Carissimi, ricordiamo oggi il Voto che Faenza fece alla Madonna dopo il tremendo terremoto che colpì la città il 4 aprile 1781 e che causò il crollo di molti edifici, ma una sola vittima. La città si votò alla Madonna come segno di ringraziamento e per chiedere la protezione contro ogni forma di calamità. Ogni anno il voto viene rinnovato. Quest’anno si è pensato di rinnovarlo chiedendo alla Madonna, con la protezione sulla città e sulla diocesi e su tutti i suoi abitanti, la guarigione dei malati, la cessazione della pandemia causata dal Coronavirus. Nei giorni scorsi in questa Cattedrale abbiamo pregato con fervore la Beata Vergine delle Grazie con il rosario. Per le vigenti disposizioni in materia di contenimento dell’epidemia non è stato possibile recitare il rosario con la presenza fisica del popolo cristiano che, però, ha potuto unirsi alla preghiera attraverso la tv. Anche la santa Messa che stiamo celebrando questa mattina viene trasmessa in tv e su Youtube, come pure sono andate in onda le sante Messe domenicali, presiedute dal vescovo. Per consentire la partecipazione dei fedeli anche le funzioni della Settimana Santa saranno trasmesse in tv e su Youtube.
Non potevamo tralasciare questa Festa del Voto alla Beata Vergine delle Grazie. Il momento è cruciale per le nostre famiglie, per le nostre comunità, per le varie istituzioni, per l’emergenza alimentare che si è già affacciata. Un grave pericolo incombe, perché il virus che sta già colpendo parecchi Paesi del mondo è pressoché sconosciuto, subdolo e, purtroppo, spesso è fatale. Medici, infermieri, operatori sanitari, volontari, ai quali va la nostra viva riconoscenza, stanno lavorando con generosità, al limite delle forze e dei mezzi di cura, mettendo a rischio la loro stessa esistenza. Diversi nostri fratelli sono venuti meno senza il conforto dei familiari e dei sacramenti. La nostra Diocesi ha espresso alcuni segni di vicinanza al mondo della sanità, ai defunti e ai parenti. Qui ai suoi piedi, affidiamo alla Beata Vergine delle Grazie: i medici, gli infermieri, i volontari, le famiglie, coloro che continuano l’insegnamento on line, ma anche tutti gli ammalati, come anche coloro che lavorano con dedizione e sacrificio nella Caritas diocesana, in collaborazione con i servizi sociali.
Non possiamo dimenticare, mentre celebriamo l’Eucaristia ai piedi della Madre di tutti noi, le conseguenze antropologiche, economiche, sociali, in questa particolare situazione che vede, ancora una volta, il mondo degli ultimi in grave difficoltà. Lei ci aiuti a crescere nella fede, a lavorare sulle dinamiche di senso, ad essere attivi nella fraternità, nella condivisione anche tra parrocchie più piccole e parrocchie più grandi, in una divisione equa dei contributi che si riceveranno dalla Stato e dalla Caritas nazionale, nel sostegno alle famiglie, soprattutto a quelle monoparentali con figli, ma anche a coloro che hanno bisogno di riprendere il lavoro.
Gesù stesso, che ha consolato le sorelle Marta e Maria in occasione della morte di Lazzaro, piangendo con loro e facendo risorgere il loro fratello, ci ha insegnato a farci carico del dramma della morte e del dolore delle famiglie. Il vescovo, in comunione con i vescovi italiani, si è recato, a nome di tutta la Diocesi, a pregare presso il cimitero monumentale di Faenza, specie per i defunti a causa dell’epidemia causata dal Coronavirus. Gesù Cristo, con la risurrezione di Lazzaro, ha posto, per tutti noi che sperimentiamo l’impotenza di fronte a mali sconosciuti, e per i quali non possediamo antidoti per sconfiggerli, un segno potente di conforto e consolazione. Ha voluto mostrare il dominio di Dio sulla morte. La risposta di Dio ad essa è Gesù stesso, che dice: «Io sono la risurrezione e la vita», e ordina a Lazzaro: «Vieni fuori» (Gv n. 43). In sostanza, Gesù sollecita coloro che piangono ad avere fede, anche se la morte sembra temporaneamente vincere. Non dimentichiamo che Gesù non solo si fa carico del dramma della morte di Lazzaro, ma di tutti noi, di tutta l’umanità. Egli stesso sperimenta la morte, è inghiottito da essa. Grazie alla potenza dell’Amore del Padre, però, risorge. E noi, uniti alla sua morte e risurrezione, mediante il Battesimo, partecipiamo della sua gloria. Con ciò Egli ci destina ad una vita di pienezza in Dio. Come i discepoli, che erano nella stessa barca di Gesù, non naufragarono sotto i venti della tempesta, così anche noi non naufraghiamo, ma viviamo. Con Gesù Cristo si volge al bene tutto ciò che di tragico ci capita. Egli porta il sereno nelle nostre tempeste, perché con Dio la vita non muore mai. Per questo, ossia per la fede in Cristo risorto, nonostante tutto, siamo ottimisti. Con la morte la vita non è tolta, ma trasformata.
A Maria, che è stata vicina al Figlio crocifisso e che intercede per tutti i figli nel Figlio, verrà offerto dal Signor Sindaco, Giovanni Malpezzi, un cero come gesto di affidamento da parte di tutta la città e la Diocesi. Ciò avverrà al termine della santa Messa, dopo aver rinnovato il voto con la preghiera solenne. Che Maria ci protegga e ci aiuti a guardare al futuro con una speranza fondata nel Cristo che risorge e fa risorgere.
+ Mario Toso