OMELIA per la FESTA DEL LAVORO

Faenza, S.Giuseppe Artigiano - 1 maggio 2010
01-05-2010


La festa di S. Giuseppe, patrono dei lavoratori, ci aiuta ad avere presenti molti aspetti della nostra vita, legati al disegno che Dio ha per ogni uomo.


Nella prima lettura il racconto della creazione si ha ricordato che Dio ha posto l’uomo come la creatura più alta nel mondo. ‘Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo’. Questo linguaggio dice la preminenza dell’uomo nel creato e ci rivela che al di sopra dell’uomo c’è soltanto Dio.


Più precisamente Dio ha voluto nel progetto della creazione la presenza di suo Figlio fatto uomo; per cui l’uomo attinge dignità anche da questa ulteriore finalità che Dio ha avuto nella creazione: ‘Per mezzo di lui e in vista di lui tutto è stato fatto’.


Al di là di queste considerazioni molto belle, che ci dicono la grandezza che Dio ha posto nell’uomo, vogliamo vedere che cosa ancora oggi a noi dice il disegno di Dio, perché dopo l’inizio così bello voluto da Dio ci fu il peccato. Il peccato non cambiò il progetto di Dio, ma cambiò il rapporto dell’uomo verso il creato, oltre che verso Dio. L’uomo cominciò a guardare il creato con atteggiamento egoistico pensando di sfruttarlo. Vediamo anche oggi, con i disastri di questi giorni, cosa sta producendo una visione errata del rapporto tra l’uomo e il creato. L’uomo con una certa ingordigia sta sfruttando le risorse e le energie del creato. Dio invece aveva voluto che l’uomo collaborasse con Lui a perfezionare la creazione, come ha detto anche la preghiera all’inizio della Messa. Dio non ha voluto fare tutto, ma ha lasciato qualche cosa anche a noi, perché completassimo e perfezionassimo il creato, e non soltanto ne capissimo le dinamiche per approfittarne.


Il testo della Genesi poi ci ha detto che Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò. È il giorno del riposo, il giorno che Dio si riserva dopo avere compiuto l’opera della creazione. Questo ci dice che il tempo è di Dio, il tempo ci è donato, è una opportunità. E come tutti i doni  vanno valorizzati, accolti e investiti. Il tempo Dio ce lo dà gratuitamente, ma poi ce ne chiede conto. Il tempo della festa è prezioso perché è quello che dà senso a tutto il resto.


Quando diciamo che il lavoro è per l’uomo, forse non comprendiamo subito cosa significa e come si fa a metterlo in pratica. Pensiamo allora cosa vuol dire salvare il valore della famiglia nel lavoro; come viviamo il riposo, senza scambiarlo con il tempo libero impegnato in ulteriori stress, come qualcuno fa, soprattutto tra i più giovani, che invece di riposare alla notte cercano lo sballo. Il riposo è importante per distendersi, ricuperare le energie, avere del tempo per se stessi e per la famiglia. Pensiamo l’importanza di mantenere e coltivare le amicizie, le opere di carità; l’avere un tempo per la cultura, per la preghiera. Non c’è solo il lavoro. Il lavoro se non è arricchito da tutti questi altri aspetti della vita, rischia di perdere la sua vera dignità.


S. Paolo ci ha detto: ‘Al di sopra di tutto vi sia la carità’. Il Papa nella sua ultima enciclica di carattere sociale Caritas in veritate, ci ha dato un suggerimento al riguardo. Ha detto: ‘La dottrina sociale della Chiesa ritiene che possono essere vissuti rapporti autenticamente umani di amicizia e di socialità, di solidarietà e di reciprocità, anche all’interno dell’attività economica e non soltanto fuori di essa o dopo di essa’ (n.36).


Il Papa vuol dire che noi sappiamo che la carità, l’aiuto, la solidarietà si possono fare in tante occasioni. Noi però diciamo: intanto pensiamo a lavorare, poi faremo anche questo. No, dice il Papa, anche all’interno dell’attività economica, quindi dell’impresa, della produzione del reddito, anche lì dobbiamo trovare il modo di non dimenticarci che al di sopra di tutto ci deve essere la carità.


Nell’impresa non c’è solo il perseguimento del massimo profitto, ma va tenuto presente anche il bene comune, per esempio nel rapporto con i paesi in via di sviluppo, se si vuole guardare al mondo in modo più ampio; si deve tenere conto del capitale umano di esperienza, di cultura, di interesse per tutti; così pure si devono tenere presenti le situazioni particolari dei singoli lavoratori e delle loro famiglie. Ci sono quindi degli aspetti che ci possono suggerire come tenere presente la carità dappertutto. Questo per dire che c’è ancora qualcosa da fare per umanizzare il lavoro.


Nel vangelo si è parlato del Signore Gesù, e anche di Giuseppe in modo indiretto, quando la gente diceva: ‘Non è egli il figlio del carpentiere?’. Lo conoscevano e sapevano che era figlio di un lavoratore e lavoratore lui stesso. Noi sappiamo che in cielo il Signore Gesù, oltre alle piaghe della sua passione, porta nelle sue mani il segno dei calli di lavoratore. Poi come siano le cose in cielo non ci è stato ancora rivelato, ma la sua umanità è stata segnata anche dalla fatica del lavoro. Benedici Signore l’opera delle nostre mani, abbiamo ripetuto nel ritornello del salmo responsoriale, perché anche sulla fatica delle nostre attività vogliamo ottenere la protezione e l’aiuto del Signore.


Il lavoro è un completamento della persona, nel rispetto della dignità umana e come mezzo di partecipazione allo sviluppo del mondo. Capiamo allora come sia un diritto di tutti avere un lavoro adeguato. Ricordarcelo non vuol dire soltanto pensare a quello che devono fare i governi o i datori di lavoro. Vuol dire anche riflettere su quello che noi possiamo fare. In tempi di difficoltà è più grave avere un secondo lavoro, quando c’è qualcuno che non ha nemmeno il primo; così bisogna riflettere molto sul ritardare la pensione, quando questo può impedire il subentro dei giovani nell’attività lavorativa. Questi temi ci riguardano tutti, e noi cristiani dobbiamo trovare il modo di riflettervi in modo costruttivo.


La gente che ascoltava Gesù si chiedeva: ‘Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli?’ Certo rimaneva stupita di fronte a quello che Gesù compiva, ma ammirava anche la sua sapienza. Questo ci dice come sia importante anche per noi partecipare alla conoscenza dell’insegnamento del Signore, approfondendo quello che Lui ha voluto insegnarci con la sua parola.


Anche per chi lavora è necessaria la formazione. Oltre alla formazione tecnica, è necessaria la conoscenza della Dottrina sociale della Chiesa, sui temi del lavoro, della famiglia, della vita sociale, nazionale e mondiale. Sono tutti aspetti sui quali non possiamo accontentarci che ci sia solo qualcuno che sa qualche cosa. Renderci conto, approfondire, conoscere certi problemi fa parte del rispetto della dignità dell’uomo che lavora.


In particolare il lavoratore cristiano ha un ruolo importante per animare con la fede le realtà temporali, senza subire in modo passivo l’influsso delle ideologie dominanti. Noi abbiamo una grande risorsa nell’insegnamento della Chiesa. Ho citato l’ultima enciclica del Papa. Se oltre a leggerla la approfondiamo insieme nei nostri gruppi, ci accorgiamo che ci sono delle indicazioni che possono fare bene non solo a noi ma anche a coloro, con i quali poi ci troviamo insieme nel lavoro e nella vita sociale, verso i quali abbiamo il dovere di dare il nostro contributo qualificato.


In questa giornata ci ricordiamo che per tutti il lavoro è un diritto, per il mantenimento proprio e della famiglia, per il perfezionamento della propria personalità, per fare la propria parte nella società. Per questo vogliamo pregare perché le difficoltà di questi giorni si possano presto superare. Inoltre cogliamo l’occasione per chiederci che cosa possiamo fare  per arricchirci con una conoscenza migliore, con una formazione più completa, che faccia tesoro di ciò che la Chiesa nella sua sapienza ci sta offrendo.