OMELIA per la SOLENNITA’ del CORPUS DOMINI

Faenza, Chiesa del Paradiso - 3 giugno 2010
05-06-2010


‘Io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso’. S. Paolo è consapevole di avere ricevuto un dono, che come tale deve essere diffuso e trasmesso. È la logica dell’amore, che sta all’origine del mistero dell’incarnazione e della salvezza operata da Cristo.


La breve introduzione che S. Paolo ha messo al racconto dell’istituzione dell’Eucaristia nella notte in cui Gesù veniva tradito, ci aiuta a cogliere un aspetto prezioso del rito che anche noi celebriamo, e dal quale vogliamo raccogliere tutta la grazia che contiene. Il dono ricevuto deve essere a sua volta distribuito; riceviamo amore, dobbiamo diffondere amore.


Vogliamo entrare nella realtà viva del mistero eucaristico, nel quale Cristo ha voluto coinvolgere anche noi, per prenderci l’impegno che ci viene chiesto. Gesù non ha mai voluto fare tutto da solo: nella moltiplicazione dei pani e dei pesci chiama i suoi apostoli ad aiutarlo; nelle guarigioni chiede la fede in Lui; nella sua missione di salvezza manda gli apostoli, come il Padre ha mandato Lui.


Nell’istituire l’Eucaristia unisce a Sé i suoi discepoli, cosicché essi non possono più fare nulla senza di Lui. S. Paolo, racconta con fedeltà gli eventi ed è consapevole della ricchezza di quel gesto: ‘Questo è il mio corpo che è per voi’ questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; ogni volta che ne bevete, fate questo in memoria di me’.


Noi giustamente chiamiamo ‘comunione’ il nutrirci del corpo e del sangue del Signore, perché è il modo più forte che abbiamo per unirci a Lui qui sulla terra, prima che Egli ritorni alla fine dei tempi, quando Egli sarà tutto in tutti.


Mediante l’Eucaristia gli apostoli vengono uniti a Cristo nella sua morte e risurrezione: loro non lo sapevano ancora, ma Gesù ha voluto che fossero partecipi con Lui da subito nella nuova alleanza.


I doni di Dio sono sempre imprevedibili. Nel racconto del vangelo la gente seguiva Gesù per ascoltare la sua parola, e Gesù dona loro, oltre all’annuncio del Regno, la guarigione dalle malattie e il pane per la loro fame. Questo era il segno di ciò che avrebbe poi fatto, donando Sé stesso, per rispondere alla nostra fame e sete di infinito e di eternità. L’Eucaristia è per noi nello stesso tempo annuncio, guarigione e pane della vita.


Agli apostoli e a quanti saranno scelti per il sacerdozio ministeriale Gesù chiede di perpetuare in sua memoria l’offerta del suo corpo e del suo sangue. A quanti partecipano del suo sacerdozio regale, chiede di offrire sé stessi al Padre e ai fratelli, nel gesto umile e amorevole del servizio.


Nel mistero dell’Incarnazione Cristo ci ha resi partecipi della sua natura divina, e ci ha messi a parte della sua missione sacerdotale, profetica e regale. L’Eucaristia unisce la nostra vita a quella di Cristo nell’offerta sacerdotale al Padre, ci dà coraggio per annunciare la salvezza a tutto il mondo, e ci aiuta ad operare nelle realtà terrene per orientarle verso il Regno. È questo il primo servizio che impariamo dall’Eucaristia.


Nel ricordare la bellezza e la singolarità del ministero presbiterale, vogliamo riconoscere il dono dell’Eucaristia che si ravviva nella Chiesa solo mediante il presbitero. Non è un privilegio che voglia escludere qualcuno. Infatti, mentre il presbitero offre il sacrificio di Cristo, unisce in esso tutti coloro che vi partecipano con l’offerta di sé stessi; e mentre chiede perdono per i propri peccati, lo chiede anche per i peccati di tutto il mondo.


Anche il presbitero, come Cristo, è sacerdote alla maniera di Melchisedech, non tanto perché offre in sacrificio pane e vino, quanto piuttosto perché invoca la benedizione del Dio altissimo su Abramo, e benedice il Dio altissimo ringraziandolo per la vittoria di Abramo, facendosi così mediatore tra Dio e gli uomini. Il sacerdote è colui che offre e intercede, come Cristo, perché sempre ce ne sarà bisogno.


Agli apostoli che pensavano di aver fatto abbastanza a chiedere a Gesù di smettere di predicare perché la gente potesse provvedere alla propria fame, Gesù rivolge invece un invito: ‘Voi stessi date loro da mangiare’. È quello che ripete anche a noi ogni volta che preghiamo che il Signore provveda il cibo a chi ha fame, facendoci capire che ce ne sarebbe abbastanza per tutti se non ci fosse chi lo spreca e chi pensa di accumulare per sé.


‘Il sacerdote ci dona l’Eucaristia; l’Eucaristia ci porta al servizio’. Nella processione che faremo prolungando la celebrazione eucaristica, vogliamo ricordare a noi stessi e a tutti che è questa la forza del nostro impegno, il fondamento della nostra speranza, e la fonte del nostro servizio. Non ci interessa la gratitudine per il risultato, né ci spaventa la pochezza delle nostre risorse: ci basta sapere che il Signore ci chiede di dare a Lui i nostri cinque pani e due pesci per amore, perché è l’amore che salva il mondo.