L’8 marzo la camminata della Papa Giovanni XXIII per le donne vittime di violenza e di tratta

Papa Francesco lo ha ripetuto anche durante la trasmissione televisiva di Rai3 Che tempo che fa, in collegamento da Santa Marta: «Il migrante va accolto, accompagnato, promosso e integrato. Ogni Paese indichi delle quote, serve equilibrio. Quello che si fa ai migranti è criminale». Anche la Comunità Papa Giovanni XXIII ha a cuore, da sempre, il dramma delle persone che emigrano cercando un futuro migliore ma che oggi, alle porte dell’Europa lungo la rotta balcanica o attraversando il Mar Mediterraneo dalla rotta libica o dalla rotta algerina, troppo spesso cadono nelle mani dei trafficanti. Da più di 25 anni sono attive le Unità di Strada della Comunità Papa Giovanni XXIII, che cercano di strappare da una vita degradante le donne costrette a prostituirsi, in varie città d’Italia tra cui Faenza.

La camminata dal Paradiso a Pieve Ponte

Proprio a Faenza la Comunità di don Oreste Benzi promuove, in collaborazione con le parrocchie dell’Unità pastorale “Mater Ecclesiae”, l’iniziativa “Siamo luce nella notte”. La camminata, che prenderà il via alle 20.30 alla chiesa del Paradiso e terminerà a Pieve Ponte, snodandosi lungo la ciclabile, è dedicata alle donne vittime di violenza e tratta e sarà arricchita da testimonianze, canti e momenti di riflessione e preghiera. Saranno presenti anche il sindaco di Faenza, Massimo Isola e il vescovo della Diocesi di Faenza-Modigliana, monsignor Mario Toso.

Uno sguardo sulla problematica dello sfruttamento e della tratta di migranti e sulla violenza di genere.

È sempre più in crescita il numero di minori e uomini sfruttati nelle campagne, nelle industrie, nelle baraccopoli, nei mercati, nella raccolta delle lattine, e di quanti sono costretti all’accattonaggio sulle nostre strade. Ma 2/3 dei profitti derivati dalla tratta provengono dallo sfruttamento sessuale. Sono ancora le bambine, le adolescenti, le donne le più colpite prima, durante e dopo il viaggio verso l’Europa. In particolare lo sfruttamento sessuale si è sempre più rapidamente radicato nella prostituzione indoor, negli appartamenti, nei bordelli, nei centri benessere, nei centri messaggi, rendendo ancora più invisibili le vittime, anche dietro una webcam come già denunciato dall’Osce nel 2020. La pandemia ha inoltre esacerbato le situazioni di maltrattamenti fisici e violenza economica e psicologica nei confronti di donne di qualunque estrazione sociale e nazionalità. Negli ultimi sei mesi del 2021, sulla base dei dati del progetto europeo Miriam centrato sulla violenza di genere, sono arrivate alle helpline della Comunità Papa Giovanni XXIII nel nord Italia, 100 richieste di aiuto. Nel 48,7% si tratta di donne vittime di violenza domestica, il 23,5% vittime di sfruttamento sessuale, il 21,7% vittime di un aborto forzato. Nazionalità prevalenti italiana, nigeriana, marocchina, albanese, rumena.