[feb 05] Omelia – Sant’Agata

05-02-2022

Sant’Agata, 5 febbraio 2022.

Cari fratelli e sorelle, festeggiamo sant’Agata, santa siciliana, ma il cui culto è diffuso in alta Italia. La comunità civile e religiosa di questo territorio onora come patrona una giovane, vergine e martire. Ella volle consacrarsi al Signore. Il vescovo di Catania accolse la sua richiesta e le impose il velo rosso portato dalle vergini consacrate. Il proconsole di Catania Quinziano, ebbe l’occasione di vederla. Se ne invaghì e con un pretesto la accusò di vilipendio nei confronti della religione romana. Ordinò che la portassero al Palazzo pretorio. I tentativi di seduzione da parte del proconsole non ebbero alcun risultato. Furioso imbastì, allora, un processo contro di lei. Interrogata e torturata Agnese resistette nella fede, nell’amore a Cristo. Dopo vari supplizi venne riportata agonizzante in cella ove morì nel 251. Questa, in breve, è la narrazione del martirio di sant’Agata, che non volle rinunciare a Cristo, il sommo bene della sua vita, tanto da morire per Lui. La giovane Agata, oltre a vivere il suo battesimo, aveva scelto di essere impegnata nella missione di amare con tutta se stessa Gesù Cristo e di testimoniarlo a tutti con una vita di consacrazione. Coloro che sono battezzati, consacrandosi ulteriormente a Cristo, come fanno i religiosi e le religiose, intendono diventare i professionisti dell’amore totale a Cristo e del suo annuncio.

Noi oggi siamo impegnati nel cammino sinodale, come tutte le Diocesi d’Italia, ma non solo. Per chi, come ogni comunità è posta in cammino sinodale, sant’Agata è un esempio alto. Ci invita a vivere il cammino sinodale, ossia il percorso dell’annuncio e della testimonianza di Gesù Cristo, in maniera eroica, con tutto noi stessi, sino a dare la vita.

Sappiamo che con il cammino sinodale ogni comunità intende, in un tempo di progressiva scristianizzazione e di pandemia, mettere in campo una forma rinnovata dell’annuncio del Vangelo. La domanda che in questo periodo tutti ci stiamo ponendo è così articolata: oggi, come stiamo camminando con Gesù e con i fratelli per annunciarlo? Per il domani, cosa sta chiedendo lo Spirito alla nostra Chiesa per crescere nel cammino con Gesù e con i fratelli per annunciarlo?

Come ci dice il Vangelo di Luca la gente è avida di ascoltare la parola di Gesù. Fa ressa attorno per acoltarLo (cf Lc 5, 1-11).  Tant’è che Gesù prega Simone di scostare da terra la barca su cui è salito. Si siede e insegna alle folle dalla barca. Seppure noi oggi assistiamo a fenomeni che mostrano molta indifferenza da parte della gente nei confronti di Gesù Cristo e del suo Vangelo, non dobbiamo dimenticarci che ogni uomo e ogni donna, sono fatti per Dio. Nel profondo del loro animo è posto il desiderio di Dio. Il loro cuore, come diceva sant’Agostino, è inquieto finché non riposa in Lui. E, allora, dobbiamo porci questa ulteriore domanda: a fronte del desiderio che c’è nel profondo del cuore di ogni persona di incontrare Dio, nelle nostre parrocchie ci sono ancora credenti entusiasti e coraggiosi che, come la martire Agata, sono disposti a donare la propria esistenza, per porla al servizio di Cristo e per annunciarlo con tutte le forze? I genitori sentono ancora il desiderio di donare Gesù Cristo ai loro figli, affinché un domani in questo territorio si continui ad amare Gesù Cristo, ritenendolo la ricchezza più grande della vita? I giovani, dopo la cresima, continuano il loro cammino di crescita cristiana, accompagnati dalla comunità degli adulti, da catechisti ben preparati che li innamorano di Gesù Cristo? Le domande sopra citate, poste peraltro al centro del cammino sinodale, ci sollecitano a fare una revisione della nostra vita comunitaria, imperniata sulla comunione, sulla partecipazione, sulla missione. Ci sentiamo tutti corresponsabili nell’annuncio di Gesù? Dio continua a chiamare anche oggi, come ci ha fatto capire il profeta Isaia. Egli, dopo aver udito la voce del Signore, così rispose: «Eccomi, manda me» (cf Is 6,1-2a.3-8). Sappiamo rispondere con slancio come Isaia o come sant’Agata? Ci sentiamo inviati? L’evangelizzazione ci attende, non esclusa l’evangelizzazione della cultura odierna. Non pochi, pur definendosi credenti, accettano da questa disvalori, tipici di un contesto socio-culturale fluido, senza radici razionali, come il cosiddetto diritto all’aborto, all’eutanasia. Si tratta di una cultura, per certi versi pseudo-cristiana. Essa, infatti, fa sì riferimento al principio dell’amore, come nel caso dell’eutanasia «compassionevole». Ma l’amore a cui appella è privo di verità. E così si giunge a giustificare l’approvazione di progetti di legge che vorrebbero l’omologazione di diritti libertari, arbitrari. Un tale modo di vedere fa leva su un cristianesimo di carità senza verità.

Cari fratelli e sorelle, come un giorno a Pietro, così oggi, il Figlio di Dio, mediante la Parola del Vangelo, chiede a noi di andare al largo, verso una nuova evangelizzazione. In questo particolare momento storico, in cui constatiamo stanchezza e lentezze nell’annuncio, svogliatezza nel testimoniare il Vangelo, non a caso stiamo vivendo il cammino solidale, perché è tempo di prendere il largo. Giovani e adulti, famiglie ed associazioni prendiamo il largo! È la stessa nostalgia di Cristo, sulla cui forma siamo strutturati, che ci chiama.

                                       + Mario Toso