[gen 5] Omelia – Esequie mons. Vittorio Santandrea

esequie Santandrea
05-01-2021

Faenza, Basilica cattedrale, 5 gennaio 2021

Cari presbiteri, diaconi, fratelli e sorelle, ogni presbitero costruisce il proprio ministero pastorale sulla roccia della professione di fede detta da Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio». Sopra questa certezza Mons. Vittorio ha edificato il suo cammino di fede, la sua esperienza sacerdotale e pedagogica, esercitando il suo ministero presbiterale in varie comunità di questa Diocesi. Durante il ministero presbiterale Mons. Vittorio si è preoccupato di dare un’adeguata sistemazione agli edifici fatti di pietre (chiese e opere parrocchiali). La recentissima pubblicazione che illustra gli importanti lavori compiuti a Pieve Cesato dal 2002 al 2020 è solo l’ultima testimonianza di questo suo impegno. Nel contempo Mons. Vittorio ha curato con diligenza la Chiesa fatta di pietre vive, adulti e giovani. Infatti, a dimostrazione di ciò, in uno dei primi numeri del 2020 de «La Nostra Pieve», il Bollettino o Giornalino parrocchiale, annunciava per lo scorso 27 febbraio, la presentazione, del Sinodo dei giovani e del Report di ricerca sul mondo giovanile ai giovani, ai catechisti, agli animatori, ai consigli pastorali. Con ciò non intendeva solo cooptare i suoi giovanissimi e giovani ma, insieme, intendeva sensibilizzare e responsabilizzare gli adulti. Nello stesso Bollettino parrocchiale – mostrando una cura pastorale che intendeva aprirsi, con un tocco personalizzato, alle linee diocesane – si trovava un caldo invito ai parrocchiani perché venisse costituito un gruppo ministeriale di laici, laiche e altri soggetti. Le sue stesse parole, dopo la scadenza del secondo mandato dei nove anni come Parroco a Pieve Cesato ne sono un’esplicita conferma: «Ora il vescovo mi rinnova l’impegno nel proseguire nella conduzione della vita pastorale ed amministrativa della nostra Parrocchia. È ovvio che l’età non fa sconti a nessuno, sarà quindi sempre più necessario che ognuno svolga al meglio gli incarichi che ha ricevuto e poi dare inizio a quel percorso nel costituire il Gruppo ministeriale vero e proprio. Dalla collaborazione si dovrà arrivare, specie in certi settori, alla corresponsabilità piena» (p. 3).

Sulla stessa scia di idee pastorali si collocano le seguenti riflessioni di Mons. Vittorio: «Oggi si dice che la Parrocchia deve essere ripensata prima ancora che riorganizzata. […] Urgono cambiamenti tali che potrebbero produrre mutamenti profondi. Stanno nascendo le Unità/Comunità pastorali che – per forza di cose – dovranno impostare e strutturare una gestione interparrocchiale delle risorse spirituali e materiali. I campanilismi non hanno più futuro. Tutti siamo chiamati a vivere e a gestire i cambiamenti». Subito dopo, riferendosi ai gruppi parrocchiali, aggiungeva, per far prendere coscienza della necessità di essere una comunità unita ed articolata: «Non uno deve fare tutto, ma ognuno è prezioso nella vita della Comunità». A questo punto presentava i vari gruppi parrocchiali esistenti, sino ad esemplificare il gruppo di persone incaricato di seguire l’allarme, il gruppo avente in custodia le chiavi della porta centrale della Chiesa, della canonica, dell’appartamento del parroco. Preziosa mi pare questa sua sottolineatura: «Pieve Cesato è una Parrocchia di modesta entità, ha comunque molte persone e volontari che formano e animano la comunità».

Riflettendo sulle considerazioni poc’anzi riportate non posso non ricordare che la vivacità della vita parrocchiale di Pieve Cesato è fondata anche sull’impegno di numerosi laici che hanno sempre offerto a Mons, Vittorio la propria disponibilità al servizio e che non hanno fatto mancare questa disponibilità pure in queste ultime difficili settimane.

Cari parrocchiani di Pieve Cesato, mi sono permesso di fare questi riferimenti perché, si può ben dire, che benché ci abbia lasciati, Mons. Vittorio vi parla ancora e vi indica la strada da percorrere.

Posso testimoniare che aveva un concetto alto della sua comunità. Si mostrava fiero dei suoi ministranti e dei collaboratori, giovani e meno giovani, ma anche delle sue attività del CREE e dei Campi estivi, ai quali mi ha invitato più di una volta. Ci teneva a far vedere l’organizzazione del laicato, la cura nelle sue iniziative di formazione. Non posso dimenticare quando accompagnava i cresimati – attività di cui si considerava tra i fondatori in Diocesi – nel pellegrinaggio a Roma per l’udienza con il pontefice. Era sempre puntuale con il suo gruppo e una volta è stato disposto a celebrare la Messa non in san Giovanni in Laterano con gli altri, per fare le cose per bene. Monsignor Vittorio e la sua comunità dovevano primeggiare. Coltivava un grande attaccamento per i bimbi della Scuola materna e del Nido d’Infanzia «Don Bosco». Aveva ben chiara la convinzione che l’opera di evangelizzazione e di inculturazione del cristianesimo, a favore del territorio e delle famiglie, continuava e si sviluppava mediante una tale istituzione parrocchiale. Purtroppo anche i bimbi della scuola materna, assieme ad una parte del personale, sono stati colpiti dal coronavirus. Ciò ha provocato la chiusura temporanea sia della scuola materna che del Nido. La diffusione del virus nella scuola ha molto rattristato Mons. Vittorio che, assieme ai suoi collaboratori, ha profuso un grande impegno per la sanificazione degli ambienti. Ma, poi, anche Mons. Vittorio è stato preso dallo stesso virus. I bambini quando l’hanno saputo chiedevano con insistenza ai loro genitori come stesse don Vittorio e pregavano per lui. A testimonianza dell’amore che il Vicario foraneo aveva per il suo Vicariato basterebbe prendere in mano la sua relazione sul Vicariato Forese est dello scorso 22 gennaio, che lesse nella sala parrocchiale di Granarolo, quando fu presentata La lettera pastorale del vescovo per l’anno 2019-2020. Alla domanda se vi fossero delle criticità nel Vicariato rispose di sì. Tra le altre segnalava: il venir meno dei valori della fede, la crescita di un cristianesimo «fai da te», l’esaltazione dell’io, l’annientamento della coscienza morale. Secondo Mons. Vittorio a tali criticità si poteva rispondere con: l’accrescimento dello spirito missionario, la rivitalizzazione del proprio essere cristiani, per divenire sale della terra; una pastorale che investe molto sul contatto personale, meno sulle prediche e sulle conferenze; mediante cristiani che sappiano camminare nel mondo sulle proprie gambe. Mi permetto di spiegare che per don Vittorio era importante pensare ogni cosa per mezzo di Gesù Cristo, e Gesù Cristo per mezzo di ogni cosa. Dio solo sa quanto oggi nelle nostre comunità abbiamo bisogno di una fede capace di generare un giudizio cristiano sugli avvenimenti.

Un ultimo aspetto che nella pastorale di Mons. Vittorio merita di essere citato è il suo amore per il creato, dalle montagne e dalle colline di Celle all’area rurale, ove è incastonata la sua parrocchia. Questa è circondata da un territorio ben coltivato, ricco di flora, di bei frutti. Quasi ecologista ante litteram, cultore della ricapitolazione di tutte le cose in Cristo, è giunto a suscitare la devozione della Madonna del miele. Fu ed è un riconoscimento ai diversi apicoltori e, indirettamente, alle api, simbolo della vita, della regalità, di laboriosità per il bene comune.

Partecipando a questa Eucaristia preghiamo per don Vittorio che ha dato, sino all’ultimo, la sua vita nel lavoro della vigna del Signore. Ringraziamo il Padre per il dono del suo sacerdozio. In occasione della morte di un altro presbitero della nostra Diocesi, domandiamo la grazia di nuove vocazioni al sacerdozio e, insieme, di avere coloro che sanno accompagnare spiritualmente e culturalmente quelli che sono chiamati dal Signore a servire Lui e il suo popolo. Affidiamo don Vittorio alla misericordia del Signore e alla maternità di Maria. Preghiamo per i suoi familiari affinché trovino conforto nel Signore risorto. Continuiamo a pregare anche per i sacerdoti della Diocesi ammalati di coronavirus e che sono ospiti presso il Santa Teresa di Faenza. Desidero, infine, esprimere un ringraziamento alla comunità parrocchiale e, in particolare, a Tiziano Melandri e a Michele Zama.

+ Mario Toso, Vescovo