessione, dei criteri di giudizio e delle direttrici di azione» proposti dal suo insegnamento. Si avvertirà così immediatamente che le questioni che ci stanno di fronte sono innanzitutto morali. e che né l’analisi del problema dello sviluppo in quanto tale, ne i mezzi per superare le presenti difficoltà possono prescindere da tale essenziale dimensione. La dottrina sociale della Chiesa non è una «terza via» tra capitalismo liberista e collettivismo marxista, e neppure una possibile alternativa per altre soluzioni meno radicalmente contrapposte: essa costituisce una categoria a sé. Non è neppure un’ideologia, ma l’accurata formulazione dei risultati di un’attenta riflessione sulle complesse realtà dell’esistenza dell’uomo, nella società e nel contesto internazionale, alla luce della fede e della tradizione ecclesiale. Suo scopo principale è di interpretare tali realtà, esaminandone la conformità o difformità con le linee dell’insegnamento del Vangelo sull’uomo e sulla sua vocazione terrena e insieme trascendente; per orientare, quindi, il comportamento cristiano. Essa appartiene, perciò, non al campo dell’ideologia, ma della teologia e specialmente della teologia morale. L’insegnamento e la diffusione della dottrina sociale fanno parte della missione evangelizzatrice della Chiesa. E, trattandosi di una dottrina indirizzata a guidare la condotta delle persone, ne deriva di conseguenza l’«impegno per la giustizia» secondo il ruolo, la vocazione, le condizioni di ciascuno. All’esercizio del ministero dell’evangelizzazione in campo sociale, che è un aspetto della funzione profetica della Chiesa, appartiene pure la denuncia dei mali e delle ingiustizie. Ma conviene chiarire che l’annuncio è sempre più importante della denuncia, e questa non può prescindere da quello, che le offre la vera solidità e la forza della motivazione più alta».[3]

Quanto letto nella SRS, a proposito dell’identità della DSC (o Magistero sociale o Insegnamento sociale), si potrebbe così sintetizzare: la DSC è un sapere teorico-pratico, appartenente all’ambito della teologia morale, anche se non del tutto coincidente con essa.[4] Esso viene elaborato in modo da offrire, per coloro che sono chiamati a vivere la loro vocazione sociale di costruttori del mondo,  un orientamento cristiano, comprensivo di  un discernimento (vedere, giudicare, agire, celebrare) che si avvale dell’apporto di molteplici saperi e dell’insegnamento evangelico relativo alla presenza di Gesù Cristo nel mondo, dopo la sua incarnazione, morte e risurrezione.

Come hanno evidenziato gli studi di Patrick De Laubier, prete cattolico, sociologo, morto a Ginevra nel 2016, nella DSC viene costantemente elaborato, in vista del discernimento cristiano nel sociale e della vocazione dei credenti e degli uomini di buona volontà quali costruttori del mondo, un ideale storico cristiano[5] o, meglio, come direbbe Jacques Maritain, un ideale storico e concreto. Viene cioè prospettata una progettualità germinale, secondo cui va impostata l’attività di rinnovamento o, talora, di edificazione ab imis della realtà sociale, comprensiva delle famiglie, dell’economia, della società civile, delle istituzioni pubbliche (nazionali o internazionali), della politica, dei mass media, della cultura, dell’ecologia.[6] Tramite l’ideale storico e concreto è dato ad ogni credente un insieme di principi, di criteri di giudizio, di orientamenti teorico-pratici della costruzione umanistica ed umanizzatrice dell’ordine temporale, in un determinato contesto storico, secondo quanto prefigura non solo la ragione ma anche la fede, la stessa realizzazione del Regno di Dio.

Rispetto alla sintesi offerta dal Compendio di Dottrina sociale della Chiesa, promulgato nel 2004 dal Pontificio Consiglio della Giustizia e pace, c’era bisogno di integrare il magistero sociale di papa Benedetto XVI e di papa Francesco. È così che si è tentato di proporre una sintesi aggiornata di Dottrina sociale della Chiesa, proponente un ideale storico e concreto più commisurato a questa prima metà del terzo millennio.

 

  1. La bruciante attualità della Dottrina sociale della Chiesa

Se la DSC è offerta per essere costruttori – non semplici contemplatori o spettatori – della realtà sociale, a fronte delle grandi sfide odierne, proprie di una società sempre più complessa, contrassegnata da tragedie ecologiche, da calamità sanitarie, da drammatici conflitti in corso, emerge chiaramente la sua bruciante attualità. A fronte dell’urgenza di superare ingiustizie, diseguaglianze, guerre fratricide, migrazioni bibliche di popolazioni tra i vari continenti, crisi climatiche, idriche, energetiche, inquinamenti, è sempre più evidente l’urgenza di creare un nuovo mondo, avendo cura del creato e della pace. Ne consegue – specie in un contesto in cui domina una cultura transumanista, tecnocratica, peraltro fluida ed instabile dal punto di vista antropologico ed etico, tendente a formare un pensiero unico e livellante le varie identità  -, l’importanza imprescindibile del sapere teorico-pratico della DSC. Un sapere sapienziale, frutto di una sintesi culturale, che connota la DSC come sapere non solo interdisciplinare ma transdisciplinare, a motivo della sua formalità più che razionale, teologico-morale. Proprio perché sapere transdisciplinare, ossia sapere molteplice ed unitario, si pone come maggiormente commisurato alla soluzione dei problemi connessi ad una realtà complessa e frammentata. Proprio perché non è un sapere dedotto, tutto definito e irreformabile, bensì un sapere che si compatta gradualmente, a seconda delle condizioni storiche, attorno alle esigenze delle res novae e dell’incarnazione di Cristo nell’umanità e nel creato, è sapere realista, che deriva non da degli a priori, ma da un’analisi critica dell’esistenza. Ne consegue un insegnamento contrassegnato dalla continuità e dalla discontinuità. In esso il cristianesimo non viene incapsulato o infeudato in un contesto socio-culturale particolare, ma diventa matrice inesauribile di nuovi umanesimi aperti alla trascendenza.

  1. La Dottrina sociale della Chiesa è frutto del realismo dell’incarnazione, morte e risurrezione di Cristo; del dinamismo storico della società, dell’animazione dello Spirito d’amore

Non sempre si sottolinea che la DSC è frutto del realismo dell’incarnazione, morte e risurrezione di Gesù Cristo (dimensione cristologica), il quale assume in sé l’essere umano, l’essere della realtà storica ovvero la realtà umana esistenziale, la realtà prodotta dall’uomo, per divinizzarli e seminare in essi la forma di un umanesimo trascendente.[7] Ma l’incarnazione del Figlio di Dio, che è venuto a realizzare una nuova creazione, ricapitolando in sé tutte le cose, orientandole in ordine alla realizzazione del Regno di Dio, ci sollecita a dire che la DSC è frutto anche dell’azione dello Spirito d’amore (dimensione pneumatologia) che anima le società, la loro realtà storica secondo il principio della fraternità.[8]La DSC, in breve, non può apparire se non come l’effetto della trasfigurazione dell’umanità e dei popoli da parte dello Spirito santo. Il genio del cristianesimo non umilia la storia umana, bensì la fermenta e la eleva.[9]

  1. Ma la Dottrina sociale è solo un inizio

La DSC, poiché è un sapere teorico-pratico essenziale, una progettualità germinale, ha bisogno di rinascere nei vari contesti culturali e sociali. Detto altrimenti, necessita di essere sviluppata ed integrata per divenire anima della prassi costruttrice di una nuova società, di una nuova economia, di una nuova politica, di un’ecologia integrale, di una nuova cultura.[10] La DSC, pertanto, deve essere assunta dalla comunità ecclesiale, dai vari soggetti che la compongono, dalle varie istituzioni civili, comprese quelle universitarie;  dai vari soggetti sociali, dalle associazioni, dalle aggregazioni e dai movimenti, in vista del suo approfondimento culturale – a questo proposito accenno solo che in Italia, trent’anni fa, è nata una rivista di DSC, la rivista scientifica «La Società» di cui vi ha parlato poco fa il prof. don Renzo Beghini, presidente della Fondazione G. Toniolo che la promuove e sponsorizza -,  e della sua sperimentazione, ovvero della nascita di un nuovo Umanesimo, di una nuova cultura, di buone pratiche, come si dice oggi. Non a caso, la Chiesa, con riferimento al recente magistero sociale aggiornato, ha organizzato in questi anni due Settimane sociali, quella di Cagliari (26-29 ottobre 2017), avente come tema centrale il “Lavoro che vogliamo. Libero, creativo, partecipativo e solidale”, e quella di  Taranto (21-24 ottobre 2021), quest’ultima avente come tema Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. #tuttoèconnesso.

A proposito della concretizzazione storica della DSC in campo politico non è inutile ricordare – a mo’ di sprone – quanto Giuseppe Lazzati  diceva con riferimento ai cattolici. E, cioè, che essi, pur essendo dotati di un prezioso tesoro culturale e spirituale, più di una volta sono apparsi incapaci di tradurlo in linguaggio politico, in azione innovativa.

 

+ Mario Toso

[1] Cf M. Toso, Dimensione sociale della fede. Sintesi aggiornata di Dottrina sociale della Chiesa, LAS, Roma 20222.

[2] SRS 1.

[3] SRS 41.

[4] Cf M. Toso, Dimensione sociale della fede. Sintesi aggiornata di Dottrina sociale della Chiesa, LAS, Roma 20222, pp. 65-79.

[5] Cf P. de Laubier, La pensée sociale de l’Église catholique. Un idéal historique de Léon XIII à Jean Paul II, Éditions Universitaires, Fribourg (Suisse) 1985, tr. it.: Il pensiero sociale del­la Chiesa cattolica: una storia del­le idee da Leone XIII a Giovanni Paolo II, Massimo, Milano 1986.

 

[6] Cf M. Toso, Ecologia integrale dopo il coronavirus, Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa, Roma 2020.

[7] A questo proposito può tornare utile la lettura delle opere del prof. Tommaso Demaria, salesiano, delle quali è stata curata una sintesi: Realismo dinamico. Il problema metafisico della realtà storica come superorganismo dinamico cristiano, Publigrafica Editrice, Vicenza 2000.

[8] Cf Francesco, Fratelli tutti, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2020.

[9] Cf CHATEAUBRIAND, Génie du Christianisme, Flammarion, Paris 1966.

[10] Da più parti sta emergendo l’urgenza di un pensiero cattolico e, per conseguenza, di una cultura cattolica. Rispetto a ciò si rimanda a un recente e significativo volume collettaneo: Ci vorrebbe un pensiero. In risposta a una lettera di mons. Mario Delpini a 100 anni dalla nascita dell’Università cattolica, a cura di Ernesto Preziosi, Vita e Pensiero, Milano 2021. In vista di contribuire al rafforzamento della cultura cattolica non solo nella nostra società, ma anche nelle nostre comunità, associazioni, movimenti, aggregazioni la Conferenza episcopale dell’Emilia Romagna ha varato un Osservatorio intitolato a Giovanni Bersani (cf www.osservatoriobersani.org).