[feb 06] Omelia – Madonna del Fuoco, Glorie di Bagnacavallo

06-02-2022

Glorie, 6 febbraio 2022.

In questa domenica veneriamo la Madonna del fuoco, patrona di questa comunità parrocchiale. Il culto alla Madonna del Fuoco si sviluppò nel secolo scorso per opera di un proprietario di Villa Savoia e fu incrementato dai braccianti che, dalle colline forlivesi, specie dalla zona della Terra del Sole, vennero a lavorare in queste zone per bonificare la Bassa. È davvero significativo che i christifideles laici abbiamo promosso il culto alla Madonna del fuoco, per cui è stata scelta a patrona di questa comunità parrocchiale. Ed è pure importante che in occasione della solennità della patrona si proceda, al termine dell’eucaristia, alla benedizione degli agricoltori e dei trattori, ben allineati davanti alla chiesa parrocchiale. Ci recheremo tutti insieme, compresi i numerosi scouts, processionalmente lì e invocheremo la Madonna affinché la terra, grazie alla dedizione degli agricoltori, alla pioggia, dia i suoi frutti per le nostre mense. Guardando all’immagine venerata in questa chiesa, Maria porta in braccio Gesù Bambino, Via, Verità e Vita. In questa domenica siamo anche invitati, come l’anno scorso, a celebrare la 44.a Giornata nazionale per la vita. Nel Messaggio della Conferenza Episcopale Italiana, avente come tema “Custodire ogni vita”, viene posta una particolare attenzione sulle situazioni di fragilità nel tempo di pandemia. «Il nostro pensiero – scrivono i vescovi – va innanzitutto alle nuove generazioni e agli anziani. Le prime, pur risultando tra quelle meno colpite dal virus, hanno subito importanti contraccolpi psicologici, con l’aumento esponenziale di diversi disturbi della crescita; molti adolescenti e giovani, inoltre, non riescono tuttora a guardare con fiducia al proprio futuro. Anche le giovani famiglie hanno avuto ripercussioni negative dalla crisi pandemica, come dimostra l’ulteriore picco della denatalità raggiunto nel 2020-2021, segno evidente di crescente incertezza. Tra le persone anziane, vittime in gran numero del Covid-19, non poche si trovano ancora oggi in una condizione di solitudine e paura, faticando a ritrovare motivazioni ed energie per uscire di casa e ristabilire relazioni aperte con gli altri. Quelle poi che vivono una situazione di infermità subiscono un isolamento anche maggiore, nel quale diventa più difficile affrontare con serenità la vecchiaia. Nelle strutture residenziali le precauzioni adottate per preservare gli ospiti dal contagio hanno comportato notevoli limitazioni alle relazioni, che solo ora si vanno progressivamente ripristinando». San Giuseppe viene presentato dai vescovi, sulla scia di papa Francesco, come modello di cura della vita. Ma anche Maria santissima che genera per noi la vita, ossia Gesù Bambino, e assieme a Giuseppe lo accudisce, è da considerarsi un chiaro esempio per noi.

«Sin dai primi giorni della pandemia – continuano a ricordarci i vescovi – moltissime persone si sono impegnate a custodire ogni vita, sia nell’esercizio della professione, sia nelle diverse espressioni del volontariato, sia nelle forme semplici del vicinato solidale. Alcuni hanno pagato un prezzo molto alto per la loro generosa dedizione. A tutti va la nostra gratitudine e il nostro incoraggiamento: sono loro la parte migliore della Chiesa e del Paese; a loro è legata la speranza di una ripartenza che ci renda davvero migliori».

In questo tempo tuttavia, rammentano i nostri vescovi, non sono mancati episodi di egoismo, di indifferenza e di irresponsabilità nei confronti della vita. Basti pensare alla riaffermazione del “diritto all’aborto” da parte del presidente della repubblica francese Macron che lo vorrebbe codificato nella Carta dei diritti della UE, ma anche alla prospettiva di quel referendum che in Italia vorrebbe depenalizzare l’omicidio del consenziente. «È inutile dire – concludono i vescovi – che non vi è espressione di cura e di compassione nell’aiutare a morire, ma il prevalere di una concezione antropologica  deteriore in cui non trovano più spazio né la speranza né le relazioni interpersonali. […] Chi soffre va accompagnato e aiutato a ritrovare ragioni di vita; occorre chiedere l’applicazione della legge sulle cure palliative e la terapia del dolore».

Trovandoci all’inizio del cammino sinodale dobbiamo vedere Maria come colei che ci incoraggia ad essere, al pari di Lei, persone che generano Gesù Cristo nel mondo e lo testimoniano con la propria vita. Rispetto a ciò, con la progressiva scristianizzazione e la pandemia le nostre comunità sono entrate in una fase di rassegnazione e di difficoltà nella missione. È ben venuta, allora, la domanda che è stata posta al centro del nostro cammino sinodale, in questa fase soprattutto di ascolto nei confronti dei credenti e dei non credenti. Ecco la domanda che in questo periodo tutti ci stiamo ponendo. È così articolata: oggi, come stiamo camminando con Gesù e con i fratelli per annunciarlo? Per il domani, cosa sta chiedendo lo Spirito alla nostra Chiesa per crescere nel cammino con Gesù e con i fratelli per annunciarlo?

Come ci dice il Vangelo di Luca la gente è avida di ascoltare la parola di Gesù. Fa ressa attorno per acoltarLo (cf Lc 5, 1-11).  Tant’è che Gesù prega Simone di scostare da terra la barca su cui è salito. Si siede e insegna alle folle dalla barca. Seppure noi oggi assistiamo a fenomeni che mostrano molta indifferenza da parte della gente nei confronti di Gesù Cristo e del suo Vangelo, non dobbiamo dimenticarci che ogni uomo e ogni donna, sono fatti per Dio. Nel profondo del loro animo è posto il desiderio di Lui. Il loro cuore, come diceva sant’Agostino, è inquieto finché non riposa in Dio. E, allora, dobbiamo porci questa ulteriore domanda: a fronte del desiderio che c’è nel profondo del cuore di ogni persona di incontrare Dio: nelle nostre parrocchie ci sono ancora credenti entusiasti e coraggiosi che, come Maria santissima, sono disposti a donare la propria esistenza, per porla al servizio di Cristo e per annunciarlo con tutte le forze? Ci sono ancora persone che, come Simone e i suoi soci pescatori, lasciano tutto e seguono il Cristo? I genitori sentono ancora il desiderio di donare Gesù Cristo ai loro figli, affinché un domani in questo territorio di Glorie si continui ad amare Gesù Cristo, ritenendolo la ricchezza più grande della vita? I giovani, dopo la cresima, continuano il loro cammino di crescita cristiana, accompagnati dalla comunità degli adulti, da catechisti ben preparati che li innamorano di Gesù Cristo? Le domande sopra citate, e poste al centro del cammino sinodale, ci sollecitano a fare una revisione della nostra vita comunitaria, imperniata sulla comunione, sulla partecipazione, sulla missione. Ci sentiamo tutti corresponsabili nell’annuncio di Gesù? Dio continua a chiamare anche oggi, come ci ha fatto capire il profeta Isaia. Egli, dopo aver udito la voce del Signore, così rispose: «Eccomi, manda me» (cf Is 6,1-2a.3-8). Sappiamo rispondere con slancio come Isaia e, più vicini a noi, come Maria e Giuseppe? Ci sentiamo chiamati?

Cari fratelli e sorelle, come un giorno a Pietro, così oggi, il Figlio di Dio, mediante la Parola del Vangelo, chiede a noi di andare al largo. In questo particolare momento storico, in cui constatiamo stanchezza e lentezze nell’annuncio, svogliatezza nel testimoniare il Vangelo, non a caso stiamo vivendo il cammino sinodale. È tempo di prendere il largo. Giovani e adulti, famiglie ed associazioni prendiamo il largo!

                                           + Mario Toso