[apr 10] Omelia – Venerdì santo

Faenza, cattedrale 10 aprile 2020
10-04-2020

Abbiamo ascoltato la Passione di nostro Signore Gesù secondo l’evangelista Giovanni. Nella Passione di Gesù colpiscono i diversi episodi del suo cammino verso la Croce. Notiamo una Passione vissuta ad un livello più esteriore, fenomenico, fatta di insulti, tradimenti, processi, condanna, crocifissione. Infatti, l’evangelista ci presenta la cattura di Gesù, quando è interrogato da Anna, dal sommo sacerdote Caifa, da Pilato, che lo processa in quanto autorità politica e lo consegna ai Giudei che, poi, lo crocifiggono. Ma sempre Giovanni, il discepolo che Gesù prediligeva, è anche attento nel farci comprendere come la Passione è vissuta da Gesù nel suo spirito, nella sua interiorità. Che cosa muoveva il Figlio dell’Uomo, mentre si consegnava ai suoi carnefici? Che cosa realmente pensava e provava dentro di sé? Quali erano i suoi intenti? Lo possiamo capire da quanto ci descrive l’evangelista. Secondo Giovanni, la Passione non è subita da Gesù. Egli non l’abbraccia semplicemente per soffrire, ma l’affronta con lucidità, in piena libertà, seguendo un progetto preciso. È vissuta con un amore senza limiti per Dio e l’umanità. È per dare vita ad una nuova umanità, ad una nuova creazione. Nella sua Passione continua la lotta già iniziata con l’incarnazione, per liberare l’uomo dal peccato e vincere il male che lo invecchia. Negli episodi in cui Gesù è rinnegato da Pietro, condannato dai sacerdoti, da Pilato e crocifisso dai Giudei, si compie la battaglia decisiva tra Dio e il Diavolo, tra l’amore di Cristo per l’umanità e il Nemico, che lo contrasta per tenere il mondo prigioniero del male, della divisione e degli odi.

La Passione di Gesù è una passione di amore per la libertà, per la rinascita dell’umanità. In essa obbedisce al Padre che l’ha inviato a dare compimento al suo disegno. Il «Tutto è compiuto» proferito da Gesù sulla croce, prima di reclinare il capo e spirare, non significa che «la fine è giunta», ma che «la volontà del Padre è stata realizzata in tutto e perfettamente», in maniera definitiva. L’opera che il Padre ha affidato al Figlio, perché la porti a compimento, è la rivelazione dell’amore: quell’amore che trova la sua origine nella comunione tra il Padre e il Figlio, e ha la sua realizzazione storico-ecclesiale nell’unità dei credenti in Cristo.

L’incarnazione, la passione e la morte di Gesù Cristo sono finalizzate a far convergere gli uomini nel Figlio di Dio, nella sua comunione con Dio. Dalla loro unità con Cristo deriverà il rinnovamento dell’umanità, la salvezza. Quando l’umanità vivrà la comunione del Figlio con Dio, sarà capace di Dio, di vincere il male, di essere protagonista della trasfigurazione della storia e di una nuova creazione. In definitiva, Gesù che vive la sua Passione d’amore desidera realizzare nel mondo una umanità in grado di tenere nuove relazioni con sé, con gli altri, con il Padre e con il creato. In questo periodo, in cui siamo preoccupati dall’inquinamento della casa comune, dalla sua distruzione con gravi pericoli per la famiglia umana, serve un’umanità che, vivendo in comunione con Dio, sia in grado di assegnargli il primato rispetto al profitto, al consumismo materialista e, quindi, sia capace di compaginare un nuovo umanesimo, aperto alla trascendenza. Solo un’umanità che vive in comunione con Dio sarà capace di bene, di sviluppare un’ecologia integrale, che custodisce e coltiva il creato a vantaggio di tutti e per le generazioni future.

Meditando sulla Passione di Gesù non possiamo neanche dimenticare che essa, nonostante l’apparente fallimento, perché Gesù soccombe momentaneamente alla morte, rappresenta un patrimonio spirituale, etico e culturale elevato, unico e imprescindibile, comprovato dalla risurrezione di Cristo. L’umanità sarebbe insensata se non investisse su tale patrimonio di fede, di umanità e di sapienza, specie quando si trovasse a vivere, come oggi, in tornanti della storia che, per guerre o per epidemie generate da virus sconosciuti e fatali, costringono alla ricostruzione di vari settori del vivere umano. La passione d’amore di Cristo offre parametri spirituali ed etici fondamentali per la riprogettazione, per un pensiero pensante, per strutturare nuove scale di valori, per costruire, a misura della dignità umana, l’economia, la sanità, la cultura e la politica, oltre che le istituzioni, a livello internazionale, nazionale e regionale. Solo la passione d’amore che ci insegna Cristo ci consente di porre al centro la persona nella sua integralità, secondo tutte le sue dimensioni, compresa quella trascendente. Solo l’uomo che vive nella comunione con Dio ed è disposto a dare compimento al suo disegno d’amore, può suscitare nuovi rinascimenti, al di là di neoindividualismi libertari e tecnocratici.

La Passione, non dimentichiamolo, rappresenta l’incarnazione di Cristo nella stessa morte dell’uomo. Gesù assume tutto dell’uomo, la sua fragilità più grande, la sofferenza, il senso dell’abbandono. Sulla croce, come testimonia l’evangelista Marco, grida: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Mc 15, 34). La Passione di Cristo mostra la grande solidarietà di Dio con coloro che sono condannati ingiustamente, traditi, con coloro che muoiono abbandonati, come sono morti in questi giorni non pochi ammalati di coronavirus. Gesù vive con noi le nostre passioni, le nostre malattie, la nostra morte. Ci aiuta a viverle con la potenza del suo Amore, trasfigurandole in un atto di unione al suo sacrificio, per la redenzione del mondo. Mentre assistiamo e curiamo i nostri ammalati, amiamo Gesù che soffre con loro. Aggrappiamoci alla sua Croce, rivelazione vertice dell’amore di Dio per noi. Preghiamo brevemente il Crocifisso, così: « Anche noi siamo in croce come te, ma insieme a te aspettiamo la Risurrezione».

+ Mario Toso