OMELIA per la MESSA CRISMALE 2014

Faenza - Basilica Cattedrale, 17 aprile 2014
17-04-2014


L’incontro annuale del Giovedì santo nella Messa crismale che stiamo celebrando come presbiterio diocesano insieme al nostro popolo, ha un significato particolare sia come segno sacramentale, sia come momento spiritualmente molto intenso.


I parroci arrivano a questo giorno con il carico della visita alle famiglie, che per varie settimane li ha impegnati con una fatica fisica a volte ragguardevole, ma anche con il conforto dell’incontro con la propria gente, essendosi resi partecipi delle gioie e delle speranze, delle pene e delle angosce di tante famiglie. Giustamente quella visita è considerata un incontro pasquale di passione e di risurrezione, che in questo Triduo santo ognuno di noi saprà offrire insieme al sacrificio e alla vittoria di Cristo.


Il momento spiritualmente forte che ci è ora offerto è la rinnovazione delle promesse sacerdotali. L’origine della grazia del nostro ministero ha un fondamento che non viene mai meno, ed è il sacrificio del Signore Gesù offerto una volta per sempre; ma è la nostra partecipazione a questo ministero che può avere dei momenti di stanchezza.


Ci viene chiesto di rinnovare l’impegno che fu promesso da noi con giovanile slancio, quando consacrammo la nostra vita al Signore Gesù, sapendo che avremmo trovato tante difficoltà nei nostri limiti e nel contrasto con il mondo, ma anche tante soddisfazioni nella risposta alla sete di Dio che la nostra gente in varie occasioni  manifesta.


Rinnoviamo insieme come presbiterio le promesse fatte personalmente nell’Ordinazione, perché la fedeltà ad esse è legata anche alla comunione che riusciamo a vivere nel corpo presbiterale, nella nostra Chiesa diocesana.  Siamo richiesti con crescente insistenza ad entrare in una conversione pastorale in senso missionario, superando la tentazione del ‘si è sempre fatto così’, conversione che non può essere efficace se non è nello stesso tempo un segno di comunione nella Chiesa per la missione nel mondo.


Chiediamo ai nostri fedeli di pregare seriamente per la nostra conversione e di aiutarci a rinnovare noi stessi nella fedeltà a Cristo e agli uomini del nostro tempo, ai quali vogliamo offrire il nostro servizio con la freschezza della nuova evangelizzazione, nella quale ci sta conducendo Papa Francesco.


I nostri limiti non ci fermeranno, perché prima e più di noi agisce nel nostro ministero Cristo capo e pastore, di cui siamo indegnamente, ma efficacemente sacramento. Siamo stati consacrati con il segno del sacro Crisma, che anche oggi prepariamo in questa liturgia e mediante il quale, oltre a consacrare i bambini nel battesimo e a conformare a Cristo i ragazzi nella Cresima, quest’anno dedicheremo il nuovo altare di questa Cattedrale.


Nel linguaggio simbolico della liturgia l’altare è segno di Cristo, che convoca attorno a sé nell’unità la sua Chiesa; non sarà certo la bellezza o la preziosità di questo manufatto a rendere efficace il nostro ministero, ma ciò che esso rappresenta e significa, e soprattutto Colui che su questo altare si renderà presente per la nostra Chiesa.


Intanto oggi portiamo con noi il ricordo dei presbiteri del nostro clero che il Signore ha chiamato a sé in questo ultimo anno, fra i quali ricordo in particolare il vescovo Silvano Montevecchi.


Siamo anche vicini con la nostra preghiera e il nostro augurio fraterno ai presbiteri che celebrano ricorrenze significative della loro ordinazione: settantesimo anniversario per don Oreste Molignoni, sessantacinquesimo per don Carlo Matulli; sessantesimo per P. Aurelio Capodilista, cappuccino; cinquantesimo per don Mauro Banzola, Mons. Antonio Taroni ; venticinquesimo per don Paolo Bagnoli e don Luca Ravaglia.  Il popolo di Dio lodevolmente farà corona attorno ai suoi preti per ringraziarli in queste occasioni per il bene che hanno profuso con il loro ministero e con la loro generosità. Ricordiamo nella preghiera anche il neo-cardinale Gualtiero Bassetti, nato a Popolano, che ricorda quest’anno il ventesimo della sua ordinazione episcopale.


Preghiamo oggi anche per alcuni nostri confratelli assenti per malattia: il Signore li sostenga e li conforti nella parte più delicata della loro donazione a Cristo, perché si tratta di salire con Lui sulla croce.


Infine un pensiero per i missionari, che hanno avuto le radici nella nostra Chiesa, e che sono stati inviati a dilatare il Regno di Dio: essi sono il segno della forza evangelizzatrice della Chiesa che li ha generati alla fede e che continua a sostenerli con l’aiuto e la preghiera.


Un pensiero affettuoso e pieno di speranza rivolgiamo ai nostri seminaristi che ci consentono di guardare avanti con fiducia: il Signore non ci abbandona. Preghiamo per loro, per le loro famiglie, per i formatori; preghiamo per coloro che il Signore sta chiamando e si trovano nella delicata situazione di rispondere, con la trepidazione propria della loro età. Siamo tutti coinvolti in questa avventura. Le preghiere per le vocazioni al presbiterato che quest’anno vengono chieste, vogliono orientarci con decisione a farci carico anche per il futuro dei sacerdoti che dovranno spezzare il pane e la parola ai piccoli e ai poveri.


Saluto i ministranti, presenti a questa Concelebrazione e li ringrazio per il servizio liturgico che fanno nelle loro comunità. Siate fedeli, perché siete fortunati a seguire le celebrazioni più da vicino, favorendo con il vostro contributo la loro bellezza ed efficacia.

Carissimi sacerdoti, sono ormai dieci anni che condividiamo la vita e le sorti di questa Chiesa di Faenza-Modigliana affidatami dal Signore tramite il Papa Giovanni Paolo II, che la Chiesa si prepara a riconoscere nella santità della sua vita. È un tratto di storia che affidiamo al futuro di questa Chiesa amata e servita con tanti limiti, ma sempre volentieri. Il Signore la benedica e la protegga, e doni a tutti noi la sua misericordia.