OMELIA per le insegnanti delle Scuole Materne FISM

Fognano - istituto Emiliani,
01-09-2016

Cara Eccellenza Mons. Ghizzoni,

Cari fratelli e sorelle,

per la celebrazione eucaristica odierna faremo riferimento in modo particolare alla prima Lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi capitolo 3, versetti 1-9, perché ci offre provvidenzialmente uno spaccato interessante sull’educazione nella comunità cristiana, che può essere quanto mai utile per comprendere e migliorare l’atto educativo che si compie, sia pure in un contesto diverso, in una scuola cattolica. Innanzitutto, da quanto dice san Paolo ricaviamo un elemento metodologico. L’atto pedagogico buono, in senso cristiano, lo si può definire nella sua struttura intellegibile e pratica a partire non da degli a priori, ma dall’analisi della sua stessa esperienza comunitaria. L’essere e il senso dell’educazione cristiana si rivelano mediante l’atto corale di questa. I soggetti sono molteplici. Non occorre arrampicarsi sugli specchi per capirne la specificità e la complessità, ma basta leggere dentro ad essa, standoci in mezzo.

In secondo luogo, dal brano proclamato si deducono alcune note caratteristiche dell’atto educativo alla fede. Dice san Paolo: «Vi ho dato da bere latte, non cibo solido, perché non eravate ancora capaci» (1 Cor 3, 2). L’azione educativa non è un plagio, un’imbottire o un plasmare a propria immagine e somiglianza. È soprattutto un accompagnamento personale, all’interno di un processo in cui l’educando cresce e cammina gradualmente, come soggetto che si autopromuove, verso un essere di più dal punto di vista spirituale e cristiano. Lo sviluppo non è un fatto automatico, per di più secondo una sola dimensione o direttrice. Richiede tempi e pazienza. Postula una crescita integrale sotto più punti di vista, considerati armonicamente.

In terzo luogo, sempre dal brano in esame, si può evincere che nell’opera educativa alla fede sono possibili alcuni equivoci o incidenti di percorso piuttosto seri. Non raramente gli educatori tendono a sopravvalutare la propria opera formatrice, quasi fosse l’unico fattore decisivo, dimenticando l’autonomia e la partecipazione dei destinatari in libertà e responsabilità, nonché la rilevanza del contesto. E così può capitare che i credenti che si formano siano ritenuti una proprietà esclusiva. Oppure può succedere che i destinatari tifino di più per il catechista di turno che non per il Signore, il Maestro per eccellenza.

In realtà, afferma l’apostolo delle genti, Paolo o Apollo non donano la fede ai credenti, bensì ne sono semplici servitori, strumenti che concorrono a creare le condizioni della sua fioritura. È un Altro che genera la fede. Essa, poi, si sviluppa in un contesto di vita comunitaria. Qui ognuno svolge un ministero differente, sinergico, ma in subordine a Dio Padre. Io, osserva Paolo, ho piantato, Apollo ha irrigato, ma solo Dio fa sorgere e fa crescere la fede. Gli evangelizzatori e gli educatori alla fede – questo in sintesi è l’insegnamento del brano paolino proclamato -, sono semplici collaboratori di Dio. È Lui che edifica i credenti. Essi non sono edificati ex nihilo dai catechisti. I credenti sono edificio di Dio. L’educazione alla fede, dunque, è atto eminentemente relazionale, dialogico, diaconale, comunitario. Ad esso concorrono più soggetti, di differente dignità, assieme ovviamente ad elementi istituzionali, culturali e religiosi.

Nell’educazione cristiana vale in particolare il principio di realtà: l’essere umano è trovato come un dato e non creato dall’educatore; la vita e la fraternità che si devono portare a compimento sono ricevute prima da Dio. Per cui l’obiettivo non è quello di amare l’educando kantianamente come fine in sé, bensì come persona che deve crescere come soggetto capace di vivere per Dio e non solo per se stesso o, tantomeno, per l’educatore.

In breve, l’opera di educazione non si esaurisce in una relazione a tu per tu, prescindendo dagli altri, da Dio. È sempre opera di umanizzazione all’interno di un «noi di persone», caratterizzate dalla dimensione della trascendenza, verso Dio e verso il prossimo. Non a caso, nella dichiarazione conciliare Gravissimum educationis leggiamo a proposito della scuola cattolica: « .. suo elemento caratteristico è di dar vita ad un ambiente comunitario scolastico permeato dallo spirito evangelico di libertà e carità, di aiutare gli adolescenti perché nello sviluppo della propria personalità crescano insieme secondo quella nuova creatura che in essi ha realizzato il battesimo, e di coordinare infine l’insieme della cultura umana con il messaggio della salvezza…» (n. 8).

L’obiettivo dell’educazione è quello di far sì che i battezzati raggiungano il loro compimento umano in Dio. Più precisamente: che raggiungano l’uomo perfetto, la statura della pienezza di Cristo (cf Ef 4, 13). E ciò mediante l’impegno pratico, la testimonianza nel mondo – nei diversi ambiti di vita -, della speranza che è in loro.

Proprio perché l’obiettivo di un’educazione cristiana è una formazione integrale, secondo un umanesimo altrettanto integrale e aperto alla trascendenza, oggi, primo settembre, in cui si celebra la Giornata mondiale di preghiera per il Creato non possiamo dimenticare il Messaggio La misericordia del Signore per ogni essere vivente, che la Chiesa italiana ha indirizzato a tutte le comunità e scuole cattoliche.

L’invito dei vescovi italiani è semplice e chiaro. Nell’anno della Misericordia dobbiamo pensare che essa non concerne solo gli uomini e le loro relazioni interpersonali ma anche il loro rapporto con il creato. Bisogna vivere e realizzare la Misericordia di Dio – oltre che nell’ambito antropologico, nel mondo del lavoro, della finanza, dell’economia, della politica, dei mass media, della sanità, della scuola, come illustrato nella Lettera pastorale alla mia Diocesi di Faenza-Modigliana -, anche in ambito ecologico!

Tra le vie indicate per farlo vi è quella della ricezione della Laudato si’, l’ultima enciclica di papa Francesco. Sebbene si siano sviluppate molteplici iniziative con cui la si è presentata, spiegata e, in parte, tradotta in pratica con gesti significativi sul piano del cambio degli stili di vita, della bonifica di porzioni del territorio, rimane sempre il compito di una ricezione più sistematica e penetrante in ambito pastorale ed educativo, di una mobilitazione corale, di piccole azioni quotidiane migliorative di quanto già si fa. Per quanto concerne le comunità cristiane, le scuole cattoliche, i movimenti, le organizzazioni di ispirazione cristiana, vanno senz’altro incrementate una catechesi, una formazione, una messa in rete delle varie iniziative. Si tratta di elaborare itinerari pastorali, progettualità culturali e sociali, esperienze educative che: muovano dal presupposto di una chiamata e di una vocazione alla custodia del creato, alle quali corrispondono un compito missionario e di testimonianza; che tengano presente il principio morale dell’ecologia integrale; che presuppongano un aggiornamento dell’educazione alla fede, della formazione ad una spiritualità ecologica, che abilita ad essere custodi e promotori del creato, a confessare i propri «peccati contro la creazione» (cf Laudato si’, n. 8), a declinare eticamente il rapporto tecnologia, lavoro ed ambiente, a coltivare una legalità e una democraticità non solo formali.

In questa Eucaristia, unendoci a Cristo che offre la propria vita al Padre, portiamo l’impegno di un’educazione cristiana, inclusiva di un’ecologia integrale. Dall’Eucaristia deriva la carità dei credenti e delle comunità. In occasione della grande tragedia provocata dal terremoto in Centro Italia preghiamo per i defunti e per i loro familiari. Sollecitiamo tutti, dai più piccoli ai più grandi, a vivere la solidarietà cristiana specie in occasione della raccolta che si farà il prossimo 18 settembre nelle parrocchie d’Italia a sostegno delle popolazioni colpite.

+ Mario Toso

Vescovo di Faenza-Modigliana

 

Alcuni punti del saluto rivolto ai partecipanti prima della S. Messa.

  1. Anzitutto un grande ringraziamento per la vostra opera educatrice, fondamentale per la persona, la Chiesa e la società. Grazie a voi per l’impegno, le fatiche e la passione che mostrate quotidianamente. Il vostro è un contributo fondamentale a che la fede si inculturi e possa permeare e strutturare la vita delle persone. Chi crede vede come estremamente urgente che la fede trovi radicamento nello spirito e nella cultura. Senza un tale radicamento l’appartenenza alla Chiesa, l’essere di Cristo non influenzano le scelte, specie in campo sociale politico. Noi, invece, abbiamo bisogno che la fede sia in grado di offrire motivazioni profonde.

  2. Oggi, più che mai è necessario promuovere e difendere la scuola cattolica e paritaria, secondo la sua specificità, quale elemento essenziale all’interno di un sistema integrato. Se si è finalmente riconosciuta la fondamentalità, per uno Stato pluralista e democratico, aconfessionale, ma sanamente laico, di un sistema scolastico integrato, occorre rendere effettivo questo impianto sotto tutti gli aspetti, compresi quelli economici, pena una doppia iniquità, quale quella che si sta verificando con l’imposizione dell’ICI da parte di varie amministrazioni comunali, in una maniera strumentale. Si tenga presente che il costo della scuola paritaria è quasi totalmente a carico della famiglia e dei gestori. Quanto offrono le amministrazioni mediante convenzioni è ancora troppo esiguo rispetto a quanto le scuole paritarie fanno risparmiare alla comunità nazionale. La legge sulla buona scuola prevede misure fiscali platonicamente favorevoli (lo school bonus non è ancora attuabile, la detraibilità delle spese sostenute dalla famiglia è godibile solo dalle famiglie che hanno reddito). Non va ignorato poi che la suddetta legge ignora sostanzialmente la scuola paritaria.

  3. In uno scenario culturale in cui ci sarebbe maggiormente bisogno della scuola cattolica per preparare persone in grado di servire la società con onestà e competenza, con un orientamento culturale non individualistico e utilitaristico, permeato dallo spirito del Vangelo, capace di fronteggiare la fluidità e lo sfarinamento del sociale sotto i colpi di una mentalità prevalentemente mercantile, va rilevato che in quest’ultimo quinquennio la popolazione delle scuole paritarie è calata del 10 per cento a causa della crisi economica, del calo demografico, della crisi delle vocazioni che ha fatto chiudere molte scuole. Se aumenterà l’imposizione fiscale la chiusura sarà accelerata mediante un grave vulnus alla libertà religiosa e di educazione, a quella pluralità delle scuole che è una risorsa per tutto il sistema scolastico. A fronte della penalizzazione della scuola paritaria cattolica occorre rafforzare le reti di coordinamento dei gestori e delle famiglie, nonché le reti di rappresentanza presso le istituzioni pubbliche. Una falla sul fronte dei gestori, perché si procede in ordine sparso, rispetto ad esempio al ricorso contro l’imposizione dell’ICI, rende l’azione più debole e ininfluente. Per renderla più incisiva occorre mantenere fermezza nelle decisioni e non arretrare rispetto a quanto convenuto. Occorre creare dei consorzi di scuole per razionalizzare la gestione delle risorse, per condividere ed universalizzare pratiche positive, per costruire una massa critica. Occorre, inoltre, mobilitare la società civile a favore del diritto della libertà di educazione strettamente connessa alla libertà religiosa, cuore delle altre libertà.

Al termine di questo breve saluto ribadisco il senso di riconoscenza da parte delle nostre diocesi. Sono sicuro di interpretare qui anche il pensiero di sua Ecc. Mons. Lorenzo Ghizzoni, arcivescovo di Ravenna e di Cervia. Ringrazio gli organizzatori di questa importante giornata augurando pieno successo alle vostre comunità educative.