OMELIA per la SOLENNITA’ della MADONNA DELLE GRAZIE

Faenza, Basilica Cattedrale - 8 maggio 2010
09-05-2010


È sempre molto significativa questa celebrazione davanti all’immagine della B. Vergine delle Grazie, perché con un gesto di particolare rilevanza si riconosce la Patrona della nostra Città con l’offerta simbolica di alcuni ceri, presentati dai rappresentanti dei Rioni, per indicare la partecipazione di tutta la Città a questo omaggio.


È una tradizione che ci piace mantenere, anche se sappiamo bene che non si può pensare ad una totalità di adesione da parte dei Faentini, in un gesto di fede e di amore. Eppure è bello che siano tutti qui ricordati e presentati, sia coloro che partecipano e sono contenti di  condividere il gesto di devozione, sia coloro che sono ugualmente amati, seguiti e ben voluti dalla Madre di tutti. Noi pensiamo in questo modo di non fare torto a nessuno se compiamo un gesto senza la pretesa di una adesione totale, ma con la convinzione di essere comunque di aiuto per tutti.


Oggi è sempre più difficile per una comunità civile che vi sia una adesione compatta nella fede. Ciò non toglie però che per quanti hanno il dono della fede e vivono il loro impegno pubblico come una testimonianza coerente, questo sia un dono, una grazia e una opportunità  a beneficio di tutti. Non è quindi soltanto un modo di fare o un gesto folcloristico, come a qualcuno potrebbe sembrare, ma è un modo esterno e pubblico di dire la nostra devozione alla Vergine e di chiedere la protezione per l’impegno di quanti nella fede trovano motivo di servire il proprio paese.


La coscienza della Chiesa di essere guidata dallo Spirito Santo, come abbiamo sentito nella prima lettura, aiuta a vedere l’importanza del bene comune nella comunità. Abbiamo sentito come fu risolto il problema del dissidio tra coloro che volevano sottomettere alla legge di Mosè i nuovi credenti in Cristo e gli Apostoli che invece riuscirono, nel primo concilio di Gerusalemme, a trovare una soluzione. Questo problema allora era rimasto all’interno della Chiesa.


Però questo gesto ci aiuta a capire come si possono affrontare le cose per il bene di tutti. Gli Apostoli hanno scritto: ‘Abbiamo deciso lo Spirito santo e noi, di non imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie’. Si trattava di richieste molto semplici, legate alla storia, tant’è vero che oggi non ne parla più nessuno. L’importanza dell’intervento degli Apostoli non sta tanto nella soluzione trovata in quel momento storico, quanto piuttosto nell’avere messo in evidenza la dinamica che nella Chiesa si può instaurare quando c’è la coscienza che lo Spirito santo indichi qualche cosa per il bene di tutti.


Questo credo che si possa applicare, fatte le dovute proporzioni, anche all’impegno che i cattolici ritengono di poter avere nella comunità civile, quando sostengono delle scelte per il bene di tutti non in base alla loro fede, ma con gli argomenti di ragione che si rifanno alla legge morale naturale. Poi che loro abbiano un motivo in più per sostenere questo, perché lo trovano coerente all’insegnamento del Vangelo e della Chiesa è un fatto che può essere loro di conforto, ma non deve diventare né argomento per proporre queste cose agli altri, né motivo per gli altri per non poterle accettare perché coloro che le propongono sono i cattolici. Cose che stanno avvenendo, di cui non ci stupiamo più di tanto nel nostro paese; però mi pare che in questo modo non favoriamo una collaborazione che sia per il vero bene della nostra comunità civile.


La lettura dell’Apocalisse ci ha presentato la descrizione della Chiesa gloriosa nel cielo con l’immagine di una città, la nuova Gerusalemme, la Chiesa celeste verso la quale siamo incamminati. Non siamo fatti per stare sempre quaggiù. La città dell’uomo nella sua realtà deve anticipare in qualche modo quella del cielo, nel senso che, se noi siamo fatti per arrivare in questa città perfetta che l’Apocalisse ci ha descritto, vuol dire che siamo fatti per vivere anche qui in una città se non perfetta, almeno vicina a quella perfezione.


Per esempio vengono indicate nelle mura della città delle porte aperte in tutte le direzioni sia per entrare sia per uscire, segno della libertà che ci deve essere in questa convivenza. Certo in Paradiso su questo non ci saranno discussioni; ma da questo particolare si può comprendere come sia prezioso anche per noi questo valore umano per la nostra vita associata. Se l’uomo è destinato a queste condizioni nell’eternità, quanto più anche su questa terra la vita si avvicina a quelle condizioni, tanto più sarà felice perché conforme alla natura dell’uomo. Per esempio riconoscere che siamo tutti uguali per natura, riconoscere a tutti gli stessi diritti fondamentali come quello della vita, della libertà, del lavoro, ecc; in modo che tutto sia costruito anche nella città terrena tenendo presente il bene di tutti.


Infine la pagina del vangelo, che contiene molti spunti di riflessione secondo la fede. Ma in questa occasione mi piace fermarmi sull’accenno che Gesù fa alla pace: ‘Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo io la do a voi’. Come dà il mondo la pace? Costruendo un equilibrio di forze, fondato sulla paura, perché non ci si fida di nessuno. Comprendiamo certo che è benedetta anche la pace costruita così; però capiamo anche come sia disumano questo modo di muoversi. Gesù invece fonda la pace su fondamenti più consistenti: la giustizia, la verità, la libertà e l’amore. Sono questi i pilastri sui quali si può costruire una pace duratura, sostenibili con argomenti umani e secondo ragione che si possono condividere da parte di tutti. Questo non toglie che vi sia una marcia in più da parte di chi sa che dietro questi fondamenti c’è anche la grazia di Dio.


Pensiamo cosa vuol dire per la pace sociale nel nostro paese salvare la verità per esempio nelle conoscenze storiche, circa gli eventi che ci hanno messi insieme; pensiamo come sarà importante ricercare la verità autentica sull’origine dello Stato unitario che ci apprestiamo a celebrare. Questo perché la pace è un bene che preme a tutti, e non vogliamo che sia costruita sul tacere e non dire alcune cose, ma nel ricuperare la verità, la libertà, la giustizia e l’amore.


Ringrazio e saluto i Rioni per la loro partecipazione; saluto il Sig. Sindaco che è presente in questa bella circostanza. Chiediamo alla Vergine l’aiuto per la serenità delle famiglie della nostra città e diocesi, per quelle soprattutto che sono provate dalla malattia, dal dolore, dalla perdita del lavoro che cominciano ad esserci anche tra noi con problemi seri. Preghiamo perché anche in queste situazioni la nostra carità sia un segno di vicinanza e di conforto, e diventi lo strumento attraverso il quale la Vergine santa mostra di avere ascoltato le nostre preghiere.