OMELIA per la PASQUA dello SPORTIVO

Faenza, Basilica Cattedrale - 4 aprile 2016
04-04-2016
Cari ragazzi e giovani, cari responsabili ed associazioni,
quest’anno celebriamo la Pasqua dello Sportivo il giorno dell’Annunciazione del Signore, ovvero della sua comparsa in questo mondo, della sua incarnazione. In sostanza, oggi la Chiesa desidera ricordarci che Gesù viene ad abitare tra noi, assumendo la nostra condizione umana. Egli incomincia ad esistere come uomo nel grembo di Maria di Nazareth, sua mamma, che dice di sì all’angelo Gabriele che glielo propone a nome di Dio. Venendo tra noi Dio chiede il nostro assenso.
La Chiesa pone la solennità dell’incarnazione di Gesù, ossia dell’inizio della gestazione di Gesù bambino, a circa nove mesi dalla sua nascita che, come sapete, avviene a Natale.
Ma cosa viene a fare Gesù sulla terra?
Viene ad insegnarci il mestiere di uomo o di donna, ad essere cioè persone vere ed autentiche, oneste e buone, come Lui desidera da noi, come Lui è stato.
Come? Presentandosi come Colui che vince il male e il peccato vivendo in piena comunione con Dio, mettendo in gioco se stesso: E cioè impegnandosi personalmente, e offrendo non olocausti, sacrifici per il peccato, perché è impossibile che il sangue di tori e di capri lo elimini, ma offrendo se stesso.
Nel brano tratto dalla Lettera agli Ebrei troviamo espresso il pensiero di Cristo che entra nel mondo facendosi uomo. Egli dice: «Tu [Dio] non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato». Allora ho detto: «Ecco, io vengo […] per fare la tua volontà».
L’Autore della Lettera agli Ebrei spiega: «Dopo aver detto: “Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato”, cose che vengono offerte secondo la Legge (antica), soggiunge: “Ecco, io vengo a fare la tua volontà”. Così egli abolisce il primo sacrifico per costituire quello nuovo».
Domanda: qual è il nuovo sacrificio, diverso da quelli nei quali si versa il sangue di tori e di capri e che non eliminano i peccati? È l’offerta di Gesù al Padre, aderendo alla sua volontà. Il nuovo sacrifico è compiuto da Gesù con la sua vita stessa che è un’esistenza pienamente conforme alla volontà di Dio Padre.
Cari ragazzi e giovani, noi compiamo il nostro sacrificio, gradito a Dio Padre, quando gli offriamo noi stessi interamente, rispondendo al suo amore amandolo con tutte le nostre forze, con tutto il nostro cuore, come ha fatto Gesù.
Cosa vuol dire questo in concreto? Significa che praticando il mio sport devo rimanere unito a Gesù, non separandomi da Lui, compiendo sempre quello che desidera Dio da me. Tutti i minuti della mia vita di sportivo, ma non solo, devono essere vissuti con Gesù, che si è impegnato e si impegna con me a lottare contro il male sino a morire.
Vuol dire che quando indosso la mia divisa sportiva e lascio gli indumenti abituali, appesi all’attaccapanni o nella cassetta a me riservata, nello spogliatoio, non devo appendervi o deporvi anche il mio essere di Cristo, la mia fede. Mentre gioco, mi diverto, scherzo e socializzo con i miei compagni o compagne; mentre mi misuro con l’obiettivo della vittoria e faccio il gioco di squadra, cercando di coordinarmi nel miglior modo con gli altri per battere la squadra avversaria, non devo dimenticarmi che faccio tutto questo con uno stile e con un comportamento che è quello di uno che crede, e per il quale i propri compagni ed anche i propri avversari non sono nemici da abbattere, bensì amici da sfidare: anzi, di più: sono fratelli da rispettare ed amare.
Lo sportivo cristiano, co-risorto con Cristo a vita nuova, gioca, si diverte, si coordina con i compagni come tutti gli altri atleti, ma porta in sé uno spirito e una sensibilità diversi. Anche quando scende in campo o in acqua, nella piscina, chi crede sa che è bello poter giocare e divertirsi senza creare nessun danno o offesa agli altri. Posso sì infliggere una sconfitta sportiva, ma mai posso calpestare la dignità o la fede degli altri e nemmeno posso far del male fisico o spirituale con comportamenti irresponsabili e volgari.
Le gare agonistiche sono per temprare il nostro corpo, per renderlo più sano, per allenarsi a lottare nella vita e nella società tutti insieme contro il male, l’ingiustizia, il danno ambientale, per la libertà di tutti. Nella vita ci sono beni ben più importanti e più alti di quelli che ci propone lo sport. Basti pensare alla difesa della vita, della famiglia, del lavoro, della giustizia, della pace. Da uomini e da donne cristiani dobbiamo, ad esempio, impegnarci a collaborare, a fare gruppo compatto non solo per vincere una partita o una gara sportiva, nella quale, in definitiva ci si amalgama in vista di una vittoria che consente di conseguire punti in classifica, di ricevere un riconoscimento come una targa o una coppa o trofeo. Nella società di oggi siamo e saremo sempre più chiamati a collaborare e ad armonizzarsi per il bene umano, civile e culturale dei propri simili o concittadini.
Su questo piano, come credenti, siamo invitati a diventare responsabili della crescita umana e spirituale dell’altro, di tutti gli altri, anche degli avversari, ricercando costantemente il bene comune, il bene di tutti.
Durante la santa Messa uniamoci a Gesù, al suo sacrificio, ossia al suo offrirsi al Padre, per fare squadra tra noi tutti e con Lui, il nostro «capitano», per essere  più affiatati nell’impegno per il bene nostro e dell’umanità intera.