[ago 28] Omelia – Messa di suffragio al cardinale Achille Silvestrini, a due anni dalla morte

28-08-2021

Brisighella, 28 agosto 2021.

Eccellenze Reverendissime, Mons. Claudio Celli, Mons. Tommaso Ghirelli, Reverendissimo Monsignor Elvio Chiari, care nipoti, amici della Comunità di Villa Nazareth, presbiteri, fratelli e sorelle in Cristo, a distanza di due anni dalla morte del Cardinale Achille Silvestrini siamo qui, nella collegiata di Brisighella, per celebrare il mistero dell’Eucaristia in suffragio di don Achille. L’evento dell’Eucaristia è più che  semplice ricordo. È attualizzazione della vita di Colui che con la sua incarnazione, morte e risurrezione ha abbracciato l’umanità intera, di ogni tempo, e l’ha resa partecipe della pienezza di vita che è in Dio, Amore senza confini. Dobbiamo, allora, pensare a don Achille vivente nel Cristo glorioso, mentre le sue spoglie mortali riposano non lontano da qui.

La scelta di essere sepolto nella tomba di famiglia di Brisighella è indicativa di un insegnamento importante per noi tutti. Mentre la nostra vita viene, in certo modo, «nascosta» in Dio, in attesa della risurrezione dai morti, conta rimanere uniti fisicamente con la comunità che ci ha generato alla fede e che continua a pregare per noi. L’essere tornato a Brisighella, con le sue spoglie, dopo la sua intensa e preziosa vita a servizio della Chiesa universale, può solo voler dire che nel momento estremo della vita gli importava anche ricongiungersi ai suoi. Essere cioè con coloro che l’hanno sempre accolto con amore incondizionato, indipendentemente dai prestigiosi incarichi diplomatici. Gli è piaciuto ritornare a casa, là ove è stato generato alla vita e all’amore di Dio. Credo che sia stato un segno di affetto e di gratitudine nei confronti dei suoi genitori – ora defunti -, e della sua comunità cristiana. È grazie ad essi che ha potuto incontrare Cristo crocifisso, amarlo, dargli gloria, spendendosi nella Chiesa e nel mondo. Unito a Cristo, che compie prodigi di redenzione e di civilizzazione, ha sperimentato la sua potenza rigenerante nella storia. La scelta del motto episcopale – Croce fedele, nobile albero, unico tra tutti –, allude alla semina nel mondo, da parte di Cristo, di quella forza irresistibile di bene e di giustizia che nulla può bloccare e che consente a noi di sperare contro ogni speranza (Spes contra spem). Proprio questo ha sperimentato l’allora arcivescovo Silvestrini durante la Conferenza di Helsinki, allorché venne riconosciuta la libertà religiosa come una delle libertà fondamentali di ogni persona e come valore di correlazione nei rapporti tra i popoli.

L’arrivo delle spoglie del Cardinale Silvestrini a Brisighella non è stato, come si potrebbe pensare, il regredire di un itinerario, bensì è stato espressione di uno spiccato senso di appartenenza a radici che sempre uniscono a Dio, all’inizio e alla fine della nostra esistenza terrena. Ciò che conta è proprio questo: essere di Dio, nella sua comunità trascendente, a partire da quella comunità terrena che ci ha innamorati e nutriti di Lui. Per noi, pellegrini su questa terra verso la città celeste, impegnati ad ascendere la montagna che è il Risorto, è l’intera comunità religiosa e civile che ci aiuta a scoprire la nostra chiamata, ad essere educati, come insegna un antico proverbio africano. La comunità che aveva sempre in mente e nel cuore, e che don Achille rivedeva con gioia non appena gli era possibile, era proprio Brisighella: una città dalla vita semplice, la cui religiosità era spicciola, quotidiana. La gente amava vivere unita, aggregandosi in associazioni, non solo per semplice svago, bensì per coltivare lo spirito e la felicità. Una serie di sacerdoti, di prelati e di cardinali rappresentava un punto di riferimento familiare. I preti non erano mera coreografia, bensì l’anima della vita cristiana e civile.

Centrale nella vita di Silvestrini fu l’incontro con i vari sacerdoti che sono vissuti a Brisighella. In primis l’arciprete mons. Pietro Pezzi e, poi, don Giuseppe Cornacchia, chiamato da tutti don Pippo, cappellano della collegiata, sacerdote esemplare, guida spirituale ricercata. Così, Achille Silvestrini descrive il ministero di don Pippo, in un’omelia alla Messa in suffragio per lui: «non è mai stato, direi, istituzionale-organizzativo; era piuttosto una parola viva e appassionata, un tratto sacerdotale con le persone più diverse, una liberalità e una carità tanto larghe quanto più gli venivano spontanee e mai schematizzate e calcolate». Una importante influenza sull’orientamento vocazionale del giovane Achille e sulle sue scelte ebbe la vita del Circolo giovanile intitolato a Giosué Borsi. Il Circolo era luogo di incontro e di dialogo, di formazione alla vita. Specie qui don Pippo curava la maturazione della vocazione dei suoi giovani. Bastano questi pochi cenni sulla vita giovanile di Achille Silvestrini e sull’ambiente in cui viveva, per rammentarci che le vocazioni laicali e sacerdotali, come quelle religiose, non maturano in un vuoto di iniziative, in assenza dell’accompagnamento spirituale e di una pastorale vocazionale mirata. Tutto questo, purtroppo, oggi quasi non esiste o è realtà esile. Chi, come taluni storici e sociologi, sono abituati ad uno sguardo epidermico ed esteriore, vede nella comunità di Brisighella le cordate di prelati e di cardinali – basti pensare al Segretario di Stato Amleto Giovanni Cicognani e a  Dino Monduzzi – che approdano in Vaticano. Non giunge a cogliere, invece, la dimensione più profonda di questa comunità, ossia il lavoro sul piano spirituale ed educativo. Tutto questo lasciò una traccia profonda nella vita di don Achille. Il Cardinale Silvestrini impresse così intimamente nel suo spirito la missione del discernimento dei talenti e della connessa formazione che non cessò mai di lavorare per preparare le nuove generazioni dal punto di vista culturale e politico. Molto del suo tempo e delle sue energie, in tutto l’arco della vita del Cardinale, furono dedicate alla Fondazione di Villa Nazareth, la piccola Oxford della periferia romana, ossia all’educazione degli studenti e alla formazione intellettuale, in vista di futuri impegni nella società e nelle istituzioni, a livello nazionale ed internazionale. Un preciso monito per noi che, forse, stiamo obliando questa missione, decisiva per la Chiesa, per le istituzioni pubbliche, specie in questo periodo di rinascita, che necessita di nuovo pensiero e di nuova cultura, come anche di cattolici impegnati in politica.

In questa celebrazione eucaristica abbiamo ricordato la vita giovanile del Cardinale e quella a noi più familiare di autentico “brisighellese”. I molteplici profili della vita del Cardinale al servizio della Chiesa universale sono stati approfonditi nella pubblicazione edita lo scorso anno dalla Diocesi e intitolata “Cardinale Achille Silvestrini” e nel volume “Ricordando Don Achille. Brisighella al cardinale Achille Silvestrini (1923-2019)” che sarà presentato questa sera.

A questo proposito, mi preme ringraziare, anche in questa celebrazione, il prezioso impegno della Professoressa Velda Raccagni e dei suoi valenti collaboratori nel proseguire il lavoro dell’Associazione e Fondazione La Memoria Storica di Brisighella “I Naldi – Gli Spada” di cui il Cardinale Silvestrini è stato presidente e in cui ha profuso le sue energie per contribuire a valorizzare l’identità culturale di Brisighella.

Preghiamo affinché il Signore continui a mandare operai nella sua vigna e con il suo aiuto possano crescere vocazioni indomite al servizio della Chiesa e della società.

                                          + Mario Toso