OMELIA per la DEDICAZIONE del NUOVO ALTARE DELLA CATTEDRALE

Faenza - basilica Cattedrale, 6 giugno 2014
06-06-2014

‘Viene l’ora ‘ ed è questa ‘ in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità’. L’affermazione di Gesù nel Vangelo di Giovanni prefigura un tempo in cui non sarà necessario un tempio dove celebrare il culto all’unico vero Dio. Come mai allora ci siamo riuniti per dedicare al Dio del Cielo un altare, sul quale celebrare il Sacrificio eucaristico?

Quanto ha detto Gesù alla Samaritana ci porta a ricordare che il luogo nel quale su questa terra possiamo incontrare Dio non è il tempio materiale, ma l’umanità del Figlio di Dio fatto uomo. Dal momento dell’Incarnazione del Verbo, Dio si trova sulla terra; e dal momento in cui Cristo glorioso e risorto è asceso al Cielo, Egli è presente in mezzo a noi mediante lo Spirito Santo: ‘Non vi lascerò orfani’; ‘Ecco, io sono con voi fino alla fine del mondo’.

Nella Nuova ed eterna Alleanza il tempio non è il luogo della presenza di Dio, ma il luogo in cui si riunisce l’assemblea dei discepoli di Cristo, convocati dalla Sua parola, per rinnovare il memoriale della morte e risurrezione del Signore Gesù.

‘Fate questo in memoria di me’ ha detto Gesù ai suoi Apostoli. Oggi i presbiteri rispondono ancora a quel comando quando celebrano per la comunità dei credenti il mistero della fede. Non è quindi il luogo che santifica il rito, ma è la celebrazione dell’Eucaristia che rende lo spazio sacro idoneo a contenere l’infinito Mistero del Sacrificio di Cristo.

Nella chiesa dove avviene la santa convocazione dei fedeli, l’Altare è il centro di tutta la celebrazione; al mistero dell’altare porta la Parola di Dio; sull’altare si rinnova il Sacrificio di Cristo; dall’altare  si riceve il Pane della vita. L’altare quindi assume il doppio significato di Ara del sacrificio e di Mensa eucaristica.

Ancora più profondamente l’Altare è segno di Cristo, pietra angolare che sostiene tutta la costruzione della Chiesa; anzi, l’Altare è Cristo stesso, Unto di Spirito Santo, luogo dell’incontro con Dio. Il patriarca Giacobbe, dopo il sogno della scala che univa il cielo alla terra prese la pietra che si era posta come guanciale, la eresse come una stele e versò olio sulla sua sommità e disse: ‘Questa pietra che io ho eretto come stele, sarà una casa di Dio” (Gen 28,22). Con questo si vuol dire che è l’altare che costruisce attorno a sé il tempio fatto di pietre vive.

Con noi questa sera vogliamo le pietre più vive di tutte, cioè i nostri Santi: li invocheremo, perché siano con noi. Loro sono il frutto dell’Eucaristia celebrata e vissuta.

I Santi ci ricordano che ‘non abbiamo quaggiù una città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura. Per mezzo di Cristo dunque offriamo a Dio continuamente un sacrificio di lode, cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome’. L’inno di lode più bello è quello della comunione, che si vive nella Chiesa, segno e strumento di unità di tutto il genere umano. Anche l’altare, unico nella chiesa, è segno di unità per rafforzare nei fratelli il vincolo di carità e di concordia.

Dice S. Ignazio, scrivendo ai Filadelfiesi: ‘Preoccupatevi di attendere ad una sola eucarestia. Una è la carne di nostro Signore Gesù Cristo e uno il calice dell’unità del suo sangue, uno è l’altare come uno solo è il vescovo con il presbiterio e i diaconi’, affinché tutto quello che fate, lo facciate secondo Dio'(n. 4).

L’unità che si costruisce attorno all’altare attinge anche alla grazia della Parola di Dio, che ha il suo luogo nell’ambone, e trova nella Cattedra del vescovo il segno visibile dell’unità nella Chiesa particolare.

Così nell’unica Celebrazione eucaristica sono presenti i poteri messianici di Cristo: la profezia, nella proclamazione della parola; la regalità, nella guida della comunità; il sacerdozio nell’offerta del Sacrificio di Cristo. Tutto questo è richiamato nel testo degli atti degli apostoli: ‘Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere’.  Questo è il progetto  ideale di ogni comunità cristiana.

L’impegno della nostra Chiesa nel realizzare in questa Cattedrale l’adeguamento liturgico previsto dal Concilio vuole essere un auspicio per l’accoglienza di tutti gli insegnamenti del Vaticano II, per un rinnovamento in senso missionario della nostra Chiesa. Anche questo sia un segno efficace di conversione, radicata nella memoria di una Chiesa viva nelle sue opere, nelle attività dei laici, nella donazione delle persone consacrate e nell’impegno dei suoi presbiteri.

La consacrazione dell’altare è opera dello Spirito santo, mediante il Sacro Crisma preparato nella Messa del Giovedì santo. Lo Spirito che trasforma il pane e il vino nel Corpo e Sangue di Cristo, cambia il significato di questa pietra, destinandola all’offerta del Sacrificio di Cristo, vittima e sacerdote in eterno. Anche quando la celebrazione eucaristica è finita l’altare rimane come segno di fedeltà del grande Sommo sacerdote, sempre vivo per intercedere per noi.

Salutiamo anche noi l’altare con le parole di un’antica preghiera orientale: ‘Dimora in pace, santo altare del Signore. Io non so se ormai ritornerò a te o no. Il Signore mi conceda di vederti nell’assemblea dei primogeniti che sono in cielo; in questa alleanza io pongo la mia fiducia. Rimani in pace, altare santo e propiziatore; il Corpo e il Sangue che ho ricevuto da te siano per il perdono dei miei peccati, la remissione delle mie colpe e la mia sicurezza davanti al tremendo tribunale di nostro Signore e Dio per sempre. Dimora in pace, santo altare, mensa di vita e supplica per me il nostro Signore Gesù Cristo, perché non cessi di pensare a te, ora e nei secoli eterni. Amen’.