OMELIA per la MESSA CRISMALE 2012

Faenza - Basilica Cattedrale, 5 aprile 2012
05-04-2012


Prima di entrare nel Triduo sacro per la celebrazione del Mistero pasquale, la liturgia ci convoca per la Messa crismale, durante la quale verranno benedetti il Crisma e gli oli dei catecumeni e degli infermi.


Questa celebrazione nei tempi recenti ha assunto un significato molto più ampio della preparazione degli oli che sarebbero serviti per il sacramento del battesimo nella veglia di Pasqua; è diventata il segno della comunione ecclesiale rappresentata dal Presbiterio unito attorno al Vescovo, e nello stesso tempo la celebrazione del sacerdozio ministeriale al servizio dell’intero popolo sacerdotale.


Doveva essere chiaro che il Mistero pasquale avrebbe avuto una continuità sia nella liturgia, sia nell’opera di santificazione da parte dei ministri ordinati, affinché il popolo sacerdotale prolungasse nel tempo e in tutto il mondo la missione salvifica di Cristo. Siamo perciò invitati a prepararci a vivere il Triduo sacro lasciando operare in noi l’efficacia dei misteri che celebriamo, i quali, a loro volta, faranno rivivere in noi la grazia sacramentale ricevuta per l’imposizione delle mani. Passione, morte e risurrezione di Cristo continueranno ad agire nell’Eucaristia finché ci sarà un presbitero a presiederla e a offrirla come sacrificio gradito a Dio.


Da qualche tempo i presbiteri nella Messa crismale vengono coinvolti direttamente nel rinnovare le promesse che furono fatte davanti al vescovo al momento dell’ordinazione, secondo l’impegno che anche il prefatio della Messa ricorda: ‘Tu proponi loro come modello il Cristo, perché, donando la vita per te e per i fratelli, si sforzino di conformarsi all’immagine del tuo Figlio, e rendano testimonianza di fedeltà e di amore generoso’.


Per favorire la nostra conformazione all’immagine di Cristo abbiamo bisogno di essere aiutati; e quale aiuto migliore di quello di sua Madre, che dalla frequentazione del Figlio più di ogni altro gli è diventata simile, rimanendogli fedele fin sotto la croce? Desideriamo cogliere come un dono la ricorrenza del VI centenario della B.V. delle Grazie anche in questa occasione.


La mediazione materna di Maria, alla quale ricorriamo spesso nella nostra preghiera, oggi la chiediamo anche per la grazia del suo esempio e della santità della sua persona.


Ha detto la Lumen gentium (n. 65): ‘Maria per la sua intima partecipazione alla storia della salvezza, in sé compendia e irraggia (quodammodo unit et riverberat) le principali verità di fede’. In altre parole possiamo dire: Maria intercede per noi non solo per quello che fa, ma anche per quello che è.


Per comprendere questo basterà ricordare i quattro dogmi mariani: l’Immacolata concezione, la Verginità perpetua, la Maternità divina e l’Assunzione al cielo, e vedere come attorno a queste quattro verità fondamentali si raccoglie l’essenza del mistero cristiano.


Maria Immacolata, redenta in previsione dei meriti della morte e risurrezione di Cristo richiama il mistero della salvezza universale e la collaborazione della libertà umana con la grazia divina.


Maria sempre vergine ci ricorda che Dio opera la salvezza senza l’intervento dell’uomo, al quale chiede solo di accogliere la sua volontà. Per noi sacerdoti la verginità di Maria è anche il modello di una vita affidata interamente alla Chiesa, la quale, come Maria, genera in modo verginale i figli di Dio mediante la grazia della parola e dei sacramenti.


La Madre di Dio generando al mondo il Salvatore mette subito in chiaro che il cristianesimo non è un sistema di idee o di riti religiosi, ma è una Persona divina che ha preso un corpo per poterlo offrire al Padre sulla croce. A questo punto è possibile diventare partecipi della natura divina, se il Cristo risorto viene accolto nella fede e nella grazia battesimale.


Infine Maria, che ci ha dato l’autore della vita, non ha conosciuto la corruzione del sepolcro; assunta in Cielo si è riunita al Figlio risorto nell’integrità della sua persona, anima e corpo. Ella è la prima creatura umana perfettamente riuscita secondo il disegno di Dio, primizia e speranza per ciascuno di noi.


L’immagine della B.V. delle Grazie che il nostro popolo venera ormai da sei secoli, oltre a collegarci con la Madre del Signore ci lega alla storia della nostra Chiesa e ne diventa il simbolo più stabile. La cappella della Madonna delle Grazie, dichiarata santuario diocesano dal vescovo mons. Bertozzi è il cuore della Diocesi.


Oggi siamo particolarmente lieti di sentire presente a questa celebrazione la Madre del nostro sacerdozio, la patrona della nostra Chiesa diocesana e la protettrice delle nostre attività apostoliche.


Vogliamo affidare a Lei in modo particolare i confratelli del nostro presbiterio che in questo anno ricordano il 50. mo anniversario della loro Ordinazione presbiterale, a cominciare dal vescovo Mons. Silvano Montevecchi, vescovo di Ascoli Piceno; P. Giuliano Gorini, missionario della Consolata in Kenia, nato a Faenza e ancora molto legato a questa Chiesa; don Pietro Sangiorgi, don Domenico Monti e il Can. Antonio Bonoli, che sta vivendo il suo sacrificio sul letto della sofferenza.


Ricordiamo pure due confratelli che ricordano il 60.mo anniversario della loro Ordinazione: Mons. Umberto Argnani e don Cesare Cattani. Li ricordiamo tutti con il nostro affetto e la nostra preghiera.


Come pure ricordiamo i nostri missionari, per i quali ogni anno in questa giornata compiamo il gesto di una colletta che vuole assicurare la partecipazione alla loro missione, talvolta vissuta in modo eroico.


Infine ricordiamo i nostri sacerdoti  che ci hanno lasciato in questo anno: il Signore doni loro la beatitudine, la luce e la pace.


Carissimi confratelli, dopo Pasqua mi recherò con alcuni presbiteri a visitare Mons. Pietro Scalini, Rettore del Seminario di San Pietroburgo, per portare il segno dell’amicizia e della solidarietà del nostro presbiterio e della nostra Chiesa.


Dovremo interrogarci, per capire se il Signore ci ha voluto dirci qualche cosa chiamando dalla nostra Chiesa sia l’Arcivescovo Mons. Paolo Pezzi, sia il Rettore del seminario. Intanto porterò a lui il vostro saluto e l’assicurazione della vostra preghiera.


Porgo un saluto e un augurio a voi ministranti presenti a questa celebrazione e vi incoraggio a curare con diligenza e passione il vostro servizio nella casa di Dio. È un impegno sul quale non mancherà la benedizione del Signore, soprattutto se saprete mantenervi fedeli nel tempo, senza vergognarvi anche quando crescerete in età e statura.


La Vergine santa che abbiamo voluto presente nella nostra riflessione ci accompagni nei giorni di Pasqua, che vivremo con il nostro popolo per trasmettere a tutti la speranza che ci viene dalla fede nel Signore risorto.

A lui sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.