OMELIA per la Solennità del CORPUS DOMINI

Faenza, Chiesa di San Francesco, 22 maggio 2008
23-05-2008


Nella nostra vita di cristiani incontriamo tanti segni,, alcuni dei quali hanno bisogno di essere decifrati, altri invece ci parlano direttamente. Siamo, ad esempio, invitati a decifrare i segni dei tempi, cioè le vicende di questo mondo che contengono i germi del Regno di Dio, mentre abbiamo il dono di poter disporre con evidenza di alcuni segni della presenza di Cristo, mediante i quali possiamo essere raggiunti da Lui e arricchiti dalla sua grazia; pensiamo al segno della Chiesa e della Parola di Dio, all’Eucaristia e a tutti i sacramenti.


L’Eucaristia che stiamo celebrando è già un segno efficace della grazia per quanti vi partecipano; ma questa sera essa viene prolungata per essere un segno dell’amore di Dio per tutto il mondo.  Passeremo in mezzo alle case della nostra città in modo simbolico per dire che Dio è vicino a tutti, che cammina in mezzo al suo popolo, che nessuno ha da temere nulla da Chi è morto per tutti. Lo diremo con la nostra presenza di Chiesa che prega e adora, che canta e ringrazia, che mostra la sua unità e le sue miserie. Del resto ogni segno sacramentale non vale tanto per la bellezza di ciò che si vede, ma per la ricchezza di ciò che in modo misterioso è operato da Dio. E’ con questo spirito che celebriamo l’Eucaristia e cammineremo in processione fino alla chiesa cattedrale.


La Parola di Dio ci ha aiutato a metterci in sintonia con l’amore che Gesù ci ha dimostrato amandoci sino alla fine e rimanendo con noi nei segni eucaristici. Egli sapeva che ne avevamo bisogno per vivere, e perché la nostra vita fosse sempre più simile alla sua. E a questo scopo ci ha lasciato in nutrimento se stesso: ‘Come il Padre che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me’.


Di fronte a questa verità, viene chiesto un piccolo sforzo di fantasia alla nostra fede. Non dobbiamo lasciarci ingannare dalla difficoltà che ebbero anche i Giudei: ‘Come può costui darci la sua carne da mangiare?’, perché l’Eucaristia è Gesù risorto, con il suo corpo glorioso. Noi mangiamo Gesù vivo e vero come è nella gloria presso il Padre. La liturgia ha questa capacità di metterci in rapporto con l’eternità, di penetrare il cielo e contattare misteriosamente e realmente Gesù nella sua gloria. Gesù ha scelto il segno del pane per rimanere sensibilmente con noi; e il pane chiede di essere mangiato. Ma sia chiaro che ci nutriamo di Gesù per vivere la vita di figli di Dio. Anzi nella realtà è Lui che ci assimila a sé, e ogni volta che ci accostiamo a Lui, gli diamo un’altra opportunità per trasformarci in Lui.


Quando Gesù dice: ‘Chi mangia me vivrà per me’, non intende solo il cibo eucaristico, ma anche la sua parola viva e il rimanere nel suo amore. Tutto questo è compreso nell’Eucaristia, che comincia con l’ascolto della Parola di Dio, continua con la condivisione spirituale dell’offerta della nostra vita insieme a quella di Cristo al Padre in sacrificio a Lui gradito, e culmina con l’incontro sacramentale nella comunione, con una presenza veramente divina.


Il primo effetto della condivisione del pane eucaristico e quello di esprimere e costruire la comunione con tutti coloro che si nutrono di Cristo; in altre parole l’Eucaristia ci fa Chiesa. Il Corpo di Cristo misteriosamente presente nel pane eucaristico ci fa diventare il Corpo mistico di Cristo che è la Chiesa.


Questa sera la nostra Chiesa diocesana è riconoscibile anche visibilmente nella sua varietà di ministeri e di carismi, dal Vescovo ai presbiteri, dai diaconi ai ministri istituiti e ai ministri di fatto, compresi i ministri straordinari della comunione che tra un po’ verranno istituiti. La nostra Chiesa è presente con i carismi dei religiosi e delle persone consacrate, delle associazioni e dei movimenti laicali; è una Chiesa varia ma unita nell’Eucaristia: ‘Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo’.


La Chiesa che è qui presente, vuole camminare per le vie del mondo, perché la speranza che ravviva la nostra vita di cristiani nel tempo verso l’eternità diventi una proposta per tutti gli uomini.


Nella prima lettura abbiamo sentito Mosè ricordare al suo popolo la prova del deserto, quando Dio gli ha fatto provare la fame ma poi lo ha sfamato con la manna, ‘per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore’.


E’ quello che devono capire anche gli uomini di oggi, cominciando da noi cristiani. La vita dell’uomo non dipende dai suoi beni; la felicità non consiste nel possedere tutto ciò che si desidera; l’avidità di chi accumula ingiustamente mette a rischio la convivenza pacifica dei popoli; non accumulate tesori in terra dove i ladri rubano e la tignola consuma; c’è più gioia nel dare che nel ricevere. Questi insegnamenti del Vangelo sono una filosofia di vita, che ha il suo modello nella comunità fraterna fondata sulla mensa eucaristica, ma che è valida per tutti gli uomini. E basterebbe riflettere seriamente sulle sciagure naturali che dilaniamo interi paesi, o sulle sofferenze immani dei popoli in guerra per capire che non è possibile assistervi passivamente; l’istinto di portare aiuto a chi è nel bisogno e di esprimere solidarietà è già nella linea di quella civiltà dell’amore che nell’Eucaristia trova il suo progetto e la sua forza.


‘E il pane che io darò è la mi carne per la vita del mondo’. Davvero, l’Eucaristia nella misura in cui assimila ogni cristiano a Cristo, e fa della comunità cristiana un corpo dato e una vita offerta per il bene degli altri, può cambiare il mondo. E non è detto che il mondo non sia già cambiato da quando il Padre ha mandato il suo Figlio per salvare il mondo, e attraverso la Chiesa e la testimonianza di singoli cristiani ha diffuso nel mondo la verità e i valori che ci fanno capire se stiamo operando per il bene dell’umanità. Poi facciamo bene a lamentarci perché le cose vanno male; ma non sappiamo come sarebbero andate se non avessimo avuto con noi l’unico vero Salvatore del mondo. Se con gli occhi della fede riuscissimo a leggere i segni della salvezza che Gesù ha seminato nel mondo, potremmo alimentare con più convinzione la speranza nostra e degli uomini di oggi.


Dio che ha saputo guidare il suo popolo nel deserto, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz’acqua; che ha fatto sgorgare l’acqua dalla roccia durissima, che nel deserto lo ha nutrito della manna, saprà guidare ancora il suo popolo nelle vicende della storia nutrendolo con il pane del cielo per la vita del mondo.