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In classe mai più “Fuori posto”. A Faenza inaugura la mostra dei giovani del Msac che si interroga sulla scuola del 2032

Il Movimento Studenti di Azione Cattolica della diocesi di Faenza-Modigliana è lieto presentare la mostra Fuori posto¸ frutto del lavoro di ricerca “2032, la scuola è cambiata”, che ha coinvolto circa 300 studenti e studentesse delle scuole superiori di II grado di Faenza in una ricerca su desideri concreti per la scuola di domani. L’esposizione sarà allestita presso la chiesa di Santa Maria dell’Angelo, in via Santa Maria dell’Angelo a Faenza da sabato 16 marzo a domenica 26 maggio.

La mostra

La mostra è stata realizzata dai membri dell’Equipe diocesana del Msac con la collaborazione di Giovanni Gardini, vicedirettore del Museo Diocesano e dell’artista Fabrizio Dusi, per raccontare ciò che è stato il fulcro del progetto: la ricerca del benessere a scuola. La mostra inaugurerà sabato 16 marzo alle ore 18 presso la chiesa di Santa Maria dell’Angelo e sarà principalmente rivolta alle classi delle scuole secondarie di secondo grado per visite guidate su prenotazione contattando il Museo Diocesano al numero 333 7834993. Sarà aperta anche al pubblico il sabato dalle 17 alle 19 nelle giornate che verranno indicate sui canali social del Museo Diocesano e del Movimento Studenti dell’Azione Cattolica.

Il progetto: 2032, la scuola è cambiata

Il progetto 2032 la scuola è cambiata ha avuto una lunga gestazione poiché i primi semi del lavoro risalgono alla fine del 2019. Al tempo nacque nei membri dell’equipe del movimento – tutti studenti di scuola superiore – il desiderio di mettersi in ascolto degli studenti e del loro vissuto.

La pandemia ha bloccato il progetto per lungo tempo ma nella primavera del 2022 è stato riavviato da un’equipe che nel frattempo si è in gran parte rinnovata. Il modo di mettersi in ascolto si è concretizzato in un questionario che potesse raggiungere gli studenti attraverso i professori di religione (IRC). Si è anche definito nell’allestimento di una mostra il modo di restituire al mondo della scuola (e non solo) quanto emerso dai questionari.

Nell’anno scolastico 2022-2023 il questionario è arrivato sui banchi degli studenti. Esso veniva lanciato da un breve video che serviva ad ambientare il questionario. Ogni studente, infatti, nel rispondere ai diversi incipit era chiamato a immaginare di essere uno studente del futuro che riesce a mettersi in contatto con un giovane di oggi descrivendogli la sua esperienza scolastica nel 2032.

La mostra vuole esporre quanto emerso dalla mente e dal cuore degli studenti attraverso un linguaggio che tocchi – attraverso un’esperienza sensoriale – sia i sentimenti sia il ragionamento.

I tre ambienti della mostra compongono un percorso attraverso cui porsi in ascolto e mettersi in gioco per raccogliere quanto più possibile da questa esperienza e lasciare qualcosa di sé che arricchirà altri.

Il questionario è stato somministrato in due diversi istituti ovvero ITIP L. Bucci e Liceo Torricelli-Ballardini. Sono state interpellati 311 studenti di 21 diverse classi (9 seconde, 1 terza, 6 quarte, 5 quinte)

Cos’è il MSAC

Il MSAC è composto da studenti e si rivolge a studenti. Questo movimento è quella parte dell’Azione cattolica – riconosciuto anche dal MIUR – che raccoglie studenti dalla prima alla quinta superiore animati dal desiderio di vivere la scuola con spirito propositivo sui passi di don Milani e del suo motto “I care”.

Info e Contatti

Per altre informazioni visitare il sito del Museo Diocesano https://www.museodiocesanofaenza.it/ oppure il sito dell’Azione Cattolica diocesana www.acifaenza.it o i canali social del Msac di Faenza-Modigliana e del Museo. Oppure scrivere a giovaniac.faenzamodigliana@gmail.com . Gli e le insegnanti che vorranno prenotare visite guidate per le loro classi possono contattare il Museo Diocesano al numero 333 7834993.

Don Mattia Gallegati: “Importante interrogarsi e lasciarsi provocare dai pensieri dei giovani”

“Una delle grandi novità che propone questa mostra – spiega il vice direttore del Museo Diocesano, Giovanni Gardini – è il suo essere stata interamente ideata e realizzata da giovani. Come adulti li abbiamo accompagnati in questo percorso, stando però sempre un passo indietro, per responsabilizzarli al massimo e far emergere in maniera autentica il loro pensiero”.

“L’esposizione nasce da un volersi mettere in ascolto del mondo della scuola – aggiunge don Mattia Gallegati, assistente del Msac -. E’ stato un cammino lungo, specie per ragazzi di questa età, e al di là del risultato artistico è il cammino stesso che hanno compiuto ad avere valore.”. Da questa ricerca, dal taglio qualitativo, “emerge una grande fame di relazioni da parte degli studenti – precisa don Mattia -, sia tra di loro sia con i professori. Si cerca un diverso rapporto con il voto, con il giudizio. Un’altra parola chiave emersa è quella della libertà, che dobbiamo saper declinare in tanti aspetti e che non deve essere un semplice ‘faccio solo quello che voglio’. Da parte di noi adulti, ci deve sempre essere un lasciarsi provocare da quello che i nostri giovani ci dicono”.

“Come istituzione che vuole avere a cuore il mondo della scuola – conclude l’assessora all’Istruzione Martina Laghi – questa iniziativa è davvero significativa nel dare voce al pensiero di ragazzi e ragazze. Per le scuole del nostro territorio, visitare questa mostra rappresenta certamente un’opportunità da cogliere”.

Gli e le insegnanti che vorranno prenotare visite guidate per le loro classi possono contattare il Museo diocesano al numero 333 7834993.


Il 17 marzo alla Casa del Clero l’incontro “Scienza e fede nella Sindone”

L’associazione Amici della Casa del Clero della Diocesi invita sacerdoti, diaconi, religiosi, ministri, soci e laici a un pomeriggio di fraternità e preghiera con un cammino di formazione permanente, volto a nutrire lo spirito e la mente dei partecipanti. Il tema dell’incontro sarà Scienza e fede nella Sindone, con il dottor Gaetano Blasi, illustre membro dell’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme, come relatore. L’appuntamento è fissato domenica 17 marzo, alle 15, nella sala incontri della “Casa del Clero” in via Bondiolo 42, a Faenza.

Al termine dell’intervento del dottor Blasi, ci sarà un momento dedicato alla condivisione e alla preghiera del Vespro, permettendo cosi ai partecipanti di riflettere insieme e di arricchire la propria vita spirituale.


Servizio civile: 12 posti alla Caritas di Faenza-Modigliana, ecco il bando. Scadenza prorogata al 22 febbraio

Il 22 dicembre 2023 il Dipartimento per le Politiche giovanili e il Servizio Civile Universale ha pubblicato un bando per la selezione di 52.236 giovani da impiegare in progetti di servizio civile in Italia e all’estero. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito: https://www.scelgoilserviziocivile.gov.it/. Il bando è rivolto ai giovani italiani e stranieri in età compresa tra i 18 ed i 28 anni (compiuti).

La Caritas diocesana di Faenza-Modigliana è presente nel bando con 4 progetti per un totale di 12 posti! Tutti i progetti proposti dalla Caritas hanno una durata di 12 mesi. Prevedono un impegno di 25 ore alla settimana oppure di 1.145 ore nel corso dell’anno, su 5 giorni alla settimana ed è previsto un assegno mensile di € 507,30. I progetti prevedono anche un percorso di tutoraggio negli ultimi tre mesi di servizio, con l’obiettivo di accompagnare i giovani nell’elaborazione dell’esperienza e nella certificazione delle competenze acquisite, per incrementarne la spendibilità nel mondo del lavoro. L’avvio in servizio dei giovani selezionati avverrà probabilmente il 28 maggio 2024.

I nostri progetti

GIOVANI ON-LIFE – FAENZA E RAVENNA”: 3 posti presso l’Ufficio Educazione alla Mondialità in via d’Azzo Ubaldini 13 a Faenza

Il progetto interviene nei contesti scolastici ed educativi, a favore di adolescenti e ragazzi. I volontari in servizio civile sono coinvolti nella realizzazione di percorsi e laboratori formativi, per favorire un miglioramento delle relazioni e sperimentare azioni solidaristiche. Le capacità umane di confrontarsi all’altro sono le basi sulle quali si costruisce una comunità di cittadini attivi, attenti alle persone e all’ambiente che li circonda, e in questo processo i giovani sono protagonisti in prima persona, non relegati al ruolo di meri spettatori. 1 posto è destinato a giovani con difficoltà economiche (Isee inferiore o pari a 15.000 euro).

DA SCARICARE LA SCHEDA SINTETICA DEL PROGETTO “GIOVANI ON-LIFE”  

RELAZIONI SOLIDALI – RAVENNA E FAENZA”: 3 posti presso il Centro di Ascolto diocesano, in via d’Azzo Ubaldini 7 a Faenza.

I volontari in servizio civile sono coinvolti nell’operato del Centro di ascolto diocesano, a cui si rivolgono individui e famiglie che versano in condizione di povertà ed emarginazione. Fondamentali sono i servizi di ascolto e prima accoglienza (come la distribuzione di beni alimentari e di vestiario, la mensa, il servizio docce, etc.). Si intende anche potenziare le azioni di orientamento e accompagnamento, per favorire l’inclusione sociale dell’utenza. 1 posto è destinato a giovani con bassa scolarizzazione (titolo di studio non superiore al diploma di scuola secondaria inferiore).

DA SCARICARE LA SCHEDA SINTETICA DEL PROGETTO “RELAZIONI SOLIDALI”

LONTANI VICINI – FAENZA”: 2 posti presso la struttura dell’A.M.I. a Fognano (Brisighella), in v. Brenti 35, e 2 posti presso la segreteria dell’A.M.I. a Faenza, in v. Minardi 6.

L’obiettivo del progetto è aumentare gli strumenti e le occasioni di inclusione offerti sia ai migranti accolti sia alla popolazione locale, per creare una comunità più accogliente e multiculturale. I volontari in servizio civile sono coinvolti nell’accoglienza di donne e dei loro figli, richiedenti asilo perché in fuga dalla guerra, presso la sede di Fognano. La comunità locale viene a sua volta coinvolta in azioni di sensibilizzazione, grazie all’apporto dei volontari in servizio civile presso la sede di Faenza. 1 posto presso la sede di Faenza è destinato a giovani con difficoltà economiche (Isee inferiore o pari a 15.000 euro).

DA SCARICARE LA SCHEDA SINTETICA DEL PROGETTO  “LONTANI VICINI”

PER IL DOMANI – RAVENNA E FAENZA”: 2 posti presso l’oratorio della parrocchia di Russi, via Trieste 37.

Destinatari del progetto sono bambini e adolescenti che frequentano il centro di aggregazione parrocchiale sia come doposcuola che come oratorio. I volontari in servizio civile collaborano nei progetti di sostegno scolastico e nella realizzazione di attività formative o esperienziali, volti a migliorare il rendimento scolastico dei minori e a promuovere il benessere sociale e relazionale dei minori.

DA SCARICARE LA SCHEDA SINTETICA DEL PROGETTO  “PER IL DOMANI”

Per informazioni sugli altri progetti proposti sul territorio provinciale, si può consultare il sito del Coordinamento provinciale degli enti di servizio civile.

Come presentare domanda

La scadenza per le domande da parte dei giovani è prevista per giovedì 22 febbraio 2024 alle ore 14.00. 

Gli aspiranti operatori volontari devono presentare la domanda di partecipazione esclusivamente attraverso la piattaforma https://domandaonline.serviziocivile.it/ raggiungibile tramite PC, tablet e smartphone. I cittadini italiani possono accedervi esclusivamente con credenziali SPID di livello di sicurezza 2. I cittadini di altri Paesi dell’Unione Europea e gli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia, se non avessero la disponibilità di acquisire lo SPID, potranno accedere ai servizi della piattaforma DOL attraverso apposite credenziali da richiedere. Le domande trasmesse con modalità diverse da quella indicata non saranno prese in considerazione.

Per ricevere informazioni sui progetti della Caritas diocesana di Faenza-Modigliana si può contattare Erica Squarotti: 389-7986824, e-mail: serviziocivilecaritas@diocesifaenza.it

Per scegliere consapevolmente per quale progetto e sede presentare domanda, è consigliato informarsi sulle caratteristiche dei progetti e si può anche concordare una visita presso le sedi.

Educazione civica e libertà religiosa: il vescovo Mario incontra gli studenti di Sant’Umiltà

Il 5 febbraio scorso la classe terza media dell’Istituto Sant’Umiltà di Faenza, accompagnata dai professori don Matteo Babini e Alessandra Scalini, si è recata in Curia diocesana per incontrare il vescovo, monsignor Mario Toso. Monsignor Toso ha tenuto un incontro su alcune tematiche quali la libertà religiosa e la laicità dello Stato. Nelle settimane passate, durante le lezioni di Educazione civica, la classe ha affrontato un percorso sull’evoluzione del rapporto tra Stato e religioni, in particolar modo la religione cattolica, nel nostro Paese, partendo dallo Stato confessionale sancito dal primo articolo dello Statuto Albertino fino alla Costituzione italiana del 1948, passando attraverso i Patti Lateranensi del 1929.

Una riflessione dallo Statuto Albertino alla Costituzione del ’48

Grazie al bellissimo testo della Dignitatis Humanae ha, poi, compreso l’importanza della libertà religiosa per la Chiesa, il cammino fatto per giungere a questa definizione e come nel mondo essa non sia un diritto ancora riconosciuto a tutte le persone. L’incontro col vescovo Mario, profondo conoscitore e studioso della Dottrina sociale della Chiesa, ha voluto essere il coronamento di questo percorso per conoscere meglio la storia e la cittadinanza attiva.


Schede bibliche di Quaresima 2024 per i bambini dedicate a “Storia di una Gabbianella…”

copertina schede bibliche quaresima bambini

Il settore dell’Apostolato Biblico della Diocesi mette a disposizione di tutti le Schede bibliche per il tempo della Quaresima. Come per l’Avvento, anche queste sono dedicate ai Salmi responsoriali della domenica dal 18 febbraio al 24 marzo. In parallelo, sono state realizzate le Schede di Quaresima dedicate ai bambini, ausilio per la catechesi a cura di Michela Dal Borgo e Barbara Piani e dedicate alla lettura di<CF2> Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare. Le schede per i bambini sono corredate da lettura Caa (Comunicazione aumentativa alternativa) a cura di Cesare Missiroli.
Copie delle schede sono disponibili alla la libreria Cultura Nuova. Contatti per informazioni, suggerimenti sulle schede (don Pier Paolo Nava, don Luca Ravaglia) e sulle immagini (Michela Dal Borgo).

Schede per i bambini

Dopo l’ascolto è proposto un commento alle letture. Piccole riflessioni che accompagnano il cammino di Quaresima e che possono essere accostate al Vangelo.
I catechisti e gli educatori potranno prendere spunto per avviare un dialogo e mettere in evidenza i concetti che
ritengono più importanti. I bambini sono invitati successivamente a un momento espressivo individuale e alla condivisione in cui hanno la
possibilità di raccontare o spiegare ciò che si è rappresentato. Ogni scheda si conclude con una riflessione che caratterizza ogni settimana del cammino di Quaresima.

Schede da scaricare

copertina quaresima 2024 schede bambini

I domenica quaresima 2024 schede bambini

II domenica quaresima 2024 schede bambini

III domenica quaresima 2024 schede bambini

IV domenica quaresima 2024 schede bambini

V domenica quaresima 2024 schede bambini


Schede bibliche online per il tempo di Quaresima 2024

schede quaresima

Il settore dell’Apostolato Biblico della Diocesi mette a disposizione di tutti le Schede bibliche per il tempo della Quaresima. Come per l’Avvento, anche queste sono dedicate ai Salmi responsoriali della domenica dal 18 febbraio al 24 marzo.
In parallelo, sono state realizzate le Schede di Quaresima dedicate ai bambini, ausilio per la catechesi a cura di Michela Dal Borgo e Barbara Piani e dedicate alla lettura di Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare. Le schede per i bambini sono corredate da lettura Caa (Comunicazione aumentativa alternativa) a cura di Cesare Missiroli.

Copie delle schede sono disponibili alla la libreria Cultura Nuova. Contatti per informazioni, suggerimenti sulle schede (don Pier Paolo Nava, don Luca Ravaglia) e sulle immagini (Michela Dal Borgo).

Schede per adulti

In copertina è stata utilizzata l’immagine di He Qi, Preghiera nel Getsemani (foto).

Lo sguardo di Gesù è rivolto verso l’alto, verso il Padre, nella sua preghiera angosciata. L’intreccio di corpi esprime l’unità, l’amicizia, Gesù vuole i tre discepoli con sé in questo momento difficile ma loro si addormentano invece di vegliare. La luce proveniente dal cielo illumina le figure al centro della scena. «…Il tempo forte della Quaresima – scrive il Papa – è un’opportunità in questo senso. È un periodo in cui Dio vuole svegliarci dal letargo interiore, da questa sonnolenza che non lascia esprimere lo Spirito. Perché – ricordiamolo bene – tenere sveglio il cuore non dipende solo da noi: è una grazia, e va chiesta».

Le schede da scaricare

Copertina schede quaresima 2024

00 – Testi dei Vangeli Quaresima B

01 – Schede SL 1TQB

02 – Schede SL 2TQB

03 – Schede SL 3TQB

04 – Schede SL 4TQB

05 – Schede SL 5TQB

06 – Schede SL 6TQB


Intelligenze artificiali: l’intervento del vescovo Mario al seminario dell’Ordine dei giornalisti svolto a Faenza

Faenza, Aula magna 26 gennaio 2024.

L’intelligenza artificiale o le intelligenze artificiali con il loro sviluppo rigoglioso e molteplice, mentre da un lato suscitano un grande interesse e mobilitano ingenti capitali volti al loro impiego in diversi campi, ed anche alla creazione di sistemi ancor più complessi, dall’altra parte obbligano a porre attenzione sugli effetti sociali e sulle questioni etiche sollevate dalle loro applicazioni.

  1. Sviluppi ed effetti sociali

L’Intelligenza Artificiale (=IA) o, meglio, le intelligenze artificiali sono una famiglia di tecnologie molto diverse tra di loro con applicazioni distinte. Un approccio realistico induce a considerare non solo la tecnologia in sé ma anche gli effetti che questa ha sulla società civile.

Il 2023 verrà ricordato come l’anno in cui l’intelligenza artificiale ha fatto irruzione nella coscienza collettiva e ha dirottato miliardi verso lo sviluppo di sistemi più complessi, ribaltando strategie e fortune di giganti tecnologici e attirato l’attenzione di politici e regolatori.

Il 2024 potrebbe non essere da meno. Più diventa evidente il potenziale di questa tecnologia, più gli Stati guardano a essa attraverso la lente dell’interesse nazionale. Il potenziale di questa tecnologia abilitante, che sia declinato nella sfera militare o in quella economica, sociale, giuridica, culturale, accademica e tutte le loro intersezioni, sta portando una serie di aziende e Paesi a lanciarsi nel tentativo di disporre di una propria tecnologia senza doversi affidare ai prodotti stranieri.

Si è così scatenata una corsa e una competizione internazionale nel cui ambito ogni Paese cerca di arrivare per primo e di essere più avanzato e performante in vista della supremazia nei mercati.

Il presidente francese Macron   mediante gli investimenti del suo Paese sulla startup Mistral si ripropone di sviluppare risposte europee ai giganti statunitensi. Analogamente Krutrim, una nuova startup indiana, ha presentato il primo Llm multilingue della nazione,[1] appena una settimana dopo che la rivale Sarvam ha raccolto 41 milioni di dollari con lo stesso obiettivo.

A Emirati, Francia e India si affiancano Arabia Saudita, Germania e Regno Unito per livello di dedizione: insieme questi sei Paesi hanno promesso di finanziare lo sviluppo dell’IA per una cifra complessiva di 40 miliardi di dollari. Cifre da capogiro che però non reggono il confronto con gli sforzi di Stati Uniti e Cina, che da soli hanno promesso di mobilitare cifre anche superiori. Il grosso dei fondi andrà nell’acquisto del tipo di chip necessari per addestrare Llm più potenti, quelli che hanno fatto la fortuna di Nvidia nel 2023 e che il governo statunitense lavora, in accordo con gli alleati, per tenere fuori dalla portata di Pechino. Che da parte sua sta versando centinaia di miliardi di dollari nella propria autonomia tecnologica, per non dover dipendere dai prodotti stranieri, e sostiene i campioni nazionali come Baidu (l’equivalente di Google) che ha presentato il proprio chatbot “Made in China” Ernie a poche settimane dall’avvento di ChatGPT.

La competizione tra Washington e Pechino sta già impattando lo sviluppo di altre alternative nazionali, specie considerando il controllo statunitense sull’ecosistema dei chip e la chiara intenzione dell’amministrazione di Joe Biden di stringere le maglie sul settore dell’IA.

Tuttavia, non è detto che i miliardi mobilitati dai Paesi si traducano in Llm efficaci, potenti e competitivi. Anzitutto c’è il tema della disponibilità dei dati e del vantaggio congenito dei Paesi anglofoni, che possono rifarsi a quantità immense di contenuti qualitativamente validi su internet. Se è vero che i governi nazionali potrebbero mettere al servizio della causa i propri dati (come quelli sanitari, fiscali e non solo, ammesso e non concesso che al pubblico vada giù) i loro modelli “nazionalizzati” potrebbero non reggere il passo con lo sviluppo di quelli anglofoni. Per non parlare di come il controllo delle autocrazie sui contenuti, sia quelli su cui si addestrano i sistemi sia quelli che possono generare, può finire per inibire la loro utilità.

C’è di più. Se i governi come quello statunitense limitassero l’accesso agli Llm open source i rivali potrebbero vedersi tagliare l’accesso a strumenti utili per sviluppare i propri sistemi IA. Biden, da parte sua, ha sollevato questa prospettiva verso fine 2023. Ed è difficile che Washington vorrà ridurre volontariamente il vantaggio che il sistema accademico-industriale statunitense continua ad accumulare.

Sta, dunque, sorgendo tra i popoli una gara a chi arriva prima ad acquisire sistemi di intelligenze artificiali, potenti e competitivi, in grado di difendersi da attacchi che violano la loro sicurezza, come anche la loro privacy.

In questo scenario l’Italia, peraltro anch’essa impegnata a mettere a punto nuovi sistemi di intelligenza artificiale, sarebbe in grado, in forza della sua storia culturale e religiosa, di dare un suo apporto peculiare. L’Italia è un Paese con una lunghissima tradizione umanistica, e proprio perché la questione dell’intelligenza artificiale non ha a che fare solo con la tecnica o con le frontiere della tecnologia, ma anche e soprattutto con la necessità di rendere queste tecnologie compatibili con la coesistenza sociale, per la nostra Nazione si apre un ruolo profondamente sintonico con la sua tradizione passata. Essa si ripropone l’obiettivo di mettere la persona al centro e di sviluppare così un modello, che potrebbe essere considerato rinascimentale, di riscoperta dell’umano e del suo valore nella relazione con le macchine.

L’idea, espressa da padre Paolo Benanti (diventato presidente della Commissione Algoritmi del Dipartimento per l’informazione e l’editoria di Palazzo Chigi, che si occupa di Intelligenza artificiale), è di inserire dei guard rail etici alla macchina facendo riferimento all’algoretica, cioè un’etica computata dagli uomini ma che dovrebbe divenire computabile dalle stesse macchine. Affiancare etica e tecnologia per un’intelligenza artificiale che ponga sempre al centro l’uomo e sia al servizio di un autentico sviluppo: ecco l’obiettivo. Ma servono nuovi criteri, categorie e linguaggi.

L’Italia è al lavoro per trovarli, avvalendosi della presidenza del G7, partendo dall’Hiroshima AI process e cercando soluzioni innovative per sfruttare al meglio le potenzialità della tecnologia, senza dimenticare i suoi rischi. Se la società civile saprà porsi come ente intermedio di questo processo, sarà più facile portarlo a termine.

  1. Verso dove?

Ponendo al centro dell’attenzione proprio l’intelligenza artificiale e le sue applicazioni diventa, in particolare, necessario fermarsi sui possibili effetti sociali di questa tecnologia, che si possono suddividere sommariamente in tre diversi ambiti: a) le potenzialità della ricerca scientifica per l’innovazione; b) l’impatto sul mondo del lavoro; c) l’impatto sociale sulla formazione dell’opinione pubblica e sulla coesione sociale.

Per quanto concerne l’ambito della ricerca scientifica è sufficiente evidenziare alla luce dell’esperienza, come quella della recente pandemia, gli strumenti tecnologici si sono dimostrati fondamentali. Non solo. Anche con riferimento ad altre aree, come quella della transizione ecologica, dell’economia circolare, della green economy,  del miglioramento delle condizioni usuranti nel mondo del lavoro, della produttività, della rapidità delle comunicazioni, della competitività economica, della capacità di fronteggiare i problemi della siccità, dei cambiamenti climatici, delle attività estrattive, produttive e distributive, come anche di welfare sociale, è sempre più evidente  che solo grazie alla condivisione dei dati digitali e all’utilizzo di nuovi algoritmi e di nuove tecnologie che i Paesi del mondo possono meglio fronteggiare sfide globali e mantenersi al passo con i tempi, per poter dare meglio il loro apporto nella costruzione del bene comune nazionale e mondiale. Specie la vita dei popoli più poveri esige di essere migliorata non solo dal punto di vista della disponibilità dei beni economici e tecnologici ma anche dal punto di vista della disponibilità di capacità intellettuali, morali, culturali, che consentono di poter cogliere le opportunità di scelta circa uno sviluppo integrale, solidale, comunitario, aperto ad umanesimo trascendente, mantenendosi quindi anche competitivi su tutti i livelli di esistenza: non solo economici, ma anche sociali, culturali, religiosi.

Ma per poter valorizzare nel miglior modo le varie opportunità di scelta o le varie chance di vita, per usare il linguaggio di Ral Dahrendorf, offerte dal progresso della nuova tecnologia, secondo l’Insegnamento sociale della Chiesa è fondamentale disporre di un parametro interiore ed etico, atto ad offrire la nozione di bene umano integrale. In mancanza del riferimento al bene umano integrale le capacità di scelta non possono tradursi in azioni morali, in scelte giuste. In definitiva, il mondo delle intelligenze artificiali per poter essere a servizio non solo del progresso delle Nazioni, singole o associate, ma del bene umano universale, necessita di superare il transumanesimo – avente come obiettivo di sostituire l’umano con le macchine dell’intelligenze artificiali, andando oltre l’umano, sostituendo la coscienza umana con una coscienza artificiale – e di scegliere un neoumanesimo.

Sul fronte degli impatti sul mondo del lavoro è già constatabile che le nuove tecnologie legate al digitale e all’IA hanno e avranno un’influenza maggiore su una determinata fascia di impieghi che, normalmente, appartengono alla cosiddetta classe media. Ma l’impatto non è mai un dato precostituito o predeterminato. Occorre valutare tutta una serie di fattori, come la situazione storica, territoriale, demografica della popolazione ed altro ancora. All’atto pratico, l’impatto lavorativo su una certa classe sociale dovrà essere messo in relazione, per esempio, con la crisi demografica. Per cui se da un lato è vero che si verificherà probabilmente una perdita di posti di lavoro, dall’altro è altresì vero che con i numeri demografici disponibili nel nostro Paese – una nazione in cui in quaranta province ci sono più pensionati che lavoratori – volendo mantenere la competitività sarà ovviamente necessario aumentare la produttività dei singoli, cosa che sarà possibile con un maggior investimento nell’intelligenza artificiale. Ma, evidentemente, non è che si dovrà guardare solo sul versante dell’investimento nell’intelligenza artificiale. Bisognerà anche considerare il versante delle politiche famigliari, della riduzione dell’inverno demografico, della valorizzazione dei migranti e altro ancora.

Infine, sono da considerare gli impatti dell’IA sull’utilizzo dello spazio pubblico, soprattutto in relazione alla formazione dell’opinione pubblica. Si tratta di un ambito molto sensibile, ove si registra un forte rischio. Infatti, gli strumenti tecnologici applicati alle piattaforme sociali e ai mezzi di comunicazione di massa possono di fatto cambiare la percezione dell’opinione pubblica, diffondendo disinformazione o informazioni inesatte, distanti dai fatti realmente accaduti.

  1. La questione delle questioni: crescere in umanità anche nel campo delle comunicazioni sociali

Se occorre porre attenzione all’impatto sulla vita democratica da parte di chi può influenzare l’opinione pubblica è pure giusto porre attenzione all’impatto dell’IA sulle comunicazioni sociali, tra le quali sta l’editoria.

Ogni prolungamento tecnico dell’uomo può essere strumento di servizio amorevole o di dominio ostile.

«I sistemi di intelligenza artificiale possono contribuire al processo di liberazione dall’ignoranza e facilitare lo scambio di informazioni tra popoli e generazioni diverse. Possono ad esempio rendere raggiungibile e comprensibile un enorme patrimonio di conoscenze scritto in epoche passate o far comunicare le persone in lingue per loro sconosciute. Ma possono al tempo stesso essere strumenti di “inquinamento cognitivo”, di alterazione della realtà tramite narrazioni parzialmente o totalmente false eppure credute – e condivise – come se fossero vere. Basti pensare al problema della disinformazione che stiamo affrontando da anni nella fattispecie delle fake news e che oggi si avvale del deep fake, cioè della creazione e diffusione di immagini che sembrano perfettamente verosimili ma sono false (è capitato anche a me di esserne oggetto), o di messaggi audio che usano la voce di una persona dicendo cose che la stessa non ha mai detto. La simulazione, che è alla base di questi programmi, può essere utile in alcuni campi specifici, ma diventa perversa là dove distorce il rapporto con gli altri e la realtà».[2]

Dall’uso etico dell’intelligenza artificiale, che ascolta i molteplici bisogni delle persone e dei popoli, ossia da un sistema di informazione articolato e pluralista, democratico, potranno derivare maggiore libertà, uguaglianza e giustizia sociale per la famiglia umana. Da un uso non etico dell’intelligenze artificiali potranno, invece, derivare nuove caste basate sul dominio informativo, con conseguenti forme di sfruttamento e di diseguaglianza.

Come scrive papa Francesco nel suo Messaggio «Siamo chiamati a crescere insieme, in umanità e come umanità. La sfida che ci è posta dinanzi è di fare un salto di qualità per essere all’altezza di una società complessa, multietnica, pluralista, multireligiosa e multiculturale. Sta a noi interrogarci sullo sviluppo teorico e sull’uso pratico di questi nuovi strumenti di comunicazione e di conoscenza. Grandi possibilità di beneaccompagnano il rischio che tutto si trasformi in un calcolo astratto, che riduce le persone a dati, il pensiero a uno schema, l’esperienza a un caso, il bene al profitto, e soprattutto che si finisca col negare l’unicità di ogni persona e della sua storia, col dissolvere la concretezza della realtà in una serie di dati statistici.

La rivoluzione digitale può renderci più liberi, ma non certo se ci imprigiona nei modelli oggi noti come echo chamber. In questi casi, anziché accrescere il pluralismo dell’informazione, si rischia di trovarsi sperduti in una palude anonima, assecondando gli interessi del mercato o del potere. Non è accettabile che l’uso dell’intelligenza artificiale conduca a un pensiero anonimo, a un assemblaggio di dati non certificati, a una deresponsabilizzazione editoriale collettiva. La rappresentazione della realtà in big data, per quanto funzionale alla gestione delle macchine, implica infatti una perdita sostanziale della verità delle cose, che ostacola la comunicazione interpersonale e rischia di danneggiare la nostra stessa umanità. L’informazione non può essere separata dalla relazione esistenziale: implica il corpo, lo stare nella realtà; chiede di mettere in relazione non solo dati, ma esperienze; esige il volto, lo sguardo, la compassione oltre che la condivisione».[3]

  1. Per una conclusione

«Della prima ondata di intelligenza artificiale, quella dei social media, abbiamo già compreso l’ambivalenza toccandone con mano, accanto alle opportunità, anche i rischi e le patologie. Il secondo livello di intelligenze artificiali generative segna un indiscutibile salto qualitativo. È importante quindi avere la possibilità di comprendere, capire e regolamentare strumenti che nelle mani sbagliate potrebbero aprire scenari negativi. Come ogni altra cosa uscita dalla mente e dalle mani dell’uomo, anche gli algoritmi non sono neutri. Perciò è necessario agire preventivamente, proponendo modelli di regolamentazione etica per arginare i risvolti dannosi e discriminatori, socialmente ingiusti, dei sistemi di intelligenza artificiale e per contrastare il loro utilizzo nella riduzione del pluralismo, nella polarizzazione dell’opinione pubblica o nella costruzione di un pensiero unico. Rinnovo dunque il mio appello esortando «la Comunità delle nazioni a lavorare unita al fine di adottare un trattato internazionale vincolante, che regoli lo sviluppo e l’uso dell’intelligenza artificiale nelle sue molteplici forme» [4]. Tuttavia, come in ogni ambito umano, la regolamentazione non basta».[4]

Sarebbe giusto, pertanto, creare un’Agenzia internazionale come quella sull’energia atomica.

                                                 + Mario Toso

[1] Un LLM (Large Language Model) serve a comprendere e generare testo in modo sofisticato ed è utilizzato per vari scopi, come rispondere a domande, tradurre lingue, redigere documenti o assistere nella formazione, migliorando l’interazione tra umani e computer.

[2] Francesco, Messaggio per la 58.a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (24 gennaio 2024).

[3] Ib.

[4] Ib


Alluvione, guerra e intelligenza artificiale: il 26 gennaio giornalisti da tutta la regione a Faenza

Alluvione, guerra, intelligenza artificiale: nelle sfide del nostro tempo la deontologia e l’informazione con la sapienza del cuore” è il titolo dell’incontro regionale che si svolgerà in occasione della festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, venerdì 26 gennaio a partire dalle 15 nell’Aula Magna del Seminario Pio XII, in via degli Insorti 2/A a Faenza. La 19esima edizione, organizzata dall’Ufficio Comunicazioni sociali della Ceer (Conferenza episcopale Emilia-Romagna) e dall’arcidiocesi di Bologna, in collaborazione con l’Ordine regionale dei giornalisti, Fisc, Ucsi, Acec, altre realtà e con la diocesi di Faenza-Modigliana e il nostro settimanale, riprenderà anche il messaggio di Papa Francesco per la 58esima Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali.

Convegno giornalisti 26 gen 2.0

I relatori

Dopo i saluti di Massimo Isola, sindaco di Faenza, e di monsignor Giovanni Mosciatti, vescovo delegato per le comunicazioni sociali Ceer, vi saranno gli interventi di monsignor Mario Toso, vescovo della diocesi di Faenza-Modigliana, di Silvestro Ramunno, presidente dell’Odg dell’Emilia-Romagna,  di Vincenzo Corrado, direttore Ufficio nazionale Comunicazioni sociali Cei e dei direttori e caporedattori dei settimanali diocesani dei territori colpiti dall’alluvione di maggio: Francesco Zanotti, direttore del Corriere Cesenate e presidente Ucsi-Emilia-Romagna, Samuele Marchi, de il Piccolo di Faenza, Daniela Verlicchi, del Risveglio, Andrea Ferri, direttore de Il Nuovo Diario Messaggero di Imola, e poi di Luigi Lamma (Notizie di Carpi), Martina Pacini (Il Risveglio, di Fidenza). Le conclusioni saranno di monsignor Mario Toso, vescovo della diocesi di Faenza-Modigliana.

Gli obiettivi del seminario

Il seminario è anche corso di formazione per giornalisti con l’acquisizione di crediti deontologici (previa iscrizione su www.formazionegiornalisti.it). Verranno ripresi, inoltre, i contenuti del convegno nazionale Ucs Cei e dell’assemblea nazionale Fisc svoltisi di recente a Roma, e sarà anche l’occasione per presentare i progetti di comunicazione delle varie diocesi. L’obiettivo del convegno è quello di stimolare nei vari ambiti una rinnovata presenza pastorale per comunicare la vita della Chiesa e formare i giornalisti al rispetto delle regole deontologiche nel veloce cambiamento in atto, nella rapida innovazione tecnologica, nelle sfide poste dai drammi delle guerre in corso e dall’intelligenza artificiale. Si approfondirà anche il modo in cui è stato raccontato il dramma dell’alluvione in Romagna. Il corso, inoltre, intende sviluppare linguaggi multimediali di educazione alla pace e alla cura dell’ambiente, di condivisione e di comunità. L’appuntamento regionale continua anche il percorso sinodale che si svolge con incontri promossi dagli Uffici per le Comunicazioni sociali nelle diocesi.

Alessandro Rondoni

Donatella Di Fiore nuova presidente della Fondazione Pro Solidarietate, ente che gestisce il Centro di Ascolto Caritas Faenza-Modigliana

Donatella di fiore

Passaggio di consegne alla Fondazione Pro Solidarietate, l’ente che ha lo scopo di gestire tutti i servizi del Centro di Ascolto Caritas diocesano di Faenza-Modigliana. La russiana Donatella Di Fiore è stata nominata presidente dal vescovo, monsignor Mario Toso, e succede a Claudio Violani. Collaborerà dunque a stretto contatto con don Emanuele Casadio, il direttore della Caritas diocesana.

Intervista a Donatella Di Fiore, nominata dal vescovo monsignor Mario Toso

Di Fiore, ci racconti a grandi linee la sua esperienza professionale ed extraprofessionale. Dopo avere insegnato diritto per un anno nelle scuole superiori e lavorato, poi, in un ufficio pubblico, sono entrata in magistratura e ho svolto per 37 anni le funzioni di giudice penale, prima in Tribunale a Ravenna, poi in Corte d’appello a Bologna. Un lavoro che ho amato davvero molto. A maggio 2023 sono andata in pensione. Per il resto ho svolto attività di volontariato nell’ambito della mia parrocchia di Russi e per alcuni anni sono stata membro del consiglio pastorale diocesano, in rappresentanza della parrocchia. Ultimamente, per un paio di anni, ho promosso, sempre nell’ambito della parrocchia, una serie di incontri, curati da un esperto psicoterapeuta, rivolti alle coppie, anche quelle “collaudate” per aiutare a rinnovare la relazione di coppia. Un’esperienza breve, ma intensa e che mi piacerebbe riproporre. Ora, terminato l’entusiasmante impegno di organizzare nella Corte di Appello di Bologna la mostra del beato Livatino, il giudice “ragazzino” ucciso dalla mafia, sono nel comitato organizzativo che porterà la stessa mostra a Ravenna, a marzo. Nel frattempo mi occupo della realizzazione di incontri sulla legalità, a cura di magistrati, ex magistrati, avvocati, docenti universitari, nelle scuole e nei centri di formazione professionale di Bologna. Con che spirito ha risposto sì a questa nuova chiamata? Devo dire che la richiesta mi ha sorpresa e trovata incerta, perché non ho esperienza nell’ambito delle opere di carità. D’altra parte chi mi faceva la proposta era troppo autorevole perché non venisse presa sul serio. Così mi sono confrontata, ho rappresentato le mie perplessità, ho cercato di capire meglio se poteva essere una scelta positiva per la Fondazione e per me. Alla fine, non trovando valide ragioni per non accettare mi sono fidata e resa disponibile, onorata e grata per l’opportunità che mi è stata offerta. Di cosa si occupa la Fondazione? È stata costituita nel 2016 su indicazione della Cei e per volontà del nostro vescovo per gestire tutti i servizi del Centro di Ascolto Caritas diocesano. La Fondazione, gestita da un Consiglio di amministrazione che ora presiedo, è, dunque, una emanazione della Caritas diocesana e cura una importante “fetta” dei servizi a favore dei poveri. Tra questi: gli ascolti delle persone in difficoltà, l’accompagnamento verso l’autonomia di persone in stato di disagio sociale, gli aiuti economici per affitto, bollette, assicurazioni, spese mediche, scolastiche, ecc., un dormitorio maschile, una seconda accoglienza maschile e femminile (tre appartamenti), una mensa, la raccolta e distribuzione di viveri e di vestiti, i servizi docce e lavanderia, nonché un centro di accoglienza diurna. Per poter fare fronte alla gran mole di attività la Fondazione si avvale di alcuni operatori dipendenti, di un gran numero di volontari e anche di persone che a vario titolo (servizio civile, alternanza scuola-lavoro, lavoro di pubblica utilità in sostituzione di sanzioni penali) si avvicinano a questa forma di volontariato. Come ha trovato l’ambiente della Fondazione pro Solidarietate? Prima di tutto devo dire che sono stata accolta con grande cordialità e tutti stanno cercando di mettermi a mio agio e di supportarmi nell’ingresso in questo mondo molto articolato, per me del tutto inedito. Ho tanto apprezzato questo calore e questa disponibilità. Ho trovato un ambiente di persone profondamente motivate, che credono davvero in quello che fanno, oltre che molto competenti ed efficienti. Quali obiettivi per il futuro? Sarei molto contenta se riuscissi a comprendere questa realtà, così ricca, in un certo senso ad assimilarla e a entrare in sintonia con le persone che in qualunque modo la vivono.

Samuele Marchi

Nella foto, da sinistra: Donatella Di Fiore, don Emanuele Casadio, Claudio Violani, presidente uscente


Scuola di formazione della Pastorale sociale. Delrio Faenza: “Ci deve essere libertà di coscienza nell’impegno politico”

“Una scuola come la vostra è importante, perché apre lo sguardo verso quello che è veramente l’impegno politico e il cattolicesimo democratico. Ed essere cattolici impegnati in politica significa occuparsi di tutto, non solo dei poveri, ma anche di economia, di bilancio, di sanità. Si deve proporre un pensiero diverso rispetto alle logiche del mondo…”. Un umanesimo integrale: sono queste le parole del senatore Graziano Delrio, invitato il 18 gennaio scorso alla Scuola di formazione sociale e impegno politico della Diocesi di Faenza-Modigliana. Sollecitato dal vescovo, monsignor Mario Toso, Delrio ha approfondito tanto la storia nel Novecento del cattolicesimo democratico e la sua eredità, quanto le sfide del presente, in un contesto locale, nazionale ed europeo. “Un cristiano che si impegna in politica – ha detto Delrio – non può essere, per sua natura, una persona che sa solo lamentarsi. Una delle parole chiave che invece deve guidarci è la parola speranza. Questo è chiaro, per esempio, nel Codice di Camaldoli. In un’Italia e in un’Europa devastate dalla guerra, il cattolicesimo democratico ha avuto un ruolo fondamentale per la ricostruzione e per la fondazione di un’Europa che, dopo millenni di conflitti, mettesse al centro la pace».

Delrio ospite della Scuola di formazione della Pastorale sociale della Diocesi: “Le persone vengono prima degli Stati e della loro volontà di potenza”

Riprendendo alcuni temi d’attualità che, come il Piccolo, abbiamo affrontato lo scorso numero, anche Delrio ha sottolineato come pacifismo non significhi arrendersi alla prepotenza, ma lottare per costruire, ogni giorno la pace (vedi articolo sul Ministero per la pace promosso dalla Papa Giovanni XXIII, ndr). «Pur nella diversità, bisogna riconoscere sempre nell’altro una persona e una volontà di incontrarsi – ha detto Delrio -. L’altro non è un nemico. La Dottrina sociale della Chiesa ci insegna che gli uomini e le donne vengono prima degli Stati e delle loro volontà di potenza. Per motivi di lavoro ho viaggiato in Israele per quarant’anni, dagli anni ‘80 al 2020. In tutto questo periodo ho percepito dei cambiamenti negativi. La creazione di muri, nel senso letterale del termine, ha portato effetti devastanti dal punto di vista sociale. Se prima arabi e israeliani, pur nelle differenze, lavoravano assieme, si incontravano, frequentavano gli stessi spazi e si conoscevano, ora le persone non si guardano più negli occhi, non si conoscono. L’altro diventa qualcuno che non chiami più per nome: è il primo passo verso la disumanizzazione».

“I cattolici in politica devono occuparsi di tutto in maniera integrale, non solo dei poveri”

Un altro tema su cui la Dottrina sociale della Chiesa ha portato un pensiero nuovo nella società è stato quello del lavoro: anche qui è la persona a essere sempre al centro delle logiche dell’economia. Militare attivamente in un partito, poi, non significa annacquare la propria identità, per esempio quella di essere cattolici e dei propri valori di riferimento. Tutt’altro. E anche qui arrivano esempi d’attualità, come quelli relativi alla legge sul fine vita. Delrio ha detto che sarebbe pronto ad autosospendersi in caso di conseguenze disciplinari contro la consigliera regionale dem del Veneto, Anna Maria Bigon, che sulla legge inerente il fine vita si è astenuta e non è uscita dall’aula regionale, come avrebbe voluto il gruppo del Pd. Ha detto Graziano Delrio: «Lo dico con molta chiarezza: su questi temi mai, e ripeto mai, la disciplina di partito può sovrastare la libertà di coscienza». Questo anche alla luce dell’analisi sulla cosiddetta ‘diaspora’ dei cattolici nel contesto politico, dopo la dissoluzione della Prima Repubblica. «Se nei partiti la diversità non è accettata – ha concluso Delrio – i partiti sono morti».

Samuele Marchi