OMELIA al temine della PROCESSIONE CITTADINA con l’immagine della MADONNA DELLE GRAZIE

Faenza, Basilica cattedrale - 6 maggio 2016
06-05-2016

Siamo qui per l’Atto di affidamento alla Beata Vergine delle Grazie, patrona della nostra diocesi e della nostra città. Sappiamo che le frecce spezzate in mano alla Vergine stanno a ricordare il suo costante intervento a proteggere i suoi figli dai mali fisici, spirituali e sociali.

Anche oggi le nostre città sono colpite da molteplici mali, alcuni più visibili, altri meno evidenti ma non meno pericolosi e distruttivi. Sono da mettere in conto i mali che non sono per sé mortali ma che denotano malesseri profondi ed interiori. È il caso di una certa incuria, del degrado di alcuni luoghi, dei muri imbrattati di non pochi edifici, che rendono la nostra bella città meno accogliente, meno piacevolmente fruibile e godibile. Non è in questo coinvolta in primo luogo la responsabilità degli amministratori quanto il senso di non appartenenza alla propria città e, inoltre, una certa irresponsabilità nei confronti dei beni collettivi. I graffiti che deturpano i quartieri non sono tanto segno della ricerca di una libera espressione quanto, piuttosto, testimonianza di disagi interiori, di implicita protesta nei confronti di un mondo che non sempre è ospitale, di voglia di reazione, di assenza di senso civico. Nonostante siamo immersi in una fitta rete di comunicazioni e di connessioni, non si riesce a cogliere quei rapporti di fraternità e di comunione che ci legano e che dovrebbero farci sentire tutti a casa nostra e, quindi, più responsabili della casa comune che è la nostra città.

Cresce il senso della solitudine, la percezione di una indifferenza generalizzata nei confronti dell’altro. Aumenta l’estraneazione rispetto alle istituzioni, ai rappresentanti, alle famiglie e, addirittura, a noi stessi. È come se fossimo alienati e non ci riconoscessimo per quello che siamo e dobbiamo essere. Manca o è troppo debole l’unione morale, la comunione delle persone, dei gruppi, della famiglie spirituali. E, così, le relazioni tendono ad essere sempre più conflittuali, perché intaccate dalla carenza di una fiducia reciproca.

Nel nostro Atto di affidamento alla Beata Vergine delle Grazie domandiamo, allora, di aiutarci a riconoscerci come persone amate da Dio, figli e figlie di uno stesso Padre. Domandiamole di essere sempre più disponibili a dare il nostro apporto gratuito anziché essere sempre lì a pretendere dagli altri. Impegniamoci a vedere il bene che esiste nel mondo e nella nostra città. Chiediamo a Maria di avere occhi per scorgerlo, per non guardare solo la punta dei nostri piedi, senza alzare lo sguardo verso gli altri e il futuro. Senza un sentire e un impegno comuni non esiste la città. Senza percepire che tutti ci apparteniamo è impossibile camminare insieme concordi. Alla Madre di Dio offriamo l’impegno e le fatiche dell’accoglienza e dell’integrazione che in questi momenti storici ci obbligano ad allargare i paletti della tenda in cui vivere tutti insieme. La città in cui viviamo è un grande patrimonio di fedi e di culture che debbono sempre più armonizzarsi, sulla base del dialogo sincero, della liberazione dai pregiudizi.

La nostra città è un grande agglomerato di edifici, contrade, rioni, spazi pubblici, mercati, negozi e chiese. Ma essa è anzitutto un insieme di famiglie. Dalla loro solidità e compattezza dipende il senso di appartenenza alla famiglia più grande che è la società civile. Cicerone scriveva che la famiglia è il semenzaio della res publica. Così, lo è della città. Se le nostre famiglie sono fragili, soggette a divisioni, il tessuto sociale, come l’ethos, ne soffre. Su di esse influiscono negativamente un’esasperata cultura individualistica del possesso e del godimento, e la mentalità consumistica e materialistica che l’anima. Il ritmo di una vita sempre di corsa, lo stress, talora la stessa triste situazione dell’inoccupazione, rendono la vita della famiglie più complicata. L’ideale matrimoniale, in un contesto in cui la libertà viene intesa e vissuta senza responsabilità, finisce per essere distrutto dalle convenienze contingenti o dai capricci della sensibilità. Ciò che, però, preoccupa maggiormente è che numerosi cristiani appaiono nei fatti non solo poco convinti della bontà della proposta di Cristo sulla famiglia, ma anche piuttosto incapaci di difenderne i valori di base nelle istituzioni. Peraltro, simili valori sono già omologati nella costituzione della Repubblica italiana, che però non sembra più godere di un comune sentire che la supporti. L’esortazione apostolica Amoris laetitia di papa Francesco, a fronte dei numerosi fallimenti della famiglia, del vincolo coniugale, e dei problemi educativi, invita le comunità parrocchiali a dispiegare una pastorale positiva, accogliente, che rende possibile un accompagnamento costante. Il pontefice riconosce che molte volte abbiamo agito con atteggiamento difensivo e abbiamo sprecato energie pastorali moltiplicando gli attacchi al mondo decadente, con scarsa capacità propositiva per indicare strade di felicità. Occorre, invece, investire un numero maggiore di energie nel proporre la bellezza della famiglia cristiana che non nello stigmatizzare le visioni distorte e riduttive. Abbiamo bisogno di trovare le parole, le motivazioni e le testimonianze che ci aiutino a toccare le fibre più intime dei giovani, là dove sono più capaci di generosità, di impegno, di amore e anche di eroismo, per invitarli ad accettare con entusiasmo e coraggio la sfida del matrimonio (cf n. 40). Bisogna essere più vicini alle famiglie nei momenti lieti e in quelli più difficili, per aiutare i coniugi ad affrontare le inevitabili crisi non in modo sbrigativo, senza il coraggio della pazienza e della riconciliazione. Occorre, per quanto possibile, prevenire i fallimenti che creano situazioni famigliari complesse e problematiche per la scelta cristiana. Così, vanno accompagnate con amore e con rispetto le famiglie in cui un figlio è tossicodipendente o manifesta tendenze omosessuali (cf n. 250).

L’atteggiamento della Chiesa sul matrimonio e sulla famiglia dev’essere un chiaro riflesso della predicazione e del comportamento di Gesù, il quale nel contempo proponeva un ideale esigente e non perdeva mai la vicinanza compassionevole alle persone fragili come la Samaritana e la donna adultera.

Nel nostro Atto di affidamento alla Beata Vergine delle Grazie domandiamo protezione per tutte le nostre famiglie. Supplichiamo la Madonna di aiutarci a sviluppare nelle nostre comunità parrocchiali, anche con l’ausilio del Centro per la pastorale famigliare, un’attività molteplice e costante in ordine all’accompagnare, al discernere e all’integrare nel cammino della vita e del Vangelo, evitando ogni occasione di scandalo.

In particolare, preghiamo perché crescano itinerari di discernimento che non rimuovono i problemi ma aiutano i fedeli alla formazione di un giudizio corretto su ciò che ostacola la possibilità di una più piena partecipazione alla vita della Chiesa e sui passi che possono favorirla e farla crescere. Per papa Francesco occorre che cresca il senso di responsabilità per evitare il grave rischio di messaggi sbagliati, come l’idea che qualche sacerdote possa concedere rapidamente eccezioni o che esistano persone che possono ottenere privilegi sacramentali. Ci debbono essere fedeli laici discreti che non pretendono di mettere i propri desideri al di sopra del bene comune della Chiesa che deve rimanere fedele all’insegnamento di Cristo. Così, dobbiamo avere pastori che riconoscendo la serietà delle questioni che sono chiamati a trattare, evitano che un determinato discernimento pastorale porti a pensare che la Chiesa sostenga una doppia morale.

Quanta attenzione alle esigenze del Vangelo e quanta prudenza! Maria Beata Vergine delle Grazie accetti il nostro impegno di Chiesa a predisporci alla ricezione della Amoris Laetitia mobilitandoci tutti insieme, parrocchie, associazioni, aggregazioni, movimenti, comunità religiose, nei dovuti modi, secondo i tempi che saranno programmati.

Beata Maria Vergine delle Grazie, prega per noi!