La visita del Segretario di Stato, card. Parolin, per il 50° anniversario della morte del card. Amleto Cicognani

Vigilanza, sapienza e ferma speranza. Sono questi alcuni dei carismi che hanno guidato l’attività diplomatica del cardinale Amleto Cicognani nel suo lungo servizio per la Chiesa. In occasione del 50esimo della morte, la Diocesi di Faenza-Modigliana ha promosso nella giornata di 17 dicembre un convegno e una messa in suffragio del cardinale originario di Brisighella e che è stato, tra i numerosi incarichi ricevuti, segretario di stato per i papi Giovanni XXIII e Paolo VI. Una testimonianza di primo piano della Chiesa che la Diocesi e il vescovo monsignor Mario Toso hanno voluto fortemente ricordare. Per l’occasione, la giornata di commemorazione ha visto la visita, a Faenza, del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano, che nella sua relazione ha ripercorso le tappe più significative della vita del cardinale Cicognani, prima di presiedere la messa in suffragio in Cattedrale.

Il convegno, alla sala San Carlo, è stato aperto dai saluti del vescovo Mario, e del vicario generale monsignor Michele Morandi. In particolare, monsignor Toso ha ribadito il forte legame che Amleto Cicognani, «illustre figlio di questa Diocesi» ha mantenuto con la sua terra d’origine.
Tra i relatori, oltre al vescovo e al cardinale Parolin, anche monsignor Maurizio Tagliaferri. Al convegno hanno presenziato anche l’arcivescovo di Ravenna-Cervia, monsignor Lorenzo Ghizzoni, il vescovo di Forlì, monsignor Livio Corazza e il vescovo emerito di Faenza, monsignor Claudio Stagni e le autorità, tra cui il sindaco di Faenza Massimo Isola, la vice sindaco di Brisighella Marta Farolfi e il comandante dei Carabinieri Alessandro Averna Chinnici.

I legami con la terra d’origine

«Nonostante la lontananza dovuta agli impegni apostolici – ha detto il vescovo – ebbe sempre nel cuore il suo paese di origine, Brisighella, dove nacque e rinacque alla fede. Le radici della sua vocazione, della sua spiritualità, affondano nella rigogliosa tradizione ecclesiale faentina. Alle origini della sua vocazione e della sua formazione stanno i genitori e la famiglia, assieme allo zelante parroco monsignor Antonio Casanova, animatore di tante istituzioni di bene. Nel Seminario di Faenza incontrò due figure eccezionali che ne segnarono indelebilmente la vita, il rettore monsignor Francesco Lanzoni (1862-1929) e il direttore spirituale il servo di Dio monsignor Paolo Taroni (1827-1901)».
«Sentiva un grande affetto per la sua Chiesa d’origine – ha proseguito il vescovo -. Non potendo mostrarlo di persona, non permettendoglielo i suoi alti incarichi, lo esprimeva con aiuti a istituzioni e persone. Dopo la guerra le necessità, peraltro, non si facevano mancare. Assieme al fratello cardinale Gaetano Cicognani, anche lui diplomatico, rivolse dapprima la sua attenzione al paese natio. Dietro consiglio del vescovo Giuseppe Battaglia procurò, nel 1947, una sede spaziosa all’asilo parrocchiale, centro insieme di attività catechistiche, ricreatorie e di Azione Cattolica. Nonostante non desiderasse apparire, tratto questo caratteristico del cardinale, il luogo venne intitolato alla famiglia e si chiamò “Asilo Cicognani”».Nel 1948 il vescovo Battaglia pose la prima pietra del nuovo Seminario, simbolo della ricostruzione materiale e spirituale della Diocesi. Il cardinale volle partecipare donando le magnifiche Cappelle che sorgono nel complesso inaugurate nel 1953.

Al servizio della Chiesa

Riprendendo le parole di san Giovanni paolo II, il cardinale Parolin ha definito Cicognani «un grande servitore della Santa Sede», e ha ripercorso le tappe principali della sua vita, che si è svolta in un contesto mondiale complesso: dalla crisi del ’29 alle, iniziali, difficili relazioni con gli Stati Uniti arrivando poi fino alla guerra mondiale, il rinnovamento post-conciliare e la guerra fredda. Il cardinale Cicognani seppe muoversi con sapienza e autonomia, distante da certe posizioni della curia romana, ottenendo risultati importanti nel suo operato pastorale su temi come la pace, la libertà, il disarmo, l’autodeterminazione dei popoli. Mostrò in particolare grande attenzione sugli effetti che le proprie parole potevano avere sulle chiese locali: «certe prese di posizione a livello diplomatico – ha sottolineato Parolin -, in epoca della guerra fredda, avrebbero potuto danneggiare non solo i rapporti con gli Stati, ma soprattutto le chiese locali orientali e i più deboli. Anche nei rapporti tra arabi e israeliani fu sempre misurato. Un insegnamento che vale ancora oggi per il presente».

Monsignor Tagliaferri ha approfondito, in particolare, l’attività diplomatica di Cicognani come nunzio apostolico negli Stati Uniti, durata ben 25 anni, e sui cui ancora tanto c’è da esplorare grazie all’apertura degli archivi vaticani. Fondamentale fu il suo ruolo nel riavvicinare le relazioni tra il Vaticano e gli Stati Uniti. Tagliaferri ha sottolineato alcuni temi specifici tra i suoi dossier come «le crociate contro Hollywood» o il «problema legato al controllo delle nascite».