[nov 19] Intervento – Veglia di preghiera della Gmg

19-11-2022

Errano, 19 novembre 2022

Cari giovani, celebriamo la veglia di preghiera in vista della prossima GMG anche con il rinnovo della professione di fede di alcuni di voi. In particolare, questo avviene nel contesto della solennità di nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo che corona l’anno liturgico. I Vangeli ci presentano la regalità di Gesù al culmine della sua opera di salvezza come una regalità paradossale, sorprendente.

«Il Cristo di Dio, l’eletto, il Re» (Lc 23, 35.37) appare senza potere e senza gloria: è sulla croce, dove sembra più un vinto che un vincitore. La sua regalità è paradossale perché il suo trono è la croce; la sua corona è di spine; non ha uno scettro, ma gli viene posta una canna in mano; non porta abiti sontuosi, ma è privato della tunica; non ha anelli luccicanti alle dita, ma le mani trafitte dai chiodi; non possiede un tesoro, ma viene venduto per trenta monete.

Davvero il regno di Gesù non è di questo mondo (cf Gv 18,36); ma proprio in esso, ci dice l’Apostolo Paolo nella seconda lettura, troviamo la redenzione e il perdono dei peccati (cf Col 1,12-20). La grandezza del suo regno non è data dalla potenza secondo il mondo, ma è fondata sull’amore di Dio, un amore capace di raggiungere e risanare ogni cosa. Ciò avviene attraverso l’incarnazione, abbassamento di Cristo, che si fa dono totale di sé, sino a dare la vita, sino a perderla per il Padre e l’umanità.  Mediante la sua incarnazione, morte e risurrezione Gesù diviene il Re dei secoli, il Signore della storia.

 

Cari giovani, qual è il nostro impegno di credenti, ossia di persone che fanno la propria professione di fede non solo a parole? Risposta: fare in modo che Gesù diventi Signore della nostra vita e del mondo.

Gesù è divenuto il Re dei secoli, il Signore della storia, con la sola onnipotenza dell’amore di Dio, della sua stessa Vita, che non avrà mai fine (cf 1Cor 13,8).

Sarebbe però poca cosa credere che Gesù sia Re dell’universo e centro della storia, senza che possa diventare Signore della nostra vita: tutto ciò sarebbe vano se non lo accogliamo personalmente e se non accogliamo anche il suo modo di regnare, ossia di amare.

 

Coloro che il Vangelo di Luca pone attorno alla croce di Gesù indicano gli atteggiamenti che dobbiamo rifiutare e quelli, invece, che dobbiamo fare nostri per essere come Lui.

Nel Vangelo odierno (cf Lc 23, 35-43), oltre a Gesù che viene crocifisso, troviamo altri soggetti: il popolo che guarda, il gruppo che sta nei pressi della croce e deride Gesù e un malfattore crocifisso accanto a Gesù. Come accennato, questi personaggi ci aiutano a capire quale dev’essere il nostro atteggiamento nei confronti di Cristo crocifisso per essere persone che amano come Lui.

Anzitutto, il popolo: il Vangelo dice che «stava a vedere» (Lc 23,35): nessuno dice una parola, nessuno si avvicina. Il popolo sta lontano, a guardare che cosa succede. È lo stesso popolo che per le proprie necessità si accalcava attorno a Gesù, ed ora tiene le distanze. Di fronte alle circostanze della vita o alle nostre attese non realizzate, noi non possiamo cedere alla tentazione di prendere le distanze dalla regalità di Gesù, di non accettare fino in fondo lo scandalo del suo amore umile, che inquieta il nostro io, che scomoda. Non rimaniamo alla finestra. Non siamo popolo o massa indifferente nei confronti di Gesù. Siamo, invece, Chiesa entusiasta, innamorata di Lui, Chiesa che ama con un amore senza confini e annuncia il Redentore a tutti i popoli.

 

C’è un secondo gruppo, che comprende diversi personaggi: i capi del popolo, i soldati e un altro malfattore. Tutti costoro deridono Gesù. Gli rivolgono la stessa provocazione: «Salvi sé stesso!» (cf Lc 23,35.37.39) È una tentazione simile a quella del diavolo agli inizi del Vangelo (cf Lc 4,1-13), perché rinunci a regnare alla maniera di Dio, ma lo faccia secondo la logica del mondo: scenda dalla croce e sconfigga i nemici! Se è Dio, dimostri potenza e superiorità! Questa tentazione è un attacco diretto all’amore: «salva te stesso» (vv. 37.39); non gli altri, ma te stesso. Prevalga l’io con la sua forza, con la sua gloria, con il suo successo. È la tentazione più terribile, la prima e l’ultima del Vangelo. Ma di fronte a questo attacco al proprio modo di essere, Gesù non parla, non reagisce. Continua piuttosto ad amare, perdona, vive il momento della prova secondo la volontà del Padre, certo che l’amore porterà frutto.

Per accogliere la regalità di Gesù, siamo chiamati a lottare contro questa tentazione, a fissare lo sguardo sul Crocifisso, per diventargli sempre più fedeli.

In sostanza, dobbiamo far nostro l’atteggiamento del malfattore che chiede misericordia e prega.

Egli è più «vicino» a Gesù, è il malfattore che lo prega dicendo: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno» (v. 42). Questa persona, semplicemente guardando Gesù, ha creduto nel suo regno di amore. E non si è chiuso in sé stesso, ma con i suoi sbagli, i suoi peccati e i suoi guai si è rivolto a Gesù. Ha chiesto di esser ricordato e ha provato la sua misericordia: «oggi sarai con me nel paradiso», gli risponde Gesù (v. 43).

La solennità del Signore Gesù ci sollecita ad accogliere il Crocifisso e a collaborare con Lui, a vivere la sua regalità paradossale, a realizzare un mondo pieno d’amore.

Come? Attraverso il rinnovo della nostra professione di fede, come faranno a breve alcuni dei nostri amici. Mediante essa accolgono Cristo, il suo amore che è lo stesso amore di Dio Padre, dello Spirito santo. E così giungono a confermare la loro adesione a Gesù, al Padre, alla Chiesa, come nella Cresima. Cari giovani, mediante una vita di comunione con Cristo e tra di noi, vivendo la Chiesa, mandati in missione da Gesù, riempiremo il mondo, le società, le nostre famiglie, le nostre attività con l’amore di Colui che regna dalla Croce. Vivendo un tale amore potremo sconfiggere la violenza, vivere la fraternità, realizzare la pace.

Come Maria, dopo aver ricevuto l’annuncio dell’Angelo, si reca con una «fretta buona» dalla cugina Elisabetta per aiutarla, così anche noi, lasciando da parte una «fretta sbagliata, ossia l’indifferenza, la superficialità, avviciniamoci a Gesù Crocifisso, fonte dell’amore che redime e trasfigura. Immedesimiamoci in Lui. Vivremo con Lui una regalità paradossale, sorprendente.

 

 + Mario Toso