[mar 08] Intervento – Siamo luce nella notte

08-03-2022

Faenza, parrocchia San Savino/Paradiso, 8 marzo 2022.

Oggi 8 marzo, festa della donna, l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII e le parrocchie dell’Unità pastorale “Mater Ecclesiae” hanno voluto organizzare un cammino di preghiera per mostrare solidarietà alle donne vittime di tratta e violenza. Una tale iniziativa si pone entro il cammino sinodale, in cui siamo chiamati ad una maggior comunione, partecipazione alla missione di Gesù Cristo. La maggior comunione, partecipazione alla missione di Cristo richiede da parte nostra conversione, ossia un cambio di mentalità e di vita. Solo così possiamo essere luce nella notte del male e del peccato che avvolge l’umanità. Solo così possiamo essere segno di solidarietà alle donne vittime di tratta, violenza, guerra. Possiamo diventare luce nel mondo se viviamo in comunione con Colui che è venuto in questo mondo per essere principio e causa di una nuova umanità. Gesù, l’Uomo Nuovo, assumendo la nostra umanità la rende più bella e splendente. Grazie alla partecipazione alla Luce, che è Cristo risorto, diventiamo una umanità nuova, animata da sentimenti di amore, di cura. Diventiamo umanità che rifulge camminando di luce in luce. La nostra vita cristiana è proprio questo: un camminare che sconfigge il male e passa da uno stato di luce ad un altro. Mentre ci convertiamo dai nostri mali camminiamo di luce in luce, entriamo in una condizione che riflette all’esterno l’incandescenza di un amore che arde in noi, grazie a Cristo. Più ci liberiamo dal male e più risplendiamo di luce. La vita bella e nuova di Cristo è realtà che si conquista tutti i giorni. Sempre siamo chiamati  ad essere luce in noi stessi,  per gli altri, con gli altri. Cristo non si comunica d’improvviso a noi, ossia con il tempo di un battito d’ali, o con un semplice clic. Si comunica attraverso una costante e laboriosa opera di conversione, mediante un passaggio alla vita gloriosa e radiosa che genera, gradualmente, atteggiamenti permanenti, determinazioni ferme e perseveranti. Convertirsi implica distacchi, stabilizzazione degli affetti nei confronti di Dio e dei nostri fratelli, ossia virtù: virtù di fraternità, di solidarietà, di giustizia. Più frequentiamo Cristo, la sua casa, e più diventiamo sensibili al bene, allergici al male che colpisce i nostri fratelli e le nostre sorelle. Più diventiamo esigenti nei confronti delle istituzioni. Esse, infatti, sono pensate e volute non solo a difesa ma anche a promozione della dignità umana, dignità altissima, che rispecchia Dio in noi. Più accogliamo Cristo e la sapienza del suo Vangelo più ci apriamo alla sua liberazione integrale, più ci sentiamo contrari ed irritati rispetto ad ogni pretesa di schiavizzazione dell’altro, dell’altra. La tratta delle donne è una forma di schiavitù che si rende sorprendentemente presente nell’oggi, quando pensiamo che ogni umiliazione della persona sia stata definitivamente superata. Bene ha fatto papa Francesco a ribadire con forza che la violenza sofferta da ogni donna e da ogni bambina è una ferita aperta nel corpo di Cristo, nel corpo dell’umanità intera. È una ferita profonda che alla fine riguarda ognuno di noi. Non possiamo sfuggire alla catena del male che noi stessi originiamo e che lambisce le istituzioni umane che dovrebbero proteggerci da ogni violenza insensata. Infatti, la tratta di esseri umani, specie delle donne e dei giovani segna gli Stati di crimini contro l’umanità. Li squalifica dal punto di vista umano e civile. Li pone contro la loro stessa intenzionalità, contro se stessi. Quando praticano o favoriscono la tratta delle donne, gli Stati, innalzati al servizio e alla promozione della vita nella sua integralità, distruggono la loro fonte giuridica, la loro essenza etica, offendono il bene comune. Consentendo la sottomissione e la schiavizzazione dell’altra metà del cielo sottraggono a se stessi vitalità e fecondità; seccano le fonti della vita e sviliscono la creatività dell’educazione e, prima, della generatività in senso lato. Le donne hanno la stessa dignità e gli stessi diritti e doveri degli uomini ed hanno l’importante missione di collaborare con loro nella costruzione di una civiltà d’amore, di un mondo più bello e giusto. Cristo, fonte di vita nuova, ci aiuti ad essere luce nelle relazioni, nelle istituzioni. Ci dia la forza di operare contro le molteplici forme di sfruttamento, di schiavitù domestiche e lavorative, di discriminazione e di sottomissione.

Signore Gesù, che hai riconosciuto la dignità delle donne, fa’ che siano protagoniste coraggiose in quest’ora buia della storia. Siano operatrici di pace e costruttrici di un’umanità rinnovata nell’amore.

                                            + Mario Toso