[gen 25] Omelia – Giornata di preghiera per l’unità dei cristiani

25-01-2021

San Francesco, 25 gennaio 2021.

Cari fratelli e sorelle, la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani si conclude oggi, giorno in cui ricordiamo la conversione di san Paolo. Una maggiore unità tra i cristiani cresce quando ci convertiamo più profondamente a Cristo. Più i cristiani aderiscono fedelmente a Cristo più cresce l’unità tra di loro e meno è sterile la loro vita missionaria e pubblica. Il rimanere fedelmente nell’amore di Cristo, preserva dalle divisioni tra di noi e consente di produrre più frutti nelle nostre comunità e nella vita sociale. L’amore di Cristo sospinge ad uscire da sé verso gli altri, specialmente verso i più deboli, i poveri.

Non basta celebrare l’unità con Cristo e tra noi, sul piano della preghiera, della liturgia, in chiesa. È fondamentale che l’unità a Cristo e tra noi sia vissuta anche nella vita quotidiana, nella comunità civile, impegnati insieme a partecipare corresponsabilmente alla nuova creazione, iniziata nel mondo da Cristo. Una tale nuova creazione ci convoca a collaborare nella realizzazione di un mondo più fraterno, giusto e pacifico, attraverso una riconciliazione universale, anche con l’intera creazione. Ciò, come sappiamo, è destinato a compiersi nel contesto di quella pandemia che, mentre ci ha fatto prendere coscienza del nostro limite e delle nostre fragilità, ha reso più vivo il desiderio dell’aiuto di Dio; ci ha fatto scoprire che come comunità siamo chiamati ad offrire parole di senso cristiano all’esperienza del dolore, della morte, oltre che parole di sicura speranza in Cristo risorto.

Un tradizionale ambito di collaborazione nel mondo tra le comunità cristiane è quello della giustizia e della pace. Quest’anno papa Francesco ha indirizzato a tutto il mondo, in particolare ai Capi di Stato e di Governo, ai responsabili delle Organizzazioni internazionali, ai leader spirituali e ai fedeli della varie religioni, un Messaggio per la Giornata mondiale della pace ove siamo sollecitati, cristiani e non cristiani, a lavorare per promuovere La cultura della cura come percorso di pace. Al centro di tale cultura della cura pone come riferimento imprescindibile i grandi principi della dottrina sociale cristiana. Il che significa che come comunità cristiane, ognuna secondo le proprie sensibilità e specificità, siamo sollecitate a formare alla dimensione sociale della fede e ad abilitare i credenti a viverla. Mi permetto di segnalare che il sottoscritto in questi mesi ha predisposto una sintesi aggiornata di tale dottrina sociale. Ciò era necessario in quanto nel Compendio di dottrina sociale cristiana dal 2004 ad oggi non sono stati integrati i pronunciamenti sociali di Benedetto XVI e di papa Francesco. A breve, tramite don Mirko, ve ne farò pervenire una copia.

In tempo di pandemia, la collaborazione tra cristiani appare fondamentale anche per accompagnare le nuove generazioni. Come comunità cristiane non possiamo rinunciare a preparare i giovani affinché incontrino sempre di più e meglio Gesù Cristo per annunciarlo e testimoniarlo anzitutto ai loro coetanei e nella società odierna. Come Chiesa cattolica siamo reduci sia da un Sinodo universale sia da un Sinodo locale dedicato proprio ai giovani. Questi eventi ci hanno convinto che se guardiamo al futuro del cristianesimo nel nostro territorio e in Europa non possiamo fare a meno dell’apporto di fede dei giovani. Occorre, poi, riconoscere che in questa emergenza di pandemia i giovani necessitano di una particolare attenzione perché stanno soffrendo, seppur non colpiti direttamente dal virus. Stanno crescendo tra di loro, specienei giovani tra i 12 e i 18 anni, i tentativi di suicidio e di autolesionismo. Per autoaffermarsi gli adolescenti diventano aggressivi, fanno male agli altri, ai genitori stessi. Dall’altra, diversi giovani si chiudono a riccio, si rifugiano nel loro mondo e nella loro stanza. La pandemia sta facendo aumentare lo stress e, con esso, si ha la comparsa di una serie di disturbi d’ansia e di depressione. Manca a loro l’interazione in presenza della scuola. Le relazioni a distanza non sono la stessa cosa. La scuola non è solo didattica, bensì è il costituire una comunità di vita, di apprendimento, di capacità critica, ma soprattutto di relazioni interpersonali tra coetanei, tra giovani e docenti. Se la scuola non c’è viene meno un luogo di vita, di socializzazione, di interrelazioni costruttive, di educazione. In questi giorni, la Conferenza episcopale dell’Emilia Romagna ha sollecitato ad aprire le porte degli ambienti parrocchiali ai giovani, per accoglierli, supportarli, per offrire loro possibilità di colloquio e di vita integrata, per evitare che si debba ricorrere sempre più alle strutture di supporto psicologicoe psichiatrico.

Un altro ambito di collaborazione tra cristiani a cui la storia ci chiama è quello, come già accennato, dell’ecologia integrale, soprattutto per lavorare in sinergia nel contribuire alla realizzazione dell’ecologia umana e della tenuta morale della società. Infatti vi è una strettissima relazione tra ecologia umana ed ecologia ambientale. Giacché tutto è connesso dobbiamo, dunque, lavorare per l’attuazione di un’ecologia integrale. Ciò, a ben riflettere, è ultimamente richiesto a noi credenti dalla presenza nella storia del Cristo Risorto. Dopo la sua risurrezione non si è allontanato dall’umanità. È presente in essa, vi lavora, affinché il mondo sia coltivato e sviluppi tutte le sue potenzialità. È molto bella ed evocativa l’immagine del pittore Beato Angelico che raffigura il Cristo Risorto recante una zappa in spalla.

Cari fratelli e sorelle, non sarebbe male se in questo territorio potessero esserci incontri non solo tra i presbiteri, ma anche tra i laici delle varie comunità di cristiani, per riflettere sul loro ruolo sociale in questo territorio che li vede inseriti nel lavoro e nelle varie professioni. L’unione nell’azione costruttrice della storia declina e rafforza l’unione spirituale con Cristo, Luce del mondo, e tra di noi. Ringraziamo lo Spirito, Spirito del Padre e del Figlio, che ci ha donato l’Amore di Dio, quell’Amore che ci convoca e ci chiama sempre a vivere nell’unità.

                                            + Mario Toso

                            Vescovo di Faenza-Modigliana