[giu 22] Omelia – Messa in onore di san Josemaria Escrivà

22-06-2022

Faenza, cattedrale 22 giugno 2022.

Cari fratelli e sorelle, caro padre Ugo Borghello,

celebriamo l’Eucaristia in onore di san Josemaria Escrivà. Il santo che veneriamo ed amiamo ci aiuta a vivere il grande mistero dell’evento eucaristico in una maniera straordinaria, nella varietà delle sue molteplici dimensioni. Come ci ha detto la Colletta san Escrivà ha cercato di configurare la sua vita a quella del Signore Gesù in tre maniere: per mezzo del lavoro quotidiano, servendo con ardente amore l’Opera della Redenzione, proclamando la vocazione universale alla santità e all’apostolato, da realizzarsi all’interno della suddetta Opera. San Escrivà ha cercato di vivere immerso interamente nel mistero dell’incarnazione, morte e risurrezione di Cristo. Ossia nel mistero della seconda creazione, che vede Gesù Cristo impegnato a lavorare a far nuove tutte le cose, quelle del cielo e quelle della terra e, con ciò stesso, a costituire una nuova umanità, il popolo di Dio, unito nel suo Spirito d’amore e incamminato verso il Regno. Il popolo di Dio è costituito in unità, in comunione con il Figlio di Dio, per partecipare alla sua grande opera di redenzione e di trasfigurazione. È costituito come popolo-comunione, popolo missionario, evangelizzatore, liberatore ed umanizzatore, che agisce con un amore appassionato. Questo ha insegnato san Escrivà. Egli, meditando la strada del Verbo che si fa carne e che assume in sé il creato e l’umanità, giunge a modellare per l’Opus Dei una spiritualità dell’incarnazione, una spiritualità secolare cristiana, animata dall’Agápe. Il credente deve essere cosciente che il suo agire storico, nelle sue grandi e nelle sue più piccole realizzazioni terrene, nella Chiesa e nel mondo, è interamente integrato nella dinamica della salvezza di Cristo. Occorre, allora, che il credente riconosca che Cristo redime tutto il creato, tutto l’uomo in quanto sinolo di anima e di corpo, in quanto persona integrale, nella totalità delle sue dimensioni costitutive: soggettiva, relazionale, solidale, trascendente. Cristo nell’Eucaristia assume la vita intera della persona umana, nell’unità della sua spiritualità e della sua corporeità. Li ricapitola in sé, li trasfigura ponendoli al servizio della Redenzione, del Regno di Dio. Nel Regno dei figli di Dio, il creato, la vita dell’uomo sono orientati a Dio, per essere pieni di Lui. Non ci possono essere nell’uomo assunto da Cristo due vite: la vita dell’anima unita a Lui e la vita del corpo e del creato separate da Lui. Nella vita dei figli di Dio, viventi in Lui, c’è unità di vita. Non c’è separazione tra fede e vita. Non ci può essere, come ha detto e scritto più volte san Escrivà, da una parte la vita interiore, la vita di relazione con Dio e dall’altra parte, come una cosa tutta diversa e staccata, la vita famigliare, professionale e sociale, fatta tutta di piccole realtà terrene, disgiunte dalla vita dei figli di Dio, dal loro amare il mondo appassionatamente. Si cadrebbe in ciò che gli psicologi chiamano schizofrenia, ossia in una scissione dell’essere cristiano. Nel credente, invece, c’è unità di vita, un’unica vita, in Cristo. L’unità nella vita deriva ai credenti dal fatto che sono per intero, anima e corpo, di Cristo. La loro esistenza, per conseguenza, è orientata nella sua globalità, alla maturità della vita del Figlio di Dio. In Lui il nostro spirito e la nostra corporeità sono assunti e posti in comunione con la vita di Dio.

Facendo comunione con Cristo, che nell’Eucaristia si rende cibo per noi mentre si incarna, muore e risorge, i figli e le figlie di Dio formano una comunione di persone che, dotate della sua capacità di dono e di servizio, si immergono nel mondo e lo trasfigurano vivendo lo stesso Spirito di Cristo, Spirito d’amore e di verità.

Il popolo, che è la Chiesa, converge nell’Eucaristia e riparte da essa, con una missione di evangelizzazione e di redenzione integrali. Tramite le varie componenti della comunità cristiana, chiamate ad essere protagoniste di umanizzazione e di trasfigurazione, esprime e sviluppa una pastorale d’ambiente: nella famiglia, nel lavoro, nell’economia, nella finanza, nella cultura, nella scuola, nella politica, nella sanità, nei mass media, nell’ecologia integrale. Umanizzando e trasfigurando le loro azioni e le loro relazioni, i credenti, singoli o associati, plasmano frammenti di mondo e di storia secondo la figura di una «nuova creazione», quella che il Signore Gesù ha cominciato con la sua incarnazione e ha avviato al compimento con la sua risurrezione. Non è fuor di luogo porre entro l’opera di ricapitolazione di Cristo che agisce nella storia  e ci vede coinvolti come membra del suo Corpo, l’impegno di volere la pace promovendo una non violenza attiva e creatrice, istituendo alacremente istituzioni di pace; ma anche il compito di riparare la casa comune, ossia il creato, custodendolo e sviluppandolo occupandoci, per amore di Dio e dell’umanità, di conversione ecologica, di ecologia integrale, di economia circolare, di ripopolamento dei nostri territori montani, di comunità energetiche rigeneranti.  Lo Spirito santo, principio costitutivo della comunione, principio modellante il mondo secondo la relazionalità creatrice e trasformatrice dell’amore trinitario, ci accompagni e ci aiuti. Ci sostenga nel nostro pellegrinaggio, mentre costruiamo il Regno. Ci sia di modello san Escrivà, padre e maestro di un popolo numeroso, che sulle orme di Cristo che si incarna, muore e risorge, plasma «cieli nuovi e terra nuova». Egli ci guidi nel cammino della santità, che è la Carità di Cristo accolta e vissuta. L’Amore ci fa vedere e il vedere ci fa amare. Guardando a Cristo impariamo l’amore, diventiamo amore. La misura della nostra santità è data dalla statura che Cristo-Amore raggiungerà in noi.

 

                                                    + Mario Toso