OMELIA nel X ANNIVERSARIO della morte di DON GINO MONTANARI

18-10-2010


Non ho avuto modo di conoscere personalmente don Gino, ma da chiunque ne sento parlare, ne sento parlare bene. Allora mi chiedo: da chi veniva a don Gino la forza e la sapienza per fare il bene? Abbiamo sentito una parola, nella prima lettura, che diceva: ‘Il Padre della gloria vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui’.


La sapienza è un dono dello Spirito santo. Vuol dire saper scegliere il bene ed evitare il male, capire le cose importanti da chiedere o da suggerire, fare le scelte giuste, avere il coraggio dei propri gesti. Quello che don Gino ha fatto, lo ha fatto per un dono di Dio, con l’aiuto della grazia, alla quale egli certamente ha saputo collaborare, facendo la sua parte, con sacrificio e con generosità.


Tutto questo noi lo ricordiamo perché è sempre bello ricordare il bene, che si è ricevuto, ma anche per dire che è possibile ancora oggi fare il bene. Se l’hanno fatto gli altri, lo possiamo fare anche noi; se ha fatto così don Gino, lo possiamo fare anche noi. Lo prendiamo come un esempio e un incoraggiamento.


Le cose che egli ha fatto, sono davvero tante, oltre ad essere stato per tanti anni in questa casa che egli ha cercato di animare, di rendere la più umana possibile, di aprire alla città, di mettere in collegamento con quelli che sono fuori, creando iniziative per animare la vita degli ospiti. A un certo punto egli si era immedesimato, da diventare uno degli ospiti, tanto che si firmava: don Gino, cronic; per dire che anche lui era uno dei cronici, senza vergognarsi di questa parola, che aveva fatta sua.


Confessore: quanta gente andava a confessarsi da lui. Direttore delle anime: si trovano delle persone che dicono: fu don Gino ad aiutarmi e a sostenermi. Consolatore: quante pene ha consolato, quante lacrime ha asciugato. Pensiamo al coraggio che egli ha dato a P. Gorini per la scuola che ha fatto nella sua missione, per la quale ha trovato anche i soldi, invitando quanti potevano ad aiutare quell’opera. Questa continua ancora, certo perché c’è il P. Gorini, ma anche perché fu don Gino a coinvolgere tanta gente.


Pensiamo ai pellegrinaggi a Roma dal Papa e in Terra santa, dove sosteneva anche delle opere di carità. Sono rimasto stupito la prima volta che andai in Terra santa da Faenza, che alcuni mi dissero: Andate in Terra santa? Possiamo dare qualche cosa per le opere di don Gino? Qualcuno ancora conserva questa memoria e sostiene quelle opere.


Fu sua l’iniziativa del Teatro, sorto come attività per la casa, poi diventato aperto a tutta la città. Poi ho trovato che all’origine delle Acli, del Csi, dell’Unitalsi, di certe opere di Azione cattolica c’era don Gino. Un prete generoso che si è speso per tutto ciò che vedeva essere bene. Questo spiega il ricordo e la riconoscenza che ancora oggi don Gino riscuote.


Abbiamo sentito nel Vangelo una parola che forse ci è sembrata dura. Ma c’è anche la parte positiva: ‘Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio’. Qui certamente c’è un riferimento alla fine, quando si faranno i conti, quando il Signore verrà nella sua gloria.


Riconoscere Gesù nei piccoli e nei sofferenti, vuol dire quello che egli un’altra volta disse: ‘Ogni volta che avete fatto questo al più piccolo dei miei fratelli lo avete fatto a me’. È una frase che conosciamo molto bene, che ha una sua concretezza molto forte. Qualcuno mi ha raccontato che don Gino una volta qui, vedendo un uomo un po’ malmesso camminare, disse: ‘E chi lo direbbe che in quell’uomo lì c’è Gesù?’ E lo diceva non per modo di dire, ma perché lui ci credeva, e trattava gli altri come fossero il suo Signore.


Riconoscere Gesù davanti agli uomini, nei sofferenti, nei bisognosi, nelle persone sole, che hanno bisogno di conforto, che hanno qualche necessità. Riconoscere e fare quello che si può, almeno un gesto di amore e di benevolenza, che a volte conta più di altre cose materiali.


Vorrei che la celebrazione di oggi ci lasciasse questo invito: anche noi possiamo fare come ha fatto don Gino. Certo, ognuno a modo suo, nella sua misura, nella condizione in cui è; quello che lui ha fatto in modo esemplare, può diventare una occasione anche per noi. Impariamo a vivere così, perché se tutti quanti facciamo qualche cosa in questa direzione, riusciremo a cambiare il mondo.


A volte pensiamo che lo debbano cambiare gli altri dall’alto: se facessero, se cambiassero’ E’ vero, qualcosa conterebbe. Però tutti abbiamo un mezzo a disposizione: riempire la nostra vita di gesti di bontà e di amore come ha fatto questo prete. Qualcuno dice: era un prete, prete. Ed è bella questa definizione, perché vuol dire che si riconosce che c’è una missione importante del prete; e quando qualcuno la vive, fa impressione e tutti l’apprezzano. Di fronte a don Gino non c’era distinzione per appartenenza politica, religiosa o sociale: tutti lo hanno apprezzato, perché si è speso per gli altri.


Oggi don Gino lo ricordiamo anche nella preghiera, perché è il Signore che manda la gente in Paradiso, e noi dobbiamo andare piano a dire che uno è in Paradiso. Lo speriamo, ce lo auguriamo, ma guai se non facciamo ciò che ci è chiesto, come pregare e fare sacrifici di suffragio per una persona alla quale dobbiamo tanta gratitudine. Non dimentichiamoci mai di pregare per i nostri morti.


Don Gino è certamente una bella figura; anch’io spero che sia già con il Signore; però intanto preghiamo. Questa Messa la diciamo in suffragio della sua anima, e i sacrifici che ognuno di noi incontra nella vita offriamoli almeno quest’oggi perché il Signore accolga accanto a Sé il nostro don Gino, e gli dia in Cielo quella gloria che con il sacrificio della sua vita generosa ha meritato sulla terra.