OMELIA per la TRIGESIMA della morte di CHIARA LUBICH

Faenza, Basilica Cattedrale, 14 aprile 2008
14-04-2008


Ad un mese dalla morte di Chiara Lubich, fondatrice del movimento dei focolari, per iniziativa del gruppo di Faenza è stata voluta questa Messa in suffragio e in ricordo di questa singolare figura di donna, protagonista nella vita cattolica non solo italiana, e segno profetico di un modo nuovo di vivere nell’amore di Dio e dei fratelli.


Nel racconto dei primi passi della Chiesa dopo la risurrezione del Signore, siamo ancora nella parte del libro degli Atti degli apostoli che parla di San Pietro. Qui San Pietro viene aiutato ad aprirsi all’accoglienza dei pagani; l’abbiamo sentito discolparsi dall’accusa di ‘essere entrato in casa di uomini non circoncisi e di aver mangiato con loro’.


Non deve sembrare una cosa di poco conto il passaggio dall’annuncio del vangelo agli ebrei, fratelli di fede in Abramo, all’annuncio del vangelo ai pagani. La percezione che avevano gli stessi apostoli è che la realtà di Cristo fosse innestata naturalmente nella fede dei padri, fosse il compimento delle sacre scritture, che ancora venivano lette nelle assemblee dei cristiani, fosse un di più che non poteva fare a meno della legge di Mosè.


Al termine del suo racconto, dopo aver constatato l’opera dello Spirito santo che si è manifestato apertamente, San Pietro conclude: ‘Se dunque Dio ha dato loro lo stesso dono che a noi per aver creduto nel Signore Gesù Cristo, chi ero io per porre impedimento a Dio?’


Questa considerazione calma l’animo degli obiettori, e apre ad una accoglienza attenta delle realtà dello Spirito. Resta sempre tuttavia il discernimento dell’Apostolo che deve valutare i segni veri della manifestazione dello Spirito, come ha raccomandato anche San Paolo: ‘Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie; esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono’ (1Ts 5,19).


Oggi nel ricordare Chiara Lubich diamo testimonianza allo Spirito santo che si è manifestato nella sua opera, perché la Chiesa ne ha riconosciuto la validità. Non deve stupire che le cose nuove all’inizio siano guardate con attenzione, vengano messe alla prova; fu così ai primi tempi della Chiesa, sarà così sempre; l’importante è non spegnere lo Spirito che continua a guidare la Chiesa di Cristo con la fantasia dei suoi carismi.


Ha scritto Chiara: ‘Quando Dio prende in mano una creatura per far sorgere nella Chiesa qualche sua opera, la persona scelta non sa quello che dovrà fare. E’ uno strumento. E questo, penso, può essere il caso mio’.


La sua storia inizia durante la guerra mondiale. Prima c’era stata la sua consacrazione personale a Dio; ma fu nel 1943 durante i bombardamenti che Chiara, insieme ad alcune sue amiche che volevano condividere la sua stessa strada, si chiede: ‘Ma ci sarà un ideale che non muore, che nessuna bomba può far crollare e a cui dare tutte noi stesse? Sì, Dio. Decidemmo di far di lui l’ideale della nostra vita’.


Provate a immaginare in quegli anni un gruppo di giovani donne, che intraprendono proposte del tutto utopistiche, che hanno chiaro l’ideale dell’unità di tutti gli uomini, senza differenze di razza, di politica, di religione: non era meraviglia se trovavano prudenza e obiezioni. Oggi non facciamo fatica a vedere nella frase di San Pietro: ‘Lo Spirito mi disse di andare con loro senza esitare’, la scelta che anche Chiara Lubich ha fatto, andando incontro a tutti davvero senza esitare, se alla sua morte si contano a milioni gli aderenti al suo movimento spirituale.


Il tema dell’unità, che si può dire centrale nel suo progetto apostolico, risponde anche all’anelito espresso da Gesù nel vangelo di oggi: ‘E ho altre pecore che non sono di questo ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore’.


Sappiamo quanto sia stato importante per il cammino dell’ecumenismo, il contatto tra le varie confessioni cristiane realizzato in modo concreto nelle iniziative del movimento, non certo per il desiderio di non tener conto delle differenze che esistono e vanno considerate, seppure con rispetto, ma per rispondere al desiderio di incontro e di unità che tutti hanno, e che si può mettere in pratica nel pregare, lavorare e vivere insieme. Se si condivide lo stesso amore, prima o poi si potrà arrivare a condividere la stessa fede.


C’è ancora una frase del vangelo di oggi che ci aiuta a considerare un momento importante per la vita di Chiara Lubich e del suo movimento. ‘Per questo il Padre mi ama, dice Gesù, perché io offro la mia vita’ Questo comando ho ricevuto dal Padre mio’. La volontà di Gesù è libera perché coincide con la volontà del Padre, e per questo Gesù è amato dal Padre. L’approvazione del movimento dei focolari non è stata facile. Le novità provocavano delle perplessità; c’è stato un tempo in cui era proibito ai sacerdoti partecipare agli incontri dei focolarini. L’approvazione della Chiesa arrivò il 23 marzo 1962. Alcuni anni più tardi Chiara commenterà così quel periodo: ‘Lo studio durò a lungo. Nella sua esperienza e sapienza di secoli la Chiesa studiò paternamente la nuova realtà ecclesiale da poco nata’. ‘Mai Chiara ripiegò di un millimetro dalla sua assoluta fiducia nella Chiesa e più volte arrivò a confidare ai più intimi che, se si fosse arrivati a uno scioglimento del movimento, avrebbero tutti obbedito alla decisione’.


Ha scritto ancora Chiara: ‘Noi lo sappiamo: la vita si paga; la vita, che attraverso di noi arriva a tante anime, si produce con la morte. Solo passando per il gelo si arriva all’incendio’. E’ la partecipazione al mistero pasquale di Cristo, che dalla morte in croce ci ottiene la vita eterna.


La nostra preghiera di suffragio per il riposo eterno di Chiara Lubich, si unisce al ringraziamento al Signore per il dono che ha fatto alla sua Chiesa con il suo carisma, ricchezza preziosa per tutte le comunità cristiane, che vengono incoraggiate a vivere la via dell’amore perché, secondo la preghiera di Cristo, tutti siano uno; uno in Lui e con Lui. L’Eucaristia ci inserisce in questo mistero e ci dice che questo non solo è possibile, ma è già attuato nella speranza.