Passeggiata per la Pace. Foto, tappe, riflessioni. Il vescovo: “Se vuoi la pace, prepara istituzioni di pace”

“Nessuno può salvarsi da solo” è il Messaggio di papa Francesco per questa Giornata mondiale per la Pace, e in centinaia si sono ritrovati a Faenza, il primo gennaio, per testimoniare che è davvero possibile unirsi per costruire assieme un mondo di pace. Tante le tappe del corteo partito dal Seminario: dall’ospedale, dove sono stati ringraziati gli operatori sanitari, al Mic, patrimonio Unesco e simbolo della ricostruzione postbellica, fino al monastero di Santa Chiara che ospita ancora oggi profughi ucraini. La passeggiata ha avuto come ultima tappa piazza del Popolo, dove ha presenziato anche il vescovo Mario, a cui è seguita la messa in Cattedrale celebrata dallo stesso monsignor Toso. Durante la Passeggiata, sono state lette le riflessioni estratte dall’ultimo libro del vescovo, Se vuoi la pace, prepara istituzioni di pace, con prefazione del professor Stefano Zamagni, in cui si sollecita il superamento dei pacifismi declamatori, auspicando il potenziamento della via della nonviolenza attiva e creativa. “La guerra va sconfitta – si legge nel libro del vescovo – predisponendo a livello spirituale, sociale, economico e politico e istituzionale, tutto ciò che la previene e la rimuove”. La bussola, in questo percorso, è la Dottrina sociale della Chiesa.

Al corteo hanno partecipato ucraini e russi e fedeli di diverse religioni, come la comunità islamica. In questo modo, si riprende un percorso di dialogo e riconciliazione. All’inizio della Passeggiata è stato inoltre ricordato l’operatore Caritas Damiano Cavina, che si è sempre speso tanto sui temi della pace e del dialogo interreligioso e la cui eredità in tal senso non va dispersa.

Seminario

La Passeggiata ha avuto inizio in Seminario. Nel 1963, sessant’anni fa, Giovanni XXIII, pubblicò la sua ultima Enciclica: la “Pacem in terris”. La prima, rivolta non solo ai cattolici, ma a tutti gli uomini di buona volontà. Questo, a pochi mesi dalla conclusione della crisi dei missili nucleari russi a Cuba. In essa, come noto, scrisse: “E’ folle (alienum est a ratione) pensare che nell’era atomica la guerra possa essere utilizzata come strumento di giustizia”. Angelo Roncalli, prima della sua elezione al soglio pontificio, fu più volte ospite nel vescovado di Faenza in quanto era amico del vescovo mons. Giuseppe Battaglia, anch’egli bergamasco. Quest’ultimo, era stato nominato vescovo di Faenza il 21 agosto 1943 e fin da subito dimostrò la propria autonomia di giudizio e azione verso il regime. Nei sette mesi dei bombardamenti, assieme al clero si prodigò per prestare soccorso e aiuto anche economico in tutta la diocesi. Per tale motivo
nel dicembre del ‘45 il governo lo insignì della medaglia d’argento al valor militare. Questo seminario è stato costruito per suo volere, nel dopoguerra, anche allo scopo di dare lavoro ai faentini. Nell’atrio di ingresso è posto un busto del Papa Buono. La villa estiva del seminario faentino era a Lenna, in provincia di Bergamo.

Ospedale civile

Ci si è poi spostati di fronte all’ospedale civile. Fu edificato in una decina d’anni dal 1752 al 1763 per volere del vescovo di Faenza, Antonio Cantoni sui ruderi della Rocca Manfrediana. In esso confluirono i precedenti ospitali di Sant’Antonio Abate e di San Nevolone. Il vescovo Cantoni affidò la conduzione dell’ospedale alle suore dell’ordine di San Giovanni di Dio (Fatebenefratelli), che mantennero l’incarico fino al 1797, anno in cui furono espulse dai francesi.

Chiesa di San Savino

La chiesa è dedicata al vescovo martirizzato ai tempi di Diocleziano e sepolto a Spoleto. Il santo è protettore di Faenza, assieme a Pier Damiani, Emiliano e Terenzio. Le sue reliquie sono in Duomo nella grande cappella a lui intitolata, situata a sinistra dell’altare maggiore. La chiesa, attualmente, è in uso alla Chiesa Ortodossa Moldava, dipendente dal Patriarcato di Mosca, che l’ha intitolata ai Santi Pietro e Paolo.

Museo delle Ceramiche

Il Museo Internazionale delle Ceramiche è stato fondato nel 1908. Gaetano Ballardini ne fu il principale artefice. Nel maggio 1944, un bombardamento ne causò la quasi completa distruzione con gravi e insanabili perdite nelle collezioni e nel materiale archivistico. Altre ceramiche andarono distrutte in altri depositi in campagna. Ballardini non si perse d’animo e grazie a donazioni nazionali ed internazionali riuscì a ricostituirlo. Nel 2011, è stato dichiarato “Monumento Unesco testimone di una cultura di Pace” come “Espressione dell’arte Ceramica nel Mondo”.

Lapide a ricordo di due vittimi civili della guerra

Al numero civico 54 di Viale delle Ceramiche una lapide ricorda Luigi (Gino) Alessandrini di 19 anni, studente e lo zio Giovanni Caroli, di 40 anni, allenatore di cavalli. Nella notte del 1 settembre a Solarolo, nei pressi del ponte sul Senio, si ebbe uno scontro fra partigiani e tedeschi in seguito al quale tre di questi rimasero uccisi. Il giorno successivo fu ordinato dai nazisti un grande rastrellamento nelle campagne circostanti con l’intento di dare una punizione esemplare. I due faentini, si trovavano nei pressi, ma sebbene senza alcuna colpa ed estranei alla politica furono catturati assieme ad altri sette giovani contadini. Furono condotti alla sede della Brigata Nera a Villa San Prospero dove subirono un sommario interrogatorio tra minacce e torture. La sera del 2 settembre 1944 furono fucilati e impiccati dai nazifascisti a Ponte Felisio.

Monastero Santa Chiara

La presenza delle clarisse a Faenza è attestata almeno a partire del 1223, ottocento anni fa, viventi ancora San Francesco e Santa Chiara. Il loro convento fu il primo a nord dell’Appennino, il 13° in Italia. Attualmente si sono trasferite a Monte Paolo, dove il portoghese Sant’Antonio si ritirò prima di dimostrarsi, nel 1222 a Forlì, strepitoso predicatore e a Rimini taumaturgo. Attualmente nel Monastero sono ospitate famiglie ucraine in fuga dalla guerra.

Piazza del Popolo

Esattamente 75 anni fa, il 1° gennaio 1948, entrò in vigore la Costituzione. Il testo era stato approvato dieci giorni prima dall’Assemblea Costituente, i cui componenti erano stati eletti dal popolo italiano il 2 giugno del 1946. Contemporaneamente si era svolto il referendum che aveva scelto la Repubblica. Tra i 556 membri della Costituente vi furono anche due faentini di opposti schieramenti politici, entrambi partigiani: Benigno Zaccagnini, per la Democrazia Cristiana, della quale fu segretario nazionale durante il sequestro e l’assassinio di Aldo Moro. Medico, fu Ministro del Lavoro e dei Lavori Pubblici. Pietro Nenni per il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria. Si deve a lui, in quanto “Ministro per la Costituente”, l’abbinamento tra Referendum e elezioni. Successivamente fu presidente del Partito Socialista Italiano.

Entrambi approvarono la Costituzione che all’art. 11 recita che “L’Italia ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali” e all’art 52 stabilisce “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino.” Dovere che può essere adempiuto anche attraverso la prestazione di adeguati comportamenti di impegno sociale non armato”

L’incaricato alla Pastorale sociale e del lavoro, Flavio Venturi: “Promuovere azioni di pace”

Il lavoro è un fattore indispensabile per costruire e preservare la pace. Esso è espressione di sé, dei propri doni, ma anche impegno, fatica, collaborazione con altri, perché si lavora sempre con o per qualcuno. In questa prospettiva marcatamente sociale, il lavoro è un luogo dove impariamo a dare il nostro contributo per un mondo più vivibile e bello.

“Sono le parole di Papa Francesco contenute nel messaggio per la giornata mondiale della pace dello scorso anno – ha detto l’incaricato alla Pastorale Sociale, Flavio Venturi -. Parole che fanno riflettere soprattutto in un momento come questo in cui la pandemia da Covid 19 ha creato gravi scompensi nel mondo del lavoro: aziende che chiudono, giovani che non trovano occupazione, adulti che perdono il lavoro, con gravi ricadute sulle famiglie. Papa Francesco riprende questi concetti nel messaggio per la Giornata della pace di quest’anno e ci dice: “Mentre, da una parte, la pandemia ha fatto emergere tutto questo, abbiamo potuto, dall’altra, fare scoperte positive: un benefico ritorno all’umiltà, un ridimensionamento di certe pretese consumistiche, un senso rinnovato di solidarietà che ci incoraggia ad uscire dal nostro egoismo per aprirci alla sofferenza degli altri e ai loro bisogni. Da tale esperienza è derivata più forte la consapevolezza che invita tutti, popoli e nazioni, a rimettere al centro la parola “insieme”. Infatti, è insieme, nella fraternità e nella solidarietà, che costruiamo la pace, garantiamo la giustizia, superiamo gli eventi più dolorosi.”

“Cosa possiamo fare per contribuire alla costruzione di un sistema di pace? – riflette Venturi -. Concludo con le parole di papa Francesco, tratte sempre dal suo messaggio per la giornata della pace di quest’anno: dobbiamo promuovere azioni di pace per mettere fine ai conflitti ed alle guerre che continuano a generare vittime e povertà, prenderci cura in maniera concertata della nostra casa comune ed attuare chiare ed efficaci misure per far fronte al cambiamento climatico, combattere il virus delle disuguaglianze e garantire il cibo ed un lavoro dignitoso per tutti, sostenendo quanti non hanno neppure un salario minimo e sono in grande difficoltà. A noi il compito di dar seguito a queste indicazioni di Papa Francesco sul nostro territorio”.