Istituto diocesano per il sostentamento del clero: si rinnova il consiglio di amministrazione

Si è rinnovato il Consiglio di Amministrazione e il Collegio dei Revisori dei Conti dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero, per il quinquennio dall’1 gennaio 2023 al 31 dicembre 2027. I membri del Consiglio di amministrazione sono: don Stefano Rava (presidente), Tiziano Melandri (vicepresidente), don Davide Ferrini, Secondo Ricci, Andrea Tampieri, Pio Serritelli e Pier Luigi Versari (consiglieri). I membri del Collegio dei revisori dei conti sono: Giuseppe Gambi (presidente), Milena Rossi ed Erika Ercolani. L’Ufficio è guidato dal direttore Gian Franco Zannoni, dal responsabile amministrativo Fabrizio Gresta e dal responsabile di segreteria Francesco Santandrea.

Che cos’è l’Istituto diocesano per il sostentamento del clero

L’Istituto diocesano per il sostentamento del clero (Idsc) della Diocesi è stato costituito con decreto del vescovo di Faenza monsignor Francesco Tarcisio Bertozzi il 21 febbraio 1987, in attuazione della riforma avviata nel 1984 con la firma degli accordi di revisione del Concordato tra Chiesa e Stato italiano. Prima della costituzione degli Idsc esisteva un meccanismo molto complesso per garantire delle fonti di reddito a vescovi e parroci: al loro “ufficio pastorale” erano legati dei benefici (terreni, case, etc.) che davano dei redditi e, se questi redditi non erano sufficienti, lo Stato integrava con la cosiddetta “congrua”, versata in parziale risarcimento dei beni ecclesiastici incamerati durante il periodo risorgimentale. La riforma ha messo ordine trasferendo i vecchi benefici di ogni Diocesi agli Idsc, il cui scopo è assicurare un dignitoso contributo economico al mantenimento di tutti i sacerdoti che svolgono un servizio pastorale all’interno di una Diocesi. Il compito degli Idsc è quello di amministrare in forma razionale e moderna il patrimonio pervenuto dagli ex benefici (nella nostra Diocesi la consistenza patrimoniale da gestire è suddivisa in parti pressoché uguali tra immobili e terreni). Tali redditi provvedono a integrare, dove occorra, le remunerazioni che i sacerdoti ricevono da parrocchie e altri enti ecclesiastici presso i quali svolgono il loro servizio pastorale, nel caso in cui non sia stato raggiunto il livello fissato dalla Conferenza episcopale italiana per il congruo e dignitoso sostentamento. Due ulteriori forme pubbliche di sostegno sono rappresentate dalle offerte versate direttamente all’Istituto centrale per il sostentamento del clero e da parte della quota dell‘8xmille dell’Irpef attribuita annualmente alla Chiesa cattolica grazie alla firma dei cittadini.

Nella foto è assente il presidente don Stefano Rava perché autore dello scatto