[set 24] Intervento – Patto educativo globale e scuola professionale in tempo di pandemia

Toso a Bologna
24-09-2021

Bologna, Veritatis Splendor 24 settembre 2021.

  1. Perché un Patto educativo globale?

Da tempo nella Chiesa si parla, sollecitati da papa Francesco, di un Patto Educativo Globale. Perché? Perché a fronte della crisi pandemica – crisi complessa, connessa con altre crisi: etica, economica, sociale, culturale – si è evidenziata l’urgenza di una risposta all’emergenza che ha investito tutte le scuole,[1] capace anche di arginare l’abbandono da parte di bambini e ragazzi a causa della crisi economica generata dal coronavirus; capace di invertire quei processi che portano a tagli finanziari al sistema educativo, con conseguenze deleterie per il futuro della stessa democrazia. Nessun sistema educativo funziona bene se reca vantaggi soltanto alle élite benestanti.

Conosciamo tutti le sfide della pandemia ai sistemi educativi dell’Unione Europea: chiusura delle scuole e dei CFP, con rapido ricorso alla didattica a Distanza (DAD); perdita di istruzione in termini di tempo e di contenuti (aspetto non ancora ben valutato); diseguaglianze nell’accesso alla DAD; qualità piuttosto eterogenea dell’insegnamento a distanza e impatto negativo sulla salute mentale e il benessere degli allievi.

Sembra che, sull’istruzione e sulla formazione dell’UE, si stia affermando un approccio condiviso: le tendenze principali in atto nell’Unione a livello sanitario, socio-economico e culturale – mutamenti nella globalizzazione, nelle tecnologie, delle relazioni tra democrazia e cittadinanza, dei problemi connessi con la sicurezza, degli effetti dell’invecchiamento della popolazione e dell’avvento del post-moderno – configurano l’avvento della quarta rivoluzione industriale. Per preparare adeguatamente i giovani ad affrontare con successo le sfide connesse a un tale cambiamento d’epoca, è necessario realizzare, nei sistemi di istruzione e di formazione, delle riforme profonde, tali da innestare una Educazione 4.0.. C’è bisogno di una rinnovata stagione di impegno educativo, che coinvolga tutte le componenti della società.

Paiono decisive le prassi di lungo termine già in atto, quali: anticipare il prima possibile l’inizio delle attività di educazione e di cura della prima infanzia; rendere disponibili a tutti i percorsi di apprendimento permanente; introdurre l’istruzione digitale tra i contenuti obbligatori dell’educazione di base; ampliare il ventaglio delle competenze da formare negli studenti in modo da includere la creatività, la capacità di risolvere i problemi, la negoziazione, l’adattabilità, il pensiero critico, la cooperazione, l’empatia e la comunicazione; realizzare la personalizzazione dell’insegnamento ricorrendo anche alle TIC (tecnologie dell’informazione e della comunicazione); impostare la didattica secondo un approccio interdisciplinare e transdisciplinare; prevedere la diversificazione più ampia delle offerte di istruzione e di formazione; allineare in maniera più efficace l’educazione e il mercato; potenziare l’educazione alla cittadinanza democratica.[2]

Tutto quanto elencato invoca precisamente ciò che papa Francesco ha definito Patto Educativo Globale. Ossia un Patto non solo attento alla preparazione e all’aggiornamento delle professionalità in collegamento con le nuove tecnologie e il mercato, ma anche un Patto educativo sostanziato da contenuti antropologici ed etici, da competenze sapienziali, da capacità di discernimento teologico e spirituale, senza le quali non sarebbero valorizzate la strutturazione a tu dei giovani e la loro apertura al trascendente, in senso orizzontale e in senso verticale. Solo così si può parlare di un Patto educativo globale, ossia un Patto comprensivo sia degli aspetti tecnologici e formativi sia degli aspetti morali della crescita umana e sociale dei giovani, relativi all’educazione integrale.

  1. Quale Apporto specifico al Patto Globale Educativo da parte delle encicliche Laudato sì’ e Fratelli tutti?

Le ultime due encicliche di papa Francesco offrono al Patto educativo globale altre coordinate essenziali per l’umanizzazione della vita dei destinatari e dei protagonisti della scuola nella società odierna. In particolare, aggiornano l’azione pedagogica e il progetto educativo contemporaneo mettendo in luce sia la stretta connessione della ecologia ambientale con l’ecologia umana sia la fondamentalità del principio architettonico della società e della democrazia, che è la fraternità. La questione ambientale non si può risolvere se i cittadini non sono educati moralmente, se la scuola, assieme alle sue varie istituzioni, non esclusa la famiglia, non riesce a contribuire alla tenuta morale della società (cf Caritas in veritate n. 51). La fraternità trascendente è principio architettonico di un nuovo ordine sociale. Si costituisce principio di nuove relazioni sociali. Come? Nella Fratelli tutti, papa Francesco evidenzia giustamente che il principio di fraternità sollecita, ad esempio, la globalizzazione dei diritti e dei doveri, dei singoli e dei popoli, la riduzione del debito dei Paesi poveri, un’etica globale di solidarietà e cooperazione,[3] un’ecologia integrale.[4] Il fatto che come persone siamo tutti fratelli e sorelle obbliga a nuove prospettive e risposte quanto ai migranti e ai rifugiati (cf capitolo IV).

I temi approfonditi nelle due encicliche e nel Patto Educativo Globale sono temi di carattere universale, decisamente attuali.  Di fatto non interessano in modo esclusivo solamente chi è educatore di professione, ma tutti coloro che attraverso le loro scelte ed azioni conferiscono significato al processo di umanizzazione della società.

Con riferimento ai giovani che desiderano entrare nel mercato del lavoro (ma anche ai lavoratori che devono costantemente adeguare le loro competenze ai continui mutamenti) dalle encicliche citate derivano stimoli, interrogazioni, orizzonti di senso, l’indicazione di nuovi stili di vita, l’invito ad una cittadinanza ecologica, ad una spiritualità del lavoro, ad una cultura umanistica, non funzionalistica. Tra le più significative sollecitazioni, provenienti dall’insegnamento sociale della Chiesa, aggiornato da Benedetto XVI e da papa Francesco, vanno segnalate:

  • il comprendere le molteplici connessioni tra società, economia, ecologia, scienza, etica, teologia;
  • il riportare a sintesi teleologica la frammentazione odierna del sapere;
  • il non confondere l’epistemologia con l’etica, la relatività della conoscenza che rende umili, con il relativismo dei fini;
  • il formare una leadership buona, classi dirigenti del futuro, in modo che siano capaci di indicare strade;
  • il rigenerare uno stile di vita sobrio, capace di valorizzare in modo pieno le esperienze della vita;
  • il nutrire la speranza, il coraggio, la fiducia, in una società della paura, della solitudine e dell’insicurezza;
  • il testimoniare il paradigma del prendersi cura (di sé, degli altri, del mondo, della Casa comune);
  • il praticare la gentilezza, l’ascolto e il dialogo autentico e paziente (riconoscendo i “monologhi paralleli”);
  • l’educare alla regolazione generativa del conflitto, attraverso il dialogo autentico;
  • il riconoscere i limiti della scienza, dell’economia, del pensiero esclusivamente strumentale;
  • il fertilizzare il pensiero critico, sistemico, complesso, teleologico, ma anche strategico e progettuale;
  • il formare integralmente la persona, cogliendone e valorizzandone la complessità.
  1. All’interno del patto educativo globale, quali indicazioni in termini di operatività e di personalizzazione dell’educazione possiamo desumere?

Sul piano della visione di senso come si fa a non essere d’accordo con queste indicazioni?

La difficoltà più grande è sicuramente la loro traduzione in azioni, atteggiamenti, opere, progettualità, stile comunitario educante. Questo nodo è amplificato da tutti quei fattori mutageni – sociali, economici, culturali, politici, tecnologici –[5] che rendono la società un ente in rapidissima e continua trasformazione, un’entità fluida. Tutte le persone vivono in scenari mutevoli, turbolenti, imprevedibili, liquidi. L’insicurezza ed il sentimento di fragilità fanno quotidiano capolino nella vita di chiunque. Si tenga conto che dinnanzi a ciò le persone non sono tutte uguali. C’è chi è più in difficoltà. Se pensiamo per esempio a molti giovani entrati nei circuiti della formazione professionale, in particolare della IeFP, non in pochi casi si tratta di allievi con situazioni diversificate di disagio: identitario, familiare, sociale, economico, cognitivo, emotivo. Gli obiettivi tecnici di apprendimento talvolta risultano eccessivamente ambiziosi. Possono rischiare di essere una mera aspirazione formale piuttosto che un risultato reale. Occorre recuperare in molti casi buona parte di quell’educazione negata dai sistemi familiari e comunitari, pur sapendo che questo non è il ruolo primario ed istituzionale assegnato ai formatori. Eppure, è necessario farlo, perché altrimenti non si potrebbero sviluppare anche quelle forme di apprendimento tecnico che sono richieste dal sistema formativo, dal mondo del lavoro e dai finanziatori pubblici. L’opera dei formatori è perciò molto più grande ed imponente di quanto previsto dalle norme. Non si può fare formazione in modo efficace senza un’azione integrale sulla persona.

Tutto ciò richiede una didattica esperienziale, riflessiva, capace di integrare teoria e prassi, di dare un significato alle scelte e alle azioni, che sia legata alla realtà ed alla lettura della complessità. La formazione necessita, oltre che di creatività didattica e progettuale, di linguaggi vicini alle persone, nonché di contesti caldi ed umani di apprendimento, dove si respiri (e si agisca) un autentico spirito comunitario.

La transizione digitale può trovare uno spazio importante, allorché si metta al servizio della persona e della sua umanizzazione.

  1. Conclusione

Il Nuovo Patto educativo globale, mentre è a servizio dell’istruzione e dell’educazione, aiuta al recupero di una formazione umana integrale. La crisi dell’istruzione, crisi strisciante, è oggi di proporzioni e di portata globali. Tanto più passa inosservata tanto più è dannosa per la società e il futuro della democrazia. Sedotti dall’imperativo della crescita economica e dalle logiche contabili a breve termine, molti Paesi infliggono pesanti tagli agli studi umanistici ed artistici a favore di abilità tecniche e conoscenze pratico-scientifiche. Ritengono decisamente che il mondo necessiti non di persone che interpretino la realtà ma che la facciano funzionare. Chi ha a che fare con l’educazione non deve dimenticare che mentre il mondo si fa più grande e complesso, gli strumenti per capirlo si fanno più poveri e rudimentali. Ne va di mezzo la stessa innovazione, perché chiede intelligenze flessibili, aperte e creative.

 

                                 + Mario Toso

                 Vescovo di Faenza-Modigliana

[1] Su questo si legga il recente Rapporto: CSSC-CENTRO STUDI PER LA SCUOLA CATTOLICA, Fare scuola dopo l’emergenza. Scuola cattolica in Italia. Ventitreesimo Rapporto, 2021, Scholé-Editrice Morcelliana, Brescia 2021.

[2] Su questo si veda: Editoriale: Relazione di monitoraggio del settore dell’istruzione e della formazione in Europa e in Italia, in «Rassegna Cnos» 37 (gennaio-aprile 2021), n. 1, pp. 5-36.

[3] Cf FT 121-127.

[4] Cf su questo M. Toso, Ecologia integrale dopo il coronavirus, Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa, Roma 2020.

[5] I fattori mutageni sono agenti chimici o fisici che causano alterazioni nel materiale genetico delle cellule.