[apr 25] Omelia – Cresime a San Marco

25-04-2023

Cari fratelli e sorelle, cari cresimandi, cari genitori, padrini e madrine, oggi celebriamo san Marco il patrono di questa comunità, che è capofila delle altre comunità a lei unite nella comunione e nella missione pastorale in questo territorio.

È davvero significativo che nella festa del Patrono venga anche celebrata la Confermazione dei cresimandi di san Marco, san Martino in Formellino, san Silvestro. Con la Cresima non pochi giovani assumono la loro responsabilità di essere costruttori della Chiesa, per farla crescere. Come? Ci rifacciamo al brano del Vangelo di Marco che abbiamo ascoltato poco fa: «In quel tempo, Gesù apparve agli Undici e disse loro: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato…”. Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano» (Mc 16, 15-20). L’evangelista Marco ci ricorda che i discepoli ricevono dal Signore Gesù il mandato di essere missionari in tutto il mondo. Egli li invia a proclamare il Vangelo a ogni creatura, a scacciare i demoni. Ecco, cari cresimandi, quanto avviene per voi. Il vescovo vi imporrà le mani. Vi confermerà nei vostri impegni battesimali invocando su di voi lo Spirito santo, Spirito d’amore, che vi unisce al Padre e a Gesù Cristo inviato dal Padre. Grazie allo Spirito santo, abbraccio di tenerezza tra il Figlio e il Padre, sarete posti in comunione con loro, con il Padre e con Gesù Cristo, il missionario per eccellenza. Lo Spirito santo invocato dal vescovo vi sarà dato dal Padre e da Gesù perché siate, grazie al loro Amore, una comunione-comunità – la Chiesa -, e perché siate uniti nella stessa missione di Gesù.

Cari cresimandi, dovete pensarvi così, allora: come persone che entrano a far parte, con maggior consapevolezza, della comunità parrocchiale, o meglio di quel popolo di Dio che percorre le vie del mondo per annunciare Gesù, perché tutti ne assumano le fattezze e vivano il suo Amore di Figlio di Dio.

Come si fa ad essere missionari, ad annunciare Gesù? Non dimentichiamo l’esempio che ci dà Gesù quando si avvicina ai due discepoli di Emmaus di cui domenica scorsa abbiamo sentito parlare. Gesù risorto si affianca e comincia a parlare con loro, benché i loro occhi, velati dalla tristezza e dalla disperazione, non sono in grado di riconoscerlo. Mentre il Signore spiega loro le Scritture, e cioè che Lui doveva soffrire e morire per poi risorgere, le loro menti si aprono e nei loro cuori si riaccende la speranza (cfr Lc 24,13-27). E questo è quello che fa lo Spirito Santo con noi, con voi cresimandi: ci apre la mente, ci apre per capire meglio le cose di Dio, le cose umane, le situazioni, tutte le cose, noi stessi. Dandoci il dono dell’intelletto (e anche gli altri doni: Sapienza, Intelletto, Consiglio, Fortezza, Scienza, Pietà, Timor di Dio) lo Spirito santo ci fa capire che nella nostra vita cristiana viviamo un amore non semplicemente umano, bensì l’amore più grande, l’amore stesso di Dio. È questo Amore che ci costituisce e ci invia missionari. Grazie al dono dello Spirito santo il cristiano non porta da solo l’impegno della missione. Sperimenta, anche nelle fatiche e nelle incomprensioni, «che Gesù cammina con lui, parla con lui, respira con lui, lavora con lui. Sente Gesù vivo insieme con lui nel mezzo dell’impegno missionario» (Evangelii Gaudium, n. 266).

Voi cresimandi siete chiamati ad essere Chiesa che si avvicina, cammina con gli altri e apre il cuore degli amici e della gente alla Speranza, perché avete riconosciuto presente in voi Gesù Cristo.

Cari cresimandi voi siete un tesoro grande per la Chiesa. Le vostre famiglie e comunità in questo periodo vi hanno seguiti e preparati alla Confermazione. Come la chioccia raduna, protegge e aiuta a crescere i suoi pulcini così hanno fatto le famiglie e le parrocchie a cui appartenete. Le vostre famiglie e le comunità parrocchiali, in questo periodo, mediante in particolare i catechisti, hanno fatto ciò che Gesù ha fatto nei confronti dei discepoli di Emmaus. Vi hanno accompagnati e vi hanno spiegato la presenza dello Spirito santo e cosa compie in noi. Vi hanno aiutati a riconoscere l’importanza dell’Eucaristia, il memoriale di Gesù, presente in mezzo a noi come pane spezzato, cibo per noi missionari come Lui. Lo Spirito ci raduna e ci rende comunità di amore, di figli e figlie di Dio che amano come ama Gesù, sino alla fine. Quando la comunità vi guarda non pensa solo a futuri ingegneri, coltivatori, medici, insegnanti, responsabili della cooperazione, a genitori. Pensa a voi come persone che potranno essere ottimi professionisti ma hanno la coscienza viva di camminare con Gesù, di essere abitati dallo Spirito d’amore di Gesù e del Padre, di essere persone innamorate di Gesù che desiderano mostrarlo presente nella vita degli amici, magari facendo della propria vita un dono al Signore come il vostro parroco, come i diaconi, come le Suore che voi conoscete. Rispetto a ciò deve corrispondere, da parte delle famiglie, delle associazioni, dei movimenti un’opera di educazione non dimezzata, limitata solo all’essere semplicemente umani. Una tale opera dev’essere commisurata all’altissima vocazione dei figli di Dio. Cari cresimandi pensatevi più che persone umane. Pensate e amatevi come figli e figlie di Dio. Siate orgogliosi di questa grande dignità.

Siate dei credenti come Carlo Acutis che aiutava i suoi amici ad amare e a vivere l’Eucaristia, a scorgere Gesù presente nel santissimo Sacramento.

                                                 + Mario Toso